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 Irène Némirovsky, Due
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ombra
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Posted - 29/01/2014 :  09:01:51  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Concordo anche io con il richiamo al Grande Gatsby. Specie nella prima parte del libro pensavo: "Gatsby versione francese", lo sfarzo, il periodo sono gli stessi ma a mio avviso i giovani sono diversi. Forse usano il luccichio e le follie per lenire il dolore, per non ricordare ciò che è stato. Per fuggire un po' dalla realtà. I ricordi a volte sono cazzotti in pieno stomaco e fanno anche più male. I frammenti del passato, magari legati a persone che non ci sono più, tolgono il respiro e straziano l'anima. Paradossalmente sono quelli felici, quelli belli ad arrecare più dolore perché quelle persone, quei momenti non torneranno più e si viene sovrastati da una malinconia angosciosa. La vita va avanti ma in maniera diversa, un pezzo di te non esiste più.

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ombra
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296 Posts

Posted - 29/01/2014 :  10:36:16  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Mi riprometto di dare un'occhiata al tuo saggio in giornata, perché ieri quando ho letto il tuo messaggio ero con lo smartphone e il pdf non me lo apre

Dunque, faccio un'altra osservazione sul dualismo rispetto alla nostra lettura precedente. Anche Anna Karenina, come abbiamo visto, gioca molto sulle coppie. Ma dal titolo è evidente che si parla di una individualità, di Anna Karenina, donna fondamentalmente sempre sola, che tra l'altro compare proprio da sola all'inizio del romanzo e poi muore sempre da sola (non l'abbiamo detto nella precedente discussione, ma noto ora che appare da un treno, e con un treno poi "scompare"). In questo testo della Nemirovsky invece i protagonisti appaiono subito nella forma duale. Direi che mentre in Karenina le coppie derivavano comunque da una formula 1+1 dove ogni unità rimaneva profondamente se stessa, nel testo della Nemirovsky la formula è 1+1 = 2, dove il 2 rappresenta non la somma delle unità ma a tutti gli effetti un'entità nuova. Quindi, per meglio dire: a+b = c. E' questo "C" il protagonista effettivo del romanzo, di cui si tenta di capire la nascita, la formazione, l'essenza, il valore. Mai titolo fu più programmatico. E questo "C", come giustamente osserva Tiziano, riesce a comporsi anche a partire da altri elementi: anche e+f = C, eccetera. C è una grande costante, che si autoclona all'avvicinarsi di qualsiasi elemento nell'unione matrimoniale.

Domande:
1. Ci sono eccezioni a questa costante? Quali e perché?
2. Che consapevolezza dei rapporti umani e familiari aveva la Nemirovsky per scrivere un romanzo così apparentemente banale ma in realtà intriso di complicazioni relazionali?
3. Si può presumere che anche lei, se fosse vissuta più a lungo, avrebbe scritto testi più sperimentali, in senso moderno?

Eloise
www.letteratour.it



Wow Eloise, complimenti per l'intervento. Per le domande mi riservo di riflettere un attimo e rispondere. Complimenti veramente per la riflessione e gli punti.

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eloise
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Posted - 30/01/2014 :  10:46:40  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Cara Ombra, sei troppo buona con me!!!

(piccolo OT: come va il trasloco?)

Eloise
www.letteratour.it
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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 30/01/2014 :  12:13:06  Show Profile
Concordo anche io con il richiamo al Grande Gatsby. Specie nella prima parte del libro pensavo: "Gatsby versione francese", lo sfarzo, il periodo sono gli stessi ma a mio avviso i giovani sono diversi. Forse usano il luccichio e le follie per lenire il dolore, per non ricordare ciò che è stato. Per fuggire un po' dalla realtà. I ricordi a volte sono cazzotti in pieno stomaco e fanno anche più male. I frammenti del passato, magari legati a persone che non ci sono più, tolgono il respiro e straziano l'anima. Paradossalmente sono quelli felici, quelli belli ad arrecare più dolore perché quelle persone, quei momenti non torneranno più e si viene sovrastati da una malinconia angosciosa. La vita va avanti ma in maniera diversa, un pezzo di te non esiste più.


