Letteratura e... tè
Bevanda e momento simbolico
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• Gabriele
D'Annunzio, Il Piacere
• Marcel Proust, Un amore di Swann
• Lewis Carroll, Le avventure di Alice
nel paese delle meraviglie
La cerimonia del tè nella cultura orientale
e soprattutto in quella giapponese ha un profondo significato simbolico
e non è soltanto una celebrazione di purezza e bellezza,
dove gesti, scenari e strumenti sono attori di un'elaborata estetica.
I taoisti, gli adepti dello Zen e i monaci vedono il tè come
un ottimo strumento capace di tenere desta la mente e quindi di
prolungare la meditazione.
La cerimonia del tè ha come caratteristiche principali la
sobrietà e la compostezza.
Il tè è simbolo dell'Essenza e il singolo che lo prepara
e lo assume è partecipazione meditativa, abdicazione dell'ego,
rinuncia dell'individualità.
Ma questa bevanda di origine tutta orientale ha uno spazio prettamente occidentale nella letteratura. Nei grandi romanzi realisti soprattutto, ma non solo, il momento in cui si beve la bevanda ambrata assume un significato culturale e simbolico nello stesso tempo. Bere il tè ha rappresentato fin dall'inizio del 900 un rito così importante da consacrare un intero momento della giornata come "l'ora del tè". Un rito, stavolta, di certo non legato a un momento di meditazione e di ricerca individuale, bensì a un momento in cui si esprimono abitudini e costumi di società.
Gabriele D'Annunzio, Il piacere
[Elena]
Accese la lampada sotto il vaso dell'acqua; aprì la scatola
di lacca, dov'era conservato il tè, e mise nella porcellana
una quantità misurata d'aroma; poi preparò due tazze.
I suoi gesti erano lenti e un poco irresoluti, le sue mani bianche
e purissime avevano nel muoversi una leggerezza quasi di farfalle...
[Maria]
"Ti farò il tè" disse.
Egli s'accendeva, vedendola sul divano, tra i cuscini. (...) Parlava
d'un tè prezioso, giuntole da Calcutta, ch'ella aveva donato
ad Andrea il giorno innanzi. (...) Ella versò in una tazza
la bevanda e gliela offerse, con un sorriso misterioso.
"Bada, c'è un filtro".
Egli rifiutò l'offerta.
"Perché?"
"Dammi tu da bere".
Abbiamo due passi in questo romanzo che esprimono
bene, messi a confronto, il potere di seduzione
di questa "ora del tè". Elena esprime tutta la
sua dolcezza di donna materna e tenera nel suo offrire il tè
all'uomo, e nel suo caso possiamo supporre che se offrisse del tè
o un'altra bevanda sarebbe esattamente lo stesso. Diverso è
il caso di Maria, la quale gioca proprio sulla preziosità
del suo tè, che proprio come un filtro d'amore si carica
di significati sensuali e misteriosi.
In entrambi i casi comunque è interessante notare come il
servire il tè sia una mansione prettamente femminile,
da svolgere sotto gli occhi dell'uomo che osserva,
quasi come se dal modo di servire il tè potesse trarre informazioni
sul tipo di donna, come un cacciatore che studia la sua preda.
Marcel Proust, Un amore di Swann
Odette fece a Swann il 'suo' tè, gli
chiese: "Panna o limone?" e, avendole lui risposto "Panna",
gli disse ridendo: "Una nuvola!". E, quando lui lo trovò
buono: "Vedete che so quel che vi piace".
Quel tè, infatti, era parso a Swann qualcosa di prezioso,
come a lei; e l'amore ha un tal bisogno di trovarsi una giustificazione,
una garanzia di durata, in piaceri che invece non esisterebbero
senza di esso e con esso finiscono, un tal bisogno che per tutto
il percorso in carrozza lui aveva continuato a dirsi: "Come
sarebbe piacevole avere una personcina da cui poter trovare una
cosa tanto rara, un buon tè".
Qui il tè si presenta come giustificazione
dell'amore e riveste due facce interessanti: la prima,
dal punto di vista di Odette, come tentativo di seduzione dell'uomo
da parte della donna; la seconda, dal punto di vista di Swann, come
desiderio di trovare delle affinità con un'anima gemella,
affinità che attraverso il "buon tè" si
rifrangono in uno stesso stile di vita, in uno stesso gusto raffinato
(Swann è un finissimo intenditore d'arte) e in una stessa
dolcezza.
Il messaggio mandato dal tè è duplice e quindi ambiguo,
e infatti l'amore vero, in questo caso, è solo quello che
Swann prova per Odette e non viceversa (com'è reso esplicito
dallo stesso titolo). Alla donna interessa solo provare il proprio
potere di seduzione, mentre l'uomo, da vero innamorato, carica il
tè di significati molteplici e giustificatori.
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie
C'era un tavolo apparecchiato sotto un albero
davanti alla casa, e la Lepre Marzolina e il Cappellaio vi prendevano
il tè: tra loro c'era un Ghiro profondamente addormentato,
e se ne servivano come di un cuscino appoggiandovi i gomiti e parlando
sopra il suo capo. "Molto scomodo per il Ghiro", pensò
Alice; però, visto che tanto dorme, non gli dà fastidio".
Il tavolo era grande, ma i tre stavano pigiati in un angolo. "Non
c'è posto! Non c'è posto!" si misero a gridare
quando videro Alice farsi avanti. "Ce n'è moltissimo
invece!" disse Alice indignata, e si sedette in una grande
poltrona a capotavola.
"Prendi un po' di vino", disse la Lepre Marzolina in tono
incoraggiante.
Alice si guardò intorno dappertutto, ma non vide altro che
tè.
Anche nelle fiabe l'ora del tè può
assumere significati importanti. Direi anzi sorprendentemente importanti.
Il romanzo di Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson,
è inglese per molti aspetti. Questo passo, in particolare,
mette in evidenza il tema dell'imperialismo inglese.
Il tè è uno dei frutti più caratteristici che
l'Inghilterra colonialista ha importato dai paesi sottomessi. L'atteggiamento
da sfruttatori della Lepre Marzolina e del Cappellaio nei confronti
del Ghiro addormentato conferma questa tematica, e accentua la denuncia
verso la società cresciuta sullo sfruttamento dei popoli
addormentati. La fredda accoglienza riservata ad Alice e lo stare
pigiati in fondo al tavolo nonostante le sue grandi dimensioni connota
la mentalità egoista e riduttiva dei paesi che si sono fatti
concorrenza per accaparrarsi qualche fetta di terra nella corsa
agli Imperi coloniali. La beffa finale del vino indica chiaramente
la menzogna e le false lusinghe di una politica internazionale ingannevole.
Alla luce di questa favola, il tè ci riporta al significato
sociale e politico che ha assunto per l'epoca colonialista,
denunciandone l'ipocrisia.
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