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• Il più
primitivo tra i sensi
• L'olfatto nelle Lettere
Tra
i cinque sensi, l'olfatto è quello che ha meno legami con
una visione mediata, ragionata del mondo. Mentre tutto ciò
che percepiamo con il tatto o con la vista diventa per noi materiale sul
quale riflettere per analizzare la realtà che ci circonda, le sensazioni
olfattive spesso rimangono in noi solo a livello inconscio, a un livello
dove non avviene nessun processo di analisi razionale.
Questo fatto è dovuto in gran parte all'evoluzione, che ci ha portato
a minimizzare la necessità di odorare l'ambiente e di fiutare pericoli,
avendo sviluppato in maniera molto più forte altri sensi. Al contrario
dell'uomo, altre specie animali hanno invece privilegiato molto di più
l'odorato. Il cane, ad esempio, ha un numero di recettori neuronali ben
cento volte più alto rispetto all'uomo. Alcune farfalle, specie
quelle più piccole, hanno un apparato olfattivo così sviluppato
che i maschi sono in grado di sentire l'odore della femmina a dieci chilometri
di distanza. Così, nella maggior parte delle specie viventi, l'odore
gioca un ruolo essenziale per la sopravvivenza: dalla ricerca del partner
alla segnalazione del proprio territorio, esso è implicato in un
fondamentale processo comunicativo.
La storia e soprattutto le credenze dell'uomo
sono da sempre legate al profumo: "Nella liturgia
cattolica è uno degli elementi dell'offerta sacrificale destinata
a farla accogliere dalla divinità" (J. Chevalier, A. Gheerbrant,
Dizionario dei simboli). Per i Romani e per i Greci gli odori
servivano a svolgere molteplici funzioni rituali, così
come nell'antico Egitto.
Per la sua inconsistenza, l'odore, il profumo evoca una presenza
spirituale e richiama la natura dell'anima. Nelle religioni orientali,
nello Yoga, il profumo è sinomino di perfezione, espressione di
virtù.
Se nella nostra quotidianità l'olfatto non è un mezzo di
comunicazione al più reso esplicito, i profumi e gli odori che
sentiamo diventano lo stesso, inevitabilmente, parte della nostra percezione
del mondo. Proprio la natura "inconsapevole" del nostro
odorare fa sì al contrario che esso giochi un peso notevole
nell'ambito delle emozioni. Lo sanno bene gli scrittori, che da sempre
hanno dato il giusto peso a questo senso per accrescere il potenziale
di significato veicolato dalle loro pagine.
Nella letteratura come nella vita, l'olfatto ha molte carte da poter giocare. Può decidere simpatie o antipatie, può riassumere in un'unica sensazione un'intera situazione ambientale, può farsi veicolo di sensazioni e ricordi. Oppure può essere usato come un asso nella manica da parte di scrittori "esperti" per lanciare al lettore messaggi più nascosti, messaggi che possono andare oltre le stesse pagine della vicenda narrata, per le sue connotazioni.
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristam
Shandy, gentiluomo (1759-1767)
Opera maggiore di questo autore inglese, questo romanzo insolito e bizzarro
che presenta strutture narrative e tematiche sperimentali rappresenta
uno dei primi tentativi di creare il nuovo genere letterario del Romanzo
moderno. Il tema pricipale è la rappresentazione delle contraddizioni
e delle assurdità umane. Con gusto del comico e del grottesco,
il protagonista del terzo romanzo è il naso di Tristam, deformato
da un parto travagliato e chiamato lo "sfortunato naso schiacciato".
Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac
Nel romanzo di Edmond Rostand il protagonista è un personaggio
realmente vissuto nel Settecento, lo spadaccino e satirico Cyrano de Bergerac,
famoso per il suo naso dalle dimensioni notevoli. Se nella vita pare che
Cyrano abbia detto: Il naso grande è il simbolo di un uomo cortese,
di spirito, affabile e liberale, nel romanzo l'aspetto fisico diventa
il motivo scatenante per una timidezza tale da impedire il protagonista
di esplicitare il proprio amore alla dama prescelta. La trama del romanzo,
ormai famosa in tutto il mondo, si svolge proprio partendo dalle caratteristiche
fisiche del personaggio, che ne condizionano il carattere e, quindi, il
comportamento.
