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 Chris Priestley, Le terrificanti storie Montague
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Rosario
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Posted - 02/10/2015 :  16:01:50  Show Profile
Leggere l'analisi di Eloise della sua storia preferita "La non-porta" mi ha fatto venire in mente un racconto di Finzioni - J. Borges: Il giardino dei sentieri che si biforcano". E' un racconto che tratta proprio della questione del tempo; ecco uno stralcio emblematico:

"Mi colpì, naturalmente, la frase: “Lascio ai diversi futuri (non a tutti) il mio giardino dei sentieri che si biforcano”. Quasi immediatamente compresi; il giardino dei sentieri che si biforcano era il romanzo caotico; le parole ai diversi futuri (non a tutti) mi suggerirono l’immagine della biforcazione nel tempo, non nello spazio. Una nuova lettura di tutta l’opera mi confermò in quest’idea."

La "biforcazione del tempo, non dello spazio". Come ha evidenziato Eloise nella sua analisi, la questione del tempo è uno dei cardini letterari che orientano (o disorientano) e ordinano (o disordinano) la vita dell'uomo; autore, personaggi e lettore, tre salti temporali e spaziali; situazioni e azioni agite; il tempo nella sua accezione metafisica. "Siamo di fronte a un loop temporale e un loop spaziale", scrive Eloise; la letteratura dà la possibilità di rappresentare questi loop in storie "lineari", univoche che obbligano a questi salti vertiginosi nel tempo e nello spazio; salti paurosi o estatici, non ha importanza, l'essenziale è che il lettore possa ricostruire o edificare ex-novo, una possibile realtà che giustifichi la sua vita, i suoi umori, il suo essere.

Per rimanere in tema temporale, allacciandomi anche all'intervento di Eloise sulla "fame di storie", ho trovato una corrispondenza con "la memoria affettiva" di Renè Girard; (argomento del link che ho inserito in un post precedente); la memoria affettiva è un modo di spiegare la natura di questi salti temporali. Girard evidenzia la doppia natura diabolica e divina del ricordo di cui sono intrisi gli oggetti sparsi nel "cuore pulsante" e che diventano feticci ovvero occasioni reali in cui il tempo, diviso in sentieri paralleli e circolari, si incontra con se stesso, (passato o possibile futuro)nel presente, nella storia, la storia di Edgar, dello Zio Montague, dei personaggi e dei lettori.

Questa è la magia della letteratura; di Priesley, di Corneille, di Borges e di tutti gli autori (che incontrano in qualche modo, in qualche luogo e in qualche tempo un qualsiasi lettore).

RF
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eloise
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603 Posts

Posted - 02/10/2015 :  16:59:29  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Grazie Rosario per questo intervento.
Ora, a proposito di Girard e delle tue privilegiate "interpretazioni mimetiche" della letteratura, stavo riflettendo che in effetti come hai evidenziato in un intervento precedente, c'è un aspetto che personalmente ho colto meno nei racconti mentre tu me l'hai invece fatto notare: il tema sacrificale. Indipendentemente da come lo si vuole interpretare, questo tema in effetti è molto più presente di quanto non possa apparire (ad esempio a me che su questo aspetto sono stata molto superficiale). Più ci penso e più mi vengono in mente esempi, anche se non ho dubbi che su questo saprai sicuramente meglio illuminarci tu. Quasi tutti i racconti contengono un elemento sacrificale, se ci pensate. C'è poi un racconto particolare che ne è proprio il pieno sviluppo: "Le offerte". Sarebbe interessante approfondire. Lo stesso "motivo scatenante" che è all'origine della Storia dello zio Montague non è in realtà che la storia di un sacrificio, vestita dai panni del piccolo William Collins.

Eloise
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 03/10/2015 :  12:30:08  Show Profile
Si Eloise, la mia terza notazione: "Gli alberi sacri e il sacrificio" riguardava proprio il tema sacrificale che mi ero ripromesso di approfondire nella discussione. Il tuo richiamo ne dà ragione; e allora parto proprio dal racconto cornice che io ho preferito; in realtà sono due ovvero il prologo: "Al di là del bosco" e l'epilogo: "Zio Montague". Ma tra i due nell'epilogo è più evidente il tema sacrificale proprio come ha evidenziato Eloise:

"Lo stesso "motivo scatenante" che è all'origine della Storia dello zio Montague non è in realtà che la storia di un sacrificio, vestita dai panni del piccolo William Collins."

