JAN NERUDA
e il motivo ricorrente dei suoi racconti
Praga come città, Praga come mentalità, Praga come storia
di Reno Bromuro
Nella categoria: HOME | TOURismi letterari
• Biografia
• L'opera: I racconti di Mala Strana
• Il luogo: Praga e il Castello
Jan
Neruda, poeta, narratore e saggista nasce a Praga
il 9 luglio 1834; figlio di un tabaccaio, passa l'infanzia nell'antico
e pittoresco quartiere di Mala-Strana. Costretto
ad interrompere gli studi di filosofia e legge per ragioni economiche,
si dedica al giornalismo, lavora come redattore, critico letterario e
teatrale per numerosi giornali e riviste, divenendo anche scrittore di
romanzi d'appendice. Tracce evidenti dell'attività di pubblicista
si scorgono nella sua produzione letteraria, specialmente nelle opere
in prosa. I suoi racconti, riuniti nei volumi Arabeschi
editi nel 1864 e 1880, Gente varia del 1871,
Racconti di Malá Strana del 1878, attestano
le qualità di Neruda narratore, la sua attitudine a penetrare la
realtà soprattutto praghese e a descriverla con tratti veristici,
in uno stile piacevolmente arguto e intriso d’umorismo. Ma più
fecondo ècome poeta. Infatti, come tale esordisce con Fiori
di cimitero e Libro di versi,
frutto delle amarezze e delle delusioni personali, cui seguirono Canti
cosmici, espressione della sua fiducia nell'intelletto umano
e nelle conquiste della scienza, Motivi semplici, in cui prevalgono nettamente
elementi soggettivi, Ballate e romanze e Canti
del venerdì editi postumi, nel 1896, nei quali rispecchiano
il profondo amore per il Paese natio e la sua fede nella fratellanza tra
i popoli. La parte più vasta dell'opera di Neruda è costituita
dai romanzi d’appendice, genere da lui introdotto nel suo Paese,
dai saggi e dagli articoli di critica letteraria e teatrale.
La fama di Jan Neruda come poeta è affidata ad alcune raccolte:
Fiori di cimitero ispirata alla misera condizione
dei ceti più poveri e pervasa da un'acre ironia verso i privilegiati.
Libri di versi. Canti cosmici
in quali esprimono la sua fede nella ragione umana e nelle conquiste della
scienza. Ballate e romanze in parte dedicate a temi leggendari della tradizione
popolare. Semplici motivi. Canti del Venerdì Santo
in cui compone l’impulso verso un patriottismo mistico, dagli accenti
corali. Come prosatore, affronta vari generi: dalla vivace ed estrosa
poligrafia del feuilleton giornalistico alla concisa argutezza dell'aneddoto
e del bozzetto umoristico, al racconto: dopo Arabeschi
e Gente varia, pubblicò Racconti
di Malá-Strana, galleria di personaggi e ambienti
della vecchia Praga, tratteggiati con stile
felicemente impressionistico. Morto il 22 agosto1891, è considerato
uno dei maggiori scrittori cechi. «I racconti di Mala Strana»,
la sua opera più nota, ritrae la vita quotidiana di quell'angolo
della città di Praga che è il suo mondo. Con occhio benevolo
osserva le banalità e meschinità più comuni, e le
commenta con acutezza ed ironia, come nell'episodio del funerale in cui
tutti i partecipanti mascherano dietro un finto dolore un qualche motivo
di soddisfazione. Ma con disappunto di tutti il morto non è morto,
e viene «resuscitato» dal «dottor Guastafeste»
- così rinominato all'occasione.
Una storia che ai giovani non è nuova, perché già
trattata da Petronio, e recentemente da Eduardo
De Filippo in «Gli esami non finiscono mai»,
anche se di poco cambiata perché il morto non è tale, ma
solo per assistere al suo funerale. Ecco il motivo per cui nasce spontanea
una domanda, Neruda ha preso ispirazione fino a plagiarne
l’opera da Petronio e De Filippo da Neruda o entrambi si sono ispirati,
«clonando» la trama e alcuni spunti ironici entrambi da Petronio?
