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Girardiana
Riflessioni sul desiderio mimetico di René Girard

di Rosario Frasca

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Gli uomini saranno dei

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Dietro tutte le dottrine occidentali che si susseguono da due o tre secoli vi è sempre il medesimo principio: Dio é morto, tocca all’uomo prendere il suo posto. La tentazione dell’orgoglio è eterna ma diventa irresistibile nell’era moderna poiché è orchestrata e amplificata in maniera inaudita. La "buona novella" moderna è intesa da tutti. Quanto più profondamente si scolpisce nel nostro cuore, tanto più violento è il contrasto tra questa meravigliosa promessa e la brutale smentita che le infligge l’esperienza. (René Girard)

L'uomo è incapace di desiderare prescindendo da un modello, consapevole o inconscio, l'oggetto o lo scopo del suo desiderio gli è proposto o imposto da un terzo, che funge da mediatore. Il triangolo che si instaura tra personaggio, oggetto desiderato e mediatore, è uno schema costante e centrale nella struttura del romanzo. René Girard reinterpreta alla luce di questa intuizione critica e psicologica le grandi opere e i personaggi di grandi classici della letteratura moderna, tra cui l'opera maestra di Cervantes.

Le brutali smentite che l'esperienza riserva a Don Chisciotte non provocano nell'eroe lo smarrimento, il risentimento, la rabbia che chiede vendetta, ecc., come invece succede all'uomo del sottosuolo di Dostoevskij, ma solo una serena e pacifica rinuncia a combattere una battaglia da perdente. Gli eroi come i loro idoli non perdono le battaglie; Don Chisciotte imita il suo idolo Amadigi, il perfetto cavaliere, che di ogni sconfitta ne fa vittoria. La realtà di Don Chisciotte è il sogno d'essere un perfetto cavaliere; pertanto, la sconfitta inflittagli da quella incompresa realtà non scalfisce minimamente il suo desiderio di diventare un perfetto cavaliere come Amadigi, il suo idolo, il suo mediatore, il suo sogno; Don Chisciotte vuole diventare egli stesso Amadigi, assorbirne l'essere; questo è il suo grand désir.

La tiritera sull'arte cavalleresca che Don Chisciotte fa al Sancio Panza contiene in sé lo schema generativo del desiderio umano da cui René Girard trae spunto per le sue riflessioni. Gli ambiti dei ragionamenti girardiani (dall'antropologico al filosofico, dal sociologico al religioso, ecc.), esprimono (ciascuno a suo modo) il concetto relazionale del desiderio mimetico triangolare. Si potrebbe dire che effettuare la triangolatura delle relazioni umane secondo il desiderio mimetico orienta il lettore a capire motivazioni e comportamenti dei personaggi e a distinguere, nelle diverse situazioni, ogni possibile verità dalla sua rispettiva e solidale menzogna.

I triangoli mimetici

Lo schema tipo del desiderio mimetico triangolare colloca nei tre vertici di questa trinità geometrica:

  1. il soggetto
  2. l'oggetto del desiderio
  3. il mediatore

Nel racconto-prologo ci sono diverse situazioni; ogni situazione può essere analizzata definendone il relativo triangolo mimetico. Le situazioni romanzate nel racconto sono tante e su più livelli; ne consideriamo tre partendo dai personaggi nei diversi livelli: Don Chisciotte (l'eroe); Cervantes (l'autore), Girard (il lettore).

1. L'EROE

  • Don Chisciotte: soggetto
  • l'arte della cavalleria: oggetto del desiderio
  • Amadigi: mediatore

Il desiderio mimetico dell'eroe è ben evidenziato dall'autore stesso e citato fedelmente nel racconto prologo per bocca di Don Chisciotte: 

Allo stesso modo, Amadigi fu il nord, la stella, il sole dei prodi e amorosi cavalieri, e noi dobbiamo imitarlo, noi altri che combattiamo all'insegna dell'amore e della cavalleria.

2. L'AUTORE

  • Cervantes: soggetto
  • l’arte del raccontare: oggetto del desiderio
  • Omero/Virgilio: mediatori
  • Nel rileggere il brano di Cervantes preso a modello da Girard, nelle parole di Don Chisciotte, si scopre la trama di un'altra imitazione, (oltre a quella palese dichiarata da Don Chisciotte): l'autore, per bocca del suo personaggio dichiara (tra le righe), quali sono i suoi modelli di riferimento nell'arte del raccontare:

    ...così deve fare e fa colui che vuole acquistare fama di uomo prudente e paziente, imitando Ulisse, nella cui persona e nelle cui peripezie Omero ci offre un ritratto vivente di prudenza e pazienza, così come Virgilio nella persona di Enea ci ha mostrato il valore di un figlio pio e la sagacia di un capo prode e avveduto, ritraendoli e rivelandoli non quali essi erano ma quali dovevano essere per servire da esemplari di virtù ai secoli a venire.

