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Il ritorno dell'eroe:
The Dead Astronaut di J. G. Ballard

di Francesca Guidotti

Nella categoria: HOME | Articoli critici

Memorie dell'era spaziale
Triangolazioni e trame del desiderio
Una valigia di illusioni
L'ombra del tradimento

Memorie dell'era spaziale

Nel racconto di J. G. Ballard "The Dead Astronaut" (1968) (1) lo sguardo sull'era spaziale è retrospettivo in quanto la vicenda si svolge venti anni dopo che si sono conclusi gli ultimi voli. Molte missioni sono state segnate dalla tragica scomparsa dei cosmonauti e l'opinione pubblica, inorridita, non può sopportare l'esibizione violenta del nodo traumatico. Il mondo intero vuole archiviare quella fase e dimenticare i martiri dello spazio, che ormai costituiscono solo una fonte di imbarazzo: abbandonata la logica della contrapposizione e dell'antagonismo, gli scienziati russi, americani ed europei collaborano per gestire congiuntamente la questione nel segno della rimozione e dell'occultamento. Le capsule degli astronauti morti vengono lasciate in orbita per decenni, fino al momento in cui la velocità ridotta ne permetta il recupero ed esse possano essere fatte schiantare, senza troppo scalpore, nei pressi della base dismessa di Cape Kennedy.

Il racconto non è dunque ambientato nello spazio intergalattico o su pianeti lontani, bensì sulla Terra, coerentemente con i dettami della New Wave , che rifiuta la pura evasione per interessarsi alla realtà presente e all' inner space . Nel testo di Ballard le coordinate spaziali si fondono con quelle temporali: la base abbandonata, ricoperta di sabbia, erba e paludi, è invasa da una natura lussureggiante e primitiva, che la riporta indietro nel tempo, in una sorta di futuristico "ritorno alle origini".

Cape Kennedy has gone now, its gantries rising from the deserted dunes. Sand has come in across the Banana River, filling the creeks and turning the old space complex into a wilderness of swamps and broken concrete. In the summer, hunters build their blinds in the wrecked staff-cars; but by early November, when Judith and I arrived, the entire area was abandoned. Beyond Cocoa Beach, where I stopped the car, the ruined motels were half hidden in the saw grass. The launching towers rose into the evening air like the rusting ciphers of some forgotten algebra of the sky (TDA, 760).

Lo scenario è ormai desertico, immerso in una suggestiva atmosfera decadente, di abbandono e di degrado. Passato e futuro, progresso e regresso, a tratti, si confondono; accanto a una temporalità lineare e frammentabile, misurata dai calendari e dagli orologi, permane una concezione ciclica, tipica del mito e della memoria interiore.

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Triangolazioni e trame del desiderio

La figura dell'astronauta Robert Hamilton, ormai priva di valenze ideologiche e risonanze mediatiche, diventa un simbolo privato (2), dotato di grande impatto psichico ed emotivo. Essa costituisce il perno attorno a cui ruota l'esistenza dei due protagonisti, i coniugi Judith e Philip Groves. Per un breve periodo Robert è stato l'amante di Judith: un'infatuazione passeggera, tollerata e persino incoraggiata dal marito di lei, consapevole della propria incapacità di soddisfare autonomamente i desideri della moglie.

We had been close friends for barely six weeks. Judith's infatuation was one of those confused sexual impulses that well-brought-up young women express in their own naive way; and as I watched them swim and play tennis together, I felt not so much resentful as concerned to sustain the whole passing illusion for her (TDA, 761-762).

Il primo responsabile del consolidamento di questo rapporto adultero è dunque, paradossalmente, proprio il marito, che è anche identificabile con il narratore e con il depositario della focalizzazione. Per Philip, Robert rappresenta non già un concorrente, una presenza maschile antagonista, ma un utile complemento, uno strumento di cui servirsi per mantenere l'illusione di un legame coniugale soddisfacente. Fin dal principio egli sembra perfetto per lo scopo: agli occhi del rivale la relazione con un cosmonauta non può essere una cosa seria, tanto più che questi è in procinto di partire per una nuova missione. Judith è quindi libera di servirsi senza remore del partner occasionale per appagare i propri desideri insoddisfatti, primo fra tutti quello di una gravidanza che il marito non le sa dare.

