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Il monogramma di Cristo si combina con i simboli della colomba con l'ulivo, che rappresenta la pace |
Un problema per chi scrive, e quindi per chi
legge, è il rapporto fra parola e immagine. Spesso quando leggiamo
costruiamo nella nostra mente le immagini che sono suggerite dal testo,
oppure guardando un'immagine cerchiamo la didascalia che la arricchisce
di informazioni. Tuttavia a volte le parole e le immagini collaborano
fra di loro per la migliore comprensione del testo, altre volte vanno
l'una contro l'altra, o si ignorano.
Il linguaggio verbale, parlato o scritto, è lo strumento più
raffinato che l'uomo ha per comunicare. Genitori e insegnanti impiegano
molto tempo e molte energie per insegnare ai piccoli a parlare, leggere
e scrivere. Nelle scuole elementari e in alcune scuole secondarie si fanno
corsi di disegno, e in alcuni casi di fotografia e video. Ma normalmente
un lavoro specifico sulla combinazione fra parola e immagine non si fa,
anche se poi nella vita quotidiana siamo continuamente immersi in un miscuglio
di parole, immagini e suoni.
Soffermiamoci dunque a ragionare un po' sui rapporti fra parole e immagini,
sul modo in cui le immagini visualizzano le parole, e le parole verbalizzano
le immagini.
Prima di tutto esaminiamo le caratteristiche dell'enunciato verbale. Esso può esprimere un concetto astratto o descrivere una situazione concreta.
"Ma che cos'era la felicità? Era stata felice? Una strana parola, quella che gli uomini avevano coniato, e che in tre sillabe esprimeva il sommario di una vita intera." (Vita Sackville-West, Ogni passione spenta)
Questa è una frase astratta. Leggendola non si forma nessuna immagine nella nostra mente, anche se il significato ci è ben chiaro.
"Quella lampadina non illuminava quasi più, tanto era polverosa; e allora lei montò in ginocchio sul cassettone, e la svitò. Poi, per pulirla, ci sputò su varie volte, stropicciandola con la sua sottoveste." (Elsa Morante, L'isola di Arturo)
Questa frase ci fa vedere la vecchia lampadina, e la donna che la pulisce.
"Appié dei passi della sera va un'acqua chiara colore dell'uliva, e giunge al breve fuoco smemorato. Nel fumo ora odo grilli e rane, dove tenere tremano erbe." (Giuseppe Ungaretti, Sera)
In questa poesia vediamo immagini e colori, sentiamo suoni e perfino odori. Ecco dunque che un enunciato verbale può esprimere concetti astratti, suoni e odori, narrare sequenze ed eventi, descrivere movimenti e tendenze, immagini, sensazioni tattili, stati d'animo. Il linguaggio verbale evoca altri linguaggi non verbali. Alcuni possono essere visualizzati, altri no.
Ed ora vediamo le caratteristiche delle immagini. Da una parte posseggono una grande immediatezza, si "vedono" senza bisogno di saperle "leggere", quindi vanno al di là di lingue e culture. Dall'altra però posseggono una forte dose di ambiguità, perché si prestano ad essere interpretate in modi diversi o, pur mostrando figure riconoscibili (un uomo, un cane, un albero), rimangono mute sul perché di quelle figure (che cosa fa l'uomo? E il cane? E perché c'è l'albero?). Inoltre alcune immagini sono di comprensione immediata e pressoché universale, altre invece prevedono che chi le guarda possegga una certa cultura, fino ad arrivare ad immagini che sono comprensibili solo agli specialisti. La raffigurazione di un pesce di profilo è comprensibile a tutti, una mappa topografica presume una certa abitudine a consultare mappe, un ecocardiogramma è comprensibile solo al medico specialista.
Mao diceva che un'immagine vale più
di mille parole. Ma anche una parola vale più di mille immagini.
Spesso però parole e immagini hanno significati ambigui. La parola
"barbone" indica un vagabondo o un cane. L'immagine di un gatto
può raffigurare sia l'animale domestico sia una divinità
egizia.
Il primo elemento che riduce l'ambiguità di parole e immagini è
il contesto. Se stiamo parlando di cani, "barbone" significa
"cane barbone". Se la figura del gatto compare in un bassorilievo
egizio, rappresenta la divinità.
Quando però il contesto non basta, si deve ricorrere alla combinazione
fra parole e immagini. Si devono visualizzare le parole, verbalizzare
le immagini.
Gli enunciati che non possono essere visualizzati devono essere tradotti in immagini mentali, in metafore, in simboli, in rappresentazioni convenzionali. I miti e i testi sacri, poiché devono esprimere realtà astratte e metafisiche in modo semplice e comprensibile ai più, ricorrono spesso a potenti immagini mentali.
