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Rosario
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Posted - 28/04/2013 : 15:59:35
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Stupore, tremori e libertà
Gli interventi fatti finora sono molto interessanti e, un po’ tutti, accennano alle diversità culturali tra il mondo nipponico e l’occidentale. Dopo aver accennato al sopramondo di Nietzsche nel primo intervento; al desiderio mimetico e alla memoria affettiva di Renè Girard nel secondo; voglio ora riportare le mie riflessioni sulla diversità culturale tra il nippomondo e il mondo occidentale.
Le mie personali impressioni di lettura partono da un fatto fortuito che accaduto quando ho iniziato a digitare gli appunti su Stupore e tremori. Fortuito perché ho iniziato a digitare su di un documento che avevo salvato tempo fa dopo la lettura di "Suite francese"di Irène Nèmiroski. E’ un piccolo brano in cui l’autrice parla della “libertà interiore”; lo riporto non solo per dovere di cronaca, ma anche perché la lettura di questo brano prima di scrivere gli appunti su Amèlie Nothomb, ha in qualche modo orientato le mie riflessioni:
- “Ma allora, cos’è che ti conforta? - La certezza della mia libertà interiore, questo bene prezioso, inalterabile, e che dipende solo da me perdere o conservare. La convinzione che le passioni spinte al parossismo come capita ora, finiscono poi per placarsi. Che tutto ciò che ha un inizio avrà una fine. In poche parole, che le catastrofi passano e che bisogna cercare di non andarsene prima di loro, ecco tutto. Perciò, prima di tutto vivere: Primum vivere. Giorno per giorno. Resistere, attendere, sperare.”
Tornando alle vicende di Amélie, non ho potuto fare a meno di riflettere sul concetto di “libertà interiore”; così com’è inteso nella cultura europea e su come, a prima vista, non esista nella cultura giapponese, descritta in Stupore e tremori. Di libertà non se ne parla; ci sono tanti riferimenti all’obbedienza, alla sottomissione, alla gerarchia a senso unico, ma non si parla di libertà.
Però Amélie parla e riflette di Dio, di Cristo, di croce, di martirio, ecc… penso che siano queste, le sue categorie di riferimento per la sua libertà interiore; è questa la sua forza che le fa ribaltare la situazione portandoci pian piano a considerare che, nonostante la sua folgorante carriera lavorativa, è lei la sola persona libera dell’azienda. Per me lettore, uno dei punti dove emerge questa libertà è quando, alla domanda della sua superiora:
“Qual è, a suo giudizio l’origine di questa incapacità?” Amèlie risponde: “E’ l’inferiorità del cervello occidentale rispetto al cervello nipponico.”
C’é la coscienza e l’ammissione di una rispettosa inferiorità preordinata nel mondo giapponese, che soddisfa la "capa" e, nel contempo, libera Amélie dall’annicchilimento (di cui ha scritto Eloise); la libera perché il suo riferimento culturale per la “libertà interiore” non si ferma al “divino” Imperatore, ma trascende l’"umano" Imperatore, per arrivare a quell'unico Dio che resta un punto di riferimento esterno ed eterno per ogni occidentale.
Amélie in diversi punti accenna a questa presenza di Dio nel suo agire e riesce così a rincuorare il lettore occidentale circa il suo stato d’animo… che, senza quel riferimento inamovibile e incorrotto dalle categorie umane, l’avrebbe portata presto ad un “onorevole suicidio”, iscrivendola di diritto tra gli “eroi del lavoro” giapponesi.
