di Massimo Rondi
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Edizioni Angolo Manzoni 2009
416
pp - cm. 15 x 21 - 16 euro
ISBN 978-88-6204-051-8 NOIR 2009
A GRANDI CARATTERI
Facevano uno strano contrasto, il bell'uomo alto
ed elegante dagli occhi azzurri, una ciocca bianca a solcargli i capelli,
e l'amico dal volto abbronzato, più rude e tuttavia non meno
affascinante.
Più di una "madamina", passando loro accanto,
guardò di
sottecchi con malcelato interesse.
I due uomini erano troppo
immersi nella conversazione per accorgersene o compiacersi.
-
Come si sta, laggiù?
- Bene. compatibilmente. - Non
disse "con cosa", era sottinteso. - Non
ci crederai, è più facile incontrarsi che a Torino o
a Padova.
Martini sorrise e allargò le braccia in gesto
di scusa:
- Forse un giorno o l'altro passerò anch'io
da quelle parti.
- Ti aspetterò allora, - rise a sua
volta Aldo Morosini, - sono
sicuro che anche tu rimarrai affascinato dall'Africa.
La sera precedente avevano trascorso un piacevole dopo cena nel
salotto con Teresa e suo marito che seguiva con entusiasmo l'avventura
dell'Italia in Africa...
Morosini aveva mostrato ad Andrea
una cartellina di disegni di soldati, di guerrieri etiopi, italiani,
inglesi, tedeschi, d'animali esotici, paesaggi fantastici, firmati
Hugo.
- È il figlio di Evelina Genero cugina di
mia madre, - disse rivolto a Martini, - quel ragazzo, arruolato dal
padre nella
polizia coloniale. ha solo 14 anni, ma che stoffa di artista!
Il
commissario convenne che le frequentazioni umane, nell'Africa Orientale
Italiana, potessero essere molto interessanti.
- Non ce
la caviamo poi molto bene, quaggiù, - concluse. - E
intendo. a nessun livello.
- Come ha scritto Seneca, "Molti
uomini avrebbero potuto arrivare alla saggezza, se non avessero immaginato
di averla già raggiunta",
- recitò Aldo Morosini alzandosi e facendo il saluto militare
in onore del filosofo . (da "Un marito per Jolanda" di Bartolone & Messi,
2008 Edizioni Angolo Manzoni)
In questa pagina di "Un marito per Jolanda" di Bartolone & Messi
avviene quello che nella prefazione al volume Giorgio Ballario definisce "incrocio" tra
l'ex commissario Andrea Martini, amato personaggio di Gianna Baltaro,
e il maggiore Aldo Morosini, ufficiale dei reali carabinieri in servizio
a Massaua, personaggio creato dallo stesso Ballario, che si ripresenta
ai lettori (dopo l'esordio in Morire è un attimo , 2008
Edizioni Angolo Manzoni), con Una donna di troppo . La
seconda indagine del maggiore Aldo Morosini nell'Africa italiana. La
prima aveva come teatro l'Eritrea, la seconda invece la Somalia,
perché nel 1935 la guerra con l'Abissinia è alle porte
e neppure l'intensa attività diplomatica sembra in grado di poterla
scongiurare.
In Somalia il generale Graziani si accinge a lanciare
l'offensiva dal "fronte
sud", ma alcune morti misteriose seminano il panico e mettono a rischio
l'avanzata delle truppe italiane. Si sospettano operazioni di sabotaggio,
spie del Negus, misteriose bande criminali... Perciò dall'Eritrea
viene inviato a investigare Morosini, accompagnato dal maresciallo Barbagallo
e dallo scium-basci Tesfaghì.
Mogadiscio è oppressa dall'afa
dei monsoni, ostile. Morosini incontrerà tanti ostacoli, pochi
amici e molte donne, compresa una
di troppo.
Con il buon senso e la tenacia che lo accomunano
al commissario Martini, Morosini indaga.