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Pensiamo al vangelo cristiano con il buon pastore, l'acqua trasformata in vino, i lavoratori della vigna, i pani e i pesci. O a Prometeo incatenato con l'aquila che gli mangia il fegato. O allo yin e yang rappresentati come una montagna con una parte al sole e l'altra in ombra.
Tutte queste immagini hanno prodotto una vastissima
iconografia.
I simboli sono immagini semplificate e ricorrenti, che vengono associate
ad un argomento e quindi finiscono con il rappresentarlo. Pensiamo alla
croce, al cerchio bianco e nero dello yin e yang taoista, alla svastica,
al cerchio solare, alle bandiere.
Le rappresentazioni convenzionali sono immagini anche complesse, che vengono
associate ad un determinato argomento. La colomba rappresenta la pace,
l'unicorno la purezza, la A in un cerchio l'anarchia. Queste immagini
spesso costituiscono gli attributi visivi che fanno identificare una divinità,
un regnante, un personaggio famoso, un funzionario. Zeus ha in mano la
saetta del fulmine, Demetra una spiga di grano, Apollo la lira e la corona
d'alloro. San Pietro Martire ha una spada conficcata nella testa, San
Sebastiano le frecce. Agnelli ha le scarpe alte e l'orologio sopra la
camicia. Arafat la kefiah. Il colonnello ha i gradi, le mostrine, lo stemma
del reggimento.
Per visualizzare una frase dobbiamo quindi
formarci l'immagine mentale di quella frase, e poi rappresentarla. L'immagine
può limitarsi a rinforzare la stessa informazione contenuta nella
frase, oppure può aggiungere informazioni rispetto alla frase.
Se scrivo "un pianoforte" l'immagine mi farà capire se
è verticale o a coda.
Si può visualizzare con una illustrazione, con fotografie o con
rappresentazioni grafiche, fino alle animazioni tridimensionali e alla
realtà virtuale.
La visualizzazione può essere artistica, decorativa, documentaria
o scientifica.
Nella didattica e nell'informazione la visualizzazione è fondamentale,
per rendere più efficaci le parole del maestro o del cronista.
Anche un conferenziere risulta più gradevole se fa buon uso di
visualizzazioni.
Una immagine può essere spiegata con
le parole in modi diversi. Il più diretto è la descrizione
acritica di ciò che si vede. E' ciò che fa un poliziotto
con il suo verbale del luogo del delitto. Oppure si può decifrare
un oggetto misterioso. E' quanto fa l'archeologo, che interpreta un oggetto
come "lampada votiva etrusca del quinto secolo a. C.".
O c'è la decodificazione di un'icona o di un segnale. Questa è
la didascalia che appare quando si passa con il mouse vicino all'icona
di un programma applicativo.
O ci sono informazioni e schede di accompagnamento che spiegano la figura
nei suoi componenti e nelle sue funzioni.
O infine c'è la didascalia interpretativa, come quelle che di solito
accompagnano le fotografie dei rotocalchi o le figure di una guida turistica.
Un esempio di un intero rituale che altro non è che un rapporto
fra visualizzazione e verbalizzazione è la Via Crucis, una serie
di immagini che rappresentano momenti della passione di Cristo, e che
vengono verbalizzate ai fedeli dal sacerdote.
La massoneria usa come simboli immagini prese dall'arte dei muratori |
Le nuove tecnologie informative
Anche se possiamo visualizzare e verbalizzare solo con il nostro corpo, con parole e gesti, oggi il computer multimediale è lo strumento più potente che abbiamo a disposizione per visualizzare e verbalizzare anche a distanza e ad un gran numero di persone. Con gli stessi programmi, sullo stesso monitor, possiamo gestire rapidamente parole e immagini, suoni e sequenze animate. Anche se non sappiamo disegnare o fotografare possiamo produrre immagini di buon livello. Gli ipertesti ci permettono di strutturare le nostre informazioni, di creare menu che ne visualizzano l'organizzazione gerarchica, di saltare da una parte all'altra come se volassimo sopra un testo, abbassandoci a cogliere le informazioni che ci interessano. Le mappe informative visualizzano queste strutture. Quando si usano le immagini in rete, bisogna fare attenzione però al loro peso, e cioè a quanta memoria impegnano, altrimenti ci vuole troppo tempo per trasmetterle da un computer all'altro, sia se le alleghiamo ad una e-mail, sia se le inseriamo in una pagina web. Ricordiamo che una immagine non dovrebbe superare i 50 kb, mentre un solo fotogramma di un normalissimo video "pesa" un mega e mezzo! Quindi dobbiamo usare immagini non molto grandi (7-8 cm), in formati compressi (gif o jpg).
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