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Arabi senza Dio. Ateismo e libertà di culto in Medio Oriente, di Brian Whitaker

di Corpo60

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Arabi senza Dio. Ateismo e libertà di culto in Medio Oriente di Brian Whitaker, traduzione di Giordano Vintaloro, Corpo60, Giugno 2015. ISBN 978-88-940589-2-5.

Estratto dal capitolo 1

NELLA CITTÀ PALESTINESE di Qalqilya, il 25enne Waleed al-Husseini era stato folgorato da un'idea stravagante anche se irriverente. Aveva deciso che era tempo che Dio avesse una pagina su Facebook, e così ne ha creata una. L'ha chiamata 'Ana Allah ("Io sono Dio") e il primo post annunciava scherzosamente che in futuro Dio avrebbe comunicato direttamente con le persone tramite Facebook poiché, pur avendo inviato dei profeti secoli fa, il suo messaggio non era ancora stato recepito.
Tra le istruzioni immaginarie di Dio, Husseini ne aveva postata una scritta nello stile dei versi del Corano che vietava alle persone di bere whisky miscelato con Pepsi; "Dio" invece ordinava loro di mescolarlo con l'acqua. In un altro post sulla pagina Facebook dell'Onnipotente, "Dio" raccomandava di fumare hashish.
Le autorità palestinesi erano tutt'altro che divertite, però, e qualche giorno dopo Husseini - un laureato in informatica che non era riuscito a trovare un lavoro decente dopo aver finito l'università - era seduto in un caffè e giocava a carte quando due agenti della polizia segreta sono venuti ad arrestarlo. Ha trascorso i successivi dieci mesi in carcere, alcuni dei quali in isolamento, e oggi vive in esilio in Francia, lontano dalla famiglia e gli amici.
Altri hanno subito un destino simile per i loro post antireligiosi su internet. Alber Saber, un egiziano che aveva abbandonato la Chiesa copta per diventare ateo, è fuggito in Svizzera dopo essere stato imprigionato per "diffamazione dell'Islam e del Cristianesimo, insulti alla divinità e satire verso i rituali, le sacralità religiose e i profeti". Kacem El Ghazzali era uno studente liceale marocchino che aveva un blog anonimo sulla laicità. Quando la sua identità è stata scoperta, un insegnante lo ha accusato di "minare la fede", altri studenti hanno lanciato pietre contro di lui e l'imam nel suo villaggio lo ha denunciato dal pulpito. Ha cominciato a nascondersi e alla fine, come Saber, ha trovato rifugio in Svizzera. La storia della conversione di Husseini all'ateismo è per molti versi tipica. È cresciuto in Palestina in ciò che descrive come una normale famiglia musulmana, ma una volta alla scuola secondaria ha iniziato a fare domande - "domande come se siamo liberi di scegliere o meno". Senza rendersene conto sul momento, si era imbattuto in una disputa sul libero arbitrio e la predestinazione (al-Qada' wa'l-Qadr in arabo), che per secoli ha fatto arrovellare i teologi. Se Dio è onnisciente, Egli può certamente prevedere le azioni malvagie; se Egli è onnipotente, deve essere per forza in grado di impedirle; se Egli è buono, perché permette cattive azioni e poi punisce le persone per questo? Un verso del Corano dice: "Tu non vorrai, se non come vuole Allah".
Husseini ha posto le sue domande a un insegnante a scuola. "L'insegnante ha detto che è haram [proibito] chiedere queste cose", ricorda. "Non ho avuto una risposta così sono andato da un imam a Qalqilya e mi ha detto la stessa cosa". Questo tipo di risposta - che tali domande non dovrebbero essere fatte - è comune nelle società autoritarie ed è una risposta descritta da molti altri arabi che hanno da allora abbandonato la religione. Spingendoli a cercare le loro risposte più lontano, ha probabilmente contribuito più di ogni altra cosa ad avviare i giovani musulmani sulla strada del non credere.
Ormai incuriosito, Husseini ha intrapreso la sua ricerca. "Sono andato nella biblioteca della mia scuola e alla biblioteca pubblica della mia città. Sulla religione c'erano molte cose, ma pochissimo sulle critiche alla fede", mi ha detto. "Ho fatto ricerche per quattro anni, perché da quando ho iniziato a pormi questo problema ho scoperto sempre di più. Passo dopo passo mi sono allontanato dalla religione fino a quando non ho lasciato l'Islam durante il mio primo anno all'università".