[/quote]

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 30/01/2014 :  12:14:54  Show Profile
quote:

Concordo anche io con il richiamo al Grande Gatsby. Specie nella prima parte del libro pensavo: "Gatsby versione francese", lo sfarzo, il periodo sono gli stessi ma a mio avviso i giovani sono diversi. Forse usano il luccichio e le follie per lenire il dolore, per non ricordare ciò che è stato. Per fuggire un po' dalla realtà. I ricordi a volte sono cazzotti in pieno stomaco e fanno anche più male. I frammenti del passato, magari legati a persone che non ci sono più, tolgono il respiro e straziano l'anima. Paradossalmente sono quelli felici, quelli belli ad arrecare più dolore perché quelle persone, quei momenti non torneranno più e si viene sovrastati da una malinconia angosciosa. La vita va avanti ma in maniera diversa, un pezzo di te non esiste più.





Sì anch'io pensavo a Gatsby. Due diversi continenti, due diversi modi di vivere gli anni '20. Teniamo conto che gli USA della Grande Guerra videro poco, perchè entrarono solo nell'ultimo anno, e non si combatteva sul loro territorio.

Tornando a DUE, sono rimasta sconcertata dalla leggerezza con cui le coppie, anche sposate si concedono "trasgressioni". Il matrimonio mi sembra visto come una sorta di "rifugio domestico", vissuto senza una vera intimità e comunione di sentimenti profondi. Da quanto Rosario ha scritto, direi che Irene deve aver avuto esperienze ben tristi per arrivare a pensarla in questo modo, a non riuscire a credere che possa esistere,mai, un amore VERO, forte e duraturo.

Sempre che abbia capito, naturalmente. Ve l'ho detto, cerco soprattutto di leggere voi.
CIAO

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Italy
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Posted - 30/01/2014 :  14:30:03  Show Profile
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Tornando a DUE, sono rimasta sconcertata dalla leggerezza con cui le coppie, anche sposate si concedono "trasgressioni". Il matrimonio mi sembra visto come una sorta di "rifugio domestico", vissuto senza una vera intimità e comunione di sentimenti profondi. Da quanto Rosario ha scritto, direi che Irene deve aver avuto esperienze ben tristi per arrivare a pensarla in questo modo, a non riuscire a credere che possa esistere,mai, un amore VERO, forte e duraturo.

Sempre che abbia capito, naturalmente. Ve l'ho detto, cerco soprattutto di leggere voi.
CIAO

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra

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Rosella, mi hai citato e io ti rispondo cercando di chiarire quello che penso di Due e dell'autrice. Inizio dalla tua osservazione sulla leggerezza delle coppie.

Le coppie si scoppiano e si ricombinano secondo il momento in cui si trovano nel vagabondaggio dei singoli elementi che le costituiscono; (un po’ come succede nell’atomo con gli elettroni vaganti che vengono attrattio o respinti dagli altri elementi). In cerca di un equilibrio, gli inquieti si accoppiano; poi, nascono e/o scoprono altre forze di attrazione e/o repulsione; e la coppia si inquieta e si scoppia per formare un'altra coppia. Siamo ai giochi di coppia che Tiziano ci propone. Insomma, che la si chiami leggerezza o forza la coppia, negli anni dell’inquietudine, facilmente si scoppia e si ricompone secondo la forza dell’amore e del tempo.

Con il matrimonio la società ha cercato e cerca di creare le condizioni per stabilizzare la coppia coniugale. Quindi il matrimonio in “Due” è considerato, nel tempo dell’inquietudine giovanile, un “rifugio domestico” come tu hai evidenziato; il matrimonio è un “tempo di quiete” per porre fine all’estenuante inquietudine giovanile. Con il tempo – tema di fondo del romanzo, come Tiziano ci ha fatto notare – è quello della "quiete domestica", della stabilità sociale; una quiete domestica che sarà la nostra sicurezza quando, da vecchi, ci infastidiranno anche le inquietudini dei nostri figli. Nel matrimonio, i legami e i sentimenti che uniscono i coniugi, con il tempo diventano profondi; e solo un amore con la A maiuscola lo può giustificare. Il brano della morte del patriarca Carmontel che ho riportato in un intervento precedente ne dà significativa testimonianza.