Vi farò sapere appena ne sarò certo.
L’OPERA
I RACCONTI DI MALA STRANA
I
racconti di Mala Strana del 1878 sono un capolavoro d’umanità
e di humour, un epico ritratto del famoso e incantevole quartiere praghese
che diviene un concentrato del mondo, la saga picaresca e familiare di
una piccola realtà borghese innalzata all'universalità del
quotidiano. Sono storie vagabonde, piene di tenerezza, d’allegria
e di malinconia, d’improvvise impennate fantastiche e d’amore
per le piccole cose dell'esistenza; una galleria di personaggi indimenticabili,
che incarnano, nelle loro avventure, l'ironico, tenero, appassionato fluire
della vita.
La restaurazione del capitalismo nella Repubblica ceca si svolge secondo
una sceneggiatura che sembra scritta a quattro mani da Jaroslav
Hasek e da Franz Kafka: e si realizza come una
farsa.
Cento anni dopo il celebre feuilleton dedicato al Primo maggio,
nel quale il poeta Jan Neruda saluta la classe operaia come l'autocosciente
potere liberatore dei tempi moderni, nei paesi cechi migliaia di metallurgici,
siderurgici, minatori vedono a rischio il pagamento di salari arretrati,
il posto di lavoro, la proprietà delle imprese. E la scienza economica
nelle sue ricerche e prognosi tratta, loro e i loro più fortunati
compagni, da anonima forza lavoro, che deve sottostare alle esigenze del
mercato, comportarsi con flessibilità, adattabilità, mobilità.
I simboli del movimento operaio internazionale, le bandiere rosse, la
falce e il martello, «L'internazionale»
hanno coperto per lungo tempo il carattere oppressivo del regime sociale,
alla stessa maniera in cui una volta la rivoluzionaria «Marsigliese»
aveva accompagnato le conquiste coloniali dei francesi. Quando è
suonata l'ora essi sono stati abbandonati come attrezzi non più
necessari e sono stati sostituiti da segni accettabili, adeguati alla
nuova realtà: in Russia è ricomparsa,
spolverata, l'aquila bicipite marchio dei tempi prerivoluzionari.
Il
centro storico di Praga ha un’estensione
di ottocentosessantasei ettari stima che figura dal 1992 sull'Elenco dei
Beni Culturali e Naturali appartenenti all'eredità mondiale dell'UNESCO.
Praga è una delle nove città alle quali l'Unione Europea
nel 2000, ha conferito il titolo della Cittá Europea
della cultura dell'anno. Una gemma che non si può
non visitare.
Quante volte sono stato in diverse città e mi sono accorto troppo
tardi di non aver visitato alcuni monumenti o luoghi importanti e caratteristici
che avrei potuto vedere ed ammirare. Per questo motivo ho preparato degli
itinerari, che comprendono sia percorsi standard, sia alternativi. Oggi
non conoscerete soltanto l'aspetto storico ed architettonico ma anche
le abitudini e costumi di questa meravigliosa città e della sua
gente.
CASTELLO DI PRAGA E CITTA’ PICCOLA O MALA STRANA
Il
Castello di Praga e Mala Strana, per visitarlo ho impiegato
tre ore, passeggiando.
Il Castello di Praga e della Città Piccola ovvero Malá Strana
il quartiere che sorge ai suoi piedi. I secoli hanno caratterizzato questa
pittoresca zona di Praga. Per prima vengono incontro alcuni bei palazzi
a Malá Strana, e delle sue chiese barocche; poi il Castello di
Praga con l'imponente Cattedrale di San Vito,
Palazzo Reale, Basilica di San
Giorgio e il famoso Vicolo dOro,
di cui parla tanto Neruda.
