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Si potrebbe pensare che scrivere un autobiografia sia facile: in fondo si tratta di narrare i fatti salienti della propria vita, rammentando qualche luogo e qualche volto. Eppure, scavando tra i propri ricordi, ci si accorge che tanti compagni sono scomparsi, che tante scelte sono state sbagliate, e che l'infanzia o l'adolescenza sono state manipolate da adulti approffittando della vulnerabilità di un piccolo.
Nel pacifico villaggio un brutto giorno fa la comparsa l'Uomo Bianco, con modi suadenti e promesse di meraviglie quasi magiche. I bambini non vengono esattamente rapiti, ma né loro né i loro genitori possono rendersi conto della falsità di tante promesse, poiché si parla di città che non hanno mai visto.
La realtà si rivelerà ben diversa: fredda, oscura, violenta. Lo scopo è quello di sradicare bambini e ragazzi dalla loro cultura nativa per imporre abitudini e religione dell'Uomo Bianco, con metodi alquanto discutibili.
Le Boarding School, scuole per bambini Indiani gestite da religiosi, dichiaravano di voler istruire, civilizzare e convertire al cristianesimo i piccoli, perchè potessero inserirsi nella comunità bianca. Erano più simili a carceri che a scuole; è incredibile come Zitkala-Sa sia riuscita ad apprendere materie come la letteratura e la poesia presto e bene.
I metodi "educativi" fanno rabbrividire, tuttavia non erano diversi da quelli usati per i bambini orfani o poveri (leggete i romanzi di Dickens e delle sorelle Bronte ...) Lo stesso accadeva in Italia, per cui ho racconti di prima mano. In USA e Canada fu ignobile l'imposizione della religione Cristiana e di una vita quotidiana senza più radici.
Alcuni ragazzi si piegano, adottano abiti "aderenti" e si danno ai vizi imposti per spezzare la volontà. Altri tornano alle famiglie, disperati, incapaci di intraprendere ogni attività.
Cosa rimane quindi della storia di Zitkala-Sa, piccola Indiana strappata con l'inganno alla propria madre e alla propria Terra? Lei scopre un talento innato: scrive. Partecipa a concorsi di scrittura, e vince. Decide di continuare gli studi, diventa insegnante e infine scrittrice, per portare al suo popolo la cultura dell'Uomo Bianco, in modo che i Nativi possano apprenderla, padroneggiarla, dominarla.
Saper scrivere non è semplimente infilare parole una dopo l'altra come un filo di perline monocolore; occorre avere un'idea di come verrà il lavoro, accostare i colori, scegliere i più adatti a ciò che si vuole rappresentare. In questo Zitkala-Sa, che non sapeva lavorare le perline, riesce con le parole non solo a spiegarci la sua vita, dall'infanzia alla maturità, ma a comunicarci i suoi sentimenti, che mutano con il passare del tempo, finché raggiunge la consapevolezza di non essere altro che una pedina nelle mani dell'Uomo Bianco, che vuole usarla contro la sua stessa gente.
A questo punto, tutto cambia.
A differenza di molti altri, che si piegano all'Uomo Bianco, oppure sviluppano un odio profondo, Zitkala-Sa, con la sua personalità molto forte, riesce ad esplorare dentro se stessa, in cerca dei ricordi più dolci, quando correva nella prateria e imparava antichi lavori che il suo popolo si tramanda da secoli. E' con profonda poesia che questi ricordi tornano alla luce. Insieme alla bambina sentiamo il fruscìo dell'erba selvatica, il profumo del mais abbrustolisto; diventiamo partecipi dei suoi sogni che non escono dai confini del villaggio, dove tutti si conoscono e si aiutano. Pian piano Zitkala-Sa diventa un'attivista per i diritti dei Nativi e scrive per tramandare la sua vera cultura, leggende e racconti che parlano di tempi antichi.
Nella seconda parte di questo libro, troviamo racconti allegorici e onirici, ricchi di poesia, ma in cui le due culture si scontrano impietose. Non c'è pace con gli uomini Bianchi, al più si ha tolleranza per alcune abitudini, ma quelle che invece sono imposte subdolamente dai conquistatori ai nativi rovinano perr sempre le antiche tradizioni.
Per finire, viene affrontato un discorso importante: "IL PROBLEMA DEGLI INDIANI D’AMERICA “, in cui l'autrice ripercorre le fasi salienti dei rapporti tra coloni e nativi a partire dai primi sbarchi.
