Gustave Flaubert
La signora Bovary
di Eloise Lonobile
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Di fronte, sopra i tetti, la piena
campagna si stendeva a perdita d'occhio. In basso, sotto di lei,
la piazza del paese era vuota, le pietre del marciapiede brillavano,
i segnavento delle case stavano immobili; all'angolo della strada,
da un piano inferiore partì una sorta di ronzio a modulazioni stridenti.
Era Binet che girava la ruota.
Essa si era appoggiata contro la cornice della finestra della mansarda
e rileggeva la lettera con degli sghignazzamenti di rabbia. Ma più
ci si fissava, più le sue idee si confondevano. Lo rivedeva, lo
risentiva, lo riabbracciava tutto; e i battiti del cuore, che la
colpivano sotto il petto come dei grandi colpi di ariete, acceleravano
uno dopo l'altro, a intermittenza irregolare. Essa gettava lo sguardo
intorno a sé con il desiderio che la terra crollasse ai suoi piedi.
Perché non farla finita? Chi mai la tratteneva? Era libera. E avanzò
di un passo, guardò il pavimento dicendosi:
- Su! Su!
Il raggio luminoso che saliva direttamente dal piano inferiore tirava
verso l'abisso il peso del suo corpo. Le sembrava che il suolo,
nella piazza, oscillando si alzava lungo le mura, e che il pavimento
si inclinasse in fondo, come un veliero che beccheggia. Essa rimaneva
sull'orlo, quasi sospesa, attorniata da uno spazio enorme. L'azzurro
del cielo invadeva la sua persona, l'aria circolava all'interno
della sua testa vuota, non le restava che cedere, che lasciarsi
prendere; e il ronzio della ruota non finiva, come una voce furiosa
che la chiamava.
- Moglie mia! Moglie mia! gridò Charles.
Essa si fermò.
- Dove sei? Vieni!
L'idea che veniva di scampare alla morte rischiò di farla svenire
dal terrore; chiuse gli occhi; poi rabbrividì al contatto di una
mano sulla sua manica: era Félicité.
- Il signore la aspetta, signora; la minestra è in tavola.

Analisi testuale
Titolo:
Il titolo fa riferimento ad un nome,
presumibilmente il personaggio principale del romanzo. Di questo
personaggio si può già sapere che è una donna, che è sposata (è
una signora) e che quindi Bovary è il cognome del marito.
Stile narrativo e struttura:
La narrazione è fatta alla terza persona
da un narratore esterno, focalizzato sul personaggio principale (lei, presumibilmente proprio la signora Bovary).
Il passo citato
è diviso in quattro paragrafi: il primo è una descrizione fatta
dal punto di vista del personaggio; il secondo e il terzo paragrafo
sono un'analisi dei suoi stati d'animo; l'ultimo, infine, rappresenta
un ritorno alla realtà esterna.
Personaggi:
Il personaggio principale è lei, su
cui si focalizza la narrazione (il pronome essa è ripetuto più volte).
Appaiono anche altre figure:
- Binet, importante perché rappresenta
un elemento di realtà con il suo produrre rumore;
- l'autore della
lettera (di cui si sa che è un uomo amato dalla protagonista);
- Charles,
il marito, che irrompe sulla scena con la voce;
- Félicité, l'unico
personaggio ad apparire di persona assieme alla protagonista.
Colpisce
la sensazione di vuoto e di solitudine che trapela dal brano nonostante
poi siano presenti, direttamente o indirettamente, ben 5 personaggi.
Campi
semantici:
- Lo spazio: la presenza di numerosi
indicatori di spazio (di fronte, sopra i tetti;
in basso, sotto di lei; all'angolo della
strada; da un piano inferiore; dal piano inferiore;
lungo le mura; ecc.), assieme a la piena campagna che
si stende a perdita d'occhio, il vuoto della piazza
del paese, l'abisso, lo spazio enorme,
danno alla coordinata spaziale un'importanza particolare: mentre
da un lato si definisce con esattezza la posizione del personaggio
rispetto al paesaggio e il suo punto di vista, dall'altro si mettono
in evidenza elementi che danno un senso di confusione e di vertigine
(la vista dall'alto, gli spazi immensi, ecc.).
