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La concezione dei "modi letterari" è stata elaborata in maniera sistematica per la prima volta dal critico canadese Northrop Frye, nel 1957. Secondo Frye, che in questo è stato influenzato da Yung, il "modo letterario" consiste in una specie di codice profondo, interiorizzato nell'inconscio collettivo come una forma archetipica. Al di là delle implicazioni religiose e psicologiche di questa concezione, lo studio di Frye rimane uno strumento utile per la critica letteraria.
Seguendo una definizione di Remo Ceserani, possiamo dire che un modo letterario è "un insieme di procedimenti retorico-formali, atteggiamenti conoscitivi e aggregazioni tematiche, forme elementari dell'immaginario storicamente concrete e utilizzabili da vari codici, generi e forme nella realizzazione dei testi letterari e artistici: ogni testo viene infatti concretamente realizzato sulla base non solo di un preciso codice linguistico e modello di genere, ma anche secondo una 'modalità' o la combinazione di varie 'modalità', fra quelle storicamente disponibili nei serbatoi dell'immaginario" [R. Ceserani, Guida allo studio della letteratura]. Ci rifacciamo a questo testo per evidenziare i modi letterari illustrati qui di seguito.
1. Modo comico-carnevalesco
È un modo che si definisce per antitesi, come un
rovesciamento di un altro modo, come un "anti-modo". Deriva
dall'antichissima pratica di sovvertire l'ordine dominante da parte degli
strati sociali subalterni e oppressi (strati popolari, masse contadine,
strati infantili e adolescenziali).
Il maggior teorico di questo modo letterario è Michail
Bachtin, che con la sua nozione di carnevalizzazione
ha messo in luce le strutture di rovesciamento proprie ai testi letterari.
Il carnevale infatti, come tutti sanno, ha spesso funzionato come valvola
di sfogo per rendere accettabili situazioni di repressione ideologica.
Esso ha anche dato luce a forme di espressione linguistica teatrale e
letteraria che si sono diffuse anche negli strati sociali più acculturati,
per parlare di nozioni normalmente considerate tabù o sotto forma
di contestazione ideologica.
Il linguaggio tipico di questo modo è quello più espressionistico,
plebeo, burlesco, giocoso, ricco di motti di spirito e giochi di parole;
i generi più tipici la farsa, la commedia, la festa, il teatro
comico.
Esempi: la tradizione giullaresca del Duecento, le novelle del Boccaccio,
i romanzi di Rabelais.
2. Modo epico-tragico
Caratteristiche di questo modo sono la presenza di una
ambientazione remota e indefinita (simile al mito), in cui si muove un
eroe, dotato di qualità sovrumane e di spirito leale, fondamentalmente
solitario e simbolicamente capace di concentrare e assumere le passioni
e aspirazioni dell'intera collettività che rappresenta.
Questo modo letterario vive sulla base di un ordine coerente e forte da
parte della comunità che lo produce, rafforzato dalla tradizione
e da tutti condiviso, dove ogni altro elemento è sentito come estraneo;
esso si esprime quindi, in maniera privilegiata, nei momenti di fondazione
di una comunità, in tutte le tradizioni nazionali e dove si registra
una situazione di conflitto con altre culture.
Esempi: la tragedia greca, il teatro elisabettiano (Shakespeare), la tragedia
francese classica (Racine); la tradizione mistico-religiosa della passione
di Cristo; la Chanson de Roland.
3. Modo fantastico
Il fantastico come modo letterario nasce alla fine del
Settecento, a partire dalla crisi di alcune antiche fedi e certezze a
base religiosa, di fronte alle complicazioni interiori ed esteriori della
vita moderna, da nuovi interessi e nuove concezioni psicologiche, epistemologiche,
scientifiche, e da una nuova sensibilità diffusasi in Europa.
Secondo P. Castex, il fantastico "è caratterizzato
da un'intrusione repentina del mistero nel quadro della vita reale; è
collegato in genere con gli stati morbosi della coscienza la quale, in
fenomeni come quelli dell'incubo o del delirio, proietta davanti a sé
le immagini delle sue angosce e dei suoi terrori" [P. Castex, Le
conte fantastique en France de Nodier à Maupassant, 1951].
Nel 1970 T. Todorov ha rilanciato uno studio internazionale
sul fantastico con un saggio in cui puntualizza come "colui che percepisce
l'avvenimento [inspiegabile] deve optare per una delle due soluzioni possibili:
o si tratta di un'illusione dei sensi, di un prodotto dell'immaginazione,
e in tal caso le leggi del mondo rimangono quelle che sono, oppure l'avvenimento
è realmente accaduto, è parte integrante della realtà,
ma allora questa realtà è governata da leggi a noi ignote"
[T. Todorov, Introduzione alla letteratura fantastica]. Il fantastico
non dura per lui che lo spazio dell'esitazione che precede la scelta,
da parte di chi vive l'avvenimento inspiegabile, tra le due soluzioni:
la prima dà luogo allo strano; la seconda al meraviglioso.
