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ombra
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Posted - 18/06/2013 : 16:57:02
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Voi avete detto molto sul libro, una cosa che voglio aggiungere è che mentre leggevo pensavo: come sono fortunata!!! Ho un buon lavoro, il lavoro che mi piace e per il quale ho studiato e sudato. Il mio capo è eccezionale ed "illuminato". Pensare a come certi miei amici, e i giovani di adesso in generale, vivono la giornata lavorativa (se ne hanno una) mi fa molta tristezza. Dell'autrice è apprezzabile veramente l'ironia, ma quanta amarezza mi lascia!!!
So che voi siete andati molto oltre, la mia era solo una piccola riflessione e digressione personale.
Un abbraccio
Marta
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Rosario
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Italy
418 Posts |
Posted - 20/06/2013 : 15:09:47
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Ciao Marta-Ombra, dal tuo intervento riporto tre fasi che più mi hanno colpito:
1 - "una cosa che voglio aggiungere è che mentre leggevo pensavo: come sono fortunata!!!" 2 - "Dell'autrice è apprezzabile veramente l'ironia, ma quanta amarezza mi lascia!!!" 3 - "la mia era solo una piccola riflessione e digressione personale."
Io non mi sento di aver detto niente di più importante rispetto alla tua riflessione che sento "sincera" e densa di significato. Non ho avuto le stesse tue sensazioni di lettura ma sono in qualche modo lieto di sapere che qualcuno ha queste sensibilità "sociali". Mi dispiace solo per la tua dichiarata "amarezza" che spero possa convertirsi presto in gioia per lo stato in cui sei consapevole di essere ("come sono fortunata!!!"). Non sarebbe egoismo ma solo un sano realismo. Purtroppo l'amarezza da sola non è sufficiente a creare lavoro. Amelie, se la ride; Fubuki se ne frega. Al cospetto dell'Imperatore va tenuto un atteggiamento di stupore e tremore.
RF |
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eloise
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Posted - 20/06/2013 : 17:31:33
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Sono molto assente per le solite cose, tempo che non c'è, bimbi malati, lavori eccetera... uffa! La discussione poi dal mio punto di vista si è un po' ancorata... Tra le altre cose conosco Girard e trovo affascinante la sua tesi ma mi stanca anche solo pensare che ogni testo vada o possa essere interpretato in quest'ottica (Rosario abbi pazienza!). Della Nothomb penso che abbia una buona vena autoriale e un modo sapiente di fare autoironia, e con una storia interessante o anomala da raccontare, ha trovato humus fertile per la sua penna. Quindi è stata brava, si è conquistata la sua bella fetta di lettori e probabilmente anche i suoi altri testi sono piacevoli da leggere. Nessun volo pindarico da parte mia (giusto per riprendere una tematica cara a Tiziano), ma va bene anche così. La sua autoironia è così simpatica che fa piacere leggere un testo del genere. Inoltre ha offerto molti spunti di riflessione, anche molto diversi, tra tutti noi, non ultimi (e per me importanti) quelli sul rapporto tra la cultura occidentale e quella giapponese, e sui meccanismi lavorativi a volte inquietanti della nostra società, entrambi estremamente moderni. Da parte mia due ultimi appunti, che mi rammarico di non poter approfondire per mancanza di tempo e ahimé anche di energie: 1. l'episodio spettacolare della notte passata in ufficio, ultimo e subliminale atto di degradazione gerarchica e al contempo liberatoria individuale e umana contro le fredde logiche numeriche ed elettroniche (numeriche in termini di matematica, in termini di bit ma anche in termini di individui livellati a pura moltitudine lavorativa) (mi riprometto intimamente di rileggerlo e tentare di apprezzarlo in pieno); 2. il finale, con la lettera che Fubuki invia a Amélie: ulteriore elemento puramente autobiografico oppure volontaria e sapiente aggiunta narrativa? e se sì, per quale motivo? rivalsa intellettuale? fine moralistico? ...? Grazie a tutti cari amici, a presto.
Eloise www.letteratour.it |
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Rosario
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Italy
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Posted - 23/06/2013 : 13:50:59
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Mi cito: "Amelie, se la ride; Fubuki se ne frega. Al cospetto dell'Imperatore va tenuto un atteggiamento di stupore e tremore."
