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 Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
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Rosella
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Posted - 09/03/2013 :  17:58:03  Show Profile
quote:

... mi riferivo alla nostra costituzione biologica, psicofisica. Ad esempio: se noi individuiamo una cosa è perché abbiamo determinati schemi percettivi e cognitivi che ce la fanno riconoscere tale; questi schemi appartengono in prima istanza alla specie, in seconda istanza alla cultura. Non sempre funzionano, talvolta ci appaiono controvertibili (esempio: una foglia è una cosa? e una nuvola, un buco, ecc?), pero servono per orientarci nel mondo e abitarlo vivendo; quando non funzionano è il caos, la follia, lo smarrimento.



Ok,sì così e più chiaro.
Su cosa sia meglio (pensare o non pensare) preferisco non esprimermi.

Grazie e Ciao.

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 10/03/2013 :  12:29:09  Show Profile
Grazie Tiziano per aver introdotto Nietzsche. Per la delizia delle menti folli del XX secolo nichilista, ecco un passo di ecce homo che mi ha fatto pensare ad un accostamento con i temi pirandelliani di Uno, nessuno e centomila.

"In previsione del fatto che tra breve dovrò affrontare l’umanità con l’esigenza più grave che le sia mai stata posta, mi sembra necessario dire chi sono. In fondo è possibile che lo si sappia già: poiché non ho mai mancato di dare “testimonianza di me”. Ma la discrepanza tra la grandezza del mio compito e la piccolezza dei miei contemporanei si manifesta nel fatto che non mi hanno mai udito o anche soltanto visto. Vivo a mio proprio credito, forse è solo un pregiudizio, che io viva? … Mi basta solo parlare con un qualche dotto che venga d’estate in Alta Engadina per convincermi che non vivo… In queste circostanze c’è un dovere contro il quale, in fondo, la mia abitudine e ancor più l’orgoglio dei miei istinti si rivolta, dire cioè: Ascoltatemi! Poiché io sono questo e quest’altro. E soprattutto non confondetemi con gli altri!"
(ecce homo - Prologo)

Un'altro seguace di Nietzsche, Sartre, ispiratore dell'"immaginazione al potere" delle piazze sessantottine, ebbe a dire nichilisticamente che "l'inferno sono gli altri"(Porta chiusa). Insomma questa "solitudine dei numeri primi" è la linfa vitale (ovvero mortale) che ha caratterizzato l'esistenzialismo del XX secolo (D.C.).


RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 10/03/2013 :  14:00:18  Show Profile
Ancora un osservazione nietzschiana sul finale "naturale" del povero Vitangelo Moscarda.

Da Nietzche contra Wagner:

"Ogni arte e ogni filosofia può essere considerata come rimedio e come soccorso alla vita in fase di crescita oppure di declino: esse presuppongono sempre sofferenze e sofferenti. Ma esistono due specie di sofferenti: la prima è quella di coloro che soffrono di una sovrabbondanza di vita, che vogliono un’arte dionisiaca come pure una intelligenza e una prospettiva tragica della vita – l’altra specie di sofferenti è quella di coloro che soffrono di un impoverimento della vita, che desiderano dall’arte e dalla filosofia la quiete, il silenzio, un placido mare oppure l’ebrietà, lo spasimo, lo stordimento. La vendetta sulla vita stessa – è questa la più voluttuosa specie d’ebrietà per tali esseri immiseriti!... Alla doppia esigenza di questi ultimi corrispondono sia Wagner che Schopenhauer – essi negano la vita; la calunniano e perciò essi sono i miei antipodi."

Ecco, Vitangelo Moscarda appartiene alla stessa categoria di sofferenti in cui Nietsche colloca Wagner e Schopenhauer: "quelli che soffrono di un impoverimento della vita." Vitangelo Moscarda nel suo finale "pastorale", si vendica sulla vita raggiungendo la più voluttuosa ebrietà con l'effusione del suo essere nella natura che lo circonda, “in ogni cosa fuori”.

Un pò come le persone che vanno in barca per raggiungere l'ebrietà in un mare che esiste e non pensa; ma il mare non cerca la felicità.

RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 10/03/2013 :  15:16:06  Show Profile
Sempre dal prologo di "ecce homo" di Nietzsche, un parallelo sul dualismo dell'essere e dell'apparire:

"… La realtà è stata spogliata del suo valore, del suo senso, della sua veracità, nella misura in cui si è inventato un mondo ideale. Il mondo reale e il mondo apparente – vedi: il mondo inventato e la realtà… La menzogna dell’ideale è stata fino ad ora la maledizione scagliata contro la realtà, l’umanità stessa è diventata per suo mezzo, mendace e falsa, giù nei suoi istinti più sotterranei – fino al culto dei valori inversi rispetto a quelli per mezzo dei quali le sarebbe stata garantita la crescita, il futuro, il solenne diritto all’avvenire."

