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 Lev Tolstoj, Anna Karenina
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Rosario
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Posted - 22/10/2013 :  11:55:12  Show Profile
Anna Karenina è sempre presente nei miei pensieri. Ho letto un'intervista che mi ha fatto capire un po' di più la sua storia, soprattutto la risposta a questa domanda:

Cos'è che ci spinge a cercare sempre nuove storie?

"Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L'amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame".

Aggiungo il link dell'intervista completa a Bauman http://www.repubblica.it/speciali/repubblica-delle-idee/edizione2012/2012/11/20/news/bauman_le_emozioni_passano_i_sentimenti_vanno_coltivati-47036367/

Come potete vedere, la nostra amata eroina Anna K. non è sola.

Un saluto a tutte e tutti.



RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 28/10/2013 :  17:09:35  Show Profile
Inserisco una riflessione sul rapporto "doppio" tra Anna Karenina e la principessina Kitty. La riflessione, vi accorgerete, prende spunto dall'analisi del desiderio mimetico di Renè Girard.

I doppi tra Anna e Kitty - Amore e odio sono la stessa cosa, e il desiderio mimetico è l’essenza di entrambi. Le due antagoniste (in Vronskij), Anna e Kitty, non capiscono quel che accade, proprio nella stessa maniera. Nessuna delle due può credere che l’altra abbia tradito in alcun modo l’amicizia, e nessuna lo ha veramente fatto: ciascuna sente "interiormente” l’altra come rivale, ma nella realtà, continuano a venerarsi a vicenda.

Shakespeare, è un mago dei cambi d’identità nei protagonisti delle sue commedie. C’è un dialogo tra Elena ed Ermia in “Sogno di una notte di mezza estate" che ben rappresenta lo scambio di personalità tra amiche. Ho adattato questo dialogo alla situazione critica del ballo, dove Anna Karenina “tradisce” Kitty, concedendo il ballo a Vronskij.

Anna sta danzando con Vronskij; Kitty nel frattempo, fa un giro in sala tra gli ospiti scambiando qualche battuta; ma in cuor suo pensa a sua zia Anna che balla con Vronskij. Si arrovella il cervello e, sempre più si rende conto che ormai Vronskij è ammaliato e sedotto da Anna e cresce la sua venerazione per la zia. Mentre è assorta in questi pensieri che innalzano e allontanano sempre più la sua mediatrice inarrivabile, la incontra inaspettatamente; Anna, eccitata per il ballo, la saluta:

- Dio t’assista, Kitty bella! Dov’è che vai? –
Kitty le risponde: - Bella mi chiami? Ma rinnega quel bella!
Per Vronskij che t’ama, bella sei tu cara zia. Oh tu bella felice!
I tuoi occhi son come le stelle ai naviganti, e la dolce armonia delle tue labbra
è più melodiosa del canto dell’allodola all’udito del pastore
quando il frumento è verde, quando spunta il boccio al biancospino.
Le malattie son contagiose; oh se lo fosse altrettanto la bellezza,
prima di lasciarti, vorrei contagiarmi della tua.
Il mio orecchio prenderebbe la tua voce, l’occhio mio il tuo,
la mia lingua il melodioso accento della tua.
Se possedessi il mondo – tolto solo Vronskij –
Tutto lo cederei a te, potessi in te cangiarmi.

“Potessi in te cangiarmi”. Questo è il desiderio di Kitty; la principessina non tiene a Vronskij ma vorrebbe essere bella e seducente come Anna; anzi vorrebbe essere Anna.

“Potessi in te cangiarmi”. Questo, allo stesso modo, è il desiderio di Anna; Anna non tiene a Vronskij ma vorrebbe essere giovane, fresca e luminosa come Kitty; anzi vorrebbe essere Kitty.

Questo è il desiderio mimetico e i suoi doppi tra soggetto e mediatrice; con le rivalità montanti che poi esploderanno nelle chiacchiere malevole dell'alta società verso Anna costringendola a conquistarsi tragicamente l'agognata libertà.