Da molti anni ormai Praga è diventata una meta del turismo internazionale
e nonostante l’arrivo del turismo di massa è riuscita a mantenere
il suo particolare fascino che sta a noi scoprire. Praga è una
città dai mille volti: Praga capitale europea, Magica, capitale
della cultura, misteriosa, kafkiana, dello shopping, artistica, monumentale,
dalle cento torri e ognuno di noi, al ritorno a casa si porta con se la
Sua Praga.
Praga, rispetto a molte altre capitali europee ha una grande fortuna che
è quella di non essere stata bombardata durante la seconda Guerra
Mondiale a parte alcune zone in periferia perché gli Americani
l’avevano confusa con Dresda. Il suo centro
storico è rimasto immutato per secoli e in certi quartieri, soprattutto
a Mala Strana, se con un po’ di fantasia si tolgono le automobili
e qualche altro particolare moderno, si torna nel passato. Mala Strana,
la Città Piccola è il quartiere
che si trova sotto il Castello ed era stata scelta come residenza dalle
famiglie nobili arrivate al seguito degli Asburgo.
Il centro storico è molto piccolo e si visita comodamente a piedi;
è formato da cinque quartieri che sono: Città
Vecchia in ceco Stare Mesto; Josefov,
il quartiere ebraico sempre all’interno della Città Vecchia;
Città Nuova o Nove Mesto.
Il Castello e Mala Strana sono situate al di là del fiume Moldava
(Vltava) che attraversa la città. Ma per visitare, senza nulla
perdere, andando a piedi mi sono bastati due giorni e mezzo, perché
m’interessa, per vedere qualche museo perché le distanze
sono ridotte.
Come tutte le città turistiche è anche zona di lavoro dei
borseggiatori che lavorano indisturbati per il centro storico ma con un
po’ di attenzione si evitano spiacevoli inconvenienti. Una precauzione
che varrebbe la pena di considerare è quella di lasciare i documenti
in hotel e stare attenti ovunque ci sia molta gente, anche nei mezzi pubblici.
In certi momento ho avuto la sensazione di ritrovarmi a Roma,
nell’autobus che collega la Stazione Termini con San Pietro, ho
avuto la sensazione di sentire mani che mi toccavano dappertutto.
A
Praga, però è praticamente impossibile annoiarsi poiché
i programmi di eventi culturali fra concerti di musica di tutti i generi,
mostre d’arte, e luoghi di intrattenimento, riempiono i giorni.
C’è moltissimo da vedere anche fuori della città;
nel raggio di cinquanta chilometri si trovano altre bellissime cittadine,
parchi e castelli che possono servire da corollario alla visita.
E Praga merita una visita e anche un ritorno poiché non si fa mai
in tempo a vedere tutto la prima volta, tanto gli occhi sono pieni di
opere sorte per miracolo sprizzato dalle mani dell’uomo.
Nello stemma della città è scritto,
a giusta ragione, «Praga caput regni». Dal momento
della sua nascita ha svolto sempre un ruolo importante nella storia della
nazione Ceka e dell'Europa. Fin dal Medioevo ha goduto di fama di città
tra le più belle nel mondo e le sono stati dati gli attributi d'oro,
dalle cento torri, corona del mondo, sogno di pietra.
Per secoli personaggi famosi le hanno reso omaggio. La sua bellezza è
stata ammirata da Mozart, van Beethoven,
Apollinaire, Cajkovskij, Dostojevskij,
Rodin, Kokoschka, dalla regina
Elisabetta II, dal Papa Giovanni Paolo II e
da altre personalità.
La Praga nativa si proietta nell'opera di Jan Neruda,
Jaroslav Hasek, Jaroslav Seifert, Franz
Kafka, Max Brod e Egon Erwin Kisch.
Praga rappresenta un complesso unico dei monumenti storici dominati dal
Castello di Praga. È un campione di
tutti gli stili e orientamenti d'arte.