La finestra della mansarda, spazio di confine tra la mansarda
e l'esterno, rappresenta il confine tra il mondo dell'interiorità
e quello dell'esteriorità.
- Il rumore: nel primo paragrafo,
il rumore è il ronzio del lavoro di Binet, a modulazioni
stridenti; nel paragrafo 2, incentrato sui sentimenti del
personaggio, abbiamo gli sghignazzamenti e i colpi
di ariete del cuore che batte; nel paragrafo 3 torna ad essere
preponderante il ronzio di Binet, come uno stridore che
disturba, come una voce furiosa che la chiamava, che si confonde
con la voce reale del marito che, effettivamente, la chiama; nell'ultimo
paragrafo è la voce di Félicité, che riporta la signora
alla realtà, e si accompagna di una scossa alla manica.
- Il movimento: nel primo paragrafo
tutto è immobile, tranne la ruota girata da Binet; nel secondo
paragrafo il movimento è tutto interiore, è agitazione del cuore
e della mente che ricorda e precipita nella memoria, agitazione
che si concretizza nell'avanzamento di un passo; nel terzo paragrafo
il movimento rimane interno alla mente, ma prende la forma di
un movimento esterno: è il giramento di testa, la vertigine per
cui sembra che il suolo oscilli, che il pavimento si muova, che
il cielo cada; nell'ultimo paragrafo è il movimento della mano
che tocca la manica della signora, riportandola alla realtà.
Osservazioni conclusive:
-
Tra le grandi doti di Gustave Flaubert troviamo
la capacità di giostrare uno stile narrativo che passa
quasi inavvertitamente dalla descrizione oggettiva alla focalizzazione
su un personaggio. Questo passo è un esempio mirabile
di questa dote dello scrittore, capace di rappresentare in un
racconto alla terza persona il mondo interiore del proprio personaggio
senza che il lettore se ne accorga, in maniera dolce e "indolore".
La tecnica narrativa di Flaubert, avvalendosi di descrizioni accurate
e al contempo soggettive e dell'uso dello stile indiretto libero,
prefigura già alla fine del XIX secolo il passaggio dal narratore
onnisciente (alla Manzoni) al moderno monologo interiore (alla
Joyce).
- Questo particolare stile narrativo dà al personaggio
di Flaubert un carattere assolutamente realistico e intenso,
che spiega bene come lo scrittore sia potuto arrivare a dire:
"La signora Bovary, sono io". Il titolo del romanzo, focalizzandosi
sulla protagonista, si adegua alla rappresentazione di un personaggio
descritto come fosse vivo.
- D'altra
parte, se Flaubert dà al suo personaggio tanta vita e tante sensazioni,
ciò non significa che l'autore si immedesimi in lui. Vi è una
profonda e sottile ironia nella narrazione dovuto
ad un certo distacco tra il personaggio e il suo creatore, un
distacco sentito anche dal lettore. Nel passo riportato, ad esempio,
è interessante notare come l'episodio di questo tentato suicidio,
con tutta la sua drammaticità, finisca con le parole della serva:
"la minestra è in tavola". I grandi slanci amorosi della protagonista,
il suo perdersi nell'immensità dell'azzurro del cielo, i battiti
accelerati del cuore sono costretti a tornare al contatto con
la realtà. La minestra, cibo quotidiano della campagna (e il paesaggio
descritto è tutto campagnolo), associato ad un universo di cose
di bassa levatura, si accompagna male ai voli amorosi della lettera
di un'amante.
- La
contraddizione tra la semplicità della vita di campagna e la complessità
della vita interiore della protagonista, resa esplicita in questo
passo dall'ironia dello scrittore, è una rappresentazione in piccolo
di quello che è stato chiamato "il bovarismo":
la tendenza dell'animo complesso e incontentabile a vivere situazioni
romanzesche e non realistiche, alla ricerca di piaceri particolari,
sempre più intensi. Esso è anche, da un certo punto di vista,
sinonimo di snobismo (si snobba la realtà in cui si vive
anelando a qualcosa considerato migliore, sia economicamente che
socialmente).
Eloise Lonobile (classe 1976) lavora nel campo dell'editoria multimediale. Ma la passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.