RF |
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Sara della Giovampaola
Starting Member
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8 Posts |
Posted - 28/04/2013 : 19:06:04
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Grazie dell'accoglienza! Grazie Rosario, grazie Eloise. Ho iniziato poco fa a leggere il libro, ci ho ritrovato subito la leggerezza che conoscevo della nothomb. Una leggerezza che a volte sorprende per la profondità che riesce a sintetizzare altre volte mi irrita per la superficialità come la frase sul naso di Cleopatra. Mi piace molto invece dal punto di vista dell'ultima riflessione di Eloisa sulla relazione tra individuo e società che differenzia i due occidente. Per questo seguo con interesse un percorso narrativo di cui segnalo qualche piacevole sassolino : "La sua amicizia mi sembrava una ragione sufficiente per passare dieci ore al giorno alla Yumimoto. La sua pelle bianca e compatta era quella di cui parla così bene Tanzaki. Fubuki incarnava alla perfezione la bellezza nipponica." Come rivelano ricerche sociologiche le relazioni umane nel contesto lavorativo possono essere un collante fondamentale che da senso anche al più alienante dei lavori... Ma se immagino che "La Yumimoto era una delle aziende più grandi dell'universo. (...) comprava e vendeva per l'intero pianeta tutto quanto esiste sulla faccia della terra. (...) i soldi della Yumimoto, superavano l'umano intendimento." allora si entra in contatto attraverso la nothomb con un sentire estraneo alla nostra cultura: una sorta di neutralità. La narratrice non è ne' attratta, ne' ha un atteggiamento critico. Semplicemente cerca un posto, una mansione sua che le permetta di prendere l'ascensore per "lanciarsi nel paesaggio" (bellissimo). Una sorta di adesione acritica all'assetto sociale come dato di fatto oggettivo. ....
Sara dg |
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Rosella
Senior Member
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316 Posts |
Posted - 29/04/2013 : 08:58:38
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Ciao Sara, Benvenuta.
Queste nostre “discussioni” mi aiutano molto nel comprendere testi che probabilmente io non sceglierei mai, e che trovo spesso molto lontani dal mio modo di pensare.
A questo proposito riporto due passi di Rosario: “Amelìe è nata in Giappone e la sua memoria affettiva ha sublimato il mondo giapponese e la sua cultura” “Ameliè vuole conoscere e integrarsi nella cultura giapponese. Accetta le umiliazioni anzi ne è contenta perché è convinta che questo la porterà a identificarsi con il suo ideale giapponese”
e altri due di Eloise: “ciò che emerge, nel contatto/confronto tra occidentali e giapponesi, anche qui è un grande fraintendimento” “Nel mezzo del serio categorismo nipponico la protagonista rivendica la dignità dell'individualismo occidentale”
Io ho letto sin troppo velocemente, e ciò mi ha portata a riflettere poco. In questi giorni ho sognato… il Giappone e i Giapponesi. Conosco ben poco di questo paese, in realtà, e non ho conosciuto molti giapponesi, forse due, forse quattro; sono però rimbalzati nella mia memoria, quasi a dirmi “ no, noi non siamo così”. Perlomeno non tutti.
Certo, la situazione era capovolta: si trattava di persone venute in Europa per motivi di lavoro, e si sarebbero fermati poco. Eppure, quanta gentilezza, quanti riguardi verso noi che li “ospitavamo”! Quante cose belle sa proporre il Giappone, soprattutto coi suoi giardini, o i suoi dipinti.
Probabilmente l’errore dell’autrice/protagonista, sta nel voler mescolare due culture che hanno troppo poco in comune per integrarsi efficacemente. Forse un giorno questo sarà possibile, ma oggi no, non ancora. Ed ecco quindi il fallimento, aiutato da una buona dose di ostinazione della protagonista.
Anche se non mi ha fatta ridere (ma, per questo, bisogna essere nella disposizione di spirito giusta, e io, al momento, non lo sono…) ho trovato questa scrittrice piuttosto brava, abile (le frasi ad effetto ..?). Non conosco altri suoi lavori, ma in confronto ad altri testi di contemporanei che ho letto recentemente, ne esce vincente, e con netto distacco.
Cari saluti a tutti.
Rosella - Gwendydd
"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante" Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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eloise
Senior Member
603 Posts |
Posted - 29/04/2013 : 09:57:28
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quote:
Ragazziiiiii ci sarò anche io conto in questo fine settimana di avere un po' di fiato...
Marta mi spiace tanto sapere che sei stata poco bene spero che tu stia presto davvero meglio!!!
Eloise www.letteratour.it |
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Tiziano
Average Member
Italy
166 Posts |
Posted - 29/04/2013 : 18:06:38
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Io la butto lì come m'è venuta... Alla fine del testo, quando A. lascia la Yumimoto, diventa meditativo: "D'istinto, andai alla finestra..."; ebbene, m'è parso una versione surreale, magari dadaista (per via dello sciacquone), dell'"Infinito". La finestra è la frontiera tra il qui e il là come la siepe dell'ermo colle, tra la luce orribile e l'oscurità mirabile, il gabinetto è l'ermo colle; e come Leopardi naufraga nel mare dell'immensità A. si getta nel vuoto con quella immaginaria defenestrazione ("io nel pensier mi fingo"). Intendiamoci: se il mio paragone è lecito, tuttavia siamo di fronte ad una variazione romantica minore,da letteratura di serie B, poiché Leopardi è sommo. Però è anche un segnale che il centro del racconto consiste proprio in questo corpo fantasmatico che cade. E con questo ho espresso anche il mio giudizio: buona letteratura di serie B. Ma dove sono le opere di seria A?!