Del resto l'astronauta sembra sempre capace di soddisfare le aspettative altrui nel migliore dei modi. Apparentemente privo di una forte individualità, egli è come un significante neutro che si presta a differenti attribuzioni di senso, in base alle specifiche esigenze che ne motivano l'appropriazione. Proprio per questo è un perfetto eroe dello spazio, in grado di consolidare l'ideologia egemone e di incarnare le più svariate aspirazioni individuali pur rimanendo, in ultima analisi, sfuggente e inattingibile.

Non sorprende allora che, venti anni dopo, il ricordo della sua fisionomia originaria appaia, letteralmente, sbiadito:

After two decades, all I could remember of this over-polite but sharp-eyed young man was his albino skin, so like Judith's pale eyes and opal hair, the same cold gene that crossed them both with its artic pallor (TDA, 761).

Nella memoria di Philip i colori diafani di Robert si confondono con quelli di Judith come in un'istantanea ormai stinta, quasi a suggerire un'analogia profonda tra questi due personaggi. L'astronauta sembra infatti condividere la marginalità e la duttilità del soggetto femminile (3) in quanto, come la donna, finisce per recitare il ruolo assegnatogli dalla coscienza centrale maschile, depositaria dell'orchestrazione narrativa. Nelle intenzioni del narratore, come si è detto, l'amante occasionale svolgerebbe una funzione transitoria perché, dopo il suo decollo, il legittimo consorte intende ripristinare un rapporto esclusivo con la moglie.

Tuttavia, quando il volo si conclude tragicamente con la morte del pilota, la sua figura spettrale diviene ancor più indispensabile per la sopravvivenza della coppia. Per Judith, la quale ha perso il bambino che portava in grembo, non è possibile tornare alla vita di sempre, a una quotidianità costruita attorno alla carenza e alla frustrazione del desiderio. Così ella si rifugia nel tempo ciclico dell'eterno ritorno, come se l'amante e il figlio le potessero ancora essere restituiti, molti anni dopo, al rientro della navicella:

A dozen astronauts had died in orbital accidents, their capsules left to revolve through the night sky like the stars of a new constellation; and at first, Judith had shown little response. Later, after her miscarriage, the figure of this dead astronaut circling the sky above us re-emerged in her mind as an obsession with time. For hours, she would stare at the bedroom clock, as if waiting for something to happen (TDA, 762) .

Ora più che mai, lo spettro di Robert sembra capace di sostenere l'illusoria normalità di un rapporto fondato sull'assenza. Da morto ancor più che da vivo egli si presta a incarnare il lacaniano objet petit a , l'oggetto-causa del desiderio, ciò che resta sempre e necessariamente irriducibile all'ordine simbolico del vivere sociale perché rappresenta l'impossibile realizzazione delle più intime aspirazioni. La sua presenza fantasmatica distoglie i coniugi Groves dall'altrimenti imprescindibile necessità di prendere coscienza dei problemi che minano la loro identità personale e il loro vissuto di coppia.

Se inizialmente era stato Philip ad avallare il legame adultero illudendosi, in qualche modo, di mantenerne il controllo, tuttavia ora è evidente che la situazione gli è sfuggita di mano. Judith è ormai schiava di un'ossessione totalizzante, che la porta a vivere nel mondo chimerico della fantasia e del desiderio; per non perderla, il marito è costretto ad assecondarne il delirio, confortato dalla convinzione che, al rientro della salma dallo spazio, sarà possibile porre fine all'illusione.

La centralità della coscienza maschile è quindi indebolita, ma non integralmente confutata, sia sul piano dell'enunciazione che su quello dell'intreccio; cinicamente, Philip è convinto che sarà sufficiente acquistare i resti del cosmonauta per liberarsi della sua presenza ingombrante e recuperare con la moglie un rapporto più autentico:

In early October, when a former NASA colleague told me that Robert Hamilton's satellite was becoming unstable, I drove down to Tampa and began to inquire about the purchase price of Robert's mortal remains. Five thousand dollars was a small price to pay for laying his ghost to rest in Judith's mind (TDA, 762).