"Stupore e tremori", oltre ad essere un bel romanzo di Amelie Nothomb, è un atteggiamento tipicamente giapponese... ma Amelie è anche europea e l'uffa di Eloise calza alla perfezione.
L'esortazione ad avere pazienza mi incoraggia a... restare abbastanza muto per far proghedire la discussione verso la "leggerezza".
RF |
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ombra
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296 Posts |
Posted - 24/06/2013 : 11:16:10
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quote:
Ciao Marta-Ombra, dal tuo intervento riporto tre fasi che più mi hanno colpito:
1 - "una cosa che voglio aggiungere è che mentre leggevo pensavo: come sono fortunata!!!" 2 - "Dell'autrice è apprezzabile veramente l'ironia, ma quanta amarezza mi lascia!!!" 3 - "la mia era solo una piccola riflessione e digressione personale."
Io non mi sento di aver detto niente di più importante rispetto alla tua riflessione che sento "sincera" e densa di significato. Non ho avuto le stesse tue sensazioni di lettura ma sono in qualche modo lieto di sapere che qualcuno ha queste sensibilità "sociali". Mi dispiace solo per la tua dichiarata "amarezza" che spero possa convertirsi presto in gioia per lo stato in cui sei consapevole di essere ("come sono fortunata!!!"). Non sarebbe egoismo ma solo un sano realismo. Purtroppo l'amarezza da sola non è sufficiente a creare lavoro. Amelie, se la ride; Fubuki se ne frega. Al cospetto dell'Imperatore va tenuto un atteggiamento di stupore e tremore.
RF
Rosario, il fatto è che quando vedo qualcosa che non va sono spinta a trovare un modo per farla cambiare. In relazione al momento che viviamo però non posso nulla (o meglio mi nel mio piccolo qualcosa faccio)e il senso di impotenza mi genera amarezza. Anche se sono fortunata, persone a me vicino non lo sono per cui gioire non è facile. Vorrei solo fare di più.
A presto
Marta
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Rosario
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Rosario
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Rosario
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Posted - 25/06/2013 : 22:15:50
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Il testo - buona lettura
Un bel dì, vedremo levarsi un fil di fumo dall'estremo confin del mare. E poi la nave appare. Poi la nave bianca entra nel porto, romba il suo saluto. Vedi? È venuto! Io non gli scendo incontro. Io no. Mi metto là sul ciglio del colle e aspetto, e aspetto gran tempo e non mi pesa, la lunga attesa. E uscito dalla folla cittadina un uomo, un picciol punto s'avvia per la collina. Chi sarà? chi sarà? E come sarà giunto che dirà? che dirà? Chiamerà Butterfly dalla lontana. Io senza dar risposta me ne starò nascosta un po' per celia... e un po' per non morire al primo incontro, ed egli alquanto in pena chiamerà, chiamerà: piccina mogliettina olezzo di verbena, i nomi che mi dava al suo venire Tutto questo avverrà, te lo prometto. Tienti la tua paura, io con sicura fede l'aspetto.
RF |
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Rosario
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Rosella
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Posted - 27/06/2013 : 17:23:22
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quote:
Ciao Marta-Ombra, dal tuo intervento riporto tre fasi che più mi hanno colpito:
1 - "una cosa che voglio aggiungere è che mentre leggevo pensavo: come sono fortunata!!!" 2 - "Dell'autrice è apprezzabile veramente l'ironia, ma quanta amarezza mi lascia!!!" 3 - "la mia era solo una piccola riflessione e digressione personale."
Io non mi sento di aver detto niente di più importante rispetto alla tua riflessione che sento "sincera" e densa di significato. Non ho avuto le stesse tue sensazioni di lettura ma sono in qualche modo lieto di sapere che qualcuno ha queste sensibilità "sociali". Mi dispiace solo per la tua dichiarata "amarezza" che spero possa convertirsi presto in gioia per lo stato in cui sei consapevole di essere ("come sono fortunata!!!"). Non sarebbe egoismo ma solo un sano realismo. Purtroppo l'amarezza da sola non è sufficiente a creare lavoro. Amelie, se la ride; Fubuki se ne frega. Al cospetto dell'Imperatore va tenuto un atteggiamento di stupore e tremore.