Il modo fantastico si è diffuso soprattutto nell'Ottocento, e la
sua produzione testuale è continuata fino al secolo successivo
e a quello ancora seguente.
Esempi: Horace Walpole, Clara Reeves, Ann Radcliffe, Hoffmann, Gautier,
Mérimée, Poe, Boito,
Maupassant, Henri James.
4. Modo fiabesco e meraviglioso
La fiaba è
un genere che deriva da un modo letterario presente in tutte le tradizioni
culturali, trasmesse oralmente e di generazione in generazione. L'eroe
o l'eroina si muove in un ambiente in cui domina il meraviglioso, e subisce
una sventura, correndo gravi pericoli. Per potersi districare ha bisogno
di un intervento esterno, magico, da parte di un aiutante o donatore (un
vecchio, una strega, un animale,…). Superati gli ostacoli, esso
torna a casa, godendo spesso di una situazione migliore rispetto a quella
di partenza.
Vladimir Propp ha studiato le fiabe del mondo, e in particolare quelle
russe, ricavando da tutte delle strutture narrative comuni, ed evidenziando
come la maggior parte di esse possono essere ricondotte ai riti di iniziazione
che in alcune culture tribali devono superare gli adolescenti per diventare
definitivamente adulti.
Esempi: dalle fiabe inserite nei poemi cavallereschi di Boiardo e Ariosto,
a Esopo, Fedro, Perrault, i fratelli Grimm, Collodi, Andersen.
5. Modo parodico e umoristico
Il modo parodico e umoristico ha tratti simili a quello
comico, ma se ne differenzia per la consapevolezza critica, la riflessione
filosofica, la manipolazione linguistica esplicita di cui è pregno,
nonché per il pubblico, complice e intendente, a cui si rivolge.
Dal punto di vista linguistico, l'umorismo si avvale dei giochi di parole,
arguzie, figure logiche e di sintassi, e in maniera privilegiata dell'uso
dell'ironia. La parodia è il genere letterario che più automaticamente
ne deriva; essa si caratterizza per la riscrittura, accentuandone i tratti
peculiari, di altri testi, e quindi per elementi come l'intertestualità
e la metatestualità.
Uno sviluppo particolare dell'umorismo si ha avuto nella modernità,
interessando scrittori e studiosi come Pirandello, Freud, Croce, Bergson,
e da filosofi di tutti i tempi (da Aristotele a Kant). Nelle esperienze
letterarie e critiche del post-moderno,
la parodia ha lasciato volentieri il posto al pastiche, come operazione
di mescolanza degli stili e dei testi.
6. Modo pastorale-allegorico
Il modo pastorale-allegorico trova fondamento in due testi
classici: gli Idilli di Teocrito e le Bucoliche di Virgilio.
Esso si basa su una realtà rurale, semplice e idilliaca, contrapposta
da un lato all'inautenticità e artificiosità della città,
dall'altro agli aspetti selvaggi e catastrofici della natura. In questa
realtà, spesso ambientata nella simbolica regione dell'Arcadia
(luogo ameno per eccellenza), si muovono e dialogano tra loro i pastori,
personaggi poetici che vivono felici, senza paure né angosce, che
si accontentano di poco e misurano con un perfetto equilibrio il confine
tra ozio e lavoro, tra dovere e piacere, tra semplicità e poesia
artistica, tra sé e la natura. Con questa, in particolare, instaurano
un rapporto sereno di scambio, di cui l'eco rappresenta simbolicamente
un'unità quasi religiosa.
Per la sua natura ideale e convenzionale, il modo pastorale viene spesso
usato in maniera allegorica, caricandosi di significati morali o rivolgendosi
a una cerchia ristretta di destinatari capaci di decifrarlo.
Esempio: il modo pastorale è stato usato nel Settecento in seno
alla Corte francese; si organizzavano veri e propri pomeriggi nell'Arcadia
(situato in un recesso del giardino del Re) dove ogni cortigiano impersonava
un pastore dal nome poetico e allegorico e si vestiva come un pastore.
