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Io mi libro, di Alessandro Pagani

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"Io mi libro" è una raccolta di 500 frasi umoristiche composte da giochi di parole, doppi sensi e freddure, che mettono a nudo le fragilità delle nostre consuetudini. Si tratta di una lettura veloce ma allo stesso tempo intrigante, che contiene in appendice anche una piccola storia dal titolo "Breve racconto onirico".

«Ogni nostra azione, atteggiamento o comportamento si presta a diverse sfaccettature emblematiche. Nel contesto di quest'opera, ho voluto cogliere gli aspetti più imbarazzanti e comici che gli individui potrebbero trovarsi ad affrontare quotidianamente durante il loro lavoro, nel tempo libero, attraverso i vari momenti della storia, e più in generale durante ogni situazione paradossale nella quale ognuno di noi potrebbe imbattersi, spesso a propria insaputa, generate dal teatro dell'assurdo o da 'presunte' coincidenze derivate dall'ambiguità di una parola»

Rifacendosi a maestri dell'umorismo quali Marcello Marchesi, Achille Campanile e Giovanni Guareschi, "Io mi libro" non è soltanto un caleidoscopio di lettere che si scambiano e si combinano tra di loro, ma anche un piacevole riflettersi dentro una prospettiva meno cupa, all'interno di un puzzle ritmico pieno di significati allegorici, che aiutano a stemperare l'eccessiva serietà con cui l'uomo ha vincolato la proprio esistenza, a dispetto del lato più 'brioso' e brillante che ognuno di noi porta dentro.

Alcune battute scelte

Ci sono quelle che giocano con le parole:

“Dottore, ho un dolore al petto” - “È il miocardio?” - “No, è il mio”.

Aprile 1945: per risolvere la grana padana, ci volle il partigiano reggiano.

In banca: “Gli ho alzato il tasso sul conto” - “Lo hai messo al corrente?”

Al ristorante: “Ho appena firmato un piano d’investimento decennale” - “Frutta?” - “Mah, speriamo!”

“Perché uccide dal lunedì al venerdì?” - “Perché sono un ferial killer”.

Dopotutto, un amante è un compagno diletto.

“Ricordi com’erano belle le chiese d’una volta?” - “Eh sì... ma quelli erano altri templi”.

Quelle che giocano sui proverbi e modi di dire:

“Lo sapevi che il capo di una rappresentanza di-plomatica è eunuco? Beh, certo... ambasciator non porta pene”.

Che fanno due studiosi d’algebra quando s’incontrano? Parlano del più e del meno.

Un alluce all’altro: “Io valgo più di te”.

E quelle che prendono in giro i tempi moderni:

Nuovo contest in arrivo che vedrà sfidarsi figli d’arte. Talent padre, talent figlio.

CHIESA SOCIAL: Scambiatevi un segno: mi piace.

“Faremo la rapina informatica collegati in cinquanta” - “Con la banda larga?”

Trippa avariata, intossicata scolaresca in gita. Ristorante preso d’assalto su Trippa Advisor.

Al “Grande Fratello vip” dicono così tante bestemmie che è stato ribattezzato “Grande Fratello bip”.

Decine e decine di aspiranti chef in tv: il pressa-cuochismo.


Piccola chiacchierata con l'autore

Come ti è venuta l’idea di scrivere un testo umoristico, e hai seguito in questo una tradizione particolare?

Io sono sempre stato un amante dell'umorismo, soprattutto in chiave ironica. Questo grazie ai maestri della comicità italiana del  passato, una scuola che ha fatto scuola (anche questo potrebbe essere un gioco di parole) capitanata da autori di strabilianti sottigliezze letterarie, che nel tempo mi hanno spinto a concepire la realtà in modi diversi. Ritengo infatti la comicità uno degli strumenti ideali per districarsi dagli affanni quotidiani, perchè una battuta, un paradosso,  una freddura detta (o letta) al momento giusto, purchè non enfatizzata o banale, aiuta a sdrammatizzare ogni situazione. 

Ma c'è forse un ragionamento più profondo: è infatti proprio nell'autoironia che l'uomo arriva a capire i propri limiti per esorcizzarli  e quindi superarli, nella coscienza della sua miseria. Perchè chi sa ridere di se stesso, come disse qualcuno, è già padrone del mondo.  Io credo che ridere faccia bene più che mai, soprattutto in questi momenti mediocri che stiamo vivendo, in quanto rappresenta una  funzione vitale per la mente, ed un ottimo carburante per le nostre anime. Ridere sulle nostre fragilità, è forse il vero progresso delle nostre menti.

Riguardo le frasi del libro, che utilizzano giochi di parole e doppi sensi per arrivare al fine, ovvero alla risata, ho capito quanto sia potente  la forza della parola se usata in tutte le definizioni possibili, il che mi ricorda la funzione delle note in musica. Infinite sono le combinazioni 
delle note applicate al suono, come immense sono le possibilità che le parole ci offrono quando vengono scambiate tra loro, decifrate, nascoste e poi rivelate, o ambivalenti: un mondo di parole sempre a disposizione di tutti con le quali ci evolviamo e condividiamo momenti esilaranti, austeri, paradossali, o tragicomici. 

Potresti dirci di più sul racconto finale, di che genere è e perché hai scelto di inserirlo alla fine di una raccolta di battute di spirito?

La scelta di inserirlo in appendice rappresenta un piccolo omaggio al lettore, per connetterlo maggiormente alla mia sfera più intima. E' la narrazione di un mio sogno che forse appartiene a tutti, quello del volo. E come il titolo del libro richiama, librarsi in volo attraverso la lettura è una magia così unica che soltanto i libri possono offrire.

Il libro

Io mi libro, di Alessandro Pagani 
Editore: 96, Rue De La Fontaine (Torino)
ISBN: 978-88-99783-82-2
Disegno di copertina a cura di Massimiliano Zatini 
Foto interne di Lorena Di Gregorio

L'autore

Alessandro Pagani è nato nel 1964 a Firenze, dove vive e lavora presso l'Azienda Sanitaria. Da sempre è appassionato di poesia, letteratura e musica. Attualmente è batterista del gruppo rock Stolen Apple, con il quale ha fatto uscire l'album di debutto "Trenches" a Settembre 2016. E' anche componente della giura del concorso di poesie "Daniela Pagani e Manuela Masi" patrocinato dal Calcit Chianti Fiorentino, ed un assiduo volontario del Canile Del Termine di Sesto Fiorentino (Fi). Io mi libro è il terzo testo che scrive, dopo Perché non cento? e Le Domande Improponibili.

 

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