di Andrea Grieco - www.alphabetcity.it
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Due capolavori della letteratura
diventano graphic novel di alto pregio. Così le suggestioni e gli echi della
qualità della pagina scritta tornano a vivere.
Per chiunque ami le modalità espressive del fumetto o sia affascinato dalle possibili commistioni e dagli sconfinamenti linguistici che possono intercorrere tra questo e la letteratura, troverà di sicuro interesse molti titoli proposti dalla nuova collana Guanda Graphic. Dal toccante volume di Bernice Eisenstein, Sono Figlia dell'Olocausto , passando per l'ilare acume di un fumetto come American Born Chinese di Gene Luenn Yang, fino alla trasposizione in tavole e vignette del racconto di Fitzgerald che recentemente ha ispirato anche Lo Strano Caso di Benjamin Button di David Fincher, la casa editrice parmense sta creando una realtà che la pone di diritto tra quelle più blasonate in materia di nona arte.
In
particolare due volumi, che hanno come comune denominatore la trasposizione
sequenziale di altrettanti testi appartenenti ai massimi capolavori della
pagina scritta, meritano l'attenzione e il plauso di ogni cultore dei
graphic novel: La Metamorfosi di Franz Kafka, adattata da Peter Kuper,
e Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov disegnato da Andrzej Klimowski
e Danusia Schejbal.
In entrambe le opere artisti sensibili riescono nell'arduo compito di rileggere
attraverso il loro peculiare stile le atmosfere e gli umori non solo di storie
classiche della moderna letteratura, ma financo dei contesti storico-culturali
che hanno fatto da humus allo scrittore ceco e a quello russo. A tal fine Peter
Kuper, uno dei più prolifici e affermati disegnatori americani, i cui
lavori sono ospitati sui più prestigiosi magazine, dal Time al New Yorker,
abbandona la sua famigerata tecnica a spruzzo su mascherine, che gli consentiva
di elaborare illustrazioni e fumetti dalla graffiante e potente carica visiva,
spesso eludendo i dialoghi e i commenti, optando invece per un disegno decisamente
più contrastato, in rigoroso e ruvido bianco e nero. Il risultato è un
libro in cui la storia di Gregor Samsa, il commesso viaggiatore che misteriosamente
si risveglia un mattino con le sembianze di una gigantesca e sgraziata blatta,
sprigiona per l'ennesima volta tutto il terrifico e destabilizzante phatos del
racconto originario attraverso un tratto arcano, oscuro, che sembra mutuato dai
tomi illustrati dagli incisori d'inizio secolo scorso. L'intento di Kuper è quello
di commistionare le ombrose situazioni kafkiane e una tradizione visiva di matrice
europea con lo humour nero, beffardo e a tratti surreale dei numerosi ed estrosi
vignettisti delle testate statunitensi, con l'effetto di aprire un varco sospeso
tra continenti immaginifici.
La
componente onirica e visionaria è ancor più rimarchevole nel romanzo
di Bulgakov, autore la cui irriverente satira costò la forzata emarginazione
dal contesto intellettuale della Russia stalinista, ferocemente e impietosamente
dileggiato anche nel romanzo Il Maestro e Margherita, che nelle mani del regista
e illustratore Klimowski e della scenografa e pittrice Schejbal diventa un vero
coacervo di attitudini simboliste, quasi un compendio esoterico. L'aggirarsi
di Satana per le strade di una brumosa Mosca, una mefistofelica fabula metalinguistica
e un'eretica drammatizzazione degli eventi che precedono la passione di Cristo
sono solo una parte della materia tratta dai due artisti dall'opera scritta da
Bulgakov, ma sufficiente a intessere un mirabolante intarsio di suggestioni sensoriali,
ottenuto con l'alchemico utilizzo delle numerose tecniche pittoriche e illustrative
impiegate. Sfogliare questo ammaliante romanzo grafico è quasi come attraversare
una galleria in cui si susseguono gli esempi di tutte le suggestioni e avanguardie
sviluppatesi in ambito slavo, dal suprematismo di Casimir Malevic alla "squisita
indifferenza" cromatica della scuola di San Pietroburgo; linee, volume e uso
dei pigmenti risultano più importanti del disegno e della storia stessa,
e creano un caleidoscopico gioco di rimandi emozionali, una narrazione condotta
sul filo della ricerca formale. Al bianco e nero pastoso e alle impennate metafisiche
di Klimowsky fanno da controcanto le figure naif disegnate dalla Schejbal, un
alternarsi stilistico che raggiunge una perturbante armonia, carica di significati
riposti negli interstizi di ogni singola tavola.
Due adattamenti che in diversa maniera rappresentano il superamento, sottile
e raffinato, dei corrivi processi fruitivi del fumetto, offrendo anche a coloro
che hanno letto e amato gli scritti di Kafka e Bulgakov l'occasione di riattivare
la dirompente carica figurativa e la potenzialità di senso racchiuse,
custodite con malia elusiva nelle loro arcane pagine.
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