RF
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eloise
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Posted - 28/10/2013 :  19:18:59  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Grazie Rosario per tutte queste girardiane riflessioni che ci dai del romanzo. Per una come me, poi, che aveva seppellito Girard assieme alla propria tesi, ritrovare tanta freschezza di interpretazioni mimetiche lungo tutto questo nostro percorso di letture fa l'effetto simultaneo di uno straniamento e di un ritrovamento :)

Vorrei condividere con voi un piacere del tutto puro che questo scrittore mi ha dato: la lettura di moltissimi passi descrittivi, soprattutto della natura. Mi sono soffermata più volte nelle pause narrative ad apprezzare le descrizioni della campagna russa, davvero notevoli. Ciò dimostra la sensibilità estrema del poeta e anche il suo amore per la sua terra. Non appena ritrovo qualche passo che mi ha particolarmente colpita ve lo riporto.
Buona serata!!!!

Eloise
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Rosella
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Italy
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Posted - 01/11/2013 :  16:15:14  Show Profile
Ottima idea, Eloise, "esplorare" la Russia di Tolstoj. Non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello sociale, direi. Comunque vediamo dove ci porterà la nostra discussione.

Qui riporto un passo di un tuo intervento precedente (finalmente sono riuscita a leggervi!)

quote:

E così questo intreccio di vite parallele ci mostra le due parabole, ascendente e discendente, delle coppie principali di questo romanzo. Due movimenti dunque, uno che parte dal basso e sale in alto fino ad arrivare all'ultima pagina del romanzo (discorso sulla comprensione del bene), l'altro che parte dall'alto e scende nel baratro della morte e del rimorso. Come ho già notato in precedenza, queste due coppie si muovono si uno sfondo di altre coppie: le quali però, a differenza di loro, si distinguono per la loro fissità: prima di tutte la coppia Oblonskij (marito che non riesce a non tradire, moglie che subisce questo marito per amore dei figli), poi la coppia Varen'ka-Sergej (lui rimane un intellettuale "abituato a vivere di sola vita spirituale" e non si avventura - per continuare a dirla con le parole di Levin - nella vita reale), infine la coppia della prostituta e dell'altro fratello, anch'essa miserevolmente destinata a rimanere immutata nell'unica strada intrapresa dal fratello.

Eloise
www.letteratour.it



Qui hai risposto a un dubbio che avevo da tempo: perchè contrapporre sempre Anna/Vronskij a Kitty/Levin trascurando le altre? Come tu ben dici sono "fisse", i loro rapporti non evolvono. Restano comunque a darci un'immagine molto intima della società russa di quel tempo. Principessa o no, Dolly rammenda le camicie mentre Stiva dissipa la sua dote in bagordi... che vita!

Grazie 1000 per il chiarimento!
CIAO

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Italy
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Posted - 03/11/2013 :  19:56:52  Show Profile
Sono d'accordo sul fratto che in questo romanzo ci sono delle descrizioni, non solo paesaggistiche ma anche di vita sociale, veramente notevoli che permettono al lettore di ricostruire e immaginare paesaggi splendidi e grandiosi nonché ambientazioni ed eventi con straordinaria "vivezza" (non so se è giusto il termine ma non me ne vengono altri). Spero di intervenire su questo aspetto della lettura, che per me non è da trascurare o sottovalutare rispetto al dramma dei personaggi; lo ritengo invece fondamentale per approfondirne la conoscenza e la comprensione della loro storia.

Per il momento continuo inesorabilmente con l'inserimento di una mia nota su Dolly. Rosella l'ha presentata in chiave domestica; io, invece, ne ho colto un aspetto esistenziale ovvero quello della discriminazione tra uomini e donne che Dolly fa notare a Levin nel difendere e giustificare il "gran rifiuto" della sorella opposto a Levin.