Meno ironico e più filosofo
dell' (appena più anziano)
Andrea Martini, come ha scritto Giovanni Tesio recensendo Morire è un
attimo , "Aldo Morosini è un uomo (un militare) che sa il
fatto suo senza aver nulla di onnipotente. Un po' bastian contrario,
legge Seneca, fuma le Macedonia extra, ha un carattere timido e riservato,
e ammette di avere qualche volta la tendenza a distrarsi. Con tutte queste
caratteristiche, potrebbe diventare l'inquirente fisso di qualche altra
vicenda gialla che Ballario, se non lo sta già facendo, potrebbe
avere in animo di narrare..."
Profezia avveratasi.
Per inciso, sarebbe curiosa una piccola storia del
fumo e della sigaretta negli anni Trenta attraverso i gialli: anche le
signore fumano ma con il "bocchino", gli uomini fumano molto, Macedonia,
Macedonia extra , Calypso , Excelsior, comprate in Svizzera (e conservate "per
fumarle con gli amici. Mi ricordano che la vita è breve, ed è un
peccato sprecarla", afferma il maggiore in "Un marito per Jolanda". Martini
invece fuma le Africa: c'è un destino, in questo).
Oltre l'intrigo giallo, Ballario ci racconta un periodo
della storia italiana assai controverso: " Una specie di buco nero -
dice lo stesso autore - soprattutto perché la maggioranza
degli italiani ignora quel che è successo, forse persino che l'Italia
abbia avuto delle colonie africane e che la prima - proprio l'Eritrea - risalga
addirittura alla fine dell'Ottocento, molto prima dell'epoca fascista ".
Un periodo ricco di un fascino esotico, un'ambientazione originale, " una
specie di Far West italiano che nella mentalità collettiva dell'epoca
era vissuto come una vera e propria frontiera, anni in cui l'Italia cercava
di imporsi fra le potenze europee per conquistare un «posto al sole »".
Nelle intenzioni dell'autore, Morosini "vuol essere soprattutto un uomo del
suo tempo", non un personaggio del XXI secolo in esilio nel passato. E Ballario
prosegue: "Insomma, una sfida, quella di farlo agire, vivere, amare, mangiare
e pensare come un ufficiale italiano degli Anni Trenta... infatti Martini e
Morosini vivono negli stessi anni, hanno grosso modo la stessa età,
svolgono più o meno lo stesso mestiere, sebbene uno a Torino, l'altro
a Massaua; guardano alle miserie del mondo con lo stesso disincanto di chi è abituato
a bazzicare i bassifondi dell'animo umano. In più Morosini, pur non
essendo torinese, nel capoluogo subalpino ha studiato e ha svolto parte del
suo servizio nell'Arma, prima di partire per l'Africa. Incontrarsi era probabilmente
inevitabile... chissà, forse l'inizio di una bella amicizia, come dice
il capitano Renault ad Humphrey Bogart nella scena finale di 'Casablanca',
che verrà realizzato appena quattro anni dopo l'ambientazione di 'Un
marito per Jolanda' ", il fatidico 1938 delle Leggi Razziali.
In comune i due
hanno anche una certa riottosità a farsi coinvolgere
in storie sentimentali serie, con le "brave ragazze" che la sorella dell'ex
commissario si ostina a proporre, con finto candore e nonchalance.
Giorgio Ballario è nato a Torino nel 1964. Giornalista, appassionato di storia, ha lavorato per l'agenzia di stampa Agi, è stato corrispondente per diversi quotidiani nazionali e redattore del settimanale Il Borghese. Dal 1999 lavora a La Stampa, dove si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Dal 2008 scrive con spigliatezza e fluidità e pubblica, per i tipi della Edizioni Angolo Manzoni, le indagine del maggiore Aldo Morosini nell'Africa orientale italiana: una interessante prova letteraria, " U n avvincente viaggio noir. un tuffo indietro in un'epoca che i romanzieri italiani non hanno mai frequentato molto volentieri..." (così Cristina Marrone, sul Corriere Della Sera ).