Tiziano |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 30/04/2013 : 00:19:36
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Bentornato Tiziano.
"Nell'antico protocollo imperiale nipponico, si afferma che ci si rivolgerà all'Imperatore con "stupore e tremore". Mi è sempre piaciuta questa formula che corrisponde così bene al ruolo degli attori nei film di samurai quando si rivolgono al loro capo." (Amélie Nothomb - Stupore e tremori.)
Quando leggo giudizi di classificazione della letteratura in serie A e serie B mi sento pervaso da "stupore e tremore".
Anche Shakespeare ha scritto testi teatrali e non credo si sia preoccupato molto della classificazione delle sue opere. Forse Amélie Nothomb non è somma come Leopardi, ma lasciamole almeno il merito di saper de-scrivere con leggerezza situazioni pesanti e importanti, come quelle che abbiamo letto in Stupore e tremori.
Calvino ha scritto un bel saggio sulla leggerezza inserito nelle sue "lezioni americane":
"Dedicherò la prima conferenza all'opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza." http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaC/calvino1.htm
La leggerezza è una qualità letteraria oltre che poetica.
RF |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 30/04/2013 : 15:24:44
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Ciao Rosella. A proposito di quanto hai scritto sulla diversità e lontananza tra la cultura nipponica e quella europea, anche Amélie ha detto la sua:
"Lo straniero che voglia integrarsi in Giappone si fa un punto d’onore di rispettare gli usi dell’Impero. E’ singolare che l’inverso non si verifichi mai: i giapponesi infastiditi dalle trasgressioni degli altri al loro codice, non si scandalizzano mai delle loro deroghe alle abitudini altrui." (Pag 84-5)
A questo punto del racconto-romanzato, Amèlie ha già preso coscienza della diversità e, con un distacco compassionevole, alimenta una latente rivalità con "la giapponese" Fubuki, che dall'arrivo in azienda, costituiva invece l'oggetto del suo desiderio mimetico: culturale (giapponese), femminile e lavorativo.
In questo brano Amélie è critica verso la cultura nipponica che chiude i giapponesi nel loro “sopramondo” come in una casta, impedendo "l’incontro" con altre culture e giustificando il "fastidio" delle trasgressioni degli altri ai rigidi canoni comportamentali.
Chiusi nella loro sicurezza “imperiale”, cadono nell'illusione di “vivere” bene nel loro "sopramondo" e di “convivere” altrettanto bene con gli altri, solo rispettando canoni comportamentali condivisi (cerimoniale).
Quando salta questa sicurezza, la loro unica via di fuga è l'onorevole suicidio, estremo ed eroico atto di sudditanza e appartenenza all’Imperatore. L'Amore e Dio sono uniti nella divinità imperiale. Il giapponese è sottomesso all’Imperatore (ovvero al capo diretto e a tutta la gerarchia fino all'Imperatore).
Noi europei non siamo così; la nostra linfa vitale è l'amore (Và dove ti porta il cuore). L'europeo non vive questa sottomissione totale dei giapponesi ma, pur restando ordinato alla gerarchia,(sociale, lavorativa, ecc..), conserva sempre la facoltà di poter scegliere autonomamente. L'ultima parola è sempre personale e soggettiva e si rifà direttamente alla regola cristiana del "libero arbitrio".
P. S. Mi spiace che tu non possa cogliere la compassione e l'ironia leggera e rispettosa dell'autrice verso gli "amati" giapponesi; (che cogli come sarcasmo). Anche con Pirandello non hai gustato il lato umoristico delle vicende di Vitangelo Moscarda. Spero che presto tu possa godere di queste letture piuttosto che soffrirne o rimanerne estranea con il "cuore". Resta forte comunque la mia stima per quanto hai scritto e scrivi nei tuoi interventi.
