Victor Hugo
Notre-Dame de Paris
"La volontà comincia dall'ironia"
di Reno Bromuro
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• Biografia
• L'opera: Notre-Dame de Paris
• Il luogo
Victor
Hugo nacque il 26 febbraio 1802 a Besançon
da Leopold-Sigisberg, generale dell’esercito napoleonico
e da Sofia Trebuchet, i quali seguivano il capofamiglia
negli spostamenti al seguito di Giuseppe Bonaparte, in Italia e in Spagna,
restandogli accanto. La Restaurazione pone fine a questo vagabondare.
Dal 1815 al 1818, Victor vive a Parigi nel convitto Cordier dove il padre
avrebbe voluto preparasse gli esami per essere ammesso alla Scuola Politica.
Victor esce invece dall’Istituto convinto che la sua vita è
la letteratura e nel 1819 fonda con il fratello Abel
il foglio «Il conservatore letterario».
Nel 1822 i suoi primi scritti «Odi e poesie diverse»,
di tendenza monarchico cattolico, gli fruttano dal re Luigi XVIII
una pensione di mille franchi, che fu accresciuta l’anno dopo per
la pubblicazione di «Han d’Islande».
Lo stesso anno sposa Adele Foucher. Da questo matrimonio
nascono cinque figli. Di questi anni sono i suoi primi contatti con i
circoli romantici parigini, fra tutti quello di Jacques Nodier
alla Biblioteca dell’Arsenal; Nel 1827
esce «Cromwell», il dramma la cui
prefazione è considerata il manifesto delle nuove teorie romantiche.
In sostanza, in quella prefazione «vi è un tentativo
di definizione del gusto dell'uomo moderno per il dramma, genere fondato
sui contrasti, sulla presenza del comico come del tragico, e soprattutto
del grottesco», tradotta da un verso nuovo, aperto alle libere
risorse della prosa. Lo sperimentalismo è alla radice delle opere
di questo periodo. «Il gusto dell'oriente, degli archeologi,
di pittori come Delacroix», trova riscontro nella sua produzione
degli anni 1825-1828 e sfocia nella pubblicazione di «Le
Orientali».
Il
«Cromwell» è un dramma di
troppo vasta mole per essere rappresentato, sulla base delle teorie esposte,
portò sulle scene l’«Hernani».
E’ la battaglia decisiva e Victor Hugo è riconosciuto
capo della nuova scuola romantica. Gli scritti si susseguono
numerosi: pubblica opere drammatiche Marion Delorme;
Il re si diverte; Lucrezia Borgia,
Maria Tudor, Ruy Blas;
dal 1838 al 1840 pubblica il romanzo Nôtre Dame de Paris,
quattro volumi di versi Le foglie d'autunno;
I canti del crepuscolo; Le voci
interiori; I raggi e le ombre,
e nel 1841 diviene membro dell’Accademia Francese.
Nel 1843 interrompono l’attività letteraria per un dec
ennio,
due avvenimenti: la morte di sua figlia Léopoldine
e l’insuccesso del dramma I burgravi, che determina la
sua rinuncia al teatro.
Luigi Filippo, nel 1845, lo nomina Pari di
Francia, e nel 1848 deputato all’Assemblea
Costituente, dove è uno dei più fieri avversari
del presidente Luigi Bonaparte. Il colpo di stato del
1851 segna per lui l’inizio dell’esilio, di quell’esilio
che dura fino al 4 settembre 1870. Letterariamente sono anni molto fecondi:
nel 1853 pubblica Le punizioni, un’aspra satira contro Napoleone
III, nel 1856 Le contemplazioni, nel
1859 la prima serie della Leggenda dei secoli
(il seguito uscirà nel 1877 e nel 1783), nel 1862 i
Miserabili. Rientra a Parigi dopo il crollo del terzo impero,
entra nel Senato nel 1876 e muore il 22 maggio 1885. Le sue esequie sono
un’apoteosi; la salma è lasciata per una notte sotto l’Arco
di Trionfo dei Campi Elisi vegliata da dodici poeti.
Notre
Dame de Paris, pubblicato nel 1831, è ambientato
nel 1482. L'arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo,
s’innamora della celebre danzatrice zingara Esmeralda.