7. Modo patetico-sentimentale, o melodrammatico
Il modo patetico-sentimentale si definisce in maniera più
sistematica attraverso la definizione, fatta da parte di studiosi di letteratura
francesi, inglesi e tedeschi, del "melodramma": "è
una forma di composizione drammatica che ha elementi in comune con la
tragedia, la commedia, la pantomima e il grande spettacolo e si rivolge
a un pubblico popolare. Interessato soprattutto alle situazioni e alla
trama, il melodramma ricorre largamente ad azioni mimate e impiega una
serie più o meno fissa di personaggi, fra i quali i più
importanti sono un protagonista o una protagonista sofferenti, un cattivo
persecutore e un personaggio comico e benevolo. Il melodramma assume il
punto di vista della morale convenzionale e umanitaria e prende un tono
generale sentimentale e ottimistico e conclude felicemente la vicenda
con la virtù premiata dopo tante prove e il vizio punito. È
sua caratteristica quella di offrire apparati scenici macchinosi ed elaborati,
attrazioni di vario tipo e anche di introdurre liberamente la musica,
soprattutto per sottolineare gli effetti drammatici" [Rahill, The
World of Melodramma].
Esempi: i romanzi "sentimentali" alla Richardson, i molti romanzi
"gotici", la lirica romantica minore, le commedie "larmoyante"
del teatro francese dell'Ottocento, molti testi di letteratura, teatro,
cinema, TV del nostro secolo.
8. Modo picaresco
Il modo picaresco nasce nella letteratura spagnola tra
metà Cinquecento e metà Seicento principalmente come contrapposizione
al modo romanzesco, e si trova spesso in opere letterarie che utilizzano
altri tipi di modi.
Nella sua forma tipica, il picaresco è una narrazione fatta di
una serie di episodi a conclusione aperta, nella quale il protagonista
(il "picaro"), dalle origini ignote e umili, che non ha né
arte né parte, di solito collocato a margine della società,
riesce a sopravvivere grazie alla sua abilità e alla sua capacità
di adattarsi alle più diverse situazioni, vivendo "on the
road". È l'antieroe per eccellenza, che non nutre nessun ideale,
non cerca di cambiare il mondo, né l'ordine sociale, non ha lo
scopo di integrarsi nella società.
9. Modo realistico-mimetico
Frutto anch'esso di una precisa scelta retorica e stilistica,
il modo realistico-mimetico punta a creare un "effetto di reale"
(Barthes) o un' "opera-mondo" (Moretti).
Secondo Frye, esso si avvale di personaggi che non ci sono né superiori
(contrariamente al modo epico e tragico) né inferiori (contrariamente
al modo comico), ma che sono "come noi", personaggi medi, dalle
qualità e le aspirazioni medie. Questa letteratura si caratterizza
per la sua storicità (ambientazione riconoscibile), la sua quotidianità
(ambientazione banale), l'imparzialità dei giudizi (il narratore
vuole "rappresentare" l'esperienza, senza migliorarla né
peggiorarla). Quest'ultimo aspetto, in particolare, spiega perché
il modo realistico-mimetico abbia costituito il terreno ideale per lo
sviluppo di una riflessione, da parte degli autori, su questioni come
la prospettiva e il punto di vista, la rappresentazione del tempo e dello
spazio nella narrazione, sforzandosi di trovare soluzioni che consentano
un effetto di realtà. Al contempo, esso è servito da base
privilegiata anche per le riflessioni
politiche sulla rappresentazione dei conflitti sociali (Luckacs).
Esempi: alcune novelle di Boccaccio, i grandi romanzi dell'Ottocento francesi,
inglesi, russi.
10. Modo romanzesco
Il modo romanzesco (da non considerare forzatamente legato
al romanzo, termine col quale condivide la radice etimologica) si caratterizza
per una narrazione ad intreccio, ricca di colpi di scena e avventure,
dove il protagonista incontra una serie di pericoli dai quali esce, generalmente,
migliorato spiritualmente, che lo costringono a muoversi in un'ambientazione
indefinita, irta di sorprese e incontri inattesi. Temi frequenti sono
l'avventura, la fantasticheria, l'amore. Le sue origine storiche vanno
rintracciate in epoca medievale, nella romance appunto, con il "romanzo
cortese" alla Chrétien de Troyes e il "romanzo cavalleresco",
dai romanzi sulla corte di re Artù all'Orlando furioso
di Ariosto.
Esempi: il modo romanzesco ha avuto largo successo, anche in epoca moderna,
dai "romanzi storici" alla Walter Scott ai romanzi di formazione,
dai romanzi per ragazzi, ai romanzi di fantascienza e al "fantasy"
(L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, Il
Signore degli Anelli di J.R.R.
Tolkien, ecc.), dal cinema, ai fumetti e ai serial televisivi.
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