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Titolo: Io, Virginia
Autore: Chiara Guidarini
Editore: Linee Infinite
Pagine: 138
Prezzo: € 10,00
ISBN: 978-88-6247-031-5
Mancano
pochi giorni al matrimonio di Sara e tutto sarebbe magnifico se non
fosse per l’inquietante presenza che, di tanto in tanto, irrompe
nella sua quotidianità.
L’ombra di una duchessa morta da secoli le narra lentamente la sua storia,
obbligandola a ripercorrere i luoghi dove dimorò per ricostruire ogni
singolo tassello della sua vita, fino a comprendere appieno cosa voglia da lei.
In un parallelo di esistenze, in bilico tra passato e presente, si consumano
le vicende di due donne apparentemente diverse ma unite da un destino comune.
Virginia De’Medici, sposata contro la propria volontà per ragione
di stato a un Duca che non ama, e Sara Varzi, che sta per legarsi all’uomo
che invece ama.
Passione, ragione, sentimento e follia si intrecciano in un mosaico di eventi
capaci di sovrapporre ciò che avvenne a ciò che sarà.
«Ho alzato gli occhi e ho visto il mio palazzo scomparire
dietro la collina e la mia Firenze, impregnata di artisti e opere d’arte,
che mi osservava immobile da lontano. Mi sembrava quasi di sentirla piangere,
sussultare, agitarsi, mentre l’abbandonavo con il mio sposo accanto
a me nella carrozza che sobbalzava, in quella tiepida giornata di marzo...»
I miei sussurri, flebili ma pieni di enfasi, avevano colorato ancora
una volta l’austerità della stanza. Mentre parlavo le pareti
bianche erano scomparse, crollate, mai esistite: al loro posto si erano
levate alte le cupole di Firenze e i fieri rintocchi della campana del
Duomo; larghi vestiti e caldi mantelli avvolgevano persone riccamente
bardate, proiettandomi in un tempo lontano fatto di colori, suoni, realtà diverse
da quella in cui vivevo.
Tutto andava bene, mentre narravo: mi sentivo anche abbastanza convincente.
Ma quando tacevo, quando permettevo al silenzio di invadere la stanza,
la dura realtà tornava a essere la brusca battuta d’arresto
dei miei pensieri.
E l’espressione vacua dell’uomo che mi aveva ascoltata non
contribuiva a migliorare il senso di smarrimento che mi opprimeva quando
quel lontano mondo scompariva e tornavo a essere nient’altro che
me stessa.
Il dottore, un uomo sulla cinquantina dagli occhi vispi, aveva sospirato
piano, e il suo sguardo si era levato placidamente sugli scaffali carichi
di libri, per poi incontrare i miei occhi stanchi, gli occhi di una donna
abbattuta, sfinita e… Pazza.
«Sara, mi hai già raccontato questa storia», decretò in
tono comprensivo, il tono riservato a chi tratta con i matti. «Dimmi,
in che anno siamo?»
«Nel 2006, dottore», risposi stancamente.
Mi lanciò un’occhiata d’intesa, quasi compiaciuta. La
penna sul taccuino prese a muoversi velocemente, imbrattando di scie d’inchiostro
la bianca pergamena.
Pergamena? Da quando usavo quel termine per un foglio?
«E in che anno si sono verificati gli eventi che mi stai raccontando?»,
stava chiedendo, con la voce docile impregnata di calma studiata.
«1586», mormorai, tenendo gli occhi puntati sui suoi come un
soldato in attesa di ricevere un nuovo ordine dal suo generale.
Ti imbottirà di tranquillanti anche questa volta, decretò la
voce della mia coscienza. Feci una smorfia che il dottore non notò,
tutto preso dal rifilarmi la solita pappardella.
«Si tratta di immaginazione, Sara. E la tua immaginazione è così forte
da farti credere di vivere la storia di un’altra persona.»
Avrei sbuffato se non l’avessi fatto tutte le altre volte che aveva
esordito nella stessa, identica, maniera. Questa volta decisi di provare
in modo diverso.
Un nuova prova letteraria per Chiara Guidarini, autrice
della Saga di Ancyria, che questa volta si dedica a un fantasy un po’ più particolare.
Un romanzo storico, ma non solo: a tratti paranormal e a tratti gotico,
l’Autrice ricostruisce vicende antiche ma sempre attuali.
Eventi che si intrecciano con maestria, passato e presente che si combinano
alla perfezione creando un grande affresco capace di incantare pagina
dopo pagina anche il lettore più diffidente, due storie parallele
che si somigliano fino a diventare uguali, due donne apparentemente diverse
che, però, hanno bisogno l’una dell’altra.
Leggere il libro è un viaggio emozionante, coinvolgente, magnifico.
Luoghi descritti alla perfezione, che accompagnano il lettore indietro
nel tempo senza perdere il contatto con il presente, personaggi capaci
di incantare, lotte di classe differenti ma sempre attuali che raccontano
storie nascoste tra le pieghe del tempo.
Virginia, donna fragile in una corte dove regnavano intrighi e complotti
e Sara, impaurita da questa presenza che la sfiora.
Un plauso particolare all’autrice per l’impatto psicologico
di Sara, il cui rapporto con Virginia muta col trascorrere del tempo.
Il lettore “vede” i luoghi, sente le parole, diventa un tutt’uno
con la narrazione. Le atmosfere avvolgono e si snodano davanti agli occhi
quasi si trattasse di un film.
Il ritmo della narrazione è veloce, mai noioso né pesante.
Capace di strappare un sorriso o una lacrima, un fremito o un colpo di
rabbia.
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