AK3 - Uomini e donne – Dialogo tra Levin e Dolly su Kitty

Dolly parla di Kitty a Lévin che la va a trovare. Il rancore di Levin per il rifiuto di Kitty alla sua proposta di matrimonio, riemerge quando Dolly le parla della sorella principessina.

C'è un brano particolarmente significativo sulla diversità tra il mondo femminile e quello maschile nella Russia di Tolstoj.

Dolly ribatte a Levin che ormai rassegnato, è pervaso e confuso nel rancore per l'orgoglio ferito dal “gran rifiuto”

"Voi non potete capire questo; per voi, uomini, che siete liberi e potete scegliere, è sempre chiaro chi amate. Ma una ragazza nello stato d'attesa, col suo pudore femminile, verginale, una ragazza che vede voi, uomini, di lontano, prende tutto sulla parola, una ragazza ha e può avere un sentimento tale, da non saper cosa dire. ... il cuore parla, ma pensate: voi, uomini, avete delle intenzioni su una ragazza, andate a casa, fate amicizia, osservate, aspettate per vedere se troverete quel che vi piace, e poi, quando siete convinti di amare, fate la proposta di matrimonio... Voi fate la proposta di matrimonio quando il vostro amore è venuto a maturità o quando fra due da scegliere s'è fatto il soprappeso. Ma una ragazza non la interrogano. Vogliono che ella scelga da sè, ma lei non può scegliere e risponde soltanto si e no".

Dolly continua a giustificare a Levin, la scelta sbagliata di Kitty, senza riuscire a convincere, nè lenire la sofferenza di Levin per l'orgoglio ferito, che gli fa montare un rancore sordo verso l’amata.

La filippica di Dolly, spiega le ragioni che, come maglie oppressive, condizionano e costringono una ragazza come Kitty a dire "si" e "no", senza poter compiere una vera e propria scelta; una scelta che, invece, l'uomo può tranquillamente compiere, dopo aver ben ponderato quando, come e a chi fare la proposta; o dopo aver scelto tra le diverse opzioni che gli si presentano.

Questa non è filosofia ma cultura della relazione sociale, veicolata nei secoli dalla tradizione russa. Giusto o ingiusto, se ne può discutere, ma non si deve fare solo sul filo del diritto e della giustizia sociale; perché, volenti o nolenti, tra uomini e donne la relazione non è limitata al sociale, ma ha radici antropologiche, di genere e di specie: la relazione sessuale tra maschio e femmina; ovvero una relazione di accoppiamento naturale e necessario per la procreazione e la conservazione della specie; in questa ottica è giustificato il criterio della diversità e della complementarietà tra femmina e maschio; e le diverse caratteristiche comportamentali che la natura conia ai sessi distinti si riflettono anche sulla organizzazione sociale della comunità e sulle relazioni tra gli appartenenti. In natura non esisterebbe la femmina se non ci fosse il maschio; nè la maternità se non ci fosse la paternità; non ci sarebbero figli se non ci fossero genitori; non feconderebbe l'ovulo se non interagisse con lo spermatozoo. La complessità relazionale, nasce in funzione sociale ovvero della vita in comunità (dalle tribù preistoriche agli equipaggi misti delle navette spaziali); con tutte le conseguenze regolamentari, normative e moralmente fondative, che comporta l’appartenere a una comunità; purtroppo (o per fortuna), spesso a sproposito, queste regole e norme morali sono considerate limitative della libertà individuale; in questi casi non si considera che:

Non c'è libertà senza responsabilità. E ciò vale in tutti i campi anche in quello coniugale... e famigliare.

Eloise, questa volta Girard l'ho lasciato in sala d'aspetto ma mi sono accorto che la mia analisi, strizza sempre l'occhiolino alle sue teorie mimetiche.


RF
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ombra
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296 Posts

Posted - 04/11/2013 :  11:34:13  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Ragazzi scusate non sono più riuscita a postare nulla! :( sono stata di nuovo male e mi tocca una cura di 3 mesi per le difese immunitarie e i miei polmoni malandati.
Ho 29 anni ma sono messa peggio di mia nonna che ne ha quasi 90!
Scusate ancora... spero almeno di riuscire a leggere tutto e imparare qualcosa.