Ma non solo la storia dello zio Montague; in realtà, tutti i racconti, se riletti (re-ligio) con attenzione contengono elementi che richiamano il tema sacrificale . Mi piace sottolineare l'etimologia latina (re-ligio) del sostantivo "religione"; perchè il sacrificio appartiene all'ambito antropologico proprio della re-ligione ovvero del "rito" religioso.

A questo proposito riporto di seguito alcune considerazioni generali sul sacrificio che ho annotato leggendo "L'enigma del Sacro" di Marco Porta.

- Il sacrificio (Sacer-facere) é l'atto che rende sacro un tempo, uno spazio, un oggetto, che da quel momento é separato dalla realtà comune, la quale diviene perciò "profana"(pro-fanum, davanti o fuori dal tempo).

- Il sacrificio costituisce una delle invarianti religiose fondamentali.

- I miti fondatori elaborati dai popoli, attestano la presenza di un atto violento all’origine della storia. Il quadro é tragico: l'origine degli dei é segnata da rivalità e scontri terribili attizzati dalla gelosia e dall’odio.

- Una tipica procedura sacrificale consisteva nel costringere la vittima a salire su un’altura e a gettarsi nel vuoto, come accadeva a Roma con la rupe Tarpea.

- In tutte le tradizioni religiose si compiono riti sacrificali, mediante l'offerta alla divinità di prodotti della terra o di animali (agnello di Dio).

- Molte teorie evidenziano nel sacrificio un’utilità sociale, perchè contribuirebbe a rafforzare la coesione interna della comunità, creando un senso di appartenenza e stimolando la volontà di promuovere il bene comune.

- É indubbio che la maggior parte dei culti sacrificali comportava l'uccisione di vittime animali e non di rado anche umane. Gesto assurdo e insensato: perchè distruggere la vita e per di più gratuitamente senza un vantaggio immediato?

- Il mistero del sacrificio resta ancora oggi più che mai impenetrabile. Perchè non ci si chiede quali rapporti intercorrono tra il sacrificio e la violenza?

Ho inserito queste considerazioni sul sacrificio solo per condividere con voi il patrimonio delle mie letture sui temi antropologici che connotano la tesi girardiana del desiderio mimetico. Il libro di Marco Porta è particolarmente centrato proprio sul tema sacrificale contenuto nelle opere di Renè Girard.

Consideratela solo una disgressione di aggiornamento sussidiario.


RF
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eloise
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Posted - 05/10/2015 :  11:15:34  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Grazie Rosario per averci introdotto a quelle che sono le caratteristiche generali del sacrificio. Da parte mia, vorrei fare una rapida rassegna della sua presenza nel testo:
- Al di là del bosco:
Il tema non c'è propriamente perché questo racconto in realtà fa da preambolo a tutta la raccolta e trova poi la sua continuazione - e conclusione - nell'ultimo. Nonostante questo, come ha già osservato Rosario, si parla degli alberi per introdurre il racconto successivo e a questo proposito zio Montague ci ricorda che venivano venerati e spesso avevano a che fare con riti sacrificali.
- Non salire:
E' uno di quei racconti che, secondo il mio raggruppamento iniziale, metterei nel filone del soprannaturale, perché c'è un elemento della natura che è fuori dall'ordinario e da lì si genera l'elemento disturbante. Questo racconto ha molto a che fare col tema del sacrificio perché è evidente che la creatura malvagia e pericolosa che vive sul vecchio olmo sacrifica le sue vittime per accaparrarsi e donare preziosi gioielli e vecchi cimeli allo stesso albero. L'albero si fa testimone di atti crudeli, e tra i suoi rami porta i frutti di tutte le vittime sacrificate. Inoltre dato che è evidente che il bambino salendo sull'albero trasgredisce un divieto, quest'albero appare anche come proibito e ci riporta alla genesi biblica dell'uomo (il melo proibito che si fa portatore della conoscenza e del male nel mondo). Il piccolo Joseph è il protagonista di una storia che ripete la genesi dell'uomo: davanti a lui c'è un grande giardino in cui giocare, ma lui è attirato da un solo albero, che sta ovviamente al centro del giardino e che ovviamente gli è stato proibito. La compulsione a disobbedire per dimostrare di poterlo fare senza conseguenze e soprattutto mosso dal desiderio di conoscenza e indipendenza, lo portano fatalmente alla conoscenza del male e alla caduta, metaforicamente ma anche letteralmente, in basso, a terra, e più giù, nel regno della morte (anche Adamo ed Eva da immortali dopo aver mangiato la mela diventano mortali).
In questo racconto, il giardiniere assume una figura ambigua, a metà tra l'aiutante (avverte del pericolo) e quello che chiamerei il "mediatore del male" (in realtà non spiegando nulla del tipo di pericolo non fa che alimentare la curiosità e quindi velocizzare l'epilogo fatale della storia).
- La non-porta:
Di questo racconto ho già fatto sopra una piccola analisi, ma dal punto di vista del tema sacrificale credo che si possa dire che Harriet rappresenti la vittima sacrificale necessaria affinché si possa perpetuare all'infinito quel "loop temporale e spaziale" che è il cuore del racconto stesso. Come se la casa di bambole avesse bisogno di vittime da inglobare per poter continuare a rappresentare il male, e trovare quindi un proprio significato. In questo caso è Olivia a vestire i panni della figura di "mediatore del male".

