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La vedova innamorata, di Virgjil Muçi

di Redazione

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L’autobus si fermò davanti all’entrata dell’hotel, iluminata da un riverbero lunare proveniente da lampade al neon simili a funghi. A poco a poco iniziarono a scendere, senza fretta, con passo pigro, i turisti stranieri, la maggior parte dei quali erano anziani. Tutti ricurvi su sé stessi (era quasi impossibile dire se fosse dovuto al peso dei bagagli, dell’età o a entrambe le cose), avanzavano con un misto di cautela e timore. Forse il motivo della loro insicurezza, se la vogliamo chiamare così, derivava da quel sentimento che nasce quando si arriva in terra straniera e si inizia a camminare su un suolo sconosciuto.

Nella hall li attendeva la faccia sorridente del concierge, che in qualche modo ricordava i cartelli pubblicitari delle agenzie turistiche, brillante come i cristalli di un abat-jour, le piastrelle di marmo e i mobili lustri e al contempo donatore di dolcezza, comprensione, buone maniere e tutto ciò che serviva per assicurare a quei volti così stanchi e confusi un attimo di ristoro...

L'autobus si fermò davanti all'entrata dell'hotel... un passaggio che può sembrare unicamente descrittivo, ma che, in verità, ha un'importanza fondamentale. È su quel bus che arriva la protagonista indiscussa del romanzo, portando con sé ricordi, mistero, dolore, sofferenza e una bellezza senza eguali. Perché questa è Maria Luisa de F., una donna riservata e sfrontata, una "femmina" elegante nella sua irriverenza, un'Anima che cela la propria sofferenza dietro costosi trucchi e unghie laccate di rosso, che conserva i suoi turbamenti in uno scrigno incorniciato nei più eleganti ornamenti.

La penna di Virgjil Muçi disegna magistralmente il personaggio protagonista di questo La vedova innamorata (Besa Muci 2021), un romanzo che vede la luce in Albania nel 1989 e poi ancora nel 2005. Ha poco più di trent'anni l'autore albanese quando redige il testo, un elemento che si evince dallo stile, libero da inutili secchezze e addolcito da quella immaturità narrativa che lascia spazio alla libera scrittura. Si intravede, quindi, una forma ben diversa da quella conosciuta ne La Piramide degli spiriti, un romanzo scritto con uno stile più inquadrato, asciutto, vestito di determinazione, sicuramente apprezzabile, ma meno musicale e meno armonioso. La forma, in cui è ben incastonato l'intreccio de La vedova innamorata, è sicuramente più acerba, ma dotata di grande ritmicità e di gradevole sonorità.

La trama è avvincente e compatta. Il romanzo si apre con il rinvenimento del cadavere della turista italiana in un hotel di Tirana: una narrazione che parte dunque dalla fine, per poi catapultare il lettore in una serie di avvenimenti tra passato e presente. Le concatenazioni conoscono il loro giusto senso, senza stonatura alcuna. Si aprono le indagini, quelle dovute, perché è giusto accertarsi che la donna sia deceduta in seguito a cause naturali e non per mano di un assassino. Gli inquirenti chiamano a testimoniare chi ha avuto a che fare, in qualche modo, con Maria Luisa ed è qui che subentra l'altra figura chiave del romanzo: Ilir, la guida turistica. Nel giovane si intravede tutta l'epoca in cui il libro ha conosciuto gli albori. Un ragazzo equilibrato, dai sani principi, innamorato della bella Linda, che decide di custodire i più turpi segreti di Maria Luisa, che decide di accogliere la sua strana richiesta, che alla fine si sente vicino a una donna e a una storia carica di emotività e di cupi misteri.

L'ultimo capitolo del romanzo è di recente creazione, non esiste nel libro in lingua. Muçi lo ha composto poco prima della chiusura definitiva della traduzione e rappresenta un tocco di originalità che appartiene solo a chi ha una grande capacità narrativa.

Un romanzo dalle tante sfaccettature: un libro che narra di mistero, di pathos, di segreti e di notevole emotività. Un testo che "si fa leggere", di grande scorrevolezza, anche se la scrittura di Muçi ha alla base un'importante complessità che non incide sulla fluidità della lettura. Un testo che racconta di come il bagaglio di vita di una persona possa essere colmo dei più turpi segreti e non rendersi visibile all’umanità.

L'autore, Premio Kadare, non ha paura di colpire il lettore, non teme di ferire, ma attraverso la figura singolare della protagonista vuole offrire una visione della vita priva di giudizio. Siamo nel 1989, in Albania e sicuramente questa figura femminile è atipica. Viaggia da sola, porta con sé una grande storia, si reca in un paese aperto ancora a pochi e si comporta in un modo che non appartiene all'epoca. Sembra quasi che Virgjil Muçi abbia voluto creare un personaggio "atto a rompere gli schemi del regime". Avremo occasione di chiederglene conferma.

 

Il libro

Besa Muci 2021 - in uscita il 25 Marzo

https://besamucieditore.it/

 

L'autore

“Un giorno ho incontrato un uomo, si chiamava Italo Calvino. Quell’uomo mi ha preso per mano, come Virgilio ha fatto con Dante e ancora oggi mi accompagna nel vasto e infinto mondo della scrittura e nella mia avventura letteraria, che forse non terminerà mai”
Virgjil Muçi

https://www.virgjilmuci.com/

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