Un bacio

Marta

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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 04/11/2013 :  12:01:38  Show Profile
quote:

Ragazzi scusate non sono più riuscita a postare nulla! :( sono stata di nuovo male e mi tocca una cura di 3 mesi per le difese immunitarie e i miei polmoni malandati.
Ho 29 anni ma sono messa peggio di mia nonna che ne ha quasi 90!
Scusate ancora... spero almeno di riuscire a leggere tutto e imparare qualcosa.

Un bacio

Marta





Mi spiace tantissimo, Marta!
Ti faccio tanti auguri per una guarigione che non credo sarà rapida, ma spero vivamente sarà definitiva!
BACISSIMI

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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eloise
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603 Posts

Posted - 08/11/2013 :  08:46:06  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Carissima Marta quanto mi dispiace!!!...
Spero anch'io che tu stia presto molto meglio e ti faccio tantissimi auguri per la tua guarigione.
Ho letto il tuo intervento sul blog di Rosella: brava! sono contenta di leggerti anche come scrittrice oltre che lettrice ;)

Un abbraccio forte e dacci presto tue buone notizie.

Eloise
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 11/11/2013 :  11:29:48  Show Profile
[quote]
Ragazzi scusate non sono più riuscita a postare nulla! :( sono stata di nuovo male e mi tocca una cura di 3 mesi per le difese immunitarie e i miei polmoni malandati.
Ho 29 anni ma sono messa peggio di mia nonna che ne ha quasi 90!
Scusate ancora... spero almeno di riuscire a leggere tutto e imparare qualcosa.

Un bacio

Marta


Buona guarigione.. nonnina! Speriamo di ri-leggere presto i tuoi acuti e profondi commenti sulle nostre letture. Intanto aggiungi alla tua lettura questa mia nota sulla frase di introduzione alla lettura del romanzo: Mihi vindicta: ego retribuan.


Mihi vindicta: ego retribuan.

- Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. (Rm 13, 19).
- Son io forse al posto di Dio? (Gn 50, 19).
- Mia sarà la vendetta e il castigo, quando vacillerà il loro piede! (Dt 32, 35).

La chiave di lettura al romanzo Anna Karenina di Tolstoj, è presa dalla lettera ai Romani dell'apostolo Paolo. A sua volta Paolo cita frasi bibliche del Deutoronomio e della Genesi che vedono in Dio l'unico possibile autore di una giusta vendetta.

Anna, la nostra eroina, ha provato a vendicare sia il libertinaggio del fratello che ha messo in crisi la cognata Dolly; sia la noncuranza del marito verso le proprie e giuste aspettative coniugali, abbandonandola alla solitudine famigliare e sociale. Un compito improbo, Anna non ce l'ha fatta; il perché o i perché li lascio alle (vostre) femminili, materne ed esperte considerazioni.

RF
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eloise
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603 Posts

Posted - 15/11/2013 :  17:32:12  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Rosario, grazie per averci riportati alla citazione iniziale che sicuramente voleva dare una chiave di lettura da parte dell'autore.
Ma per me la vendetta non è quella di Anna. Potrebbe anzi essere interpretata come quella, forse inconsapevole ma che di sicuro la storia porta a compimento, di Kitty nei confronti della rivale. In fondo tutta la storia si dipana dall'avvicinamento, l'abbaglio e poi il disinganno e la risoluzione di un solo incontro iniziale e decisivo: quello di kitty con Anna. Dunque due donne attorno a cui ruota tutto il mondo narrato. L'incipit, il movente, ciò che fa muovere la vicenda dal tracciato cui tutti si aspettano, è infatti il tradimento di Anna nei confronti di Kitty.
Kitty fa poi un percorso personale che nulla a che fare con la rivale, e probabilmente per natura non sarebbe nemmeno vendicativa. Ma a questo ci pensa l'autore, che calandosi nei panni di un vero e proprio dio, svolge la vicenda in maniera tale che alla fine Kitty è davvero, completamente vendicata: sia per come finisce (male) la rivale, sia per come finisce (bene) la sua vicenda.
Questa riflessione mi dà ancora di più l'idea di ciò che rappresenta l'autore in questo romanzo. Non si considera solo onnisciente (come Manzoni) ma proprio un dio, che crea e plasma il proprio romanzo e i personaggi come Dio le vicissitudini degli umani. In realtà anche per Manzoni è così, ma qui, attraverso la citazione, ciò è reso un pochino più evidente (almeno ai nostri occhi abituati a leggere tra le righe). Per l'epoca, era proprio un grande e grosso romanzo moralistico.