Sul tempo e la morte ogni tanto fa bene rileggere il capitolo 3 del Qoèlet; riporto i primi versi:

"La morte
Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante."

Il concetto di donna che Irene Nemirovsky lascia leggere in questo suo romanzetto potrebbe essere quello che io vedo come “la fragilità della donna”. Questa volta, data la lunghezza, riporto solo la risonanza di lettura del capitolo 9.

La fragilità della donna

Traspare in questo capitolo un concetto di donna molto chiaro. Inizia con le inquietudini e le insicurezze adolescenziali o giovanili fino ad arrivare al conflitto interiore della donna matura, divenuta ormai vulnerabile nella sua solitudine ed esposta a tutti i possibili tormenti; vulnerabilità evidenziata dall'eterno conflitto tra il desiderio di un amante, e la sicurezza di uno sposo (anche nell'infedeltà).

Quanta fragilità, quanta tenerezza suscita questo capitolo 9 di Due. Ricorda senz'altro il dramma, con esito tragico, di Anna Karenina; ma qui, in Marianne, c'è più consapevolezza della propria fragilità; mentre in Anna Karenina prevale un ostinato l'orgoglio che soffoca qualsiasi razionalità. Tanto che Marianne potrebbe essere paragonata alla remissiva e forte cognata di Anna - (il nome non lo ricordo) - più che ad Anna; la cognata, infatti, come Marianne, accetta di mortificare la propria femminilità piuttosto che rinunciare alla "sicurezza" coniugale e materna.

C’è di più: non solo rassegnazione ma anche sottomissione mortificante ai desideri, ai capricci e alla volontà dell'amante; la volontà di sposarlo vissuta come necessità; la volontà di esserle sottomessa pur di averlo vicino, di essere protetta dalla stretta di un abbraccio, di dormire nello stesso letto; di essere sua completamente, pensando così di "liberarsi dell'amore che aveva per lui"; di essere insomma tutta sua anche nell'infedeltà; "cosa importava se lui era lì stabilmente?".

Altro che intimità; in Marianne c’è l'annullamento totale della personalità tra le braccia dell'amante; il suo abbandono, la sua nullità. Questa è la donna che Irene Nemirovsky ci descrive in Marianne. Una donna annientata in completa balia dei capricci dell'amante.

RF
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eloise
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Posted - 30/01/2014 :  14:52:25  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Rosario, il tuo intervento sul tema della fragilità della donna mi aiuta a introdurre un altro tema che mi è parso molto evidente in questo testo: il maschilismo. Non credo di essere una femminista, ma mi pare evidente che in questo testo si mostri (e si dia per scontata) una condizione della donna che è molto diversa da altri testi, anche dello stesso periodo: quanto ciò sia riconducibile a una dimensione individuale della Nemirovsky o all'intera società dell'epoca non lo so bene. Ma ciò appare evidente per esempio qui:



Eloise
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ombra
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Posted - 30/01/2014 :  15:40:11  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Cara Ombra, sei troppo buona con me!!!

(piccolo OT: come va il trasloco?)

Eloise


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Cara Eloise, rispondo al tuo piccolo OT. MI sono trasferita!! Vivo a casa nuova da 15 giorni. Ancora mi sembro un po' una sfollata ma procede tutto per il meglio.
Grazie di cuore.
Per la discussione devo leggere con calma i vostri ultimi interventi.

Baciiii

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eloise
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603 Posts

Posted - 30/01/2014 :  18:31:42  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Marta, tantissimi auguri!!!

