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Il rapporto tra narratore e storia narrata può essere molto vario a seconda del testo che leggiamo. Si può raccontare una storia o parlare di una cosa utilizzando stili retorici molto diversi tra loro (vedi Ma lo stile cos'è?), ma si può anche giostrare sullo stile della narrazione. Vediamo da vicino quali sono gli stili narrativi fondamentali.
Il discorso narrativizzato (o raccontato)
Il discorso raccontato, come lo dice il nome,
prevede la massima distanza tra il narratore da un lato e la vicenda di
cui narra la storia dall'altra. La si ha quando in un testo non si trova
neanche un discorso riportato (un discorso tra virgolette): il narratore
si assume completamente la narrazione e non lascia ai personaggi nessuno
spazio per esprimersi autonomamente.
Esempio:
Informai mia madre della mia decisione di sposare Alberta.
Secondo Tvezan Todorov, in questo caso il Narratore ne sa più del Personaggio, nel senso che è più informato di lui sulla vicenda. Possiamo allora dire che:
N > P
È il tipico caso di narratore tradizionale, alla Manzoni, dove il lettore è preso per mano dal narratore che gli spiega tutto, lo conduce nella narrazione, lasciando un personaggio da una parte per seguirne altri, dando giudizi personali sugli avvenimenti, ecc.
Lo stile indiretto prevede l'inglobamento,
da parte del narratore, del discorso dei personaggi. Le virgolette sono
assenti, come nel discorso narrativizzato, ma a differenza di questo si
trovano nel testo delle tracce dell'operazione compiuta dal narratore,
che fanno capire dove esso si assume i discorsi dei personaggi.
Esempio:
Dissi a mia madre che dovevo assolutamente sposare Alberta.
Secondo Tvezan Todorov, anche in questo caso il Narratore ne sa più del Personaggio, ma essi hanno comunque una figura più personalizzata che non nel caso precedente. Dovremo, comunque, ugualmente dire che:
N > P
Lo stile
indiretto libero è un'importante variante dello stile
indiretto, portato al massimo grado di perfezione nelle opere di Flaubert.
In questo caso il passaggio da una narrazione che riporta il discorso
del narratore ad una narrazione in cui il narratore si assume e fa propri
i discorsi dei personaggi diventa molto labile, e crea una notevole ambiguità
stilistica.
Esempio:
Andai a trovare mia madre: dovevo assolutamente sposare Alberta.
Come sopra, il Narratore ne sa più del Personaggio, ma l'importanza e l'oggettività della figura dei personaggi va assumendo connotati sempre più chiari, con un narratore che, talvolta, piega il proprio punto di vista cercando di entrare nelle loro coscienze. In questo caso abbiamo:
N
P
Frutto della moderna ricerca
narratologica, il monologo interiore, la cui invenzione si deve al
francese Édouard Dujardin, è stato portato ad
una perfezione stilistica da Joyce nell'Ulysses
(1922). Questo stile narrativo presuppone un narratore che segua fedelmente
i pensieri del personaggio, al loro sorgere e nel loro sviluppo, attraverso
un racconto sprovvisto di punteggiatura e, talvolta, sgrammaticato. Esso
rappresenta il tentativo più complesso di far entrare la figura del narratore
non solo nei pensieri, ma persino nella coscienza dei personaggi.
Esempio:
Scendo dall'auto quest'auto schifosa non l'ho mai sopportata devo cambiarla
ma per farlo dovrei di nuovo chiedere un prestito a mia madre uffa mia
madre a volte non mi capisce e chissà cosa dirà se le dico che devo sposare
Alberta devo assolutamente sposarla uffa.
Questa volta il Narratore ne sa esattamente quanto il Personaggio, di cui si fa semplice portavoce dei pensieri:
N = P
Rappresenta la forma più mimetica tra gli
stili narrativi, nel senso che in essa i personaggi sembrano liberi di
esprimere autonomamente i propri pensieri attraverso dei discorsi diretti,
senza alcuna intromissione da parte del narratore. In testi di questo
genere abbonda l'uso delle virgolette, che circoscrivono e separano il
discorso dei personaggi da quello del narratore.
Esempio:
Dissi a mia madre: "Bisogna assolutamente che io sposi Alberta".
Questo stile narrativo può comprendere casi tradizionali di rapporto tra Narratore e Personaggi, ma anche casi più sperimentali, in cui il Narratore sa solo quello che viene detto dai Personaggi. In tal senso, i discorsi detti dai personaggi sono per lui, come per un qualsiasi lettore, degli indizi importanti per capire la vicenda. Diremo che:
N
P
Il testo di base dal quale abbiamo tratto materiale per
la stesura di quest'articolo è il seguente:
Gérard Genette, Discours du récit (1972);
testo molto famoso nell'ambito della critica strutturalista e, in particolare,
narratologica.
Per chi volesse approfondire sui testi il passaggio dall'indiretto libero
al monologo interiore può essere interessante partire dai testi
di Gustave Flaubert (ad es. Mme Bovary), leggere poi i tentativi
fatti dal meno noto scrittore Édouard Dujardin, e finire con l'Ulysses
di Joyce, in cui la tecnica del monologo interiore si esplica con maestria.
È utile anche la seguente lettura:
T. Todorov, Letteratura e significato, 1967.
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