Hermann Hesse
«Alberi»
da libraio a Premio Nobel della letteratura
di Reno Bromuro
Nella categoria: HOME | TOURismi letterari
• Biografia
• L'opera: La natura ci parla
• La critica
• Il luogo: Calw e la casa rossa della Montagnola
«Un albero parla:
in me si cela un granello, una scintilla, un pensiero,
io sono vita della vita eterna»
«Chi ha imparato ad ascoltare gli
alberi,
non desidera più essere un albero.
Desidera soltanto essere ciò che è.
Questa è patria. Questa è felicità»
BIOGRAFIA
La
vita e l'opera di Hermann Hesse sono segnate dal contrasto
fra tradizione familiare e influenze dell'ambiente esterno.
«Il 2 luglio 1877, un lunedì, al termine di una difficile
giornata» annota la madre sul proprio diario «Dio nella sua
grazia ci ha donato il bambino ardentemente desiderato, il nostro Hermann,
bello e possente, che subito dopo il parto aveva fame e volgeva gli occhi
chiari e azzurri e la testa verso la luce; un esemplare di bambino sano
e robusto» (A. G., p. 195).
La madre, Maria Gundert Hesse, vedova Isenberg,
era nata nel 1842 a Talatscheri, India.
Ha trascorso, quindi, l'infanzia in India e là ha frequentato l'istituto
femminile a Korntal, dove i suoi interessi letterari
non sono stati assecondati, al punto che in seguito, nonostante la sua
abilità stilistica e la sua ricca fantasia, trovarono espressione
soltanto in liriche d'ispirazione cristiana sul modello dei canti liturgici,
trascritte sui diari di viaggio o contenute nelle lettere ad amici e persone
vicine.
Nel 1881, ha curato per i lettori tedeschi la biografia in inglese di
Dawson, e così pure David Livingstone.
La seconda edizione de L'amico dell'Africa diciotto
anni dopo. Dopo un anno di lavoro come donna di servizio a Corcelles,
dove impara anche il francese, conosce altre cinque lingue, Maria Gundert
ritorna in India e fa esperienza, grazie alla confidenza con il missionario
Hebich, di un cambiamento radicale avvenuto nella propria
esistenza: «decide di dedicarsi alla realizzazione del regno di
Dio sulla terra». A questa scelta è legato anche il matrimonio.
Nel 1865 sposa il missionario Charles Isenberg, originario
di Londra, con il quale lavora presso la missione
di Heiderebad. E’ costretta, però
a tornare improvvisamente in Europa, dove Isenberg
muore. Da questo matrimonio nascono i due fratellastri di Hermann Hesse:
Theodor e Karl Isenberg.
Quattro anni dopo la morte del primo marito Maria Gundert sposa Johannes
Hesse, il padre di Hermann, che ha conosciuto nella propria casa
paterna a Calw, dove nacque Hermann, il secondogenito
di questo matrimonio. Johannes Hesse, è un uomo erudito dalla personalità
spiritualmente ricca, dall'aspetto ascetico e dal corrispondente stile
di vita, nacque nel 1847 a Weissenstein, in
Estonia, quinto figlio del medico Carl
Hermann Hesse e di Jenny Lass. Johannes Hesse
aveva inoltrato domanda, nel 1865, per l'inserimento nell'istituzione
missionaria di Basilea, poiché aspira
ad una «comunità corporativa» nella quale «si
stemperasse quella consapevolezza del proprio sé», che proprio
il figlio cerca invece di perseguire. Dopo aver conseguito gli ordini
a Heilbronn, Johannes Hesse si reca in India, diventa insegnante di lingua
presso il seminario di Mangalore e si applica
allo studio della lingua canarese. Ma per ragioni di salute è costretto
a rientrare in Europa e dal 1873, come aiutante del suocero, è
responsabile all'interno della casa editrice per la conduzione della rivista
missionaria.Per cinque anni espleta l'incarico d’insegnante di storia
dell'evangelizzazione presso la scuola missionaria a Basilea, dove il
giovane Hermann insieme al fratello e a due sorelle, trascorse l'infanzia.