RF |
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Rosella
Senior Member
Italy
316 Posts |
Posted - 30/04/2013 : 16:09:29
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quote:
Mi spiace che tu non possa cogliere la compassione e l'ironia leggera e rispettosa dell'autrice verso gli "amati" giapponesi; (che cogli come sarcasmo). Anche con Pirandello non hai gustato il lato umoristico delle vicende di Vitangelo Moscarda. Spero che presto tu possa godere di queste letture piuttosto che soffrirne o rimanerne estranea con il "cuore". Resta forte comunque la mia stima per quanto hai scritto e scrivi nei tuoi interventi. RF
Grazie per questo gentile pensiero, Rosario. Ci sono momenti così... poi passano. Leggere con voi mi fa comunque molto bene.
Tornando al testo, mi piace la contrapposizione Giappone - Occidente che hai evidenziato in questo tuo ultimo intervento.
Ho conosciuto una persona che ha studiato e vissuto in Giappone per parecchi anni, e in effetti diceva le stesse cose, a volte anche con molta insofferenza, aggiungendo che mai e poi mai sarebbe tornato a vivere lì.
Forse è anche per questo motivo che non riesco a cogliere l'umorismo della scrittrice, perchè ho un "pregresso" d'informazione, il racconto di un'esperienza vissuta in maniera molto sofferta. Tra l'altro, la persona di cui vi parlo, era un caro amico che adesso non c'è più.
Faccio un passo indietro e torno un attimo da Pirandello... Anche un libro è 1, 0, 100.000 (ciao Eloise )
UNO, perchè il testo è quello, le parole sono lì. NESSUNO, perchè finchè non viene letto, non ha esistenza sua propria. CENTOMILA (e molto più) perchè ad ogni lettore comunicherà impressioni diverse, a volte anche allo stesso lettore sembrerà diverso in un altro momento, ad un'altra età, in un altro luogo.
Cari Saluti a Tutti 
Rosella - Gwendydd
"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante" Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Tiziano
Average Member
Italy
166 Posts |
Posted - 30/04/2013 : 17:23:55
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ciao Rosario
non ho capito se lo stupore è per quel che ho scritto o per me, che dunque mi dovrei sentire imperatore Scherzi a parte, non vedo che ci sia da stupirsi per un'espressione metaforicamente sintetica che vuol dire semplicemente che per me ci sono opere migliori, opere mediocri e opere peggiori (e talvolta il mio giudizio non coincide con le mode o con il canone, di cui sono edotto perché tutti i giorni me lo trovo davanti in forma di manuale letterario, detestandolo). Tanto per fare un esempio: in epoca romantica primeggiava il romanzo storico; va bene Manzoni, e anche Scott e Dumas, ma prova a leggere "La battaglia di Benevento" del mio concittadino Guerrazzi! Comunque ognuno è libero di apprezzare e disprezzare tutto quel che vuole (magari ci dividiamo i compiti: tu fai l'apprezzatore, io il disprezzatore). Però, poiché sono un entusiasta apprezzatore di Calvino, vorrei far notare che la sua "leggerezza" è ben altra. C'è un passo della lezione che io mi porterei nel portafogli come un santino: "Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro". Ecco, non la ritrovo questa leggerezza in Nothomb, per questo preferisco parlare si superficialità; ma non è un giudizio negativo (addirittura in passato ho scritto un "Elogio della superficialità"), solo che "l'altra logica" di cui parla Calvino qui non la vedo. Tuttavia son convinto che comunque questo racconto è ingannevolmente superficiale, perché le peripezie aziendali di A. nascondono un'altra storia con cui si intrecciano. Infatti non dimentichiamoci che l'esordio del racconto dichiara "l'attrazione per il vuoto, per quella vetrata" e l'epilogo, come ho già scritto, ritorna a quella vetrata. "Un'ultima volta mi gettai nel vuoto. Guardai il mio corpo cadere". Perché un corpo è pesante, non leggero come l'ippogrifo di Astolfo (così caro a Calvino) o il Pegaso di Perseo (che non per caso Calvino cita nella lezione americana)
Tiziano |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 30/04/2013 : 20:07:32
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" la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. In questa conferenza cercherò di spiegare - a me stesso e a voi - perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto;"
Mi pare che il concetto calviniano di leggerezza corrisponda proprio alla leggerezza del raccontare di Amélie Nothomb. Forse anche il tuo "son convinto che comunque questo racconto è ingannevolmente superficiale" in fin dei conti corrisponda a quello che Calvino dice sulla leggerezza: "soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio."