Un viaggio anche nei paesaggi e nei colori dell'Africa (o Affrica, come si scriveva in quegli anni, perché «nei nomi derivanti dal latino quando una labiale è seguita da una dentale la labiale si raddoppia»). . tra imboscate, coincidenze e colpi di scena, cibi e scenari:
.assorto nei miei cattivi pensieri, notavo appena
lo splendido paesaggio che ci stavamo lasciando dietro, risalendo il
corso dello Uebi Scebeli e attraversando la fertile piana di Genàle,
fra una ragnatela di canali irrigui, sterminati campi di cotone e canna
da zucchero, coltivazioni di tabacco e granturco, bananeti e allevamenti
di zebù.
Ma se davanti agli occhi sfilavano panorami
da cartolina, la mente ritornava alla figura del capitano, impettito
nell'uniforme color sabbia, con i capelli rasati a zero, i baffetti
sottili e gli occhi gelidi. Un'immagine che sarebbe restata soltanto
nella memoria di chi l'aveva conosciuto, perché ormai il capitano
non era che un corpo freddo, senza vita. Un altro cadavere fra i tanti
che avevo visto nella mia vita militare.
Ballario avverte che il romanzo, come già la precedente avventura di Morosini ("Morire è un attimo"), è pura opera di fantasia: "ma ho tentato di inserirla in un quadro storico, geografico, sociale e politico il più possibile vicino alla realtà. Anche lo scenario in cui è ambientata è frutto di un'attenta ricostruzione sulla base di documenti dell'epoca... Molti altri capitoli, invece, non sono veri ma verosimili. Frutto della fantasia dell'autore ma inquadrati in un contesto credibile... In un paio di casi, tuttavia, ho lievemente adattato la realtà storica alle esigenze narrative", per esempio per il campionato di calcio, che a quell'epoca cominciava ad ottobre e non a metà settembre, come si legge invece sui giornali:
L'uomo con il vestito grigio e il cappello di
paglia rigirò per
l'ennesima volta le pagine del quotidiano. L'aveva già letto
da cima a fondo, ma non poteva di certo allontanarsi per cercare un
altro giornale. Stava lì da tre ore e non voleva rischiare di
mandare a rotoli l'appostamento. Sbuffando voltò le pagine fino
a tornare alle cronache sportive, sbirciando se per caso gli fosse
sfuggita una notizia in breve. Macché. Le aveva già lette
tutte. Persino quella che riferiva dell'infortunio che avrebbe tenuto
Piola fuori squadra per due settimane e l'altra, in cui la Pro Patria
annunciava la decisione di voler cambiare allenatore.
Faceva
pure un caldo boia, tanto per cambiare. Per fortuna che quella mattina
aveva comprato la paglietta in una bottega dell'Amaruìni,
ché sennò a quest'ora il sole di Mogadiscio gli avrebbe
già cotto il cervello. Era tornato il bel tempo da quasi una
settimana, dopo i nubifragi di metà settembre, ma il caldo rimaneva
afoso come prima. Anche se rimaneva immobile sentiva le gocce di sudore
venir giù dalle tempie e scivolare lungo le basette, oppure
farsi strada dalla nuca fino al collo, inzuppando il colletto della
camicia stretto dalla cravatta nera.
Non ce la faceva più.
Si alzò dalla panchina, appena
riparata dall'ombra frastagliata di una palma, e tenendo d'occhio il
palazzo che aveva di fronte si spinse fino all'angolo, dove aveva notato
un piccolo caffè. Non c'erano tavolini all'aperto, per cui chiese
un bicchiere di tamarindo ghiacciato e lo vuotò in piedi, sulla
porta. "Sto aspettando un amico, non vorrei che non mi vedesse.", si
giustificò con il barista che lo osservava incuriosito .
Già, incuriosisce, questa "Donna di troppo" di Ballario..
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