...(a seguire)...

Eloise
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Rosario
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Italy
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Posted - 06/10/2015 :  10:31:04  Show Profile
Il sacrificio: una notizia del 1 ottobre 2015

India, decapitato bimbo di 4 anni: offerto in sacrificio alla dea Kali - L'orribile episodio è avvenuto in un villaggio dell'Andhra Pradesh, dove gli abitanti hanno tentato di bruciare vivo lo stregone.

Non mi soffermo sui particolari; chi vuole può linkarli qui: http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/india-decapitato-bimbo-di-4-anni-offerto-in-sacrificio-alla-dea-kali_2136312-201502a.shtml

Quando si scrive e si parla di sacro e sacrificio a volte si tende a confondere gli ambiti della religione e della superstizione, mettendoli entrambi in rapporto con il soprannaturale. Per quanto riguarda la differenza tra i due ambiti (superstizione e religione), inserisco i punti 71 e 72 di "de natura deorum", in cui Cicerone si sofferma nel distinguerli:

71. Ad ogni modo però, pur disprezzando e respingendo codesti racconti favolosi, potremo ugualmente riconoscere l'esistenza e la natura della divinità Presente in ciascun elemento - Cerere sulla terra, Nettuno nel mare, altri altrove - ed apprenderne il nome "consacrato" dall'uso: e questi dèi è nostro dovere rispettare e venerare. Non v'è nulla di più elevato, dì più puro, di più venerando e di più "sacro" del culto degli dèi purché li si venerino con purezza, rettitudine ed integrità di mente e di parola. Del resto non furono solo i filosofi ma anche i nostri antenati a distinguere la superstizione dalla religione.

72. Coloro che trascorrevano le intere giornate a pregare e a far sacrifici perché i loro figli sopravvivessero, perché fossero cioè dei " superstiti ", furono detti " superstiziosi ", un termine che assumerà in seguito un valore più ampio. Coloro invece che riconsideravano e, per così dire, "rieleggevano" tutte le pratiche del culto furono detti religiosi, dal verbo relegere così come elegantes deriva da eligere, diligentes da diligere e intellegentes da intellegere. In tutte queste parole è implicito lo stesso significato dí legere che troviamo in "religioso". Accadde così che il termine "superstizioso" esprimesse un difetto, "religioso", invece, un pregio. Con ciò mi sembra di aver esaurito quanto avevo da dire sull'esistenza e sull'essenza degli dèi.

Ritornando a Priestey e alle sue storie terrificanti di zio Montague, nella definizione di sacrificio riportata nella mia nota precedente si parla di: "atto (sacrificio) che rende sacro un tempo, uno spazio, un oggetto". Da questa definizione, desumiamo che:
"oggetto" può essere individuato in qualsiasi essere o essenza naturale o artificiale, statica o animata; ovvero il coniglio, gli animali inchiodati, il piccolo William Collins (considerati reali in senso "oggettivo"), la scultura del demone, ecc.;
"luogo" può essere confinato in una stanza, un bosco, un giardino, una casa, una camera (con una non porta), ecc.;
"tempo" è quello in cui si svolge o si rinnova l'atto ovvero la storia, il racconto, il percorso, l'evento; ovvero il sacrificio e il rito che la rinnova.