Quindi la famiglia ritorna definitivamente a Calw. Qui il padre svolge
la sua complessa attività missionaria e pubblicistica e dirige,
dal 1893 al 1905, come successore di Hermann Gundert, la casa editrice.
Muore nel 1916 a Korntal, la moglie era già
morta a nel 1902 a Calw.
Hermann
porta i nomi di entrambi i nonni. Pur non avendo conosciuto personalmente
il nonno paterno cerca tuttavia di risvegliare i legami di sangue con
l'Est attraverso un interesse coltivato nel corso della sua esistenza
per la politica e la letteratura di quel paese. Carl Hermann Hesse, con
l’incarico di medico dello stato russo, è indifferente al
pensiero positivistico-materialistico dominante a quel tempo. Organizza
regolarmente nella propria casa letture bibliche, nel 1833 fonda un orfanotrofio
ed esercita la propria attività fino alla fine, rivelando un'etica
professionale oggi difficilmente riscontrabile fra i medici.
Con Hermann Gundert, il nonno materno, il giovane Hesse ha a Calw contatti
più assidui. E’ stato a Stoccarda
dove ha il seminario di Maulbronn. Fornito di
un talento poliedrico scrive drammi, fra cui Pietro il Grande
e poesie, studia teologia a Tubinga
come seguace di David Friedrich Strauss conseguendo la
laurea in filosofia. In seguito si allontana radicalmente dal maestro,
la cui opera fondamentale, Vita di Gesù,
criticamente considerata, è apparsa nel 1835, e si oppose con numerose
pubblicazioni e articoli nella sua rivista «Il foglio
missionario cristiano» alle tendenze razionalistiche
della teologia contemporanea. Tuttavia, indipendentemente dal nipote poeta,
egli si fa un nome grazie al lavoro missionario svolto in India, nonché
come linguista, studioso di sanscrito, indologo, lessicografo e traduttore.
I suoi scritti offrono, agli esperti come ai profani, uno sguardo d'insieme
sulla vita e sul metodo di lavoro di questa personalità del diciannovesimo
secolo, che varca confini di nazioni e religioni. Nonostante la sua rigida
devozione e il suo senso dell'obbedienza e dell'autorità, è
uomo sensibile e di spirito, ed ha una geniale vivacità giovanile
e una giocosa fantasia, si accompagnano ad un profondo amore per la musica
e ad un umorismo creativo - caratteristiche, ereditate in forma lievemente
diversa anche da Hermann Hesse.
Hermann rischia più volte di soccombere al destino del nonno. Il
fatto che Hesse sia riuscito, nonostante i ripetuti conflitti interiori
e in contrasto con le decisioni familiari, ad assecondare la propria volontà,
non può essere spiegato soltanto con la caparbietà e la
forte consapevolezza della propria missione. Ha solo tredici anni ma ha
già nella sua testa «una cosa gli è chiara»:
diventare «poeta». La sua disobbedienza verso la tradizione
familiare appare piuttosto profondamente legata alla conseguente rottura
con le norme proprie di un secolo che sta volgendo alla sua fine, un salto
verso il nuovo. Le parole di Arthur Rimbaud, secondo
cui il poeta «dà voce all'ignoto», nella misura in
cui «esso dà segni di sé nello spirito del proprio
tempo», possono ben esprimere ciò che rappresenta Hermann
Hesse, l'uomo e il poeta, il quale tuttavia si distingue dai suoi contemporanei
rispetto a lui più radicali e più conservatori.Nel 1961
pubblica Stufen (Gradini) una raccolta di poesie
vecchie e nuove.
In questo stesso anno si acutizza la leucemia che gli era stata diagnosticata
da qualche tempo.