Baudelaire, I fiori del male
Uno dei principi fondamentali alla poetica baudelairiana è quello
della sinestesia, procedimento
retorico che consiste nell'associare, all'interno di un'unica immagine,
sostantivi e aggettivi appartenenti a sfere sensoriali diverse. Baudelaire
è forse il primo dei poeti occidentali a utilizzare questa particolare
figura di significato, motivo per cui diventerà un punto di riferimento
continuo per tutta la poetica simbolista. Così, grazie a un continuo
richiamarsi delle sensazioni, un profumo può legarsi ad immagini
ed esperienze vivide anche per gli altri sensi:
"Vi sono profumi freschi come carni di bambini, / dolci come oboi, verdi come prati, / - e altri, corrotti, ricchi e trionfanti, // che hanno l'espansione delle cose infinite, / come l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso, / che cantano i trasporti dello spirito e dei sensi" (Corrispondenze)
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto
In una rassegna di autori letterari legati alle esperienze dei sensi non
può mancare Proust. Tutta la Recherche si basa proprio sugli effetti
che alcune sensazioni provocano nel protagonista. Secondo lo scrittore
vi sono episodi particolari nella vita di ogni uomo che vengono immagazzinati
nella memoria attraverso l'ausilio di particolari sensazioni cui vengono
associati (Se la nostra esistenza è vagabonda, la nostra memoria
è sedentaria). Tali momenti possono restare nell'oblio per anni,
ma può accadere che il risveglio di una di queste sensazioni provochi
il risveglio nella memoria di quel particolare episodio. La sensazione
si fa così veicolo per un ritorno di antiche memorie e quindi,
indirettamente, del recupero di un "tempo perduto".
"Ma che un rumore, che un odore, già sentito o respirato un tempo lo sia nuovamente, insieme nel presente e nel passato reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, immediatamente l'essenza permanente e abitualmente nascosta delle cose si trova liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, ma che non lo era interamente, si sveglia, si anima ricevendo il cibo che gli viene dato"
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila
Il protagonista di questo romanzo pirandelliano parte da un'osservazione
sulla forma del proprio naso per rimettere in discussione tutto il rapporto
tra sé e il mondo circostante. Egli considera il fatto che un qualsiasi
interlocutore che debba interagire con noi si trova di fronte al nostro
aspetto fisico e ne è, seppur inconsapevolmente, influenzato. Al
contrario, noi abbiamo una percezione del nostro io assolutamente indipendente
da fattori esterni. Questa dicotomia percettiva tra noi e gli altri porta
il protagonista a riflessioni sui confini tra l'io e il mondo, tra la
soggettività e l'oggettività, in un ottica tipica della
produzione più moderna dello scrittore siciliano, dimostrando al
contempo come i sensi per l'uomo siano insieme canale di comunicazione
e veicolo di incomprensioni.
Patrik Suskind, Il profumo
Le sensazioni olfattive sono al centro dell'intero romanzo di Suskind,
il cui protagonista, Grenouille, è una creatura che non ha odore
ma che proprio per questo presta notevole attenzione agli odori del mondo
e che dell'odore della gente si "nutre". L'odore diventa simbolo
di questa quête al negativo, dove il personaggio tenta, con l'unico
linguaggio che gli appartiene, di fondersi negli altri e trovare un proprio
significato.
"La mano con cui stringeva il flacone emanava un profumo molto delicato, e quando la portava al naso e la fiutava, diventava malinconico, e per un attimo smetteva di camminare e si fermava ad annusare. Nessuno sa com'è buono in realtà questo profumo, pensava. Nessuno sa comè fatto bene. Gli altri si limitano a subirne l'effetto, anzi non sanno neppure che è un profumo che agisce su di loro e li affascina"
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