Secondo la definizione, dunque, anche nel primo racconto, in cui, a una esclusiva lettura "romanzesca", non si scorgono vittime sacrificali o capri espiatori, possiamo individuare luoghi, tempi e oggetti sacri e/o sacrificali; per esempio la casa di zio Montague e/o il bosco stesso, (con le sue creature, forse immaginarie ma "reali" in senso oggettivo) che come la selva oscura dantesca, minaccia e spaventa il cammino di Edgar; ecc.

Questa considerazione sulla sacralità dei luoghi, dei tempi e degli oggetti, ci porta a osservare e scoprire aspetti del "sacro" e del "sacrificio" non immediatamente evidenti in una prima lettura delle storie terrificanti di zio Montague.

Una rilettura da fare in perfetto accordo con il "relegere" di Cicerone, per sviscerare il tema sacrificale evidenziato da Eloise. Un tema importante e attualissimo come dimostra la macabra notizia del 1 ottobre 2015, che ho riportato in apertura di questo intervento.

A questo proposito aggiungo e concludo l'intervento con una riflessione girardiana.


Renè Girard scrive in Menzogna romantica e verità romanzesca:
"L'infanzia privata del sacro riesce a rivivificare i miti tramontati da secoli; anima i simboli più inariditi. In alcuni esseri la vita metafisica prospera al tal punto da riapparire nelle circostanze più avverse. Essa per altro può sfociare in forme alquanto mostruose."

In questa luce mostruosa è la notizia d'attualità indiana, sulla decapitazione di un fanciullo da parte di uno stregone. Il bambino è la vittima sacrificale immolata alla divinità con un rito propiziatorio cruento, violento e mostruoso di uno stregone, per noi d'altri tempi, ormai lontanissimi (se non preistorici). Anche la nostra Bibbia è popolata da innumerevoli sacrifici di questo tipo, fino all'avvento della Croce cristiana che, in chiave metafisica possiamo considerare l'ultimo sacrificio; il sacrificio definitivo per la salvezza di tutto e per tutti, per chiunque e ovunque, da sempre e per sempre.

Ma quello che può valere per un cristiano non vale certo per lo stregone e la divinità da lui venerata.

Globalizzazione è anche questo.


RF
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Rosario
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Italy
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Posted - 09/10/2015 :  10:58:12  Show Profile
Carissime Marta ed Eloise, dopo le dissertazioni generaliste inserisco un piccolo commento della storia che mi ha intrigato di più.

La scultura del demone.

"La scultura sembrava un reggilibro dalla forma molto elaborata: aveva le fattezze di un demone con le corna e due ali di pipistrello, che se ne stava accovacciato con le mani sul viso come se stesse bisbigliando, mentre il volto allungato e tetro era immortalato in un ampio sorriso.
«Cos’è, papà?», disse Thomas, al contempo affascinato e sconcertato.
«Penso sia una scultura medievale, Thomas», disse suo padre, rigirandosi l’oggetto tra le mani, ammirato. «Di quelle che sovrastano le fiancate dei banchi nelle vecchie chiese. Ricordi quelle che abbiamo visto l’anno scorso nel Suffolk?»."

Un oggetto, un immagine un ricordo. La scultura si carica di senso; la percezione di Thomas la sacralizza. Il demone è vivo.
"Thomas, pur non condividendo con il padre l’interesse per gli oggetti antichi, non riusciva a togliersi dalla mente quella figura scolpita. … a Thomas continuava a ronzare nella testa il volto ripugnante e malizioso del demone."
Il demone demolisce le resistenze di Thomas e gli tira fuori i dubbi malevoli su sua madre; li amplifica fino a conquistarlo nel male:
«Guardala, Thomas!», gridò il demone. «Se ne sta lì come una pia donna, ma è esattamente come gli altri. Ho vissuto tra gli uomini per secoli e sono tutti uguali, Thomas. Sono interessati solo alle apparenze, sono mele marce che nascondono il verme che portano dentro».