L'anno successivo esce un'edizione dei Gedenkblätter
(Pagine commemorative) ampliata di 15 testi rispetto a quella del 1937
e il comune di Montagnola lo nomina cittadino
onorario.
Il 9 agosto 1962: Hermann Hesse muore a Montagnola in Svizzera,
a causa di un’emorragia cerebrale, ha 85 anni e la salma è
tumulata nel cimitero di Sant’ Abbondio.
L’OPERA
LA NATURA CI PARLA
Inizio a parlare dell’opera di Hesse con due aforisma: i più celebri. «Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più di essere un albero vuole essere quello che è» E continuo con una pagina tratta dalla sua opera «La Natura ci parla»:
«Gli
alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io
li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti.
E ancora di più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini
solitari. Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza,
ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde
stormisce il vento, le loro radici riposano nell'infinito; ma essi non
vi si smarriscono, bensì mirano, con tutte le loro forze vitali,
a un'unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita,
costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più
sacro, nulla è più esemplare di un albero bello e robusto.
Quando un albero è stato segato ed espone al sole la sua nuda ferita
mortale, dalla chiara sezione del suo tronco e lapide funebre si può
leggere tutta la sua storia: negli anelli corrispondenti agli anni e nelle
escrescenze stanno fedelmente scritti tutta la lotta, tutta la sofferenza,
tutti i malanni, tutta la felicità e la prosperità, anni
stentati e anni rigogliosi, assalti sostenuti, tempeste superate. E ogni
contadinello sa che il legno più duro e prezioso ha gli anelli
più stretti, che sulla cima delle montagne, nel pericolo incessante,
crescono i tronchi più indistruttibili, più robusti, più
perfetti.
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli,
conosce la verità. Essi non predicano dottrine o ricette, predicano,
incuranti del singolo, la legge primordiale della vita.
Un albero dice: in me è nascosto un seme, una scintilla, un'idea,
io sono vita della vita perenne. Unico è l'esperimento e il disegno
che l'eterna madre con me ha tentato, unica è la mia forma e la
venatura della mia epidermide, unica la più piccola screziatura
di foglie delle mie fronde e la più piccola cicatrice della mia
corteccia. Il mio compito è - nella spiccata unicità - dare
forma ed evidenza all'eterno.
Un albero dice: la mia forza è la fiducia. Io non so niente dei
miei padri, non so niente degli innumerevoli figli che ogni anno nascono
in me. Vivo fino al termine il segreto del mio seme, non mi preoccupo
d'altro. Confido che Dio è in me. Confido che il mio compito è
sacro. Di questa fiducia vivo.
Quando siamo tristi, e non possiamo più sopportare la vita, un
albero può dirci: sta calmo! Sta calmo! guardami! Vivere non è
facile, vivere non è difficile. Questi sono pensieri puerili. Lascia
parlare Dio in te e questi pensieri taceranno. Tu sei angosciato perché
il tuo cammino ti porta via dalla madre e dalla casa. Ma ogni passo e
ogni giorno ti portano nuovamente incontro alla madre. La tua casa non
è in questo o quel posto. La tua casa è dentro di te o in
nessun luogo.
La nostalgia del peregrinare mi spezza il cuore quando ascolto gli alberi
che a sera mormorano al vento. Se si ascoltano con raccoglimento e a lungo,
anche la nostalgia del peregrinare rivela la sua quintessenza e il suo
senso. Non è, come sembra, un voler fuggire al dolore. è
desiderio della propria casa, del ricordo della madre, di nuovi simboli
di vita. Conduce a casa. Ogni strada porta a casa, ogni passo è
nascita, ogni passo è morte, ogni tomba è madre.
Così mormora il vento a sera, quando siamo angosciati dai nostri
stessi pensieri puerili. Gli alberi hanno pensieri di lunga durata, di
lungo respiro e tranquilli, come hanno una vita più lunga di noi.
