di Rosella Rapa
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Dalla mia Biblioteca: “Fantascienza d’altri tempi”
IL LIBRO
|
IL FILM Titolo Fahrenheit
451 |
Fahrenheit 451
Con questo titolo si chiude la mia carrellata sulla Fantascienza d’altri
tempi, almeno in ordine storico: non è detto che non rispolveri
qualche altro romanzo del mitico Jules Verne.
Ray Bradbury occupa un posto speciale nella mia considerazione della
Fantascienza, insieme con François Truffaut, che considerava Fahrenheit
451 il suo libro preferito, tanto da trarne un film dal titolo omonimo,
pochi anni dopo la pubblicazione. Allora non esisteva la martellante
pubblicità che oggi ci rintrona le orecchie: leggendo e vedendo
la storia, molti anni dopo, non posso fare a meno di considerare insieme
libro e film, come una coppia destinata ad una unione eterna ed imperitura.
Ma torniamo allo scritto.
Fahrenheit 451 (la tabella dice = 232,78 ° Celsius) è la
temperatura media a cui bruciano i libri. In un futuro non ben specificato,
infatti, i vigili del fuoco, i pompieri, non sono più dedicati
a spegnere gli incendi, poiché le città sono dotate di
costruzioni ignifughe; il loro compito è diventato quello di appiccarli.
Perversa simbologia: il fuoco, da sempre simbolo di distruzione, ma anche
di catarsi, di purificazione, è diventato il mezzo con cui questi
solerti dipendenti del governo distruggono ogni forma
di letteratura, proprio con l’intento di purificare il
mondo da false credenze. Un mondo tutt’altro che perfetto, afflitto
da ogni sorta di psicosi collettiva e personale, di cui la più comune è la
depressione. I mariti sono assenti, le mogli non lavorano, i figli sono
considerati un peso. Le “brave mogli” si riuniscono per
passare i pomeriggi insieme, davanti a mega schermi da parete.
Gli scrittori di fantascienza non cesseranno mai di stupirmi: in un’epoca
in cui la TV era una scatola che trasmetteva in bianco e nero, Ray sembra
aver avuto una chiara visione dei modernissimi schermi al plasma! Da
queste TV ossessionanti giungono messaggi simili a quelli dei moderni
telequiz o programmi “d’intrattenimento”: siamo tutti
una grande famiglia, partecipa anche tu, vincerai, puoi essere una di
noi. Finché la moglie-bambola non si rompe, cade in depressione,
ingerisce una dose quasi fatale di pillole e viene salvata, come centinaia
di altre ogni giorno.
Agghiacciante, non trovate?
Il protagonista, naturalmente, compie un percorso diverso: giorno dopo
giorno, incendio dopo incendio, comincia ad essere affascinato dai libri
che brucia. Li nasconde, li legge, inizialmente con fatica, poi si fa
prendere dalla loro malia, fino a concepire un piano distruttivo: nascondere
libri in casa di ogni pompiere, per farli arrestare tutti. Senza incendiari,
nessuno potrà più distruggere il sapere. Libro e film a
questo punto divergono, presentandoci personaggi alternativi, e finali
leggermente variati; ma su un punto concordano: l’unica salvezza
per Montague, il pompiere traditore è l’esilio in
una comunità di reietti, anche se la sua salvezza costerà la
morte di un innocente.
Non potevo parlare di questo libro, e del film, senza entrare
un poco nella trama. In effetti, qui la trama è solo un mezzo, un canovaccio,
per poter inserire riflessioni, considerazioni, dubbi sul futuro, ed insieme
disperati tentativi per non far dimenticare il passato.
“Historia magistra vitae est” .
E’ una delle poche frasi di latino che apprezzo: il popolo che
la scorda, che dimentica o uccide il suo passato, è destinato
comunque a perire. E noi? Siamo già al punto di non ritorno, ipotizzato
da Ray? Non ancora. Eppure… eppure... ogni tanto mi sfiora l'idea
che basterebbe pochissimo. E il mio pensiero è questo: non possiamo
fare altro che sperare nei giovani.
Mia figlia legge ed apprezza i grandi scrittori classici, e non è la
sola. Ma quanti sono questi giovani? 1 su 20 ? E soprattutto…. Noi,
adulti, cosa facciamo per non dimenticare, e non subire passivamente gli schermi
al plasma ridondanti di sciocchezze? Quanti siamo?
Fahrenheit 451, resta, per me il più attuale, il più infido,
il più sinistramente pericoloso di tutti i libri della “Fantascienza
d’altri tempi”. Perché non mette paura, insinua. Un
dubbio latente, a cui rispondiamo quasi convinti: “No, non siamo
così!!”. Invece, camminiamo sul filo del rasoio. Fraçoise
l’aveva capito.
Rosella Rapa (classe 1959) è nata a Torino. Si è laureata in Cosmo-Geo-Fisica, scrive e disegna fin da bambina. Collabora con Letteratour dal 2001, quando uscì il suo libro Draghi & Computer (sette racconti fantasy). Si interessa di Matematica, Letteratura e Storia Europea, vecchi Film e Serial impegnati. Le piace viaggiare, soprattutto nell'Europa del Nord, per vedere con i propri occhi paesaggi, arte e persone. Un po' estrosa, non ama pregiudizi e preconcetti.
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