Nelle vicende di Vitangelo Moscarda la realtà del nostro "essere" è nascosta dall'apparire menzognero inautentico. Vitangelo si accorge che il suo essere in sè non corrisponde a quel che di sè appare agli altri ( che gli riflette lo specchio).
Il suo naso pendente a destra è il tarlo che lo porterà alla follia; a quel suo "essere in ogni cosa fuori" e al vacuo e voluttuoso "non essere" per se stesso.
Il dilemma amletico "essere o non essere" diventa in Vitangelo "essere o apparire"; dal dilemma sognante alla dissociazione insanabile e folle della personalità frammentata in centomila riflessi funzionali del vivere sociale, considerando che la vita "normale" è la tendenza ad unificare ovvero a far combaciare perfettamente l'essere (uno) con l'apparire (centomila persone).
In altri termini la nostra vita è una continua ricerca dell'autenticità; una autenticità di cui Ombra ne denuncia l'assenza in questa nostra società smarrita nell' "essenzialità dell'apparire". Una società in cui lo scambio valoriale tra l'essere in sè e l'essere apparente (realtà) ha trasformato il nostro vivere quotidiano in vuote maschere senza anima.
Renè Girard in "Menzogna romantica e verità romanzesca" asserisce che: "Il romanzo è il luogo della più profonda verità esistenziale e sociale del XX secolo"; come possiamo dargli torto leggendo le vicende di Vitangelo Moscarda in Uno, nessuno e centomila?
Con questo suo romanzo Pirandello è riuscito a rappresentare il dramma dell'uomo smarrito nella quotidianità della storia; la nostra storia.

RF
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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 17/03/2013 :  21:55:30  Show Profile
Rosario, sei ferratissimo su Nietzche, ma hai letto le sue "Lettere da Torino" ?

E' evidente sin dalle prime che il poveretto soffriva di distutbo bipolare, chiamato fino a qualche anno fa sindrome maniaco-depressiva. Nelle ultime si evince chiaramente che l'autore è ormai completamente pazzo, forse schizofrenico.

La storia ci dice che poi venne un suo amico a prenderlo a Torino e lo portò in casa di cura per malttie mentali, dove sopravvissee non più di qualche mese.

La filosofia moderna si basa sulle opere di un pazzo, ma pazzo sul serio, altro che Vitangelo! Allora siamo pazzi tutti? Qualche volta credo di sì.



Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Tiziano
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Italy
166 Posts

Posted - 18/03/2013 :  16:35:16  Show Profile
prendo la parola come persona informata sui fatti e in quanto sfilosofo:
a. la pazzia di Nietzsche è posteriore alle sue opere
b. si può discutere sulla validità del suo pensiero ma indubbiamente ha aperto prspettive filosofiche notevoli (tant'è che forma la triade dei cosiddetti "maestri del sospetto", gli altri essendo Marx e Freud), anche se nelle sue complesse opereci si trova tutto è il contrario di tutto, bisogna saperci pescare)
c. comunque la filosofia non è certamente riconducibile a Nietzsche e alla sua follia; e neanche ai cosiddetti "filosofi continentali", che effettivamente chiacchierano molto; ci sono anche filosofi ben più concreti, tanto per citarne uno esemplare: Bertrand Russell. Ecc. ecc.
Mi fermo perché questo è un forum letterario, non filosofico, perciò non voglio annoiarvi...

Tiziano
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 18/03/2013 :  19:09:53  Show Profile
quote:

a. la pazzia di Nietzsche è posteriore alle sue opere



Premesso che di filosofia io so poco o nulla, perchè non l'ho più seguita dopo averla studiata al liceo, Nietzsche scrisse molte sue opere qui a Torino, perchè le nomina una per una nelle sue lettere, ed era già, se non pazzo da ricovero, chiaramente bipolare.

Non ho voglia di scartabellare il libretto, sono stanca di Pirandello e di questa discussione, che non mi ha dato nulla, probabilmente sono in fase negativa come lo fu Nietzsche a Nizza; ricordo solo che il poveretto scriveva di non voler essere tedesco e di detestare il Kaiser Guglielmo e il suo imperialismo. Tu sai meglio di me come invece usarono le sue opere.

Chiedo scusa a tutti per questa mia negatività, Pirandello è un autore che amo, ma probabilmente ho preso il libro sbagliato nel momento sbagliato. Mi spiace per voi, che vi siste impegnati tanto, davvero, ma proprio non mi trovo in sintonia con questo testo.

Speriamo in meglio per la prossima.
CIAO

Rosella - Gwendydd

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ombra
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296 Posts

Posted - 21/03/2013 :  16:23:14  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Scusate se non sono stata molto presente... sono interessantissimi i spunti da voi segnalati... come dicevo a me questa opera fa venire più dubbi e domande che altro. Tanto da non riuscire a raccapezzare un pensiero unico e coerente, salvo quelli postati. Grazie a tutti e spero di riuscire a fare un po' di chiarezza.

A presto

Marta

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eloise
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603 Posts

Posted - 28/03/2013 :  08:27:51  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ciao Ragazzi, mi sembra che stavolta su Pirandello abbiamo esaurito tutti gli interventi, e a meno di altre smentite tra pochi giorni chiuderò il post.

Vi rimando tutti alla scelta del prossimo testo nel solito post, io ho suggerito "Stupore e tremori" della Nothomb, ho anche suggerito un paio di date (13 o 20 aprile). Se avete altre idee ce le possiamo riservate per il prossimo testo ancora!
A presto rileggervi :)

Eloise
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