    Cervantes, dunque, scrive il suo romanzo imitando Omero e Virgilio; cosicché l'eroe del suo romanzo diviene epigono di Ulisse ed Enea che Don Chisciotte/Cervantes dichiara essere due "falsi d'autore", cioè, sono stati creati ad arte da Omero e Virgilio per servire da esemplari di virtù nei secoli a venire. Quindi anche Don Chisciotte è stato creato da Cervantes per servire da esemplare di virtù nei secoli a venire. Nei fatti, per noi lettori, Don Chisciotte, con tutti i suoi mulini a vento, è un esempio fulgido di virtù lirica, un eroe romantico, una crezione poetica: Don Chisciotte non è vero, non è reale, non esiste. Don Chisciotte è un'invenzione letteraria che proietta la cruenta realtà in una verità meta-fisica, immaginaria, surreale. Don Chisciotte è un sogno.

    3. IL LETTORE

    1. Girard: soggetto
    2. l’arte della critica: oggetto del desiderio
    3. Aristotele: mediatore

    L'imitazione è uno dei cardini della poetica di Aristotele:

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    In generale due sembrano essere le cause che hanno dato origine all’arte poetica, [5] e tutte e due naturali. Ed infatti in primo luogo l’imitare è connaturato agli uomini fin da bambini, ed in questo l’uomo si differenzia dagli altri animali perché è quello più proclive ad imitare e perché i primi insegnamenti se li procaccia per mezzo dell’imitazione; ed in secondo luogo tutti si rallegrano delle cose imitate.

    Girard, dunque, nel codificare il desiderio mimetico triangolare, ha resuscitato la Poetica di Aristotele adattandola agli attuali modelli e forme dell'arte narrativa romanza.

    La triangolazione del desiderio mimetico è il risultato della profonda ricerca che Girard ha portato avanti per tutta la sua vita di accademico; le esperienze di ricerca sono riportate nei suoi libri che costituiscono un'opera omnia di eccezionale importanza scientifica oltre che letteraria; un'eccezionalità dovuta alla natura interdisciplinare delle ricerche, le quali vanno a interessare i diversi ambiti delle scienze umanistiche. 

    Un capitolo del suo "Shakespeare - il teatro dell'invidia", dal titolo che ne descrive la connotazione mimetica, "Pallida e spossante emulazione", approfondisce proprio i meccanismi imitativi di aristotelica memoria... poetica:dinamiche imitative che conducono alle crisi di indifferenziazione che a loro volta aprono alle rivalità tra individui e tra gruppi, fino ad arrivare alla guerra di tutti contro tutti; ovvero fino alla disgregazione della società e alla sua ri-fondazione o restaurazione su "nuovi" equilibri su nuovi degrée strutturali e organizzativi.

    Il teatro, il romanzo e la critica sociale

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    "Una passione irrefrenabile per il suo teatro". È questa la giustificazione che René Girard dichiara nell'introduzione di"Shakespeare - Il teatro dell'invidia"; e chiarisce che "non si tratta di un sentimento disinteressato" ma di un legame inestricabile con le sue opere precedenti a cominciare da:"Mensonge romantique et vérité romanesque".

    "Un legame inestricabile" ovvero la coerenza speculativa con le opere precedenti è il filo rosso che consente a Girard di potenziare e rivoluzionare l'analisi di testi letterari non solo dei cinque romanzieri presi in esame in "Mensonge romantique et vérité romanesque" ma, per i suoi lettori, una volta studiato, definito e codificato il desiderio mimetico triangolare, anche di tutti gli autori e di tutte le opere letterarie... e perfino della realtà quotidiana.

    La innovativa visione critica dell'opera letteraria, René Girard la esprime chiaramente nella sua introduzione a "Shakespeare - Il teatro dell'invidia":

    Nella mia beata ignoranza della moda letteraria per la quale i critici si sentono obbligati a ricercare negli autori di cui si occupano, quanto li rende assolutamente “singolari”, “unici” e “incomparabili” (con il risultato che ogni scrittore si trova a essere del tutto isolato dagli altri), io ho puntato sull’ipotesi che i miei cinque romanzieri avessero qualcosa in comune. Un’idea scandalosa, certo, ma che almeno dal mio punto di vista si è rivelata proficua, consentendomi di scoprire ciò che chiamo “desiderio mimetico”.