Ora tenterò di verificare alcuni aspetti del romanzo attraverso la legge che ho espresso pseudo matematicamente con:
a+b = C

Abbiamo visto che dalle coppie Antoine/Marianne o da quella dei signori Carmontel esce fuori la stessa costante C. Infatti Tiziano parla di coniazione. Tra l'altro come osserva giustamente Rosario le coppie si assemblano quasi casualmente, in base alla forza del loro avvicinamento chimico, e difatti potrebbero assemblarsi in maniera diversa dando esattamente lo stesso risultato. Ciò è reso esplicito dallo stesso testo per esempio in queste parole di Dominique:



Ora, proprio Dominique è un personaggio che sembra avere un percorso diverso nel romanzo. Dominique è diverso aprioristicamente, nel senso che a differenza degli altri fin dall'inizio sembra avere una concezione diversa della vita e quindi un rifiuto del matrimonio. Riassumendo: è il compagno di Solange ma non si decide a sposarla per amore del proprio "spirito libero" e perché in fondo non crede nel valore coniugale. Tuttavia, quando si trova di fronte alla Solange malata, alla possibilità di essere padre, di colpo cambia posizione e si decide. Gli va male, nel senso che è Solange stavolta a rifiutare lui, e lui allora scompare di scena per ricomparire solo con un approfondimento interessante della questione matrimoniale: rivedendo Marianne, desidera sperimentare una relazione "diversa" con una donna d'eccezione, ma alla fine anche questa esperienza si rivelerà deludente. Alla fine, sceglie razionalmente il matrimonio, con una donna diciamo di secondo livello, presente solo per riempire un ruolo coniugale più che per essere una persona. Dominique compie così un passo verso la generalizzazione della legge a+b = C, perché nel suo caso b non è nemmeno più una persona ma solo un ruolo, potrebbe essere chiunque, meglio se qualcuno addestrato a star zitto a riempire il ruolo e basta. Nel suo caso si ha dunque

a+x = C, dove x rappresenta il numero qualsiasi, la persona qualsiasi.

Domanda: è vero che a+x dà comunque C? Sì, anche in questo caso la legge funziona, e definisce anche meglio la sua natura. In questo passo importante:



si capisce che per Dominique il valore coniugale è dato dalla capacità di fare figli. La stessa cosa viene espressa in altre parole da Marianne quando ripensa alla sua inquietudine amorosa giovanile:



Dominique paradossalmente incarna in questo romanzo lo spirito della maternità più di ogni altro personaggio, anche se per arrivare a farlo è passato attraverso esperienze prettamente maschili (tuttavia per inciso: avete notato che il suo è un nome ambiguo quanto al genere? può essere altrettanto il nome di una donna). E facendolo ci chiarisce qual è la forza e la ragione intrinseca di questa costante, e cioè la riproduzione di sé, della specie.

D'altra parte forse non è un caso se tra tutti i personaggi è anche quello che più d'ogni altro teme il confronto con la morte. Il passo che lo vede catapultato in montagna tra i malati è emblematico in questo senso, e nemmeno tanto nascosto coi i suoi espliciti riferimenti alla Montagna incantata di Thomas Mann.

Agli antipodi rispetto a lui troviamo Solange (che rifiuta la maternità, e poi ne è incapace) e Evelyne, che per altri motivi rimane fuori dalle esperienze "mature" di una donna. Due soggetti da appronfondire più avanti.

Eloise
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eloise
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603 Posts

Posted - 30/01/2014 :  18:51:07  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

Questo incipit mi fa aleggiare nel soffio leggero di un bacio giovanile. Non passione ma gioco; non felicità ma piacere. Un attimo che rapisce dall'inesorabilità del tempo che trascorre. Si resta sospesi nel bacio, rapiti in una specie di "(in-sostenibile) leggerezza dell'essere". Quanta dolcezza in questo bacio; quanta tenerezza; quanta "saudade".



Scusate se in ritardo, ma rileggendo i post mi viene in mente, su questo incipit che ha colpito anche me, un altro accostamento culturale: Il bacio, quadro incantevole di Hayez dove si esprime l'attimo fuggente della giovinezza tra una stanza in ombra (la morte?) e una scala in salita (il futuro?). Oggi sono in vena di allegati come vedete, quindi ne abuserò e vi affliggerò anche con questo!