Ma la Praga che mi è rimasta nell’anima è tanti tasselli
di un puzzle: il Lungofiume Smetana, il Ponticello
Novotny, la Torre del Municipio della Città
Vecchia, la Porta delle Polveri,
la Torre del Ponte di Mala Strana (vi trascorremmo
la notte a parlare di Jan Neruda, cantore della povera gente e di che
cosa avesse spinto Neftalì Ricardo Reyesla a scegliere
lo pseudonimo Pablo Neruda, trovando tra i due
una certa radice ispirativa, Pablo ha scelto quel pseudonimo in ricordo
del grande poeta ceko e per ricordare di voler assomigliargli in tutto
e per tutto, la vita gli ha dato ragione riconoscendo il suo canto dei
«poveri» della sua terra con il Nobel), una volta torre della
Cattedrale di San Vito, di San
Venceslao e di San Adalberto,
la rampa del Castello di Praga in Piazza Hradcanské,
la Torre panoramica di Petrin, il parco
di Letna - Padiglione Hanavsky, il campanile
della Chiesa San Nicola, la torre della stazione trasmittente
di Zizkov, Vysehrad.
In questa meravigliosa città della vecchia Europa le culture diverse
si fondono in una magica atmosfera. Come si fa a dimenticare l'isoletta
di Kampa, sulla Moldava
separata dai quartieri della riva sinistra da un piccolo ramo del fiume,
sulle rive del quale si possono ancora vedere i mulini ad acqua. Qui inizia
anche il famoso Ponte Carlo, lungo circa mezzo
chilometro, considerato uno dei simboli della città.
Su questo Ponte, ho rivissuto l’ambiente di Ponte Vecchio
a Firenze, poiché anche qui ci sono moltissime bancarelle
di souvenir e oggetti per turisti. Purtroppo l'attraversamento del ponte
è funestato da un vento freddo che si acuisce con l'arrivo all'altra
estremità, passando sotto la torre di accesso. Così si entra
nella città vecchia, percorrendo diverse stradine si entra nel
vecchio ghetto ebraico, il vecchio cimitero ebraico è il luogo
più caratteristico, un posto assai suggestivo che ha dell'incredibile.
Pare contenga quasi ventimila sepolture eppure le pietre tombali sono
migliaia, strette le une alle altre, oblique, talvolta quasi riverse.
Usciti dal Cimitero si arriva alla piazza, sulla
quale si affacciano molti monumenti, come il Palazzo
del Municipio con la famosa Torre dell'orologio.
La piazza è piena di bancarelle e affollata di turisti, moltissimi
dei quali radunati davanti all'orologio per ammirare le statue di Cristo
e degli Apostoli che allo scoccare dell'ora salutano dalla finestrella.
Il quadrante centrale mostra l'ora e i movimenti della luna e del sole,
mentre quello inferiore funziona da calendario con i segni zodiacali.
Ma la settimana è passata troppo presto: è Domenica, alle
undici a Messa nella chiesa barocca di San Ignazio.
Poi a pranzo in un ristorante ricavato nella vecchia sede del Parlamento
Cecoslovacco, con l'immancabile zuppa, quasi obbligatoria
a mezzogiorno. Le poche ore che mancano alla partenza dell’aereo
sono dedicati agli acquisti nella Città Piccola,
alle diciotto in albergo per avviarci all'aeroporto. Purtroppo la partenza
del volo avviene con un certo ritardo e si arriva a Roma quasi a mezzanotte,
soddisfatto di aver visto una delle più artistiche città
europee, dove camminare fa veramente bene.
Reno Bromuro è nato a Paduli, in Campania, nel 1937. E' stato un poeta, scrittore, attore e regista teatrale. Nel 1957, a Napoli, ha fondato il Centro Sperimentale per un Teatro neorealista. Ha fondato nel 1973 (di fatto) l'A.I.A. Associazione Internazionale Artisti "Poesie della Vita", e, come critico letterario, ha recensito molti poeti italiani e stranieri. Si è spento nel 2009, qualche anno dopo averci dato l'opportunità di collaborare con lui. Noi di Letteratour lo ricordiamo con affetto qui.
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