Alla
storia che mi accingo a mettere per iscritto, storia demenziale
e tuttavia quanto mai domestica, non mi attendo né pretendo
si dia credito. Pazzo sarei davvero ad aspettarmelo, in un caso
in cui i miei stessi sensi respingono la loro propria testimonianza.
E tuttavia, non sono pazzo e, certissimamente, non sto sognando.
Ma domani muoio, e oggi vorrei sgravarmi l'anima. Mio proposito
immediato è di porre davanti al mondo, in modo semplice e
succinto, una serie di puri eventi familiari. Le conseguenze di
tali eventi mi hanno atterrito, torturato, annientato. Ma non cercherò
di spiegarli. Per me non sono stati altro che orrore; a molti sembreranno
più baroques che terribili. Nei tempi a venire, forse, si
troverà un intelletto capace di ridurre i miei fantasmi a
luogo comune: qualche intelletto più calmo, più logico,
e assai meno eccitabile del mio, che nelle circostanze da me descritte
con terrore non vedrà nulla di più di un'ordinaria
successione di cause ed effetti naturalissimi.
Analisi testuale
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Titolo:
Che faccia riferimento
oppure no ad un vero gatto, un titolo come Il gatto nero
rimanda ad un immaginario molto potente, fatto di superstizioni,
orrori ed avvenimenti che stanno fuori dall'ordinario.
Stile narrativo:
Il narratore è
interno alla vicenda e parla in prima persona. Una particolarità
di questa narrazione è che si vuole scritta, e non
orale.
Temi principali:
Il primo tema che
incontriamo è dunque quello della scrittura.
Seppur grossolanamente, possiamo dire che una narrazione scritta
è diversa da una orale perché, in genere, è
organizzata meglio, persegue un fine più chiaro (almeno
nella testa di colui che scrive), è meno spontanea, più
controllata: in breve, è coscientemente ordinata. In questa
novella, la scrittura vuole essere una mera «testimonianza»
dove certi fatti saranno narrati «in modo semplice e succinto»,
ma ciò non deve farci perdere di vista che colui che scrive
ha un vantaggio rispetto a colui che parla: la possibilità
di rileggersi, ed eventualmente di correggersi, di modificare
ciò che ha detto a seconda dell'effetto che vuole ottenere
nel lettore.
La pazzia
è un tema fondamentale, denunciato esplicitamente dal testo:
non soltanto la storia è «demenziale», ma lo
stesso narratore, seppur negandola, fa continuamente riferimento
ad essa («Pazzo sarei...», «non sono pazzo»).
Del resto, si contraddice lui stesso quando afferma di non essere
pazzo ma di avere un intelletto «eccitabile», di non
stare affatto sognando ma di essere preda di «fantasmi».
Queste contraddizioni, insieme all'insistenza con la quale ripete
di non essere pazzo, o alla violenza con la quale asserisce che
«certissimamente, non [sta] sognando», non fa che
accentuare un'idea contraria nel lettore.
Il tema della domesticità
si pone agli antipodi rispetto a quello della pazzia, accentuando
l'importanza di quest'ultimo. Così, se la storia è
demenziale, essa è anche domestica; se il narratore è
preda di fantasmi, per altri si può trattare invece di
semplici luoghi comuni; se la vicenda è respinta dagli
stessi sensi del narratore, perché incredibile o incomprensibile,
forse per altri non sarà che «un'ordinaria successione
di cause ed effetti naturalissimi».
Infine, il tema
dell'orrore ricopre ed ingloba un po' tutta l'atmosfera
della narrazione: il lettore è posto di fronte ad uno strano
personaggio che ha vissuto un'avventura orribile e peccaminosa
(si parla della necessità di sgravare l'anima da un peso)
e subìto eventi che lo hanno «atterrito, torturato,
annientato», ed è stimolato all'ascolto di una strana
follia nel seno dell'ordinario.
La suspence:
Elemento estremamente
moderno, ma al contempo antichissimo, la suspence si lega al tema
dell'orrore e della pazzia. Ma è soprattutto la tecnica
del gioco narrativo a crearlo: il narratore pone subito
il lettore dinanzi all'incomprensibilità di certi fatti,
che oltretutto sono anche orribili e spaventosi, ma senza anticipare
nulla sul succo del racconto, stimolando così una forte aspettativa
nel lettore. Se vuole sapere di cosa si tratta, questi dovrà
aspettare che la mente eccitabile e terrorizzata del narratore si
decida finalmente ad entrare in argomento.
Osservazioni
conclusive:
Per la presenza
di certi temi (la pazzia, l'orrore, la tortura, i fantasmi...
anche mentali) le novelle di Poe rientrano nel genere
della letteratura dell'orrore. E' questo un genere considerato
minore all'interno del sistema dei generi letterari, ma, dal punto
di vista consumistico, di massa, è certamente, insieme
alla letteratura fantastica, uno dei generi più facilmente
letti. In Poe esso si lega al gusto gotico, soprattutto per la
presenza di certi ambienti (castelli, lande desolate, rovine,
ecc.); nel nostro passo questi elementi non sono presenti, ma
è tuttavia possibile scorgere un accenno a questo gusto
quando il narratore dice che, probabilmente, a molti lettori i
fatti che racconterà sembreranno baroques. Si
può dire, infatti, che il Gothic revival, movimento
neogotico che nasce in Inghilterra nella seconda metà del
'700, e di cui Poe eredita molti elementi, è più
un barocco travestito da gotico che un gotico vero e proprio.
Trovare due
temi come quello della pazzia e quello della domesticità
presenti contemporaneamente in questo passo, anzi legati intimamente
da un rapporto di opposizione e complementarità, dà
al testo di Poe un carattere tutto particolare. Quello che rende
più spaventoso, e quindi anche più attraente, l'orrore
nelle sue novelle è proprio il fatto che esso si mescola
alla quotidianità. Se è vero che, spesso, bisogna
che un personaggio si trovi in uno scenario adeguatamente spaventoso
affinché gli succeda qualcosa di "diverso" (un cimitero,
una grotta, un castello), qui ci troviamo di fronte a un caso
in cui lo spaventoso nasce direttamente da «una
serie di puri eventi familiari», dal «luogo comune».
Dopo Poe, non è più possibile guardare il mondo
conosciuto, familiare, impacchettato dai nostri luoghi comuni
senza lasciargli un margine di magia, di libertà di sfuggire
al raziocinio umano. Ricordiamo in proposito che moltissimi critici
spiegano l'origine della letteratura dell'orrore e del gusto gotico
come una reazione delle forze più oscure dell'uomo, dell'istinto,
della paura, di fronte all'atteggiamento eccessivamente razionale
di una società scientifica e determinista, come quella,
appunto, che andò sviluppandosi in Inghilterra a partire
dal '700.
Eloise Lonobile (classe 1976) vive e lavora. La passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.