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"Viva l'Italia" canta De Gregori. . .

Non si vive di sola letteratura: libera riflessione sull'Italia di oggi

di Maria Chiara Zucco

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Contrariamente alle nostre abitudini di pubblicare quasi esclusivamente articoli di interesse letterario, con questo articolo vogliamo dare voce anche a chi ci scrive per denunciare, commentare, informare su questioni che riguardano il nostro paese e la società in cui viviamo.

"Viva l'Italia" canta De Gregori in una famosa canzone: l'Italia liberata, l'Italia tutta intera, l'Italia che non muore ma anche l'Italia presa a tradimento, l'Italia derubata e colpita al cuore. Essere Italiani nonostante tutto, oggi come allora... ma siamo davvero gli stessi Italiani di ieri?

La nostra è l'Italia di sempre? La risposta spontanea è no, quella di oggi non è l' Italia dei nostri nonni né quella dei nostri genitori, ma un paese malato i cui valori sono seppelliti da pagine di giornale e cemento. Questo è però il risultato di anni di storia: la celebre e la codarda Italia sono due facce dello stesso paese e delle stessa gente che ha fatto e continua a fare la sua storia. Ma le ideologie e i pregiudizi degli Italiani sono cambiati in questi cento e più anni, o continuano ad essere quelli di sempre? C'è da dire che il governo italiano fin dalla nascita non ebbe vita facile, si trovò a combattere ignoranza, povertà e un divario tra Settentrione e Meridione che originò la questione meridionale. Dovendo rappresentare con un'immagine  l'Italia nel momento della sua unità penserei alle teste dei briganti appese ai pali, a delimitazione tra Nord e Sud, quando l'unità nazionale era ancora inesistente. Vogliamo credere che oggi qualcosa sia cambiato, senza lasciare perr che l'ipocrisia "ci mangi vivi" perché capiamo quanto i pregiudizi siano ancora insiti nella nostra società.
Dopo la nascita della Repubblica iniziava quello che venne definito "miracolo economico". Il ' 68 fu un anno che vide il paese trasformarsi radicalmente sul piano sociale, sia per il boom economico sia per il sorgere di movimenti comunisti di giovani e operai che modificarono il modo di vivere e le istituzioni scolastiche. Il secondo dopoguerra rappresentò il periodo delle grandi migrazioni sia verso il Nord sia verso altri paesi, dove però i nostri connazionali non vennero accolti nel migliore dei modi, basti pensare che in una vignetta anti-italiana di un giornale australiano lo scambio di battute era "Perché ai funerali italiani portano la salma solo in due? " "Perché i bidoni dell'immondizia hanno solo due maniglie". Ma oggi quanta memoria è rimasta di questo?
Il secondo dopoguerra è anche il tempo degli anni di piombo: la strage della Stazione a Bologna, la strage di Piazza Fontana, solo due di oltre 140 attentati in sette anni. Nel '92 ricordiamo lo scandalo Tangentopoli che mise in crisi i tradizionali partiti di governo, ma anche lo sbarco del primo italiano sulla luna. Purtroppo quest'ultima nota positiva viene cancellata da un dato sconcertante: Cosa Nostra è la più grande organizzazione mafiosa in Italia matrice delle stragi in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino. Insomma un'Italia da dimenticare anche se sembra che qualcuno l'abbia fatto davvero, continuando a commettere sempre i medesimi errori-orrori.

Questo paese perr continua a resistere, la Resistenza, anche se in un'accezione diversa del termine, continua e si fa più dura perché spesso l'Italia più che ad un giardino somiglia ad una prigione. Una terra disarmata ma che sogna il riscatto come una sorta di redenzione dal passato. Non si può raccontare l'Italia oggi come ieri perché ormai sembrano essere diventate due opposti, ma opposti concordi in quanto senza l'una non potrebbe esistere la realtà dell'altra. La storia continuiamo ad essere noi anche se oggi questo, a differenza di ieri, "è più un peso che un privilegio".

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