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Sono abbozzi, tracce, brandelli, graffi più che disegni rudimentali, questi racconti di Migjeni. Il lettore attuale, un lettore moderno, raffinato, colto, vi si accosta con un certo disinteresse, come farebbe in una galleria d'arte nella quale fossero esposti, appunto dei quadretti incerti di un artigiano di tempi antichi, piccoli disegni non sempre conclusi: scene di vita comune, immagini di mondi fatti di poche righe, paesaggi di comignoli anneriti, ombre oscure di cieli pesanti, luci grevi di scarsi colori oppure ancora malsicure primavere
Sono le parole con cui esordisce Raffaele De Giorgi nella presentazione di questo La bellezza che uccide di Migjeni, alias Millosh Gjergj Nikolla, il celebre poeta albanese, nato a Scutari nel 1911 e morto a Torre Pellice dopo solo ventisette anni di vita, per le conseguenze legate alla tubercolosi.
La sua morte ha costituito una grave perdita per la latteratura albanese moderna. La bellezza che uccide è un'antologia di racconti, che prende il titolo da uno degli scritti contenuti nella raccolta. Sono narrazioni di vita vissuta, di scene di quotidianità, cronache di sofferenza e di dolore e comunque mai prive di speranza, seppur corrosa dalle lacrime, troppe, tante, fino a non averne più. Si rischia di avvicinarsi a questa lettura con un certo scetticismo, prontamente sostituito da un interesse e da un'onda travolgente che permette al lettore di staccare dal presente e di approdare in una realtà forte, potente, fatta d'incanto. Un'altalena di domande, di certezze, di ritornelli, di tradizione di cultura e di miseria. Guerra, devastazione e ricerca di riscatto, sono solo tre, tra i principali fulcri intorno a cui ruotano le narrazioni di Migjeni. La varietà dei racconti non manca.
Una scrittura importante quella di Migjeni, che non tradisce e non delude nemmeno questa volta. Un turbinio di emozioni invadono il lettore, un uragano di bellezza che travolge e porta via. Lo stile apparentemente semplice nasconde un lavoro di traduzione importante, in quanto lo scrittore scrive in ghego, una forma di dialetto antico, quindi la trasposizione in italiano, ha richiesto un certo impegno e per questo chiudo questa recensione con un estratto della nota di Adriana Prizreni, la traduttrice del testo:
...Migjeni scrive in dialetto ghego: un dialetto albanese antico, che utilizza una costruzione della frase semplice, asciutta, essenziale, un dialetto che usa un vocabolario più limitato di quello di cui dispone l'albanese moderno e una sintassi più immediata, più rudimentale. Si deve aggiungere, poi, che i racconti di Migjeni sono essi stessi immediati, talvolta non finiti: il loro linguaggio è incisivo, tagliente. E ancora: nelle sue frasi Migjeni ricorre a un uso molto originale dell’interpunzione, in particolare della lineetta, sia con valore sospensivo, sia con valore connettivo o separativo...
La bellezza che uccide
autore: Migjeni
casa editrice: Besa Muci Editore
data di pubblicazione: 28 Gennaio 2021
Anna Lattanzi (classe 1970) è nata a Bari, dove ha frequentato la facoltà di Lettere e Filosofia. La passione per i libri e la scrittura hanno da sempre guidato il suo percorso di vita e professionale. E' amante dei viaggi e delle passeggiate nella natura, prediligendo su tutto la montagna, che sembra permetterle di toccare il cielo con un dito.
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