Incarica di rapirla al grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo
Quasimodo; ma il capitano Phoebus de
Chateaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Frollo uccide Phoebus
facendo ricadere la colpa del delitto su Esmeralda. Quasimodo intanto,
commosso da un atto di gentilezza di lei, diventa suo schiavo e la conduce
a Notre-Dame per proteggerla. Dopo una serie di peripezie, Esmeralda sarà
catturata e fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo, che osserva impassibile
l'esecuzione. Quasimodo, disperato, ucciderà Frollo e poi, con
il cadavere della donna tra le braccia, si lascerà morire a sua
volta.
Hugo
raggiunge il vertice della sua arte con l'evocazione di una pittoresca
Parigi medievale in un romanzo gotico, che non è solo
la vicenda dell’amore impossibile del deforme Quasimodo per la bella
Esmeralda, sotto quest’aspetto, si conferma l’elemento titanico-mostruoso
all'ispirazione di Hugo, ma è soprattutto la storia della
Parigi del Quindicesimo secolo, di un’allucinante acqueforti
della Corte dei miracoli la contemplazione affascinata della Cattedrale
gotica, creatura di pietra che vive nella via segreta della città.
Diego Valeri ha finemente osservato, che «Notre-Dame
de Paris è un melodramma; e sostanzialmente una storia, più
che drammatica, risulta la produzione teatrale di Hugo, costantemente
insidiata da vistose tendenze patetiche o declamatorie». A
tale proposito ricordo Il re si diverte, del
1832, in cui nella trasposizione musicale di Giuseppe Verdi
sarà il Rigoletto, Angelo, tiranno di
Padova del 1835 e soprattutto Ruy Blas del 1838,
il più felice in cui la sua poesia pittoresca e saporosa, sarà
il modello della storia dei versi per circa un secolo. Le tirate oratorie
sono pensate dalla limpida e commossa solennità delle poesie.
Il
libro è un classico senza tempo: è la grandiosa rivisitazione
di una Parigi tardomedioevo in cui si mescolano lo spettrale profilo della
basilica di Notre-Dame, abitata dal gobbo Quasimodo,
e la notturna Corte dei Miracoli, dove risplende
la bellezza di Esmeralda. Come in un grande melodramma,
forze del bene e forze del male si scontrano facendo fulcro intorno all’attrazione,
alla sensualità, all’innocenza della bella zingara. Romanzo
del diverso, del perverso e dell’amore contrastato, non ha mai smesso
di sedurre l’immaginazione di registi; memorabile il film del 1939
di William Dieterle, con Charles Laughton
nelle vesti di Quasimodo; musicisti, recentissimo è
il musical di grande successo di Riccardo Cocciante,
e naturalmente quella dei lettori.
Hugo scrive Notre-Dame a ventott’anni, nel 1830, e lo dà
alle stampe l’anno dopo, ecco perché «ha la forza
della gioventù e della prima maturità gli entusiasmi della
scoperta, la foga dei messaggi».
Gli anni che seguono sono segnati da un'attività febbrile. Alla
crisi del cenacolo romantico, alla rottura del matrimonio segue l'incontro
con Juliette Drouet, che gli è affettuosa compagna
per più di cinquant'anni. L'ispirazione del poeta si approfondisce.
Le opere poetiche rivelano la conquistata maturità espressiva,
il possesso sicuro di una voce originale, un lirismo inquieto e possente.
Il poeta è l'uomo delle utopie. Come i profeti, illumina la notte
oscura del popolo e dei re, e la sua poesia è la stella che li
conduce a Dio. «L'ispirazione morale e sociale si esprimono anche
nella narrativa e nel teatro».
Hugo, lettore entusiasta di Walter Scott, decide di superare
il maestro: «Dopo il romanzo pittoresco ma prosaico di Scott,
resta da creare un altro romanzo, secondo noi più bello e più
completo. E' il romanzo, allo stesso tempo dramma ed epopea, pittoresco
ma poetico, reale ma ideale, vero ma grandioso, che incornicerà
Walter Scott in Omero». Il romanzo storico al di là
del dramma della bella Esmeralda, contesa tra il deforme Quasimodo, l'arcidiacono
Frollo e il poeta Gringoire, vuole far rivivere nella
fantasia dei lettori i miti sepolti nei monumenti di Parigi, e in primo
luogo nella presenza viva della sua cattedrale. Ma questo acceso melodramma
d'ambiente medievale è anche una lunga confessione involontaria».