Eloise
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Tiziano
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Posted - 31/01/2014 :  17:48:57  Show Profile
@Eloise: sono ammirato dalla acutezza e lucidità delle tue osservazioni. Comunque, dato a+x=c, rimane da stabilire se potrebbe darsi anche b+x o x+y

Due osservazioni:
1. infine, come scrive Rosario, abbiamo letto un romanzetto? Direi di sì, ma non vorrei usare il diminutivo come dispregiativo. Il fatto è che questa storia sembra non superare mai il tono minore, parla ad esempio di passioni ma sono passioni poco appassionate; i personaggi? Evelyne pare appena un abbozzo mal riuscito di femme fatale, subito pronta a salvare il maschio invece che a distruggerlo; Dominique sembra un tentativo di decadente, un andreasperellino. Che differenza tragica tra Dominique e l'esteta Andrea Sperelli con la sua ansia di voluttà, tra la sensualissima Elena Muti e la "più donnadi me" Evelyne(ma che vorrà dire con ciò Marianne?).
Tutti i personaggi sono minori, un po' spenti dopo l'exploit sensuale nella stanza, che faceva presagire chissà cosa. La storia stessa è piuttosto rilassata. Ecco, mi pare che in questo romanzo non si raggiunge la tragedia bensì l'elegia, che esso viaggi sullo stile mediocris perché non ce la fa a raggiungere il gravis.
Però Dominique ha attirato la mia attenzione. Perché? Ahimé, perché gli somiglio. Inquieto, malinconico ma infine ignavo, tanto da rincantucciarsi in un matrimonio stile casa di riposo per anziani per mettersi al riparo dalle complicazioni della vita. Mi somiglia anche in questo: "FOrse perché in fatto di libri (...) aveva oltrepassto la misura, ora il suo approccio nei loro confronti era più da giudice che non da appassionato". Come me. Come avevo scritto nel primo post, ormai sono diventato un giudice dei testi, pronto ad annoiarmi, a criticare e ripudiare, uno snob della lettura e della letteratura, anzi uno Snob con l'esse maiuscola, quello Snob che Berchet critica, insieme all'Ottentotto, nella sua "Lettera semiseria a Giovanni Crisostomo"

Tiziano
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eloise
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Posted - 31/01/2014 :  18:47:29  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

@Eloise: sono ammirato dalla acutezza e lucidità delle tue osservazioni. Comunque, dato a+x=c, rimane da stabilire se potrebbe darsi anche b+x o x+y



Ok ho capito: ho esagerato!!!

Comunque perché trovi che Dominique sia un ignavo? Io non la vedo così. Questa sua particolare natura materna che viene fuori mi sembra invece dargli uno spessore che al resto dei personaggi manca, almeno in questa dimensione. Ditemi: c'è qualche altro personaggio nel testo che vi è sembrato più materno di lui? Questa storia è piena di figli di figli che non hanno un rapporto simbiotico coi propri genitori, all'infinito. Spiegatemi altrimenti il passaggio in cui la Nemirovsky si sofferma a parlare dei figli di Antoine e Marianne per descrivere quanta poca comunicazione ci sia tra le due generazioni, proprio come poca ce n'è stata con la generazione precedente.
In tutto ciò, Dominique, cui sono mancati i genitori (ha quindi saltato l'esperienza genitoriale dall'alto) scopre a un certo punto che la paternità può dargli finalmente una dimensione dell'esistenza nella quale buttarsi a capofitto, come si presume non abbia mai fatto finora. Nel passo che cito sopra, durante il breve dialogo con Marianne, vediamo come non vuol nemmeno sentir parlare di una esperienza genitoriale deludente ("Non le credo. Non voglio darle ascolto. E' (la figlia) l'amore della mia vita" dice infatti tagliando corto). Mi sembra invece che da una situazione, forse iniziale, di ignavia, stia scoprendo grazie alla nuova genitorialità che lo investe una passione finalmente piena. Me lo immagino bene, invecchiando, continuando a guardare con amore questa sua bimba crescere e da lì anche amare d'un amore puro la sua compagna. E perché no?

