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"Un concerto per un appassionato è il modo migliore per avvicinarsi alla musica. Un po' come per un appassionato di cinema assistere alle riprese di un film."
A
cavallo tra scienza sociale, antropologia culturale e sciamanismo, The
Live Side of Rock, celebrando un culto profano, è il
libro d'esordio di Stefania Mattana, giovane scrittrice e sociologa,
appassionata da sempre di musica rock e di tutto ciò che le ruota
intorno. Il titolo dell'opera richiama vagamente un celeberrimo album
dei Pink Floyd, ed è edito da Altromondo Editore, che ha dedicato
una pagina intera sul suo sito internet, dalla quale si può scaricare
gratuitamente il prologo introduttivo del saggio. Il libro al momento è acquistabile
online sul sito di Altromondo, al costo di 18,00 €, comprensivi
di spese di spedizione.
L'analisi dei concerti rock e metal come grandi
eventi di socializzazione e tensione rituale è un argomento abbastanza
nuovo nella bibliografia mondiale, e quasi sconosciuto nell'ambito degli
studi italiani; grazie ad un linguaggio semplice e diretto, con qualche
sottile punta di ironia, la lettura del voluminoso saggio (320 pagine)
scorre veloce e piacevolmente.
L'autrice dimostra da subito la sua piena
maturità stilistica,
catturando con competenza argomentativa immagini che ci appaiono subito
alla mente, come in una proiezione cinamatografica; analizza tre tipologie
diverse di concerto - il grande evento,
il festival e il concerto nel pub - e si cala benissimo nel ruolo del
cantastorie, raccontando passo dopo passo, senza tralasciare gli aspetti
più squisitamente socioantropologici, il nascere e l'evolversi
dell'esperienza-concerto, dall'atto in cui si acquistano i biglietti
fino all' aftershow . Il divenire degli eventi si focalizza intorno alle
relazioni che nascono tra gli astanti presenti nella platea ed il rapporto
del pubblico con le band che si esibiscono, causa e conseguenza del concerto
stesso. In evidenza è posto anche l'importante ruolo della rockstar,
dipingendone un'icona ben definita ed euristicamente vincente:
"La rock star, protagonista indiscussa della cerimonia
live, essendo il simbolo del concerto è anche il principale oggetto
sacro nel rito del rock. Quanto mai, spostando il baricentro dell'analisi
dal pubblico agli artisti, è evidente la stretta analogia del
concerto ai concetti di ritualità sacra.
Il paragone tra lo sciamano
e la rock star non è banale: l'artista,
dotato di estremo e brillante carisma, può essere inteso come
avente caratteristiche trascendentali nel contesto religioso, laddove
la trascendenza è aspetto fondamentale dei riti, pratiche ripetitive
e collettive di agire organizzato, il cui insieme diviene culto, che
altro non è se non il protocollo di svolgimento di una liturgia.
Un mediatore, quindi, un operatore rituale al servizio del suo pubblico."
Fluttuando tra curiosità ed i codici comportamentali che chiariscono le simbologie dei concerti rock, come l'uso degli accendini e degli striscioni, spiccano figure peculiari dell'universo musicale: nei backstage aleggiano ancora le esuberanti muse del rock, le mitiche groupie, mentre ai cancelli fremono i fan, di cui Stefania analizza con particolare interesse i comportamenti, i quali inglobano tutti quei principi di identità e di appartenenza culturale cari ai più importanti sociologi ed antropologi contemporanei:
"Nella seconda metà del Ventesimo secolo, si può notare un interessante fenomeno nella evoluzione sociale della musica, ossia una sorta di "tribalizzazione" della musica stessa. La "tribù" in questo caso è costituita da un gruppo di attori uniti da interessi comuni, e legati principalmente dall'apprezzamento di un preciso tipo di musica, come il jazz, il blues o il metal."
Grande risonanza è data ai veri protagonisti degli
eventi, ossia il popolo dei concerti, i consumatori di musica dal vivo.
La scrittrice dà loro molto spazio, e ne riporta frasi, commenti,
battibecchi ed aneddoti, come testimonianze e storie di vita. Grazie
alle interviste raccolte, il saggio proietta il lettore in una girandola
di discussioni colorate e fresche, che rende la lettura del saggio davvero
leggera e piacevole.
Rito sacro, rito profano, o rito di passaggio per
gli adolescenti, dunque? Partecipazione ad un evento di intrattenimento
e svago o di trasgressione alle regole sociali e civiche di tutti i giorni?
Sono questi gli interrogativi che fanno da perno a tutto il libro e che
sono stati riproposti all'autrice, la quale ci ha risposto che
Il concerto è sicuramente un insieme di modi di agire collettivi e ripetitivi che descrivono dei divieti e mitigano la vita umana, spezzandone la noiosa routine. Si può parlare quindi di rito contemporaneo, che racchiude tutte le definizioni nelle quali ho fluttuato durante le pagine.
Lo stesso titolo che ho voluto dare a questo lavoro è una testimonianza della profanità del rito al quale gli stessi attori attribuiscono una dimensione in qualche maniera trascendente: sebbene il rock non abbia in sé nessuna delle caratteristiche dottrinarie di una religione, ha al suo seguito uno stuolo di fan adoranti, che come pellegrini si muovono e viaggiano per ascoltare la propria band preferita. Ricordo ancora uno striscione, ad opera di un gruppo di ragazzi napoletani, che dominava il palazzetto dello sport di Roma: "Metal our religion, Dream Theater our Gods ".
Ma il concerto presenta in sé anche molti caratteri di "paganità": il passare una serata diversa con gli amici presso un pub ascoltando una cover band o un gruppo locale, per esempio, rientra nelle caratteristiche del rito contemporaneo e profano [.]. I festival, invece, presentano una curiosa commistione di sacralità e profanità, mista all'euforia tipica degli ambienti spiccatamente festosi ed allegri.
È
un saggio particolare, The Live Side of Rock , in cui l'attento spirito
d'analisi si fonde con la volontà di narrare come nascono i concerti
ed i misteri che si celano dietro i riflettori e gli amplificatori a
tutto volume, il clamore ed i cori del pubblico, dandone una spiegazione
tanto metodica quanto divertente, come una insolita, moderna favola.
Un libro che consigliamo non solo agli appassionati di studi sociali
ed antropologici, ma anche agli amanti della musica in generale, che
sicuramente si rivedranno molto tra le parole impresse sulle pagine.
Il metal (è) la nostra religione, i Dream Theater (sono) i nostri dei.
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