L'astronauta morto, un tempo celebrato come un eroe e persino venerato come un semidio (4), ora è stato degradato al rango di merce e contaminato dalla logica della monetizzazione, dalle leggi del mercato clandestino che sa dare un valore di scambio agli ultimi scampoli dell'era spaziale. Se ogni cosa ha il suo prezzo, a Philip sarà facile pagare per dimenticare, perché per smantellare definitivamente l'ossessione è necessario innanzitutto vanificarne la trascendenza e ricondurla alla sfera degradante della materialità.

Per questo egli si rivolge ai cacciatori di reliquie, che si arricchiscono illegalmente commerciando i più svariati residui delle missioni astronautiche. In un mondo che ha finito per dimenticare i martiri dello spazio, molti dei quali ancora orbitano intorno alla terra come altrettanti satelliti artificiali, questi trafficanti di bassa lega costituiscono l'unico interlocutore a cui rivolgersi per preservare - o per cancellare - la sacralità del ricordo.

. the relic hunters were at Cape Kennedy, scouring the burning saw grass for instrument panels and flying suits and - most valuable of all - the mummified corpses of the dead astronauts.
These blackened fragments of collar-bone and shin, kneecap and rib, were the unique relics of the space age, as treasured as the saintly bones of medieval shrines
(TDA, 762).

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Una valigia di illusioni

Benché l'io narrante dichiari di voler assumere un'ottica prettamente utilitaristica, di fatto dalle sue parole trapela un rispetto profondo, quasi devozionale, per i resti dei cosmonauti e, in particolare, per quelli di Robert. Agli occhi dei coniugi Groves l'astronauta morto rappresenta tutto un mondo - il loro mondo - fatto di speranze, di ricordi, di labili illusioni. Nel loro immaginario egli è un gigante, una presenza assente e, proprio per questo, sovradimensionata: difficile pensare di poter trovare una valigia abbastanza grande per racchiudere le sue spoglie.

.I said: 'The suitcase is for the. remains. Is it big enough?'
Quinton peered at me through the ruby light, as if baffled by our presence there. 'You could have spared yourself the trouble. They've been up there a long time, Mr Groves. After the impact' - for some reason, he cast a lewd eye in Judith's direction - 'there might be enough for a chess set.'
( TDA, 763 )

A differenza del cacciatore di reliquie Quinton, Philip ha perso ogni contatto con la realtà: si rende ridicolo esibendo una borsa troppo capiente per i poveri resti e non comprende - o meglio non vuole comprendere - le ragioni dello sguardo osceno rivolto alla moglie dal suo interlocutore.

Nel racconto di Ballard si intrecciano costantemente due logiche conflittuali e incompatibili: da un lato, quella mistificatoria del desiderio, che reagisce alla frustrazione suggerendo forme alternative di gratificazione e soddisfacimento; dall'altro, quella di una quotidianità gretta e, a tratti, repellente, per opera della quale viene impietosamente smascherata ogni finzione. Benché entrambe siano offerte al discernimento del lettore, la focalizzazione privilegia lo sguardo desiderante di Philip, tanto che, nella prima parte della narrazione, esso sembra offrire garanzie di veridicità. In seguito però assistiamo alla progressiva messa in discussione dell'affidabilità e dell'onniscienza inizialmente attribuite alla voce narrante, la quale mostra di possedere una visione parziale, limitata e idiosincaratica della vicenda.

Come ha ben intuito Quinton, Judith è pervasa da una prepotente pulsione di natura sessuale, che la rende al tempo stesso soggetto desiderante e oggetto del desiderio. E tuttavia, per lei stessa e per il marito, questa è una realtà inconfessabile, che andrà rimossa e sostituita dall'esibizione di altre e più accettabili forme identitarie. La donna offre molteplici immagini di sé, nessuna delle quali autentica: la sua identità è scissa, plurima ed instabile, come risulta chiaro quando il nodo sintomatico esplode in tutta la sua drammatica evidenza, all'approssimarsi dell'incontro definitivo con l'astronauta morto.

