Autore: Maurizio Montanari
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Ramona
voleva sposarsi, ma non ce l'ha fatta.
Vittorio desiderava calcare le scene, ma qualcosa glielo ha impedito.
Georg ha pagato con la vita il tentativo di smarcarsi dall'influenza del
padre.
Mr. Roquentin e Fedra portano i segni indelebili di una caduta dalla quale
sono riusciti a risollevarsi per riprendere il loro cammino.
Un elemento costante si ripete nei racconti dei pazienti ascoltati in
questi anni dall'autore e condensati in questo libro: la constatazione
inequivocabile che qualcosa si è rotto. Rotto nel senso di interrotto,
spezzato, staccato. Si tratta di relazioni d'amore che finiscono di colpo,
mariti o fidanzate che scompaiono d'improvviso. Lavori persi, amicizie
che si sciolgono, ideali che si frantumano. In altre parole è la
trama dei legami sociali che, in un momento particolare della vita di
un uomo, non tiene più. Un momento a seguito del quale una sensazione
di smarrimento, paura, dolore del corpo e debolezza irrompe nella vita
del soggetto.
Diverse sono, da un punto di vista clinico, le conseguenze di tali traumi: chi scivola nell'anoressia - bulimia e imprigiona nel miraggio del corpo magro ogni possibile evoluzione, chi è colpito da attacchi di panico, chi da disturbi di conversione. Chi cade nella dipendenza da sostanze, chi sprofonda nel mondo buio della depressione. Chi prende congedo dalla realtà. Chi decide di farla finita. Queste espressioni del disagio individuale, oggi estremamente diffuse, possono essere viste non solo come 'patologie', ma anche come stratagemmi messi in atto dal soggetto per rimediare allo sfilacciarsi del legame sociale.
Questo libro cerca, a partire dalle parole
di persone sofferenti, di dire qualcosa nel merito delle forme del disagio
contemporaneo, lasciando uno spazio particolare ad un tema che si rivela
imprescindibile nella sua attualità: l'angoscia.
Questo affetto, che non può essere incluso nella categoria dei
sintomi, ha interrogato Freud lungo il corso di tutta la sua opera. Come
questo dolore dell'anima giungere a livelli tali da paralizzare l'esistenza
di un individuo? Da dove nasce questo mare ghiacciato che in molti casi
sommerge ed imprigiona il soggetto? Quale è il lascito di autori
di levatura immensa che, come Sartre, Kakfa e Kierkegaard, hanno fatto
dell'angoscia esistenziale il punto sul quale poggiano le loro opere?
Anche l'attacco di panico, disturbo quanto mai attuale del quale già
Freud parlava in una lettera a Whliem Fliess, sembra non possedere quelle
caratteristiche che permettano di includerlo nella categoria dei sintomi.
E pertanto appare collocabile in un altro posto.
Il testo termina con una breve incursione nel mondo della popolazioni
cosiddette 'primitive'.
Culture che non condividono con il mondo occidentale le sopracitate forme
di disagio, ma sanno bene cosa è l'angoscia, e hanno saputo elaborare
meccanismi finalizzati alla ricomposizione del legame sociale, strutturandolo
in modo da scongiurare la ghettizzazione del singolo individuo malato.
Di questo si tratta in queste pagine, non senza passare per la sala cinematografica e l'opera di Jean-Paul Sartre, sforzandosi di leggere ed inquadrare il tutto attraverso la strumentazione teorica lasciata da Freud e Lacan.
Casa editrice: Edizioni
del Cerro
Anno di pubblicazione: 2006
ISBN: 88-8216-259-1
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