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Herta Müller, un Nobel contro le dittature

da Presseurop

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Premiata l'8 ottobre, la scrittrice tedesca di origine romena rappresenta la memoria di diverse storie europee. La stampa dei due paesi saluta il riconoscimento di un'autrice che parla di conflitti ancora attuali. 

"È un grande giorno per la letteratura tedesca", scrive Tilman Spreckelsen sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung all'indomani dell'attribuzione del premio Nobel per la letteratura alla scrittrice tedesco-romena Herta Müller. In tutta la sua opera, "la scrittrice ha descritto le sofferenze inflitte dalla repressione di stato. Consegnando questo premio, l'accademia di Stoccolma invia un segnale forte", osserva il quotidiano. "È una conferma che l'arte e l'etica sono facce della stessa medaglia, e in particolare il riconoscimento di una cultura della diaspora e della sua più eloquente custode".

Per la Süddeutsche Zeitung , Stoccolma rimane fedele alla sua scelta di premiare gli scrittore che mediano tra due mondi. Si ritrova nell'opera della Müller "una vecchia Europa, legata alla geografia di prima della Guerra fredda, divisa ma caratterizzata da una cultura comune".

Come ricorda România Libera , "questo premio Nobel è nato nel Banato", la regione occidentale della Romania dove si trova la sua città natale, Nichtidorf. "Il suo più grande merito", osserva lo scrittore e giornalista Ovidiu Pecican sul quotidiano di Bucarest, "è aver riportato in primo piano una comunità in via di estinzione", cioè quella minoranza tedesca della Romania che ha lasciato il paese dopo il 1989 e si è "fusa nella nazionetedesca dopo aver partecipato a un'altra storia".

Una romena germanizzata

Ma Herta Müller è partita da lontano. "Ceausescu ha venduto Herta Müller all'Occidente per 8mila marchi", racconta Adevarul . "Il colmo è che per Frau Müller questa è stata un'ottima occasione: venduta alla Germania come molti altri tedeschi ed ebrei romeni negli anni Ottanta, la donna ha saputo approfittare della situazione", scrive il quotidiano. Giovane e di talento, Herta Müller aveva già una grande esperienza della dittatura, poiché i suoi libri erano vietati in Romania ed era perseguitata dalla Securitate". Oggi molti dicono che "abbiamo regalato un premio Nobel alla Germania", osserva Adevarul. "È falso, abbiamo dato uno scrittrice che se non fosse andata via dalla Romania sarebbe molto probabilmente rimasta sconosciuta. Una tedesca romenizzata e una romena germanizzata". Ragione per la quale lo Spiegel-Online considera che questo premio Nobel rilancia "una concezione dell'Europa centrale distrutta dalla tragedia jugoslava e dall'allargamento dell'Ue: l'idea che non sono gli stati nazione a fornire un'identità ma i legami culturali."

Un premio alla verità storica

La Tageszeitung dà una visione più generale. Dopo Günter Grass (1999) ed Elfriede Jelinek (2004), è il terzo premio Nobel in 10 anni per un autore di lingua tedesca. La Tageszeitung non lo vede però come un premio per la letteratura tedesca, ma per "la traduzione della verità storica attraverso un discorso intransigente".

Secondo il quotidiano di Berlino, però, bisogna "cercare anche nelle letterature che ci sono estranee libri che trattano di conflitti attuali". La Taz raccomanda in particolare di aiutare la letteratura cinese [ospite d'onore al prossimo salone del libro di Francoforte] nonostante la resistenza delle autorità di Pechino. "L'Europa non può prendere sul serio i suoi conflitti storici al punto di ricompensarli con l'unico premio mondiale di letteratura esistente, e allo stesso tempo occultare i conflitti extra-europei", conclude la Taz.

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