Thomas è ormai in preda al demone che continua imperterrito a svolgere la sua opera maledetta di conquista; Thomas sembra ormai irretito; convinto di aver sconfitto il demone assapora i suoni della natura:
"Anche la voce stridente del demone scomparve e Thomas poté apprezzare meglio la delicatezza dei suoni che si presentavano alle sue orecchie: lo stormire delle foglie del salice, lo svolazzare delle libellule, il verso lontano di una gazza. … Era come se la bellezza del luogo avesse avviluppato la bruttezza della scultura."

L'azione di demolizione del demone continua fino al pieno possesso di Thomas; fino a condurlo all'epilogo dell'inseguimento "assatanato" che conclude la storia:
"Le orecchie di Thomas erano tormentate dagli assalti furiosi del demone. La sua voce gli si era intrufolata nel cervello e Thomas faceva fatica a distinguere i propri pensieri dalle sollecitazioni di quella creatura. Mentre correva verso i campi, con la testa incurvata e i denti stretti, gli riusciva difficile pensare a qualcosa che non fosse lo stagnaio e la pesante scure che teneva in mano."

Le forme del male

Parlare di sacro e sacrificio per questa terribile storia non è così scontato. Per farlo occorre distaccarsi dallo svolgimento della narrazione e considerare la storia nel contesto delle altre storie di zio Montague. Possiamo così osservare il valore pedagogico del racconto e considerare questa storia come una metafora della vita.
Thomas è un adolescente che deve inizializzarsi alla vita sociale. Il suo cammino di iniziazione è impervio e corre tutti i rischi di caduta demoniaca; rischi che, per chi si affaccia per la prima volta alla vita sociale, sono numerosi, potenti e presenti in varietà e quantità.

Per tutti i ragazzi che si apprestano alla conquista del mondo esiste una pletora di tentazioni, di scorciatoie facili, per "crescere" in fretta, per diventare grandi e affrancarsi dai genitori. Le loro scelte libere e autonome, diventano importanti. Le situazioni di scoperta del mondo adulto sono innumerevoli; come c'è il ballo delle debuttanti, ci sono anche diversi riti di iniziazione e aggregazione dove far valere le loro capacità: le bande urbane, i gruppi sportivi, le scolaresche, ecc. ambienti dove si creano situazioni che tentano i ragazzi, pronti ormai a fare le loro libere scelte. Proprio in queste occasioni il demone tentatore è pronto in agguato; e al minimo cenno di debolezza, al minimo dubbio, si insinua nell'animo del ragazzo e comincia la sua opera di conquista demolendo le difese edificate nella sua infanzia educativa dai genitori e dagli educatori. Se le difese sono deboli, posticce e superficiali il ragazzo cade immancabilmente e dovrà avere la forza di rialzarsi.

Il racconto della caduta di Thomas, finisce però nel momento del possesso completo del maligno; non sappiamo come andrà a finire ma sappiamo però che queste storie, nella tradizione britannica vengono lette ad alta voce alla vigilia di Natale. Sono storie oscure e tetre di avvento, di preparazione all'accoglienza della luce, della Lumen Fidei.

Qual'è il messaggio di fondo di questa storia? Il demonio e il regno del male. Il demone è sempre in agguato pronto a compiere la sua malefica azione di conquista della personalità ancora "pulita" dei ragazzi e di quella asservita ai diversi egoismi degli adulti.
A Natale tutta la famiglia ascolta le storie quindi il messaggio delle storie non è solo per i ragazzi ma anche per gli adulti: genitori e figli; piccoli e grandi. E qui mi viene in mente il libricino di diciotto racconti per piccoli e grandi titolato Placenta di Matteo Frasca di cui condivido con Eloise la memoria fondatrice ovvero il debutto di Matteo in campo editoriale e gli inizi ancora timorosi della mia collaborazione con Letteratour. Il link lo inserisco solo per rispetto all'autore non certo per pubblicità: http://www.letteratour.it/recensioni/D01frascM01.asp

Proprio il vangelo di oggi parla della scultura del demone:

Vangelo Lc 11, 15-26
Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».


