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Ugo Foscolo,
A Zacinto

di Eloise Lonobile

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Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar, da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque

Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura.

      PARAFRASI

Non andrò più sulla riva sacra
dove sono stato da bambino,
Zacinto mia, tu che ti specchi nelle onde
del mar greco, da cui è nata la vergine

dea Venere, che regalando loro il suo primo sorriso
rese quelle isole prosperose, per cui parlò
delle tue nuvole limpide e della tua vegetazione
anche l'illustre poesia di colui che narrò

delle acque mortali (Omero), e del viaggio in mare
alla fine del quale, pieno di fama e di sfortuna,
Ulisse ritrovò Itaca, la sua isola pietrosa.

Tu non avrai altro che la poesia di tuo figlio, o mia terra materna; a noi il destino
ha prescritto una sepoltura senza lacrime.

 

Analisi testuale

Titolo

Il titolo della poesia è chiaramente una dedica: A Zacinto identifica subito il fatto che il poeta scrive una poesia dedicata a Zacinto, appunto. Zacinto, detta anche Zante, è un'isola greca del Mar Ionio, vicina al Peloponneso.

Oltre a essere l'isola in cui Ugo Foscolo nacque nel 1778, è importante a livello letterario perché è stata citata da Omero sia nell'Iliade che nell'Odissea e la tradizione dice che fu conquistata da Ulisse, re di Itaca: tutti elementi ripresi nella poesia.

Metrica

La poesia è composta da 2 quartine + 2 terzine, (cioè da 2 strofe di 4 versi + 2 strofe di 3 versi) di endecasillabi, il verso classico per eccellenza: questo schema strofico è quello del sonetto. Lo schema metrico delle rime è ABAB, ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato.

A livello sintattico è interessante notare che la poesia si compone di due periodi soltanto:

  • il primo, lunghissimo, che va dal verso 1 fino al verso 11, si compone di numerose frasi principali, secondarie e complementari e si svolge tramite coordinanti come ove, che, da cui, e, onde, che, ecc;
  • il secondo, di soli 3 versi, che conclude la poesia e forma una specie di brusca conclusione a tutto quanto espresso nel periodo precedente.

Campi semantici

  • Le isole: tutta la poesia gira intorno al concetto di "isola": innanzitutto, chiaramente, Zacinto, cui è dedicata la poesia. Poi si parla di Itaca, cioà l'isola dov'è nato Ulisse e dove tornerà dopo le sue innumerevoli avventure vissute in mare e raccontate da Omero; inoltre, di sacre sponde e isole feconde. Da notare che entrambe le isole sono greche.
  • La natura: gli elementi naturali sono numerosi in questa poesia, ma ciò che è particolare è che ognuno è "rivestito" dal poeta da un aggettivo che lo contraddistingue, come se il poeta volesse caratterizzare ognuno di loro con un giudizio autorevole. Troviamo così le sponde sacre, il mare greco, le isole feconde, le nubi limpide, Itaca petrosa, e infine, la terra materna.
  • La contrapposizione morte/vita: da un lato abbiamo il poeta che, col suo corpo che fanciulletto giacque, dà l'idea di un corpo molle e abbandonato, privo di vita: un elemento che introduce quello finale della sepoltura, che richiama ancora più forte l'idea della morte cui sembra destinato il poeta. Ai versi 8-9 troviamo le acque fatali. D'altro canto, abbiamo anche tutta una serie di elementi che richiamano la vita: la vergine che nacque, le isole feconde, le fronde (che richiamano la vita vegetale), l'idea della terra materna.
  • La contrapposizione io/Ulisse: i riferimenti classici in questa poesia sono importanti e si evidenziano sia nelle scelte formali che in quelle di significato. In particolare, tutta la poesia si costruisce su una contrapposizione tra

    [Itaca-Ulisse-Omero]   VS   [Zacinto-io-Foscolo]

      L'idea parte dal fatto che sia Foscolo che Ulisse nascono in un'isola greca dalla quale vengono allontanati e desiderano ritornare, ma mentre Ulisse, seppure dopo molte avventure, raggiunge nuovamente Itaca, Foscolo si rammarica di non poter più tornare a Zacinto. Inoltre i posteri si ricordano di Ulisse perché le sue gesta sono cantate da Omero, mentre il poeta teme che dopo la sua morte nessuno si ricorderà di lui.

Figure retoriche

  • Allitterazioni: le S: sacre sponde, il suono dura della K: corpo ... giacque, la O: isole feconde ... onde non tacque, fronde, di nuovo il suono K: altro che il canto, il suono dolce delle labiali M e N: materna mia terra.
  • Rime interne: abbiamo un caso di rima interna ai vv. 5 e 6 tra isole feconde e onde, che aiuta ad ampliare l'effetto lungo, esteso, del primo periodo.
  • Personificazione: all'isola di Zacinto vengono attribuite caratteristiche tipiche dell'essere umano: il poeta le parla come fosse un essere vivente, poi dice che l'isola si specchia nel mare, come fosse una donna, infine la assimila ad una madre di cui è figlio.

Osservazioni conclusive

In questa poesia sono evidentissimi gli elementi della poesia neoclassica, che fanno del Foscolo uno dei principali esponenti italiani del neoclassicismo in voga tra la fine de Settecento e i primi dell'Ottocento: il richiamo agli antichi (Omero, Ulisse), alle divinità greche (Venere), alla Grecia (Zacinto). Anche l'uso di una metrica classica nel sistema metrico italiano, il sonetto, risponde all'esigenza di rientrare nella tradizione poetica affermata da secoli.

Come detto prima, il poeta costruisce tutta la poesia sulla contrapposizione tra il destino di Ulisse e il suo:

Ulisse:
- Le sue gesta furono cantate da Omero
- Fu bello (pieno) di fama e sventura
- Ritornò nella sua isola natale
VS
L'Io poeta (Foscolo):
- Non verrà cantato (celebrato) da nessuno
- Non sarà ricordato da nessuno (illacrimata sepoltura)
- Non ritornerà mai a Zacinto

Questa contrapposizione è molto importante perché permette al poeta di collegare direttamente la propria vita a quell'ideale classico da lui inseguito, e a presentarsi in qualche modo al lettore come l'ultimo erede di una lunga tradizione poetica che risale fino agli antichi greci. Ulisse è l'eroe greco per eccellenza, il viaggiatore sfortunato dall'esilio lunghissimo, che però alla fine si riscatta per perché riesce a ritornare a Itaca e le sue gesta furono cantate dal sommo poeta Omero. Foscolo invece, nonostante la vita agitata e passionale, ricca di viaggi e fughe, non potrà mai ritornare alla sua terra natale (metafora della sua infanzia), né sarà ricordato da nessuno dopo la morte.

Questo tema ci introduce al pessimismo foscoliano, e quindi ai primi elementi romantici che in essa si possono già trovare: il tema dell'inquietudine, dell'esilio dalla propria Patria, e quelli, importantissimi, della morte e della memoria. Per Foscolo infatti la vita è degna di essere vissuta appieno, con grande vitalità e impegno civile e politico, ma risulta svuotata di senso se non c'è nessuno che, a posteriori, possa ricordare quello che è stato fatto dai grandi uomini. In questo senso la sepoltura ha il grande valore di essere un monumento importante, non tanto per i morti ai quali non serve, ma per il ricordo degli uomini e gli eventi del passato che suscita nei vivi. Allo stesso modo la letteratura può portare alla memoria dei posteri le gesta dei grandi uomini, proprio come Omero ha fatto con Ulisse.

 

Eloise Lonobile (classe 1976) vive e lavora. La passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.

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