Ecco per me è proprio nella struttura del racconto e nel linguaggio che vedo quel tipo di leggerezza di cui parla Calvino.
Sono d'accordo che anche nel guardare il proprio corpo cadere nel vuoto possa essere applicata quella leggerezza (sottrazione di peso) di cui parla Calvino; che in qualche modo, fatti i dovuti distinguo, può essere paragonata alla leggerezza del "naufragar m'è dolce in questo mare". Ma qui siamo nell'immagine poetica e non nella struttura e nel linguaggio del racconto.
RF |
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Sara della Giovampaola
Starting Member
Italy
8 Posts |
Posted - 01/05/2013 : 10:36:52
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Ciao Rosario ciao Tiziano come ultima arrivata dovrei forse ancora un po' ascoltare piuttosto che intervenire, ma il tema della leggerezza-pesantezza a partire dalle lezioni di Calvino e' da anni per me argomento di studio e di ricerca scientifica. Si perché è necessario un paradigma scientifico per comprendere come un'opera d'arte per esempio di kandisnsky, o come un verso di Cavalcanti - "e bianca neve scender senza venti" - possa evocare nell' 'usufruitore' un vissuto di leggerezza. Si tratta infatti come spiega calvino di togliere peso. Togliere peso attraverso formule linguistiche. Ma ancora non si spiega come questo possa generare un vissuto soggettivo di leggerezza. Per comprendere questo fenomeno bisogna chiamare in ballo il concetto della "decodificazione imitativa" attraverso cui il lettore riscriverebbe sul suo corpo attraverso i muscoli la stessa rappresentazione che a questo punti genera, sembre ad opera del sistema muscolo-scheletrico il sentire! Per approfondire vi segnalo 'l'esperienza estetica: fondamenti Psicofisiologica per un'educazione estetica" di Vezio Ruggieri , Armando editore 1997. Da quest ottica Rosario e Tiziano a mio avviso cogliete due aspetti tutt'altro che antitetici Dell esperienza della leggerezza. L essere umano per mantenere la propria postura deve controbilanciare la forza di gravità. Ma il sistema muscolare e scheletrico possiedono una serie di meccanismi riflessi che proprio Il lasciarsi andare nel vuoto permette di attivare. Cioè la sensazione di leggerezza sarebbe prodotta dalla capacità di 'far pesare il peso'. Ecco perché secondo me il lanciarsi nel paesaggio con l ascensore e' una formula linguistica molto bella che concede di sperimentare attraverso il cedimento al peso un senso di assenza di peso. Diverso dal verso finale di leopardi in cui il vissuto di leggerezza si anche li è' dato dal sensi di abbandono e di cedimento del peso ma vi si aggiunge un altro importante concetto: quello della perdita dei confini corporei. (Su l infinito faccio ricerca da quai dieci anni). Non so se quello che ho scritto possa essere di qualche interesse, ma mi fa piacere condividere un'appassionante ricerca Buon primo maggio
Sara dg |
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Sara della Giovampaola
Starting Member
Italy
8 Posts |
Posted - 01/05/2013 : 10:39:22
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Mi scuso per gli errori di battitura
Sara dg |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 01/05/2013 : 16:13:15
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Con questi interventi non devi aver dubbi di intervenire in qualsiasi momento. Benvenuta ancora Sara dg!!!
RF |
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Tiziano
Average Member
Italy
166 Posts |
Posted - 02/05/2013 : 16:48:45
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Grazie Sara! Mi hai indicato una strada interessante e certamente seguirò il tuo consiglio di lettura. Tuttavia io penso soprattutto all'aspetto simbolico di quello sdoppiamento tra corpo e immagine del corpo che vola/cade, di cui però non comprendo bene la relazione con le fantozziane vicende della protagonista; anzi ho il sospetto che c'entrino ben poco. Ah, a proposito di consigli di lettura: credo che per capire la mentalità giapponese sia ancora e soprattutto valido il libro di Ruth Benedict "Il crisantemo e la spada"
Tiziano |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 03/05/2013 : 10:46:55
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Grande Tiziano! Il mio stupore è per te, i tremori per l'Imperatore. 
RF |
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