Tutte le storie di zio Montague possono essere considerate metafore pedagogiche come le parabole; in ogni storia c'è un insegnamento morale che lo zio Montague offre ad Edgar; in questa storia l'insegnamento è propedeutico all'apprendimento di una virtù troppo spesso dimenticata e/o malcompresa: la fortezza.


RF
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ombra
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Posted - 09/10/2015 :  15:15:00  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Ragazzi scusate, ho un altro periodo nero in ufficio. Non riesco proprio a starvi dietro. Spero di leggere con calma i vostri interventi nel fine settimana e inserire le mie considerazioni.

A prestissimo

Marta

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Rosario
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Posted - 18/10/2015 :  11:52:51  Show Profile
La funzione delle immagini (oggetti)
Fontana e lo squarcio sulla tela - "Non appena l'autore posa lo sguardo su un essere qualsiasi, vediamo scavarsi, tra questo essere e lui, l'abisso della trascendenza. Come quando, guardando un'opera d'arte, si cerca il significato di uno "squarcio" sulla tela, altrimenti insignificante."
http://www.lagiostra.biz/book/export/html/443



Un altro brano parafrasato da MRVR, sviluppa il concetto di immagine che spiega il meccanismo del desiderio e della memoria secondo gli schemi di Renè Girard; si arriva così a considerare il richiamo del sacro e delle mostruosità che portano a "perfetto compimento" il realismo del desiderio.

A livello inferiore della creazione letteraria, l'immagine è un semplice ornamento che lo scrittore può sopprimere o sostituire a suo piacimento. Il romanziere non è un realista dell'oggetto (immagine) ma un realista del desiderio. Le immagini devono trasfigurare l'oggetto. Non devono trasfigurare in un modo qualunque ma nel modo particolare all'adolescente che "cristallizza" prendendo le mosse dai dati scolastici e libreschi a lui familiari ovvero conosciuti. Nelle immagini "soprannaturali" del narratore si congiungono e si fondono emotivamente il desiderio nascente del ricordo liceale, della sua l'infanzia protetta e perfino dell'arredamento della stanza. Entro questi "limiti ristretti" di conoscenza l'autore esercita le scelte "creative" proprie della sua arte narrativa.

Nell'animo del lettore "colto", gli accenni "soprannaturali" non richiamano il sacro ma l'atmosfera in cui in cui il sacro si svilisce e finisce per morire, cioè il mondo profano della cultura umanistica. L'autore sceglie dunque le immagini meno adatte alla funzione ch'egli desidera far loro svolgere (per esempio, nelle storie terrificanti di zio Montague, la scultura per il demone o la non porta, gli oggetti collezionati nella stanza delle storie, ecc.). Riesce tuttavia a inserirle nel suo sistema estetico. Vi riesce poiché, a questo punto dello sviluppo romanzesco, la divinità del mediatore (zio Montague), è saldamente costituita. Non appena l'autore posa lo sguardo su un essere qualsiasi, vediamo scavarsi, tra questo essere e lui, l'abisso della trascendenza. Come quando, guardando un'opera d'arte, si cerca il significato di uno "squarcio" sulla tela, altrimenti insignificante.

La fame del sacro

Quindi, nella cognizione della trascendenza, non è più l'immagine che rende sacra la percezione, ma la percezione che sacralizza l'immagine. L'autore però tratta questa immagine falsa come un'immagine vera (cioè reale in senso oggettivo) e le fa riflettere il sacro fittizio che trae dal mediatore divinizzato: zio Montague che racconta le sue storie terrificanti e pedagogiche, a Edgar.

L'immagine rispecchia il sacro come un'eco rimanda il suono al luogo d'origine. Non è un gioco gratuito. Esso non distrugge il realismo del desiderio, lo porta a perfetto compimento (la religiosa "pienezza dei tempi"). Tutto infatti è falso nel desiderio, tutto è teatrale e artificiale salvo l'immensa fame del sacro. Ed'è questa fame che trasforma gli elementi di una misera e positiva esistenza non appena il ragazzo Edgar abbia scoperto il suo Dio e riesca a rigettare sull'altro, sul mediatore, l'onnipotenza divina il cui fardello lo schiaccia.

"L'infanzia privata del sacro riesce a rivivificare i miti tramontati da secoli; anima i simboli più inariditi. In alcuni esseri la vita metafisica prospera al tal punto da riapparire nelle circostanze più avverse. Essa per altro può sfociare in forme alquanto mostruose."