Generazioni
di lettori sono state affascinate e suggestionate da Quasimodo e Esmeralda,
la bellissima zingara di cui tutti si innamorano. Numerosi film di successo
si sono ispirati a quest'opera, fino alla versione a disegni animati della
Disney. Il suo fascino sta nell'essere la cronaca del
morente Medioevo e nella descrizione della brulicante folla parigina,
composta di mendicanti, preti, scudieri del re: una folla che ruota attorno
all'enigmatica macchina della cattedrale.
Claudel paragona Hugo «a un vento impetuoso
che tutto trascina con la sua forza irresistibile, spirante in tutte le
direzioni. Egli coglie in questo modo uno dei caratteri essenziali della
sua poesia, la forza, la potenza visionaria. Altro carattere distintivo
è l'abbondanza; nel corso della sua lunga vita, che attraversa
tutto il secolo, Hugo sommerge il lettore con un profluvio inarrestabile
di versi, con una varietà estrema di toni, di registri stilistici,
con una tematica illimitata. Al crocevia di molteplici tendenze, la sua
poesia vuole essere onnicomprensiva, totale. Si pensi alla Leggenda dei
secoli, un'opera cui Hugo lavora per circa venticinque anni. Il linguaggio
è debordante, capace di straordinari virtuosismi sonori, ma anche
gonfio ed enfatico; il ritmo potente, originale, ma talvolta faticoso,
prolisso, oratorio. Il senso della sua opera, definita iperbolica, si
manifesta proprio nel culto della parola come conoscenza, visione, potenza
creatrice, della poesia coltivata per se stessa. L'ammirazione e il prestigio
letterario di Hugo sono stati duraturi pur con alcune riserve. È
l'idolo del pubblico, affascinato dalla sua mitologia umana, sociale e
politica».
La
Cattedrale di Notre-Dame è, al pari
della Tour Eiffel, il simbolo di Parigi.
Dai tempi in cui Victor Hugo ha scritto il romanzo, la fama della cattedrale
si è inarrestabilmente accresciuta. Ormai, ogni anno più
di dodici milioni di persone la visitano.
La Cattedrale è stata edificata per volere del vescovo di Parigi
che, verso l'inizio del Dodicesimo secolo decise di costruire un’immensa
cattedrale esattamente nel centro di Parigi.
La costruzione comincia nel 1163 ed è finita solamente nel 1345;
ha subito nei secoli molte modifiche e ha avuto molti ruoli. Oggi si presenta
come uno splendido esempio di architettura gotica antica.
Quando ci si trova davanti, si sente la necessità morbosa di girarle
intorno per farsi un’idea e per contemplarne la bellezza, come si
può contemplare una bella giornata di primavera o una bella donna
che supera la statuarietà della Venere di Milo. Non so perché
mi sovviene Vincenzo Cardarelli! Forse perché
girando intorno alla Cattedrale di Notre Dame, ho ricordato, un episodio
accaduto in Piazza San Silvestro a Roma. Dopo
aver passato tutta la mattinata in compagnia del Maestro, a parlare di
poesie, e fu il giorno in cui sentii per la prima volta una domanda cui
è difficile dare una risposta: «Secondo voi, è nata
prima la Poesia o la Filosofia?», domandò il Maestro; ma
nessuno di noi seppe dare una risposta accettabile, perché Cardarelli
si divertiva come un bambino che ha ricevuto un giocattolo che gli piace,
facendo «sofisma». Si azzittì di colpo e noi con lui:
ci veniva incontro una bellissima donna, che più bella è
solo la Madonna. Don Vincenzino (così lo chiamavo), sorrideva bonariamente
sottolineando che anch’io non firmavo col mio vero nome. Si alzò
in piedi di scatto, poi ci disse di seguirlo, camminava spedito andando
incontro a quella bellezza, la incrocia e si avvicina, poi si rivolge
a noi e mormora dispiaciuto: «Avesse avuto almeno l’alito
cattivo, mi rassegnerei!».
La medesima cosa mi accade camminando lentamente intorno alla Cattedrale.
Dopo circa un’ora, sono entrato dentro, dove subito sento annunciare
i giri guidati gratuiti in diverse lingue, fortuna che c’è
anche in italiano. Le guide sono dei volontari ben preparati pronti a
raccontare qualcosa di interessante e a far vedere delle parti della cattedrale
normalmente non accessibili. Poi ho visitato a pagamento le torri, anche
se odio fare la fila, ma per poter ammirare una bellissima vista di Parigi
ho sopportato anche la lunghissima coda. Ho visto da vicino i famosi gargoyles
che danno alla cattedrale una aspetto quasi inquietante.