    L'intuizione scandalosa che i suoi "cinque romanzieri avessero qualcosa in comune", ribalta completamente l'approccio critico all'opera e apre ad analisi profonde e potenti sul comportamento umano, allargando gli ambiti di ricerca a materie che, fino ad allora, non erano prese in considerazione. Estendendo il concetto di mimesi, il triangolo mimetico diventa un formidabile strumento di lettura della realtà che consente di differenziare e distinguere la menzogna, romantica ed eroica, dalla verità, romanzesca e fattuale. Al riguardo, Girard, mette in evidenza che l'eroe “romantico", con la sua originalità ideale, luminosa, luccicante e menzognera, cucitagli addosso dall'autore ai fini puramente idealistici, obnubila il suo agire "romanzesco" nella realtà, unico logos della verità (da qui il titolo perfettamente calzante del testo-fondamentale di René Girard: Menzogna romantica e verità romanzesca).

    Girard giustifica il suo studio su Shakespeare con la passione per il suo teatro. Il teatro, con i suoi meccanismi scenici, interpretativi e pedagogici, è la fonte ispiratrice in cui Girard evidenzia le triangolazioni del desiderio mimetico che usa per le sue analisi (filosofiche, antropologiche, psicologiche e sociologiche) sulla vita umana. Una vita che, nelle diverse situazioni relazionali, si dibatte tra la menzogna (romantica) e la verità (romanzesca) dell'eroe o eroina di turno, lasciando ai lettori (spettatori) il compito di individuarle, distinguerle e schierarsi con una o con l'altra, secondo i filtri del proprio vissuto e del proprio "sentire" morale e sociale.

    Esiti critici - Il ribaltamento dell'analisi: dalla singolarità e unicità degli autori e delle opere, al fatto di avere tutte qualcosa in comune, rivoluziona anche gli esiti critici; ovvero si va dalla singolarità dell'opera, al comune denominatore di tutte le opere: la valenza universale dei loro contenuti. Pertanto, tutte le opere letterarie, in quanto rappresentative della realtà, sono portatrici di verità e rispondono perfettamente alla logica del desiderio mimetico triangolare; sempre avendo cura mantenere distinti i tre livelli in cui si svolge qualsiasi narrazione, rappresentati rispettivamente da autore, opera e lettore.

    È in questa chiave che nel racconto-prologo, l’ombra scenica del desiderio si sposa con la mimesi (imitazione), per poter rappresentare i garbugli sentimentali di eroi e di eroine dei romanzi che la storia custodisce e restituisce, per educare le nuove generazioni alla vita e/o per semplice piacere di lettura e/o conoscenza.

    Nella rappresentazione letteraria, verità e menzogna giocano i loro ruoli nelle diverse situazioni in cui l'uomo si riconosce, agisce e/o si nasconde. È in queste situazioni che ogni lettore, triangolando il suo desiderio mimetico e applicandolo ai personaggi e alle situazioni del romanzo, può discernere, con il necessario distacco, la menzogna dalla verità; un discernimento che, seppur soggettivo nella scelta, rimane oggettivo nel metodo; e questo gli consente (e ci consente) di trarne beneficio nelle diverse situazioni della vita quotidiana.

    L'ultimo triangolo

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    L'esistenza cavalleresca è l'imitazione di Amadigi come l'esistenza del cristiano è imitazione di Gesù Cristo (René Girard)

    Concludo questa galoppata girardiana con l'indicazione dell'ultimo triangolo mimetico:

    4. L'UOMO

    1. Uomo: soggetto
    2. la verità: oggetto del desiderio
    3. Gesù Cristo: mediatore 

     

    Grand désir à tout le monde

    RF

     

     

    Per approfondire:

      René, il testo e la verità

     

    Rosario Frasca (Pozzallo, Ragusa, 18/12/1951) si trasferisce a Roma nel 1957. Compiuti gli studi tecnici, nel 1971 lavora presso un ente ministeriale dello spettacolo; nel 1972 all'INAIL di Torino e nel 1974 alla Direzione Generale di Roma. Dal 2012 è in pensione e ritorna a frequentare teatro e teatanti; e a coltivare le passioni giovanili per arte, musica, cinema e letteratura. Collabora con articoli, recensioni e discussioni nel sito di Letteratour, applicando le dinamiche del "desidero mimetico" di René Girard.

         





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