La fame del sacro è confermata sia dalle immagini che fanno percepire gli "abissi della trascendenza", come nelle opere di Fontana, sia dal fatto di cronaca già riferito, in cui risalta la mostruosità della decapitazione di un fanciullo, vittima sacrificale offerta da uno stregone alla dea Kalì. L'opera di Fontana e il rito dello stregone, dimostrano la tremenda attualità della "fame del sacro", che a volte si presenta con risvolti "mostruosi"; una fame insaziabile che ci accompagna, in questo nostro terzo millenio, fin dai tempi della comparsa dell'uomo sulla terra.

RF
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ombra
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Posted - 02/11/2015 :  11:57:05  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Buongiorno a tutti, sono latitante ma non me ne vogliate. Ho avuto di nuovo la polmonite e ancora sono sotto penicillina. Per ora non riesco proprio a mettermi con la testa sulla discussione. Spero di riprendermi presto del tutto ed essere più presente dalla prossima.
Scusate ancora.

Un abbraccio

Marta

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eloise
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Posted - 05/11/2015 :  17:55:08  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ciao Marta, mi spiace molto per i tuoi problemi di salute e spero davvero tu ti rimetta al più presto!
Non ti preoccupare per la discussione.. si vede che non è più il tempo, in generale, qui sopra, per le discussioni e i gruppi di lettura.
Rosario, siamo nella stessa situazione dell'altra volta: io e te. Peccato, avrei voluto più interventi, era un autore che mi piaceva. Ma così per me non è più sufficientemente stimolante. Potrei continuare a scrivere e finire le mie riflessioni e leggere gli interessanti approfondimenti antropologici di Rosario, ma mi sembra un duetto déjà-vu, tanto vale che io scriva un articolo su Letteratour e Rosario un approfondimento su Evernote, e voilà, mentre sono i diversi punti di vista che mi piacciono.
Va beh! Sarà per un'altra volta, forse!


Eloise
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Rosario
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Italy
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Posted - 08/11/2015 :  18:18:50  Show Profile
Ciao Eloise, ciao Marta. Vista la situazione concordo con Eloise nell'esprimere un "mi dispiace"di cuore. Le terrificanti storie di Montague mi interessano comunque; continuerò su Evernote a spulciarei personaggi come suggerito da Eloise. A presto.

Per chiudere inserisco una riflessione sulla divinità del mediatore, annotata su Evernote, dove intreccio brani girardiani con le Le terrificanti storie di zio Montague.https://www.evernote.com/l/AOzMqnRJa8JKm6KxFF3BjB3ABQyd1TULLCU



RF
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eloise
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Posted - 10/11/2015 :  11:26:02  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Caro Rosario, ovviamente mi sono espressa male: non è che volessi chiudere la discussione anche da parte tua... Se desideri annotare qua sopra ancora tue riflessioni ovviamente sono le benvenute. Anche io sono un po' combattuta e vorrei continuare le mie analisi, ma d'altra parte per ora ho un carico di lavoro e familiare così intenso che ne sto molto risentendo anche di salute (stanchezza infinita) e ahimé una discussione che si trascina non riesce a trascinare anche me. Era solo questo che volevo esprimere. Comunque sono contenta che l'autore ti sia piaciuto e vi sinceramente vi consiglio a entrambi, se ne avete voglia, di proseguire le vostre letture di Prestley anche con gli altri due libri che chiudono questa trilogia di racconti, vi assicuro che il tono è lo stesso, il livello non si abbassa, e prosegue lo stesso piacere del primo volume :) Semmai mi direte che ne pensate!
Buone letture :)
Cara Marta, a te di nuovo buona e completa guarigione :))
Un abbraccio a tutti.

Eloise
www.letteratour.it
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ombra
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Posted - 10/11/2015 :  12:23:09  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Grazie Eloise, sono veramente dispiaciuta di non essere stata presente. L'autore mi è piaciuto molto e accoglierò il tuo suggerimento, leggerò altre sue opere. Spero che ci sia una prossima discussione in cui posso farmi perdonare, mi rammaricherebbe molto il contrario. Grazie a voi ho imparato tanto.

A presto

Marta

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