Nei giorni che precedono il rientro dell'astronave, Judith oscilla spasmodicamente tra diverse identificazioni. Come una perfetta padrona di casa, ella si sforza di ripulire e abbellire la squallida cabina dove alloggia con il marito, ma ogni tentativo è vano e la scena assume i tratti del grottesco. Ancor più patetica è la trepidazione con cui la donna, non più giovane e attraente, si agghinda davanti allo specchio, ottenendo risultati alquanto deludenti. Irrazionale è anche l'istinto materno che, talvolta, l'assale al pensiero di Robert:

. Judith entered a period of sudden and unexpected activity. As if preparing the cabin for some visitor, she rehung the curtains and swept out the two rooms with meticulous care, even bringing herself to ask Quinton for a bottle of cleanser. For hours she sat at the dressing table, brushing and shaping her hair, trying out first one style and then another. I watched her feel the hollows of her cheeks, searching for the contours of a face that had vanished twenty years ago. As she spoke about Robert Hamilton, she almost seemed worried that she would appear old to him. At other times, she referred to Robert as if he were a child, the son she and I had never been able to conceive since her miscarriage. These different roles followed one another like scenes in some private psychodrama (TDA, 764).

In questa messinscena tutto ruota intorno alla figura assente dell'astronauta, anch'essa caricata di molteplici valenze discordanti: di volta in volta, egli è visto come un ospite di riguardo, come l'amante appassionato di ritorno da un lungo viaggio, come il figlio tanto atteso.

La diegesi sottolinea lo scollamento tra lo sguardo (razionale, ma non onnicomprensivo) del narratore e l'agire (sempre più folle e delirante) del personaggio femminile. Philip descrive i sintomi della moglie, ma non li interpreta; egli è detentore di un punto di vista limitato e limitante, che non può soddisfare appieno le aspettative del lettore. A questo punto appare evidente che, fin dal principio, l'enunciatore ha presentato la vicenda da una posizione marginale, articolando una prospettiva decentrata e inaffidabile. Egli ha finto di dominare gli eventi o, quantomeno, di saperli interpretare e volgere a proprio vantaggio, mentre di fatto assisteva impotente al loro svolgimento.

Evidentemente, a differenza di quanto ci era stato detto in precedenza, il tradimento di Judith non è stato un episodio transitorio e insignificante (5); del resto, la reticenza del marito è più che comprensibile. Non è da lui che sapremo la verità: è necessario cercare altrove. La mente e lo sguardo del personaggio femminile sono assenti dal testo, ma almeno parzialmente decifrabili. In questa nuova ottica l'astronauta non è solo una presenza fantasmatica: quando è partito per lo spazio, Robert era l'uomo di Judith; almeno in un momento del passato, egli è stato un individuo reale, capace di amare e di essere amato per ciò che era, nonché di procreare una nuova vita. Il delirio della donna non è quindi completamente privo di fondamento; e tuttavia, resta pur sempre un delirio.

Per Judith, come già per il marito, il cosmonauta è un soggetto monodimensionale, completamente assorbito all'interno di una propria rappresentazione arbitraria e totalizzante della realtà: ai suoi occhi non esiste - e non può esistere - una porzione di mondo sottratta al dominio del proprio sguardo desiderante e alla pervasività delle sue proiezioni. Ciò nondimeno il rispecchiamento resta sempre e comunque illusorio: il Reale è fluido, eterogeneo, difficilmente compatibile con le aspettative culturali e individuali.

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L'ombra del tradimento

Colui che avrebbe dovuto fornire una nuova ragione di vita porterà invece la morte. Nelle fasi conclusive del racconto scopriamo infatti che Robert Hamilton era impegnato in una missione segretissima: egli non è stato ucciso da un guasto, come si pensava, ma dall'esplosione di un ordigno nucleare collocato a bordo della sua astronave. Venendo a contatto con i suoi resti i coniugi Groves sono stati contaminati dalle radiazioni; il loro fisico è irrimediabilmente compromesso, le loro illusorie certezze si sciolgono come neve al sole:

'Judith!' I bent over the bed and shouted hoarsely at her. 'Don't you realize - there was a bomb on board! Robert Hamilton was carrying an atomic weapon!' I pulled back the curtains from the window. 'My God, what a joke. For twenty years, I put up with him because I couldn't ever be really sure.'
'Philip.'
'Don't worry, I used him - thinking about him was the only thing that kept us going. And all the time, he was waiting up there to pay us back!' [.]
'Judith, before we go, tell me. I never asked you -'
Judith was sitting up, touching the hair on her pillow. One half of her scalp was almost bald. She stared at her weak hands with their silvering skin. On her face was an expression I had never seen before,the dumb anger of betrayal.
As she looked at me, and at the bones scattered across the table, I knew my answer
(TDA, 768).