Eloise
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eloise
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Posted - 15/11/2013 :  17:43:04  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ma vi ho promesso qualche citazione sulle incantevoli descrizioni della natura, che lasciano trapelare il grande amore dell'autore per la propria terra. Eccone una:



Scusate se invece di citare inserisco una immagine ma dalla versione kindle per pc che ho non riesco a copiare nemmeno un piccolo testo!!! Capisco il copyright ma insomma così non si può nemmeno più citare nulla..

Eloise
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Rosario
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Posted - 16/11/2013 :  00:31:13  Show Profile
Eloise, hai colto proprio nel segno: la vendetta vincente è quella di Kitty, così vuole l'autore-dio. La rivalità contempla un duello, una lotta in cui la vendetta diventa di tutti ovvero sia Anna, sia Kitty, sia tutti gli altri personaggi si vendicano dei torti subiti e ri-vendicano i loro desideri. La vendetta vincente di Kitty non esclude l'origine vendicativa della "passione" di Anna. La norma morale che Tolstoj vuole far passare è quella della frase di Paolo rafforzata dal richiamo della genesi ovvero: A me la vendetta, sono io che ricambierò, "dice il Signore". Son io forse al posto di Dio? Non Anna né Kitty né nessun altro ha il potere di ricambiare la vendetta; solo l'autore-Dio. Immagina, puoi.

Inserisco di seguito una riflessione sul perdono di

Aleksjej Aleksandrovic.

Il perdono non deve essere qualcosa di occasionale, d’inconsueto, ma divenire una componente fissa dell’esistenza, un orientamento intensionale perennemente operante dell’uno verso l'altro. (Papa Francesco)

“Al letto della moglie malata, per la prima volta in vita sua s’era abbandonato a quel sentimento di commossa compassione che suscitavano in lui le sofferenze delle altre persone e di cui prima si vergognava come d’una debolezza nociva; e la pietà di lei e il pentimento per aver desiderato la sua morte e soprattutto la stessa gioia del perdono avevano fatto si che egli sentisse ad un tratto no solo un lenimento delle proprie sofferenze ma anche una tranquillità d’animo che prima non aveva mai sperimentato.”

La gioia del perdono lenisce le sofferenze e dona quella tranquillità d’animo che Aleksjej “non aveva mai sperimentato”. La sua esistenza gli aveva fatto perdere il senso di ciò che era e di ciò che faceva. L’apparenza e la presenza sociale fine a se stessa, (come non pensare a Pirandello?), l’aveva disorientato e non riconosceva più, né se stesso, né gli affetti famigliari, né quelli degli amici (e dei nemici) che aveva intorno. La sua vita era ormai diventata una guerra, una lotta continua contro gli altri per affermare se stesso; e quando le situazioni famigliari e lavorative, hanno preso una piega che non riusciva più a controllare, Aleksjej è diventato quel lugubre personaggio che voleva divorziare dalla moglie solo per non scoprirsi a desiderarne la morte.

Come arriva Aleksjej al magnanimo perdono dell’adulterio della moglie? Per rispondere a questa domanda bisogna analizzare le situazioni che l’hanno spinto al perdono e a volersi abbandonare tra le braccia della moglie morente.

