Ernst T. A. Hoffmann,
Der Sandmann
(L’uomo Della Sabbia)
di Beatrice Kupfahl
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Non si può escludere che spiriti, demoni e reucci fiabeschi "s'annuncino in una fiamma rossastra come lo spirito della terra di fronte a Faust evocatore, oppure attraversino un'insidiosa corrente d'aria che s'insinua fra le fessure della finestra o gli stipiti della porta: dentro, ricordava ironicamente il filosofo Ernst Bloch, c'è sempre un po' di Hoffmann. Lo scrittore del meraviglioso, il genio della fantasia del romanticismo ha riversato a manciate nella quotidianità esseri balzani e sghimbesci, reveries primordiali, automi e bambole mecccaniche, insinuando dubbi che raggelano il sangue: che dietro il consueto scenario della realtà si spalanchi un Iperuranio di ombre perturbanti e magiche. Nulla di strano pertanto se la critica ha fatto proprio il luogo comune di un mondo in dissolvimento, affermando che in Hoffmann convivono due realtà: quella borghese-filistea, zeppa di puntigliosa precisione, di esattezza protocollare, di topologie impeccabili, e quella magico-fiabesca, girandola e capriccio di fantasia che alludono alla molteplicità della vita interiore". (Luigi Forte) |
L'autore
Nato a Königsberg il 24 gennaio 1776, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann frequentò la facoltà di giurisprudenza all’università di Königsberg. Per tutta la vita cercò di conciliare la carriera giudiziaria e la passione per le arti, che lo portò a lavorare in teatro come pittore, architetto, compositore, fino a diventare direttore d’orchestra. Nel 1814, dopo la sconfitta di Napoleone, venne reintegrato nel suo impiego di giudice e si trasferì a Berlino, dove si dedicò in prevalenza alla letteratura, pubblicando volumi quali Die Elixire des Teufels (1815-1816), Nachtstücke (1817-1818). Pubblicò i suoi ultimi racconti all’inizio del 1822, ricevendo anche un procedimento disciplinare a causa della sua opera Meister Floh. Morì lo stesso anno il 25 giugno per una forma di neurosifilide.
Sinossi
Il racconto inizia con i terribili ricordi fanciulleschi dello studente Nataniele, impaurito dalle storie sull’“uomo della sabbia”, che crede di riconoscere nell’avvocato Coppelius e nelle sue fosche affermazioni: “Qua gli occhi! Qua gli occhi!”. L’insistente e odiata presenza di questo ambiguo personaggio lungo tutta la (breve) vita di Nataniele, personaggio che si presenta anche sotto le spoglie dell’ottico e venditore di barometri Giuseppe Coppola, segnerà il destino del protagonista. Nataniele, nel suo soggiorno lontano da casa, si innamora di Olimpia, figlia suo vicino di casa professor Spallanzani. La situazione precipita, portando Nataniele all’infermità mentale, quand’egli osserva Coppola e Spallanzani litigare per Olimpia, che si rivela essere una bambola e addirittura senz’ occhi. Torna quindi a casa dalla sua fidanzata Clara e dal fratello di lei Lotario, con i quali, durante il suo lontano soggiorno, aveva intrattenuto una corrispondenza. Il ricordo delle sue passate esperienze rimane però troppo forte e nel momento in cui trova nella sua tasca un binocolo di Coppola si agita convulsamente arrivando a suicidarsi gettandosi da una torre nel momento in cui vede passargli davanti proprio l’odiato avvocato.
Analisi
Considerando il testo da un punto di vista tecnico-narrativo, notevole è l’abilità del narratore nella gestione dell’aspetto spazio-temporale del racconto: spaziando dall’infanzia all’età adulta e avvicendando tra loro narrazione oggettiva e soggettiva, si crea un racconto non solo dinamico ma altamente innovativo e originale. Tematica inoltre costante in Hoffman è quella del sosia, del doppio, che continua a ripresentarsi nel racconto (la più ovvia: Coppelius/Coppola). Questo racconto, dallo stile molto introspettivo, gode di un ventaglio di interpretazioni molto ampio. Quella forse più famosa è stata svolta da Sigmund Freud nel saggio Das Unheimliche del 1919. Dopo un breve riassunto del racconto, Freud spiega come l’elemento fondante di questo sia “das Unheimliche”, un’incertezza cioè di fronte ai personaggi, un dubbio se essi siano vere persone oppure fantocci. Questo succede non solo con la bambola Olimpia, ma soprattutto con l’avvocato Coppelius, legato al timore infantile di Nataniele che questo sia davvero l’Orco e possa cavargli gli occhi. Altre interpretazioni psicanaliste prevedono invece che il racconto sia la descrizione di un trauma, una turba infantile che si manifesta in fantasie ossessive. Oppure sarebbe il racconto di un artista romantico costretto alla follia da un’esistenza insulsa e mediocre; altrimenti la storia di un animo sensibile, deluso e frustrato nelle proprie ambizioni dai personaggi che lo circondano.
Fonti
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