Per i protagonisti, ormai prossimi alla morte, è arrivato il momento della verità: una scoperta terribile che, solo in parte, può essere espressa dal linguaggio (6). L'astronauta li ha traditi, si è sottratto alla funzione strumentale che gli era stata assegnata, perché ora è noto che egli aveva una vita tutta sua, fatta anche di terribili segreti. Di fronte a questa rivelazione, l'anziana coppia è costretta ad affrontare la realtà dei fatti, senza più vie di fuga: mentre Judith si confronta per la prima volta con le sue paure più profonde, Philip capisce con orrore che il rivale gli ha da tempo alienato l'amore della moglie.

Nulla di tutto ciò è detto esplicitamente nel testo: il nucleo traumatico può essere evocato, ma non articolato. L'interrogativo del protagonista resta inespresso, come pure la sua risposta. L'immagine finale è emblematica; Judith, chiusa nel suo mutismo, rivolge il proprio sguardo prima al marito, poi ai poveri resti dell'amante, quasi a segnalare il deficit della focalizzazione e della parola. In questo senso il termine "betrayal" sembra anche ribadire l'incolmabile scarto tra il Reale e ogni tentativo (necessariamente falsificante) di articolarlo.

Robert Hamilton a sua volta è vittima, più che artefice, del tradimento. Lungi dall'affermarsi, finalmente, come un individuo autonomo, egli risulta sempre, inevitabilmente, sussidiario, come mostrano le dinamiche della sua tragica scomparsa: benché si sottragga al ruolo assegnatogli dai coniugi Groves, resta pur sempre asservito a un potere governativo che ha disposto della sua vita e ora dispone della sua morte, decretandone l'oblio e il nascondimento.

E tuttavia, proprio in questo risiede la sua forza. In fondo l'astronauta, da morto non meno che da vivo, è parte integrante di un immaginario culturale che fa perno sulla sua duttilità per raccontarsi e per raccontarlo in molti modi diversi.

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Note

(1) James Graham Ballard, The Dead Astronaut (1968), in J. G.Ballard, The Complete Short Stories , Flamingo, London, 2001, pp.760-768. D'ora in avanti le citazioni da questo testo saranno indicate con TDA .

(2) Nel racconto la celebrazione privata dell'astronauta morto viene presentata come una compensazione per il disinteresse pubblico e istituzionale nei suoi confronti: "Judith was staring at the debris of tyres and abandoned cars, her pale eyes becalmed in her drawn face. 'Philip, don't you understand, he's coming back now. Someone's got to be there. The memorial service over the radio was a horrible travesty - my God, that priest would have had a shock if Robert had talked back to him. There ought to be a full-scale committee, not just you and I and these empty nightclubs." (TDA, 760).

(3) Interessante, in questo senso, è il rispecchiamento tra la sorte di Robert Hamilton e quella della pilota sovietica Valentina Prokrovna, martire dello spazio il cui rientro precede di pochi giorni quello del collega statunitense (TDA, 761).

(4) In passato gli aborigeni del Deserto del Kalahari, che attribuivano uno status divino agli astronauti morti, avevano saccheggiato una navicella, asportando le reliquie degli occupanti. Perciò in seguito si era deciso di non accelerare il rientro delle altre astronavi ancora in orbita (TDA, 762).

(5) Si veda la seconda citazione (TDA, 761-762).

(6) Ai coniugi Groves non è stato permesso di ascoltare le ultime parole di Robert Hamilton dopo l'incidente di volo, ufficialmente perché si trattava di un balbettio incoerente (TDA, 762: "incoherent babble"), ma più probabilmente perché facevano riferimento all'esplosione. In questo caso il testo si limita a segnalare la presenza di una fonte linguistica che potrebbe esercitare una funzione esplicativa, ma che resta sempre e comunque inattingibile.

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