Innanzi tutto e più di tutto, bisogna riconoscere che per Aleksjej, Anna è il fulcro di ogni sua relazione con il mondo, il fulcro della sua stessa esistenza; ma lui non lo sa. E’ solo tra le braccia di Anna, che Aleksjej può trovare il conforto e il coraggio di staccarsi dal proprio immenso ego. Solo tra le braccia di Anna, Aleksjej può provare pentimento per aver pensato alla morte della moglie come facile soluzione per cavarlo da una situazione incresciosa; per aver pensato alla morte dell’unica persona che poteva dargli conforto; dell’unica persona in grado di perdonarlo e di farsi perdonare. E’ nella moglie che potrebbe ritrovare se stesso; non nel divorzio, non nel lavoro, ma è nell’amore che l’uomo può ritrovare il filo di Arianna del proprio esistere.

La paura di perdere sua moglie Anna, ha guarito Aleksjej Aleksandrovic dall’insano egoismo che come un cancro lo sta divorando? La sua magnanimità e la serenità in cui si sorprende sono segni di un recupero miracoloso del suo rapporto d’amore con Anna? Per come posso interpretare personaggi, tempi e luoghi a me sconosciuti, o meglio conosciuti attraverso il capolavoro di Tolstoj, credo proprio che la risposta è un no, forte e deciso. Aleksjej non ama Anna, ha solo paura di perderla e perdere con lei il suo irreprensibile status sociale ovvero ha paura di perdere la faccia.

La magnanimità di Aleksjej può essere vista come vigliaccheria? Penso proprio di sì. Aleksjej non è capace di prendere una posizione, una decisione; rimette tutto in quel che vuole Anna, solo perché lui stesso non sa cosa volere. Il suo mestiere di “amministratore” politico poggia sull’attendismo ovvero aspetta le mosse del nemico per rispondere con la massima efficacia quando scorge una falla in ciò che il nemico mette in atto. In termini agonistici, gioca di rimessa, penetrando negli errori dell’avversario. Con la moglie non può valere questa strategia perché siamo nel campo dell’amore e della coniugalità, non della competizione. Amare vuol dire, volere il bene dell’altro; e il bene dell’altro, sai che sei tu stesso. Attendere che l’amata ti dica quale sia il suo bene e ciò che dovresti fare per ottenerlo, vuol dire rinunciare a capirla, rinunciare ad amarla; perché, non avendo stima in te stesso, hai paura di sbilanciarti e di perderla. L’altra faccia della magnanimità diventa, allora, vigliaccheria, pusillanimità. Apparire magnanimo, agli occhi degli altri è facile, amare il coniuge, che è parte indivisibile di te, è tutt’altra cosa; questo è il dramma Aleksjej Aleksandrovic che Tolstoij vuole far conoscere.

Anche in questa riflessione viene fuori il moralismo pragmatico di Tolstoj.


RF
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Rosella
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Posted - 19/11/2013 :  17:35:27  Show Profile
quote:

Questa riflessione mi dà ancora di più l'idea di ciò che rappresenta l'autore in questo romanzo. Non si considera solo onnisciente (come Manzoni) ma proprio un dio, che crea e plasma il proprio romanzo e i personaggi come Dio le vicissitudini degli umani. In realtà anche per Manzoni è così, ma qui, attraverso la citazione, ciò è reso un pochino più evidente (almeno ai nostri occhi abituati a leggere tra le righe). Per l'epoca, era proprio un grande e grosso romanzo moralistico.

Eloise
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Cito solo questo pezzettino, ma ho letto tutto:ora devo pensarci un po' su.