Nella Cattedrale c'è davvero molto di cui interessarsi anche per
chi non è un appassionato di architettura. I tre portali, la facciata,
le sculture, i rosoni sono solo alcune delle cose che impressionano per
bellezza al primo sguardo e che meritano una visita più approfondita
per conoscere la storia di ciascuno di loro. Ma due ore buone volano via
per salire sulle torri.
La cattedrale da fuori appare bella e maestosa come tante volte la vediamo
nelle guide turistiche, anche più bianca.
Salutata la guida esco al sole. Riguardo la chiesa come se non l’avessi
ancora vista, la cosa che preferisco e che mi attrae è proprio
la varietà della sua archittettura. Ogni lato ha qualcosa di particolare
che attira l'occhio. Inoltre ci sono anche dei giardini con comode panchine
che invitano a sedersi all'ombra per riposare e magari contemplare ancora
la cattedrale.
Seduto su una di queste panchine e studiando la mappa realizzo che il
quartiere Latino non è poi molto lontano e, avendo anche fame,
mi ci dirigo.
Usciti dalle Isole, mi ritrovo improvvisamente
tra stradine pullulanti di vita e di ristoranti di ogni genere, che mostrano
i propri menù all'esterno e a nessuno manca il pranzo a prezzo
fisso. Scelgo un ristorante ma sono incerto sull'effettivo valore del
menù a prezzo fisso.
Dopo pranzo decido di fare una breve camminata per le isole e poi di tornare
in albergo a riposare in modo da essere in forma per il giorno dopo. Riesco
dall'albergo in serata per un giro della zona alla ricerca di qualcosa
da mangiare e d'interessante da vedere.
Piuttosto intontito raggiungo il Moulin Rouge
e decido di tornare indietro.
Ritornando lentamente verso l’albergo ripenso che gli elementi che
caratterizzano il gotico della Cattedrale sono molteplici: la verticalità
dell'edificio, la frammentazione delle pareti, la crociera ogivale, l'arco
a sesto acuto, l'arco rampante ed i contrafforti. La volta a crociera
è costituita dall'incrocio di due volte a botte, per cui si costituiscono
in essa quattro vele (le quattro porzioni della volta) il cui peso è
sorretto dalle strutture che si intersecano (i costoloni) e convergono
in un punto centrale (chiave di volta). Per ottenere una maggiore verticalità
della volta è stata ideata la volta a crociera ovale, ottenuta
avvicinando i quattro pilastri che reggono la volta stessa, trasformando
così gli archi a tutto tondo (semicerchi) in archi appuntiti verso
l'alto (a sesto acuto). Di conseguenza, anche i costoloni sono a sesto
acuto e la chiave di volta viene ad innalzarsi. Il risultato è
una maggiore elasticità, solidità e leggerezza della struttura,
perché il peso delle vele si scarica sui costoloni e da lì
sui pilastri o le colonne.
Si determinano, così, anche spinte laterali per cui si rimedia
con archi rampanti (apertura di un quarto di cerchio) che fungono da sostegni
laterali per la volta. Le volte ogivali delle navate centrali, spesso
altissime, richiedono archi rampanti sul tetto delle navate laterali,
più basse, così da controbilanciare la spinta scaricandola
sugli alti contrafforti perimetrali della cattedrale. L'interno è
a croce latina con archi acuti che poggiano su pilastri a fascio separano
le navate, consentendo alle crociere ogivali una maggior verticalità.
Le pareti sono sottili, colmate da finestre e da vetrate figurate che
assolvono a funzioni di educazione religiosa, oltre che ad illuminare
la cattedrale.
Il taglio e la pulitura della pietra si riveste di un significato spirituale,
si sublima, conduce ad una presa di coscienza e ad una disciplina interiore:
«i tagliatori hanno scritto l'eco delle Parole Perdute nel secolare
silenzio della Pietra che udranno i predestinati».
Reno Bromuro è nato a Paduli, in Campania, nel 1937. E' stato un poeta, scrittore, attore e regista teatrale. Nel 1957, a Napoli, ha fondato il Centro Sperimentale per un Teatro neorealista. Ha fondato nel 1973 (di fatto) l'A.I.A. Associazione Internazionale Artisti "Poesie della Vita", e, come critico letterario, ha recensito molti poeti italiani e stranieri. Si è spento nel 2009, qualche anno dopo averci dato l'opportunità di collaborare con lui. Noi di Letteratour lo ricordiamo con affetto qui.
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