Eloise
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Rosario
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Posted - 02/02/2014 :  12:35:57  Show Profile
quote:

Rosario, il tuo intervento sul tema della fragilità della donna mi aiuta a introdurre un altro tema che mi è parso molto evidente in questo testo: il maschilismo. Non credo di essere una femminista, ma mi pare evidente che in questo testo si mostri (e si dia per scontata) una condizione della donna che è molto diversa da altri testi, anche dello stesso periodo: quanto ciò sia riconducibile a una dimensione individuale della Nemirovsky o all'intera società dell'epoca non lo so bene. Ma ciò appare evidente per esempio qui:



Eloise
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Il maschilismo

“Marianne non era ancora abbastanza donna per trovare soddisfazione in un atteggiamento remissivo.”

Eloise, per parlare di maschilismo nel testo occorre riferirsi ai personaggi maschili. La tua evidenza descrive, invece, pensieri e comportamenti di un personaggio femminile. A questo aggiungiamo che, verosimilmente, il personaggio è una proiezione dell’autore ovvero dell’autrice; anch’essa, cioè, personaggio femminile.

Quanto del “sentire sociale” di Irene Nemirovsky dipenda dal maschilismo e/o dalla sua sensibilità individuale è valutabile solo se consideriamo, per completezza, il contesto storico culturale in cui personaggio e autore sono inseriti.

Con quest’approccio, possiamo dire che la complessità dell’analisi non ci consente di attribuire la causa del “sentire” femminile di Marianne al maschilismo, che può anche essere dedotto dalla “fragilità” di chi lo subisce (come da te evidenziato); o piuttosto alla specificità della cultura religiosa e sociale del popolo ebreo trapiantato in una realtà culturale a loro estranea e lontana, come quella della Russia zarista, post-zarista, rivoluzionaria e post-rivoluzionaria di quei tempi.

Per andare sul sicuro è meglio limitarsi au una valutazione antropologica dei personaggi, ai loro comportamenti nella narrazione che Irene Nemirovsky ci propone in questo “romanzetto”.

Aggiungo che quella frase che tu hai evidenziato, qualche riga dopo (cap 9) ha un seguito che mi ha portato a commentare sulla fragilità della donna, tralasciando gli aspetti della prepotenza maschile. Il maschilismo, dal punto di vista antropologico, è una debolezza del maschio.


RF
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Tiziano
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Posted - 02/02/2014 :  16:30:11  Show Profile
O Eloise...! Va beh, un po' ho scherzato, ma l'ammirazione è sincera: sei una buona analista.
Mi pare che su Dominque infine concordiamo, solo che tu lo apprezzi perché lo vedi un po' gilandrico (perbacco! Da dove mi vien fuori questo aggettivo, da qualche parte l'ho letto ma non ricordo dove; però stai a vedere che ho involontariamente aperto una prospettiva: dalle Madri alle madri...), io lo disprezzo perché si sente "Solo stanco. Stanco di tutto, principalmente di se stesso...), e lo pensa mentre si contempla: "il viso lungo dalle sopracciglia bionde, quasi invisibili, la bocca vagamente femminea dalla leggera piega sarcastica all'angolo delle labbra." Conosco il tipo (me l'ha fatto conoscere Nietzsche): quello che disprezza tutto, anche se stesso, però si apprezza come disprezzatore (per inciso: quasi contemporaneamente Sartre scriveva "La nausea", che non è un romanzetto, rappresentando il disprezzatore per eccellenza: Roquentin). Meglio Antoine "che aveva consumato durante la guerra tutta l'energia di cui poteva disporre": almeno lui è stato stancato dalla vita.

Tiziano
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eloise
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Posted - 03/02/2014 :  18:17:24  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

Eloise, per parlare di maschilismo nel testo occorre riferirsi ai personaggi maschili. La tua evidenza descrive, invece, pensieri e comportamenti di un personaggio femminile.



Per rispondere a Rosario: il fatto che tali pensieri siano espressi proprio attraverso persone e personaggi femminili per me è ancora più sintomo di maschilismo. Reputo alcune donne molto più maschilisti di alcuni uomini, e secondo me non c'è peggior maschilismo di quello interiorizzato in una donna. Per questo sono rimasta molto perplessa di fronte a passi come quello che cito (che non è l'unico nel testo).

