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| Come scorrea la calda sabbia lieve  Per entro il cavo della mano in ozio, Il cor sentì che il giorno era più breve. E un'ansia repentina il cor m'assalse  | 
              |
| 5 | Per l'appressar dell'umido equinozio | 
| Che offusca l'oro delle piagge salse.  Alla sabbia del Tempo urna la mano Era, clessidra il cor mio palpitante, L'ombra crescente d'ogni stelo vano  | 
              |
| 10 | Quasi ombra d'ago in tacito quadrante. | 
Titolo:
La Sabbia del tempo è un titolo assai significativo che fa immediatamente ricordare un oggetto legato ad entrambi i sostantivi, la clessidra. Essa è il mezzo col quale, anticamente, si misurava lo scorrere del tempo; è anche il luogo in cui, materialmente, oltre al tempo scorre la sabbia, da un'estremità del vetro all'altra. In questo titolo sono perciò riassunte l'idea del tempo che passa, la vista materiale dello scorrere dell'esistenza e la nostalgia del passato, ma anche la ciclicità del rapporto vita/morte e l'interscambiabilità fra l'alto e il basso perché, per funzionare, la clessidra deve essere continuamente rovesciata.
		 
            Metrica:
La poesia si compone di tre strofe, 
              di cui le prime due sono terzine e la terza una quartina. I versi 
              sono tutti endecasillabi. Questo schema riprende quello del madrigale 
                antico, componimento di 2-3 strofe di versi brevi terminate da un 
              distico. Si può infatti considerare l'ultima strofa come 
              il raggruppamento di due distici. In origine questo metro era usato 
              per la poesia galante; da Pascoli, però, esso è usato 
              anche in lode alla natura.
              Lo schema delle rime è il seguente: ABA, CBC, DEDE.
Campi semantici:
Figure retoriche:
Sono degne di nota le figure di ripetizione fonica, o allitterazioni. In particolare, tutta la poesia gioca sull'intreccio e il contrasto di occlusivi e fricativi, tra il suono /k/ (Come scorrea la calda..., v. 1, ecc) e il suono /s/ (m'assalse per l'appressar..., vv. 4-5, ecc). Il ritmo è dunque cadenzato dai suoni cupi e duri del /k/, che ricordano il battito delle ore, inframezzato dalla dolcezza, dalla lievità della sibilante /s/, che esprime la nostalgia dovuta alla consapevolezza dello scorrere del tempo, del tempo che se ne va, in un presentimento di morte.
Altra ripetizione importante è l'iterazione della parola cor, presente una volta in ogni strofe (v. 3, 4 e 8). Tutto il senso di ciò che esprime la poesia è tradotto e letto attraverso la ricettività del cuore del poeta: nella prima strofe il cuore sente che il giorno è più breve; nella seconda, l'ansia assale il cuore; nella terza, il cuore è palpitante; il tutto in un crescendo emotivo (o climax) che accompagna la riflessione dell'anima sulla fuggevolezza dell'essere.
Osservazioni conclusive:
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Rosario Frasca
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