Giovanni Verga
I Malavoglia (1881)
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Dopo la mezzanotte il vento s'era messo a fare
il diavolo, come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese,
e a scuotere le imposte. Il mare si udiva muggire attorno ai fariglioni
che pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di Sant'Alfio,
e il giorno era apparso nero peggio dell'anima di Giuda. Insomma
una brutta domenica di settembre, di quel settembre traditore che
vi lascia andare un colpo di mare fra capo e collo, come una schioppettata
fra i fichi d'india. Le barche del villaggio erano tirate sulla
spiaggia, e bene ammarrate alle grosse pietre sotto il lavatoio;
perciò i monelli si divertivano a vociare e fischiare quando
si vedeva passare in lontananza qualche vela sbrindellata, in mezzo
al vento e alla nebbia, che pareva ci avesse il diavolo in poppa;
le donne invece si facevano la crose, quasi vedessero cogli occhi
la povera gente che vi era dentro.
Maruzza la Longa non diceva nulla, com'era giusto, ma non poteva
star ferma un momento, e andava sempre di qua e di là, per la casa
e pel cortile, che pareva una gallina quando sta per far l'uovo.
Gli uomini erano all'osteria, o nella bottega di Pizzuto, o sotto
la tettoia del beccaio, a veder piovere, col naso in aria. Sulla
riva c'era soltanto padron 'Ntoni, per quel carico di lupini che
ci aveva in mare colla Provvidenza e suo figlio Bastianazzo per
giunta, e il figlio della Locca, il quale non aveva nulla da perdere
lui, e in mare non ci aveva altro che suo fratello Menico, nella
barca dei lupini.
Titolo:
Il titolo lascia supporre che l'intero romanzo tratti di un certo gruppo di persone, e in particolare di un gruppo famigliare ben definito (dal nome). Si può dunque pensare che la vicenda raccontata sia la vicenda, più o meno dettagliata, di questa famiglia.
Stile narrativo:
Il narratore parla in terza persona e dà
l'impressione di essere esterno alla vicenda. Tuttavia, l'uso di particolari
formule definisce questo narratore in maniera assai precisa, perché
mentre descrive la situazione egli dà anche dei giudizi personali
ed esprime la propria cultura. È il caso di espressioni quali «com'era
giusto» o «di quel settembre traditore che vi lascia andare
un colpo di mare tra capo e collo, come una schioppettata tra i fichi
d'india», che riportano direttamente il lettore all'esperienza e
alla cultura del luogo in cui è ambientata la vicenda.
Il narratore dà così per scontato che il lettore conosca
già l'ambiente della vicenda, le espressioni linguistiche del popolo,
e addirittura anche i personaggi, che non introduce in alcun modo e di
cui parla con i soprannomi con i quali sono conosciuti nel paese. In tal
modo, il lettore è chiamato a diventare parte della vicenda, come
fosse un abitante del luogo.
Campi semantici:
Similitudini e modi di dire:
Come s'è detto sopra, il narratore utilizza numerose
espressioni e molti modi di dire che denunciano la sua cultura. Eccone
un elenco:
- il vento s'era messo a fare il diavolo, come se sul tetto ci fossero
tutti i gatti del paese
- pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio
- peggio dell'anima di Giuda
- settembre traditore che vi lascia andare un colpo tra capo e collo,
come una schioppettata tra i fichi d'india
- pareva ci avesse il diavolo in poppa
- pareva una gallina quando sta per far l'uovo
La cultura del narratore è popolare: lo dimostrano i riferimenti
agli animali d'allevamento (i buoi, le galline), al diavolo come spauracchio
collettivo, al paese con i suoi luoghi e momenti di ritrovo (l'osteria,
la caccia, ecc).
Osservazioni conclusive:
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