Sono più saggi di noi, finché non li ascoltiamo. Ma quando
abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità,
rapidità e fretta puerile dei nostri pensieri acquista una letizia
senza pari. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più
di essere un albero. Brama di essere quello che è. Questa è
la propria casa. Questa è la felicità».
Hermann Hesse - La Natura ci parla - Oscar Mondadori. Arnoldo Mondadori. Milano.1990.
CRITICA
Hesse
appartiene alla generazione di Thomas Mann, Rilke
e Hofmannsthal. La sua nascita, s’intreccia all'interno
della storia letteraria europea e tedesca tra differenti correnti letterarie.
Con la morte di Eduard Mörike avvenuta nel 1875,
ha termine l'epoca tardoromantica, vivace sul piano letterario grazie
ai poeti svevi. Sono tuttavia ancora in vita Theodor Storm
e lo svizzero Gottfried Keller, entrambi esponenti del
realismo romantico.
Le Novelle zurighesi di Keller appaiono nell'anno
in cui nasce Hesse, come la novella di Storm Il curatore Carsten
e L'assomoir di Emile Zola,
un romanzo cui si deve la fama dell'autore come naturalista e la successiva
influenza sulla letteratura europea. Nel 1877 fu pubblicato anche Le
colonne della società di Henrik Ibsen,
un dramma che cerca di svelare la fragile morale e le menzogne della società
di allora, e Dostoevskij è ancora vivo. Il suo
romanzo I fratelli Karamazov, che Hesse ha riletto
più volte nel corso degli anni, appare nel 1880, in edizione non
ancora definitiva. La critica ha voluto vedere in Dostoevskij un precursore
della psicanalisi, e indubbiamente Hesse, come altri importanti letterati,
subisce insieme al fascino per l'opera del grande romanziere russo l'influenza
del pensiero di Freud, che interpreta la bugia
vitale di Ibsen come rimozione. Inoltre Hesse è molto
predisposto all'introspezione e all'autoanalisi per l'educazione ricevuta.
Quanto concerne la formazione filosofica e di filosofia della storia di
Hesse, sono il pensiero di Jacob Burckhardt e di Friedrich
Nietzsche: forse in misura maggiore quello di Nietzsche, il quale
nelle sue Considerazioni inattuali condanna
la vittoria della Prussia nella guerra franco-tedesca del 1870, 1871,
definendola «un'estirpazione dello spirito tedesco a favore del
regno tedesco», contrapponendosi all'opinione pubblica dominante
del tempo; proprio come fece più tardi Hesse che, durante la Prima
guerra mondiale, biasimò la mentalità nazionalistica dei
suoi compatrioti. Considerare una vittoria come sconfitta e al contrario
i periodi di profonda umiliazione come preparatori a un rinnovamento spirituale:
questo pensiero dialettico, sia che provenga dalla scuola di Platone,
Hegel o Marx, attraversa come filo conduttore
tutti gli scritti di Hesse, perché lui non si prefigge solo di
indicare posizioni fra loro inconciliabili, ma le considera sotto diversi
aspetti di un medesimo fenomeno da portare a una sintesi. Della espansione
dell’attività economica, successiva alla costituzione del
regno tedesco, non si parla nella famiglia Hesse, tutta impegnata nella
difesa e nella protezione dei valori religiosi e spirituali.
Pur cercando di favorire sul piano culturale e sociale la composizione
dei conflitti, non considera invece in modo favorevole l'unificazione
del regno tedesco sotto l'egemonia della Prussia. Non prova simpatia per
Bismarck e per l'imperatore e, non si reca mai a Berlino.
Il Württemberg sotto Carlo I
ha combattuto nel 1866 contro i prussiani ed è entrato volontariamente
costretto nel Reich.
