Henri James
Il giro di vite
di Eloise Lonobile
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Non erano mai importuni, eppure
non si mostravano mai sbadati. Tutta la mia sorveglianza consisteva
in realtà nell'osservarli mentre si divertivano immensamente
senza di me, e questo spettacolo, allestito da loro con cura particolare,
mi coinvolgeva nella parte di ammiratrice appassionata. Mi muovevo
in un mondo di loro invenzione... né loro avevano occasione
di entrare nel mio; sicché il mio tempo era impiegato solo
nel rappresentare, per loro, qualche persona o cosa straordinaria
che il gioco momentaneamente richiedeva; il che, grazie al mio ruolo
superiore e onorevole, rappresentava una sinecura felice e molto
rispettabile. Non ricordo che cosa fossi in quell'occasione; ricordo
soltanto ch'ero qualcosa di molto importante e molto calmo, e che
Flora stava recitando con grande impegno. Eravamo sulle rive del
laghetto e, poiché avevamo cominciato da poco a studiare
geografia, il laghetto era il mare d'Azof.

Analisi testuale
Titolo:
La vite (in inglese, screw)
è un oggetto metallico che entra nelle superfici e nei materiali
(muratura, legno, ecc) girando su se stessa, per fissare altri oggetti.
Intitolare Giro di vite una novella è una scelta
piuttosto anomala, ma molto interessante: rimandando all'immagine
di qualcosa che gira su se stesso per fissarsi, ad esempio, in un
muro, si puņ fare allusione ad un atteggiamento umano e psicologico,
ad una volontà ostinata e chiusa che vuole fissarsi su qualcosa.
Ma questa è solo un'ipotesi che chiede di essere confermata
dalla lettura del testo. Un titolo di questo genere necessita di
una reinterpretazione a fine lettura.
Stile narrativo e personaggi:
La narrazione, almeno nel paragrafo
riportato, si svolge in prima persona: il narratore corrisponde
al protagonista. Tutta la vicenda narrata è dunque riportata
dal punto di vista e dalla voce del personaggio che l'ha vissuta.
L'intero paragrafo è di tipo descrittivo, ma ciņ che viene
descritto non è il mondo esteriore, oggettuale, bensì
il mondo interiore, i pensieri e i sentimenti provati dal protagonista.
Il narratore e protagonista della vicenda è una donna, verosimilmente
giovane, che interagisce con altri due personaggi: due bambini di
cui, lo si intuisce dal testo, è l'istitutrice e/o la governante.
Campi semantici:
- La negazione: si trovano nel
testo molte espressioni di negazione (non erano mai,
non si mostravano mai, né loro avevano occasione,
non ricordo...) o di restrizione (Tutta la mia sorveglianza
consisteva in realtà..., senza di me, il
mio tempo era impiegato solo nel..., ricordo soltanto...).
Il carattere narrativo del paragrafo sembra così piuttosto
vago e indefinito, nonostante abbia una natura descrittiva curata
nei particolari.
- L'enfasi: la protagonista sembra
tenere all'accuratezza del proprio racconto, ma il testo è
ricco di espressioni enfatiche: mai importuni, mai
sbadati, si divertivano immensamente, persona
o cosa straordinaria, ruolo superiore, molto
rispettabile, molto importante e molto calmo, grande
impegno.
- Il gioco, la fantasia: i
bambini si divertivano insieme, allestendo uno spettacolo,
tutti si muovono in un mondo di loro invenzione, il tempo della
protagonista è impiegato nel rappresentare qualcosa
o qualcuno nel gioco dei bambini, Flora stava recitando
con grande impegno.
- L'estraneità io/loro:
la governante non partecipa ai giochi dei bambini, ne è
coinvolta solo come ammiratrice (appassionata sì, ma pur
sempre esterna); i bambini si divertono senza di [lei];
bambini e governante appartengono a mondi separati (né
loro avevano occasione di entrare nel mio). La parola loro,
presente nel paragrafo ben quattro volte, è sempre posto
in contrapposizione all'io, al mio, ecc. L'unico momento in cui
i due mondi si incontrano è alla fine, nella penultima
frase (Non ricordo che cosa fossi in quell'occasione; ricordo
soltanto ch'ero qualcosa di molto importante e molto calmo, e
che Flora stava recitando con grande impegno), in cui perņ
la dimenticanza del ruolo assunto rispetto al gioco dei bambini
rende scarso il valore di questa unione.
- L'accento messo sulla dignità:
i bambini sembrano educati al limite della verosimiglianza (Non
erano mai importuni, non si mostravano mai sbadati,
allestito da loro con cura particolare), mentre il ruolo
della governante è superiore e onorevole,
e rappresenta una sinecura felice e molto rispettabile.
Persino nel gioco, anche se non si ricorda che ruolo avesse, la
protagonista assicura che era qualcosa di molto importante
e molto calmo.
Osservazioni conclusive:
- L'analisi di questa novella di James presenta
qualche difficoltà, non tanto perché racconta di
eventi che lasciano aperti molti quesiti al lettore (appartiene
infatti ai Racconti di fantasmi) ma per il carattere
della narrazione. Essa è gestita da un personaggio la cui
onestà e credibilità dev'essere data per scontato
dal lettore che legge. In realtà nel testo si trovano alcuni
particolari molto importanti, anche se di non facile individuazione,
che minano proprio la sua credibilità. L'eccessiva attenzione
ai particolari e alla rispettabilità dei ruoli da assumere,
accompagnati da vuoti di memoria su altri particolari, danno l'impressione
di avere a che fare con un personaggio paranoico (la
paranoia è proprio quello stato di psicosi che si caratterizza
da delirio cronico di persecuzione, di gelosia e/o di grandezza).
La mente della protagonista sembra non essere in grado di attuare
una distinzione tra fantasia e realtà. Per di più,
essa si contraddice almeno una volta, e proprio su questo punto,
quando afferma innanzitutto di non partecipare ai giochi dei bimbi
e di esserne solo l'osservatrice, l'ammiratrice appassionata;
poi di entrarvi dentro come personaggio che deve recitare, rappresentare
qualcosa per loro. L'insistenza sulla rispettabilità del
proprio ruolo (superiore e onorevole), ribadito dal concetto che
persino nel gioco essa rappresenti qualcosa di molto importante
e molto calmo, insinua al contrario nel lettore l'idea che lei
sia ossessionata dalla paura di essere esclusa e inferiore, e
nient'affatto calma di nervi ma sovraeccitata dalla propria fantasia.
- L'uso di una narrazione così poco
attendibile è frutto, in James, di una riflessione sul
problema del punto di vista in letteratura. Il
tentativo di dedicarsi al teatro, tra il 1890 e il 1895, apre
allo scrittore la consapevolezza dell'importanza della tecnica
narrativa per rappresentare scenicamente un racconto. Č proprio
l'utilizzo di un punto di vista interno e poco attendibile a creare
nel racconto un'aura di ambiguità e mistero, tipici della
narrativa moderna. Lasciando da parte la figura del narratore
onnisciente e coinvolgendo nella narrazione gli stessi meccanismi
dello strumento narrativo, James opera una messa in discussione
della stessa opera d'arte e dei suoi principi compositivi, anticipando
così tanta riflessione metaletteraria di tutto il Novecento,
dal Modernismo al Nouveau roman.
Eloise Lonobile (classe 1976) vive e lavora. La passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.