RF
Io sono d'accordo con Marta. Non riesco a stare veramente bene, quando vedo intorno a me persone che lottano disperatamente per avere ciò che la nostra costituzione sancisce come diritto: un lavoro. Un lavoro non per arricchirsi, non per goderne, ma un lavoro che consenta di portare a casa il classico "pane quotidiano", insomma, di vivere una vita dignitosa.
Oggi ci troviamo in una situazione in cui questo diritto è stato negato e sottratto a molte persone, per pagare i debiti contratti da altri. Questa situazione non mi piace, e mi fa star male. So che non risolvo nulla stando male, ma è per me un elemento di disagio. Anch'io vorrei poter fare qualcosa di concreto, ma, appunto, COSA?
Ringrazio Rosario per aver approfondito questo concetto con il suo bell'intervento.
Scusate la divagazione; mi sono chiesta se questo mio atteggiamento nei confronti del lavoro che non c'è mi abbia influenzata inconsciamente, impedendomi di apprezzare ironia e vivacità nel libro. Io l'ho trovato deprimente.
CIAO
Rosella - Gwendydd
"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante" Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 29/06/2013 : 16:08:44
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Penso che Amelie Nothomb è uscita dalla sua anoressia, causata forse dall'"amerezza" e la rabbia repressa dovuta probabilmente alla forzata partenza dalla terra natia, seguendo un percorso di ricostruzione della sua personalità narrando e romanzando, a se stessa e al mondo, la storia, le avventure e le emozioni riposte nella sua "memoria affettiva". Lei ci è riuscita, altri forse ci riusciranno seguendo percorsi diversi. Il mio augurio è che tutti possano trovare la via d'uscita dalle situazioni di disagio in cui si trovano. Sono consapevole che non è facile e che non sempre il fantastico "lettera - tour" seguito da Amelie Nothomb, con ottimi risultati, possa essere seguito da tutti con gli stessi risultati. Ma, secondo me, l'insegnamento è il gesuitico "conosci te stesso" il primo passo da compiere per vedere, con una prospettiva di concretezza, i mali del mondo; Amelie lo ha fatto scrivendo e narrando, Fubuki forse lo ha fatto o lo farà in altro modo, ma certo il viatico gesuitico è anche il primo approccio culturale tra l'Europa e Giappone, tra Amelie e Fubuki. I gesuiti nel seicento iniziarono in Giappone la loro opera missionaria con la ricerca e sperimentazione di un linguaggio condiviso: quello della musica e della pittura. L'arte unisce i popoli e integra le diverse culture... e mi sento di dire che anche la letteratura - come arte letteraria - ha la sua voce in capitolo in questo incontro tra culture etnicamente diverse ma entrambe "universali".
RF |
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Rosario
Senior Member
Italy
418 Posts |
Posted - 30/06/2013 : 12:19:30
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Sulla tematica del lavoro riporto alcune frasi pronunciate dal Papa Francesco (Il gesuita) nelle occasioni delle udienze generali nelle prime settimane apres son election.
"Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci "unge" di dignità, ci riempie di dignità; (…) dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale.
Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza;
E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte."
Non c'è bisogno di commento; desidero solo aggiungere che la "luce all'orizzonte" purtroppo non può essere vista dai "ciechi". Per poter vedere la luce all'orizzonte prima bisogna "guarire dalla "cecità" di Bartimeo. Il gesuitico "conosci te stesso" può essere una terapia necessaria per guarire dalla cecità.
L'arte letteraria del narrare e del narrarsi può essere considerata (anche) come una "terapia sociale"; una pratica in grado di esorcizzare la nostra senzazione di "impotenza" e/o di rabbia di fronte alle ingiustizie ed ai mali del mondo. Questo credo che Amelie Nothomb lo ha capito molto bene ed è per questo che è stata in grado di scrivere e de-scrivere con distacco ed ironia le situazioni paradossali e, per altri versi, tragiche (tragicomiche) da lei vissute alla Yumimoto. La concezione del lavoro di Amelie è diversa da quella di Fubuki? Propongo un gioco: Quali e quante delle frasi sul lavoro del "gesuita" Papa Francesco potrebbero essere fatte proprie da Amelie e/o da Fubuki?
RF |
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