Dopo i primi successi letterari trova una schiera di lettori sempre crescente,
innanzitutto nei paesi di lingua tedesca, poi, prima della Grande guerra,
negli altri paesi europei e in Giappone, e dopo l'assegnazione del Nobel
per la letteratura nel 1946, in tutto il mondo. Quando Hesse
riceve questo prestigioso riconoscimento la prima bomba atomica è
già esplosa e il mondo sta dividendosi in due settori contrapposti.
Tuttavia si è fatto improvvisamente silenzio intorno a Hesse «per
metà leggenda, per metà ridicola figura ai giovani»,
come lui stesso si presenta nella poesia del vecchio suonatore di organo,
quando il 9 agosto del 1962 a Montagnola moriva in seguito a un’emorragia
cerebrale.
IL LUOGO
CALW E LA CASA ROSSA DELLA MONTAGNOLA
Circa
vent'anni prima della nascita di Hesse la cittadina di Calw
conta 1483 abitanti, 1436 dei quali protestanti e 47 cattolici. La favorevole
posizione geografica nella valle del fiume Nagold ai piedi di un «susseguirsi
di colline di rara bellezza» della Foresta Nera,
unita alla sua storia ricca di tradizioni e all'originalità degli
abitanti, sono i temi che ricorrono nelle poesie di Hesse. La cittadina
è stata fondata da una famiglia nobile del ducato di Svevia
nel dodicesimo secolo ed ha, già nella metà del tredicesimo,
un suo sistema giuridico. Nel 1308, è passata sotto la signoria
dei conti di Württemberg.
Le afflizioni causate dalla peste, i saccheggi e le distruzioni provocati
dalle truppe imperiali nel corso della Guerra dei Trent'anni,
hanno fatto comporre a Johann Valentin Andreä l'«Elegia
sulla città di Calw miseramente decaduta». Ed è stato
Johann Valentin Andreä che ha riorganizzato la chiesa del Württemberg,
ed è precursore del pietismo e decano nella città.
Nei secoli Diciassette e Diciotto, Calw è centro commerciale e
industriale del Württemberg e acquista importanza, anche internazionale,
grazie alle attività finanziarie della «Calwer Compagnie»:
banchieri dei duchi del Württemberg.
Si aggiungano anche una società per il commercio del legno e fabbriche
tessili con concerie, che sopravvivono fino al ventesimo secolo. Hesse
definisce la propria città natale Gerbersau (conciatori di pelli).
Lasciando al lettore il compito di stabilire se egli assegnasse un significato
ironico a tale appellativo, nell'aggiungere che a Calw egli stesso «era
stato conciato ben bene». Tuttavia, confessa: «là mi
trovai a mio agio, poiché la gente di Calw aveva viaggiato ed era
più varia e libera di quella della campagna» (p. 57).
Nel maggio del 1919, ha 42 anni, Hermann Hesse si trasferisce a Montagnola
e prende alloggio a Casa Camuzzi, e vi rimane
per dodici anni. Questo semplice appartamento di quattro locali, situato
nella pittoresca abitazione, è adeguato anche alla critica situazione
finanziaria di Hesse. Senza riscaldamento e in pessime condizioni, ma
dotato di una terrazza magnifica, tanto che la elegge sua nuova patria.
Nel 1931 con la sua terza moglie si trasferiscono in una nuova casa situata
su uno splendido terreno non lontano da Casa Camuzzi. La casa è
costruita come Hermann e Ninon Hesse desiderano. I mezzi finanziari sono
messi a disposizione dall’amico e mecenate Bodmer.
Hesse, però ha il diritto di abitare a Casa Rossa,
per tutta la vita. Dopo, la vita diviene più tranquilla. Nonostante
la copiosa corrispondenza e le visite frequenti, alimentate dal crescente
successo letterario, il Poeta trova ugualmente il tempo di occuparsi del
suo giardino. Pianta alcune viti e un orto. Nel suo giardino si trovano
ortensie, rose e girasoli, vicino al bosco c’è anche un piccolo
albero di bambù. Per Hesse i lavori di giardinaggio sono una fonte
continua di forza e di meditazione. «Passo i miei giorni tra lo
studio ed il giardino, al termine tocca alla meditazione ed al nutrimento
spirituale, e funzionano tutti assieme», scrive nel 1934 a Karl
Isenberg. Trova anche il tempo e la forza di occuparsi di molti rifugiati
fuggiti a Montagnola dopo l’ascesa dei nazionalsocialisti in Germania.