(L'introduzione e il Capitolo 1 si possono scaricare gratuitamente da questo link)

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Il libro

Davvero esistono gli atei in Medio Oriente? Qual è la situazione della libertà di espressione nei paesi dell'area? La religione musulmana è sempre stata legata al potere politico com'è oggi?

Arabi senza Dio. Ateismo e libertà di culto in Medio Oriente di Brian Whitaker parte da un argomento limitato e circoscritto (l'ateismo) e arriva a fornire al lettore gli strumenti storici e teorici per farsi un'opinione in merito. Non si tratta quindi soltanto di un reportage sulla situazione di piccoli gruppi di contestatori dell'autorità nei paesi mediorientali, né dell'ennesimo libro sullo Stato islamico. È un saggio ricco di testimonianze, documentazione e spunti di approfondimento che ci fa realmente immergere in una visione del mondo. Dopo poche pagine e le prime storie della vita quotidiana degli atei in Egitto e Palestina ci accorgiamo che, nonostante il costante bombardamento mediatico, non conosciamo tanto quanto crediamo.

Come possiamo immaginare, confessare apertamente di essere atei in una società araba e a maggioranza musulmana è un gesto scioccante che cambia la vita di chi lo fa, perché dall'esterno non è visto come un semplice atto di autodeterminazione individuale ma come una trasgressione violenta delle leggi morali e civili che regolano la famiglia e la società. In alcuni casi equivale a firmare la propria condanna a morte.

Quello che invece non immaginiamo, e che Brian Whitaker ci racconta grazie a una mole impressionante di dati e riferimenti e alle numerose interviste, è che il mondo arabo e islamico non è (e non è mai stato) quel monolite che spesso viene rappresentato a beneficio dei media, e in questi ultimi anni si sta ulteriormente frammentando. Si stanno aprendo spazi concreti e decisivi di dibattito pubblico grazie alla diffusione dei social media e all'azione di sempre più persone che trovano la forza di esprimere le loro idee, in special modo i giovani che hanno dato vita alle Primavere arabe e che ne sono stati incoraggiati.

Arabi senza Dio raccoglie in un racconto ricco e appassionante le mille sfaccettature del problema della fede e lo inquadra in una prospettiva storica. È una accurata inchiesta giornalistica ma anche uno studio sociale condotto sul campo: i grandi fermenti e la sempre più urgente voglia di libertà rappresentano una sfida all'autorità divina di governi ed establishment religiosi che ormai non si può più semplicemente reprimere o ignorare. È una lettura consigliata a chi vuole saperne di più su qual è il peso effettivo della religione (e della sua negazione) nelle società dei paesi arabi più vicini a noi, sentendolo dalla viva voce delle persone che lottano ogni giorno per la conquista di diritti civili fondamentali.

BRIAN WHITAKER è un giornalista inglese. Dal1999 al 2006 è stato caporedattore per il Medio Oriente del Guardian, in seguito è diventato freelance e ha continuato a scrivere sui temi mediorientali per la rubrica Comment is Free. Ha pubblicato L'amore che non si può dire. Storie mediorientali di ragazzi e ragazze (2008) e What's Really Wrong with the Middle East (Cosa c'è davvero che non va in Medio Oriente, 2009). Dal 1998 cura il suo blog al-bab.com sulla società e la politica araba.

GIORDANO VINTALORO è traduttore freelance e copywriter. Si occupa di letteratura dei paesi di lingua inglese e di teoria dello humour, e insegna presso le università di Udine e Firenze. Ha pubblicato due studi sullo humour: Non sono il Messia, lo giuro su Dio! - Messianismo e modernità in Life of Brian dei Monty Python, e L'A(rche)tipico Brian O'Nolan. Comico e riso dalla tradizione al post-, sullo scrittore irlandese Flann O'Brien. È uno dei segretari di Strade, il Sindacato dei traduttori editoriali. Il suo sito è vintaloro.it.

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Corpo60 è una casa editrice digitale nata alla fine del 2014 dalla voglia di vedere pubblicati i libri che ci sarebbe piaciuto leggere. Fare libri non è il nostro lavoro principale, e proprio per questo cerchiamo di scegliere con cura testi che stimolino il dibattito, che vadano controcorrente ma sappiano catturare lo spirito della loro epoca. Finora abbiamo inaugurato due collane con due testi di giornalismo saggistico e in progetto ne abbiamo altre due dedicate alla narrativa.
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