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La scomparsa di un poeta

di Renzo Montagnoli

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Apprendiamo con dolore la morte di un nostro caro amico, che da anni ci ha accompagnati nel nostro progetto di informazione culturale, che ci ha visto crescere e ci ha aiutati con numerosi suoi interventi, pieni di stimoli e di nuove idee, che ci ha arricchito giornalmente con il suo curatissimo Baricentro. Per lui pubblichiamo un omaggio dedicatogli da Renzo Montagnoli.

Il giorno 12 c.m. Reno si è spento, lasciando un vuoto in tutti noi.

Ieri pomeriggio mi è pervenuta una mail che non vorrei mai ricevere. I familiari di Reno Bromuro mi hanno comunicato la sua scomparsa, avvenuta il 12 giugno. L'oggetto mi è rimasto in mente: l'amico ha preso il volo. Sì, un poeta non se ne va, non ci lascia, ma la sua anima vola lassù e mi piace immaginare che a ogni stella corrisponda un compositore di versi, uno spirito libero che è asceso all'eternità.
Ha pubblicato, non molto in verità, su Arteinsieme: qualche poesia, un paio di interviste.
Se volete sapere veramente chi era, potete leggerlo qui.

Se n'è andato, ma come tutte le anime elette che hanno comunicato con i loro versi restano le sue poesie e penso che la miglior commemorazione sia riportarne di seguito alcune.  

QUANDO PARLA UN POETA

Silenzio! Quando parla un poeta
bisogna ascoltarlo in silenzio,

Tutto ciò che dice un poeta
è sempre cosa seria e meditata.  

Silenzio!
Voglio un mondo che parli
la lingua universale dell'amore.
Voglio scrivere per le strade
sui muri delle case screpolate
sui vetri degli alti grattacieli
sui parabrezza delle auto
sui banchi di scuola
sul volano del tornio
i miei versi che vogliono
esaltare la volontà del poeta
il desiderio di un mondo
che parli la lingua universale dell'amore.
Voglio affiggere i miei quadri
alle aste delle bandiere abbrunate
per questa inesausta e svogliata società
affinché l'Uomo impari a vestire
una camicia bianca immacolata
per non contaminare il prato
quando rotola per bagnarsi di rugiada.
Voglio che i quadri e i versi sventolino
al sole caldo dell'amore
e tu passando impari a far silenzio
Quando parla un poeta.

Silenzio!. Quando parla un poeta
Bisogna ascoltarlo in silenzio.

Sessant' anni, oggi

Sessant' anni oggi il tuo onomastico
sulla scalinata del " Petraio " ti cinsi le spalle
camminando più lenti di una lumaca.
Continuavi a ridere e ridere. Il tuo riso era
lo scorrere di un ruscello appena nato.

Mi piaceva il profumo di non ancora donna
i tuoi occhi brillanti come splende il Sole.
Improvvisamente ti costrinsi a fermarti
e guardarmi negli occhi, o ero io che volevo
specchiarmi nei tuoi sì luminosi e ridenti?

Ti cinsi il collo con le braccia a cerchio
rilegai un filo di perle da quattro soldi
- di più non potevo -
Poi attirato come calamita dalla tua bocca
pura come quella di un neonato
ti baciai con tutta la passione della gioventù.

Piangesti lacrime senza fondo
perché me lo hai rubato singhiozzavi
avrei voluto tagliarmi la testa
ma come avrei fatto a raccontarlo oggi?

Oggi, il tuo onomastico l'ho festeggiato
da solo davanti al computer
nello schermo c'è il tuo volto
e nel cuore il rimpianto di quelle perle
che mi fecero rubare il tuo primo bacio:
le lacrime mi bruciano ancora l'anima.

IL GABBIANO

Ti incontrai

e mi fosti madre premurosa
come mi comprendesti.
E passarono

le ore dell'attesa, monotone,
eterne.
E il sole

continuava a tingere il cielo
di rosa
di rosso

e tu, mi fosti sorella
affettuosa.
E continuarono i giorni! ...

Una sera
contavamo le stelle, ricordi?
Ci baciammo.
Tra un bacio e l'altro
fu detta una parola
e tu, mi fosti amante
appassionata.

Il sole a picco si tuffava nel mare
in quella sera triste di autunno;
passò uno stormo di Gabbiani,
vedendoli esclamasti: «sono una di loro!»
No! Gridai.
E tu avevi già preso il volo.

Ora nella mia eterna solitudine
medito

e il pensiero di te mi da gioia:
so.

Tutte le sere

in riva al mare ti ritrovo
mio Gabbiano.

E' PASQUA

E' Pasqua
ritorno sulle verdi colline ...
Chiara notte.
Piange l'ulivo sul lato del monte
Sono le lacrime di Cristo nell'orto di Getzemani.
C'eri tu quella sera?
Sono le lacrime di Cristo nell'orto di Getzemani.
C'eri tu quando gli conficcarono
la lancia nel costato dopo averlo incrociato?
... No: tu non c'eri.
Questo non è un giorno come gli altri
Il cielo s'annera lentamente e fiamme
lo squarciano per far cadere acqua
che il vento forte spande sulla terra:
Questo non è un giorno come gli altri.
E nella luce dei lampi si staglia
nel cielo una Croce abbagliante.

Perché quella croce Gesù?
E' la croce che spazza i peccati
e voi pregate al Padre Celeste ...

Piange Gesù nell'orto di Getzemani !
E ritorna sul Monte Calvario.  

Tu non c'eri sul Golgota
quando si giocarono la tunica
quando gli diedero il fiele da bere
quando gli conficcarono la lancia
nel costato dopo averlo incrociato.
No! Tu non c'eri.

Piange l'ulivo sulle verdi colline.
Avrei voluto esserci, per farmi
Crocifiggere, ma piange l'ulivo!

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