In questo libro non ci sono solo i ricordi di una bambina; è un testo completo, in cui tutto quello che viene narrato è stato vissuto dall'autrice: realtà, sogno, leggenda. Il suo stile cambia col cambiare dell'argomento, e questo coinvolge il lettore nel fascino di una cultura millenaria, profondamente sentita e con una forte partecipazione emotiva, che unisce con un filo invisibile scrittrice e lettori. Una autentica Nativa Americana che usa la lingua dell'Uomo Bianco per farsi comprendere da tutti, una donna capace di imporsi in un mondo che era dominato dai coloni e dal loro patriarcato, con una religione che parla di pace e al tempo stesso fa violenza alle tradizioni e al pensiero antico, che sosteneva la dignità del popolo Nativo. Usando diversi generi di scrittura. Zitkala-Sa raggiunge molti tipi di lettori, e altri ne verranno ancora.
La pubblicazione in Italiano di American Indian Stories è molto importante dal punto di vista letterario e storico, in più, per noi, è una tappa fondamentale per la conoscenza dei Nativi Americani e della loro cultura, che non è affatto come la dipingono i vecchi Western. Mauna Kea porta alla luce l'opera di una donna che per il suo popolo fece molto, ma oggi è quasi dimenticata.
Riporto la biografia tratta da Wikipedia Italia, sono poche righe. Consiglio di leggere la biografia su Wikipedia Inglese, completa e interessante:
https://en.wikipedia.org/wiki/Zitkala-Sa
Come una bambina saltellante in un mondo di meraviglie, al loro dogma preferisco le mie escursioni nei giardini della natura, dove la voce del Grande Spirito può essere udita nel cinguettio degli uccelli, nel mormorio delle potenti acque e nel dolce respiro dei fiori. Qui, in una temporanea quiete, vengo ridestata dalla veste fluttuante del Grande Spirito. Nella mia più profonda consapevolezza, lo straordinario universo è un manto regale, che vibra in sintonia con il Suo grande respiro divino. Imprigionati tra le sue frange, brillano i lustrini e i brillanti fluttuanti del sole, della luna e delle stelle.
Amica mia, ti scrivo questa lettera. Il mio cuore è triste. Washington ha assegnato la terra della mia tribù a una donna chiamata Stella Blu. Noi non la conosciamo. Non ci è stato chiesto di dare la terra, ma la nostra terra ci è stata tolta per darla a un’altra indiana. Questo non è giusto. Molti bambini della mia tribù non hanno terra. Perché questa donna sconosciuta si è presa la nostra terra che appartiene ai nostri figli?
Erano passati quei giorni in cui ai giovani indiani era insegnato a essere leali, a essere misericordiosi con i poveri. Erano passati quei giorni in cui la pulizia morale era la principale virtù; quando erano organizzate feste pubbliche in onore delle ragazze virtuose e dei giovani uomini della tribù. Ora era possibile compiere incredibili mi-sfatti, a causa di queste antiche leggi infrante. Le nuove generazioni non sono state educate a queste alte virtù. Un’intera razza che stava lentamente morendo di fame stava impazzendo, e i pietosamente deboli vendevano le loro terre per una ciotola di porridge.
Man mano che lei la contemplava, l’immagine diventava sempre più reale, superando le dimensioni dello scrigno. Era talmente illusoria, che un respiro avrebbe potuto spazzarla via; eppure era lì, reale come la vita, un accampamento circo-lare di bianchi teepee a forma di cono, brulicante di gente indiana.
Zitkála-Šá, chiamata anche Red Bird o da sposata Gertrude Simmons Bonnin (Yankton, 22 febbraio 1876 – Washington, 26 gennaio 1938), è stata una scrittrice, attivista e musicista nativa americana naturalizzata statunitense
Scrisse diverse opere che raccontano le sue lotte per l'identità culturale e l'attrazione tra la cultura maggioritaria con cui era stata educata e la cultura Dakota con cui era nata e cresciuta. I suoi libri furono tra le prime opere a portare le storie tradizionali dei nativi americani a un vasto pubblico di lettori di lingua inglese ed è stata una delle più importanti attiviste per i diritti nativi dei americani del XX secolo.
Lavorando con il musicista americano William F. Hanson, scrisse i testi delle canzoni per The Sun Dance (1913), prima opera degli indiani d'America.
È stata cofondatrice del National Council of American Indians nel 1926, associazione istituita per rivendicare i diritti dei nativi alla cittadinanza statunitense e ad altri diritti civili a cui erano stati a lungo negati; ne fu presidente del consiglio fino alla sua morte nel 1938.
Rosella Rapa (classe 1959) è nata a Torino. Si è laureata in Cosmo-Geo-Fisica, scrive e disegna fin da bambina. Collabora con Letteratour dal 2001, quando uscì il suo libro Draghi & Computer (sette racconti fantasy). Si interessa di Matematica, Letteratura e Storia Europea, vecchi Film e Serial impegnati. Le piace viaggiare, soprattutto nell'Europa del Nord, per vedere con i propri occhi paesaggi, arte e persone. Un po' estrosa, non ama pregiudizi e preconcetti.
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