Questi vostri interventi danno a Tolstoj il riconoscimento di essere un grande scrittore, ma anche un moralista che vuol far scorrere gli avvenimenti secondo un suo codice interiore. Non lo fanno un po' tutti gli scrittori? Avevo letto critiche diverse, ma, in fondo, lo scrittore crea personaggi, trama, situazioni; mi sembra quasi impossibile che l'opera non rifletta in qualche modo l'essere stesso dell'autore, anche di quelli che si proclamano "naturalisti". La loro visione del mondo, il loro carattere, in qualche modo emergono sempre.

Spero di essermi spiegata al meglio, sono io stessa un po' confusa.

Ora una piccola proposta... abbiamo parlato molto dei personaggi, ma a me piacerebbe affrontare il tema della Russia, dell'ambiente in cui essi vivono. Dai discorsi di Nicolaj (reietto) Levin (meditabondo) e del fratello maggiore (l'intellettuale) si può tracciare un quadro della Russia di quei tempi, che non è l'Europa di quei tempi, e che già manifesta segni di quei paradossi sociali che sfoceranno nella devastante rivoluzione del 1917. Credo che calandoci un po' di più "nell'atmosfera" alcuni comportamenti potrebbero essere visti un po' diversamente. Forse li vediamo troppo come se esistessero ai nostri giorni...

Anche ora spero di essermi spiegata.

Complimenti per l'acutezza delle vostre osservazioni.
CIAO

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 21/11/2013 :  10:55:05  Show Profile
Si Rosella, lo fanno tutti gli scrittori e ti sei spiegata molto bene. A questo proposito inserisco alcune note di Ricoeur, Steiner e Girard che chiariscono e arricchiscono le dinamiche del rapporto "intersoggettivo" scrittore- romanzo- lettore.

Ricoeur - Un'azione si può raccontare perché la vita stessa è raccontabile; essa presenta possibili percorsi narrativi che il soggetto, come l'autore, mette in evidenza, escludendone altri.

Racconto e azione confermano la dimensione intersoggettiva dell’essere umano: l'azione può essere narrata solo a un ascoltatore, così come un romanzo può dirsi concluso solo nel momento in cui giunge a confrontarsi con l'orizzonte vissuto del suo lettore, diventando opera.

Steiner - L'ermeneutica ha una frontiera comune con l'etica. Leggere Platone o Pascal o Tolstoj in modo classico, significa tentare di condurre una vita diversa; impercettibilmente sembra, cominciamo a capire che l'incontro con il testo ha modificato la nostra esperienza di testi precedenti; che non osserviamo più come prima gli oggetti o i dipinti familiari; che la musica ha un altro suono. Se abbiamo in noi uno spazio sufficiente per la maturazione, un’apertura sufficiente al possibile, queste mutazioni dell’ascolto, della visione, della cognizione si tradurranno in azione.

Ricoeur suggerisce di osservare se il “mondo fittizio” si presenta come qualcosa che “si può abitare; che può essere ospitale, estraneo, o forse ostile” , come un testo e un mondo con il quale si stabilisce una “strategia di gioco, anche di combattimento, di sospetto e di rifiuto, che permette al lettore di praticare la distanza nell’appropriazione”.

Girard osserva che “non c’è nulla o quasi, nei comportamenti umani, che non sia appreso, e ogni apprendimento si riduce all’imitazione (desiderio mimetico). Se gli uomini, a un tratto, cessassero di imitare, tutte le forme culturali svanirebbero. I neurologi ci ricordano di frequente che il cervello umano è un enorme macchina per imitare”.

RF
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Rosario
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Italy
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Posted - 21/11/2013 :  13:34:27  Show Profile
Un richiamo poetico per rispondere alla proposta di Rosella sulla Russia; per entrare nelle atmosfere di San Pietroburgo. Il poeta è Sergej Aleksandrovič Esenin, (Konstantinovo, 3 ottobre 1895 – Leningrado, 28 dicembre 1925). Russo nell'anima e nelle parole. Anna Karenina, Levin e tutti gli altri non sono lontani da queste atmosfere poetiche.

http://www.youtube.com/watch?v=hySJn6rThJc&feature=youtu.be



RF
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