Nel 1943 è pubblicato «Il gioco delle perle di
vetro» che gli permette di vedersi assegnare il Premio
Nobel nel 1946.
Racconta nel 1954 in Grazie al Ticino:
«Il paesaggio del Ticino, che nel 1907 ho potuto conoscere per la prima volta, mi ha sempre attratto e accolto come una vera patria o addirittura come un asilo profondamente desiderato. Lo descrivo in numerose poesie e in alcune è anzi il tema principale. Uno dei miei libri, la Passeggiata, non è che un inno al paesaggio ticinese, diventato nel frattempo la mia nuova patria. E non amo solamente i suoi paesaggi e il suo clima, ma anche i suoi abitanti. Nei decenni in cui ho vissuto vicino a loro, tra noi ha sempre regnato pace e amicizia.»
«Qui il sole è più intenso e caldo
e le montagne ancora più rosse,
qui crescono castagni, la vite,
mandorli e fichi e la gente è buona,
educata e gentile…»
«Giallo
al giallo, giallo al rosso accostato
E freddi azzurri velati di rosa!
Luce, colore vibra da mondo a mondo,
S’inarca e sfuma in onde d’amore.»
«Dipingere è meraviglioso,
rende più lieti e più pazienti.
Non si hanno le dita nere dopo,
come nello scrivere, ma rosse e blu.»
«Leggere un libro, per il buon lettore significa:
conoscere la personalità e la mentalità
di uno sconosciuto, cercare di comprenderlo,
possibilmente riuscire a diventargli amico.»
«La funzione del poeta non é indicare le vie ma innanzi tutto risvegliare nostalgie.»
Il 2 luglio 1997 è stato realizzato, grazie ad un’iniziativa
privata e alla gestione di un’associazione, il Museo
Hermann Hesse di Montagnola.
Dal 1° gennaio 2000, la Fondazione Hermann Hesse,
Montagnola, nella quale sono rappresentati la famiglia Hesse, il Comune
di Montagnola e la Città di Lugano, cura la testimonianza artistica
e letteraria dello scrittore.
La Fondazione gestisce il Museo che con i suoi 14.000 visitatori annuali,
è diventato uno degli enti culturali più importanti ed attrattivi
del Ticino.
La Fondazione, organizza diverse mostre tematiche e manifestazioni culturali,
presentate sia in Svizzera, sia all’estero, con la collaborazione
delle locali istituzioni culturali e musei. Regina Bucher è direttrice
della Fondazione e del Museo a Montagnola.
Bibliografia
Hermann Hesse - La Natura ci parla - Oscar Mondadori. Arnoldo Mondadori. Milano.1990; M. Schmidt, Hesse, Weg und Wandlung, Zurigo, 1947; F. Masini, Dialettica dell'avanguardia, Bari, 1973; H. Küng, Maestri di umanità, Milano, 1989; Amore, a cura di Mirela Ulivieri, Editrice Newton e Compton di Roma.
Reno Bromuro è nato a Paduli, in Campania, nel 1937. E' stato un poeta, scrittore, attore e regista teatrale. Nel 1957, a Napoli, ha fondato il Centro Sperimentale per un Teatro neorealista. Ha fondato nel 1973 (di fatto) l'A.I.A. Associazione Internazionale Artisti "Poesie della Vita", e, come critico letterario, ha recensito molti poeti italiani e stranieri. Si è spento nel 2009, qualche anno dopo averci dato l'opportunità di collaborare con lui. Noi di Letteratour lo ricordiamo con affetto qui.
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