Continuando l'analisi sulle coppie (ormai ho cominciato... devo finire!) troviamo quelle che chiamerei "coppie mancate". Qui introduco Solange e Evelyne. La legge a+b = C per loro non funziona. Vediamo come e perché.

1. Per Solange, l'assenza di maternità (prima rifiutata con l'aborto, poi di nuovo mancata con l'aborto spontaneo) non le permette di rivestire il ruolo della donna-genitrice, quindi la coppia si disgrega. In questo caso a+b non dà C, e la morte di Solange mette fine a un rapporto che si sta comunque denudando di senso. Questo personaggio è particolarmente interessante perché porta alla luce nel testo il tema della morte, e Solange mi pare incarnare la morte più di ogni altro personaggio, tanto che la etichetterei con un (-b), non solo perché muore, ma soprattutto perché non è portatrice di vita (non dà alla luce nessun bambino) e perché con la sua malattia sperimenta una dimensione diversa della vita.

Come ho già notato precedentemente, l'esplicito riferimento a Thomas Mann nel suo caso la dice lunga. In tal senso potremmo dire quindi che la coppia Solange/Gilbert si possa rappresentare con un:
a+(-b)
La coppia fin da subito si pone antinomica rispetto alle altre. Le parole di Gilbert:
"...Quel paese che conosco, t'insegnerò a conoscerlo. Non ti parlo della Svizzera, ma della malattia" si esprimono un linguaggio molto diverso da quello delle altre coppie.
La domanda è: vale anche in questo caso la regola che il risultato dà C?
Direi di no. La matematica c'insegna che se il valore negativo è più grande di quello positivo, a+(-b) = -C e secondo me anche il testo conferma questa regola. Il matrimonio Solange/Gilbert è minato da subito.

Una grande differenza rispetto alla coppia Antoine/Marianne, dove nonostante tutto il tetto coniugale si prospetta sempre come un rifugio.

2. Evelyne è l'altro personaggio femminile destinato a non portare a compimento il proprio ruolo coniugale e genitoriale, nel suo caso perché si suicida anzi tempo. La morte interrompe in lei la naturale evoluzione della donna da amante a moglie, e lei si suicida proprio per evitare che vivendo, prima o poi, questa evoluzione si compia nonostante Antoine. Proprio Antoine di lei pensa: "Solo il matrimonio, ne sono sicuro, definirà in lei quelle caratteristiche che diventeranno poi immutabili". La sua morte invece la cristallizza nella forma pre-matrimoniale, allo stato "larvale" della parabola dell'amore. Non conoscerà la forma duale della famosa regola, ma la fermerà su un: a+0 = a. a è Antoine, o l'amante assoluto, colui che ha il potere di fermare la vita e annullare l'esistenza di Evelyne, riducendola a uno 0.
Verso la fine del romanzo troviamo queste battute scambiate tra Antoine e Marianne:

Stanno parlando di Gilbert e Solange ma sicuramente Antoine si riferisce in cuor suo anche a Evelyne, morta prima di Solange. Qui Antoine esplicita in modo stupefacente il suo ruolo di "azzeratore" nei confronti di Evelyne: non soltanto col suo verbo la dèstina a morire (ricordiamo che è sulla base di un suo divieto pronunciato verbalmente che Evelyne decide di compiere il suicidio), non soltanto non pronuncia mai il suo nome dopo morta anche quando pensa e soffre per lei, ma con queste parole dà letteralmente vita a una visione annichilante della morte e dei morti. Come ha già detto qualcuno, Evelyne è la vittima dei Carmontel (come lo è Solange).
Concludo perciò che per Evelyne la regola di Dominique non può valere, e ciò esclude quindi la regola b+x che Tiziano ci suggeriva di verificare.

E ora mi vado a cercare su qualche vocabolario cosa vuol dire "gilandrico" perché mi sa di non averlo mai sentito prima!!!

Eloise
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