Letteratour

www.letteratour.it ARTICOLO

Il Maestro e Margherita, di Michail Bulgakov

di Rosella Rapa

Nella categoria: HOME | Recensioni

Questo libro, oggi osannato dalla critica come capolavoro, fra i dieci libri russi che si dovrebbero leggere, al lettore comune, digiuno di storia russa, può risultare piuttosto criptico, difficile da decifrare, addirittura privo di senso, il buon senso comune che ci aspettiamo di trovare nei romanzi, nelle storie  narrate. Occorre quindi rivolgersi ad una guida (non certo la mia, ho troppe lacune letterarie e storiche) ma una guida capace di spiegare: il preciso momento storico in cui si svolgono i fatti, il periodo in cui il romanzo fu scritto, il percorso del suo passaggio da testo censurato a capolavoro. Insomma, bisogna documentarsi in modo abbastanza ampio*.

Le mie conoscenze sulla Russia sono per lo più dovute alla lettura dei suoi Grandi Classici: Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Puškin  e tutti gli altri in ordine sparso; ma il romanzo che aiuta nella comprensione di questo non-romanzo è senz'altro "Il Dottor Zivago", universalmente conosciuto anche grazie all'omonimo film. La sua vicenda ci permette di navigare tra le satire di Bulgacov senza annegare.
"Zivago" ci racconta un difficile momento della storia Russa, dalle repressioni dell'ultimo Zar, all'insediarsi della nuova gerarchia; è qui, in questo ultimo frammento, che trova spazio "Il Maestro e Margherita", un libro carico di tali assurdità da far impallidire "Alice" (In Wonderland and In The Mirror). Si parte dai nomi dei personaggi: nomi, patronimici, cognomi del tutto impronunciabili, fra i quali spuntano ogni tanto nomi celeberrimi, per rendere la storia ancora più intricata.

Si dovrebbe dire “le storie”; generalmente ne sono individuare due, a mio parere sono tre:

  • Il Romanzo di Ponzio Pilato
  • Il Maestro e Margherita
  • Woland (Satana) a Mosca

Le storie sono unite da un filo sottile che passa proprio per il “Romanzo”, di cui ne compaiono alcuni stralci all'interno del testo principale. Nel tentativo di descrivere un Gesù spogliato di tutta la sua spiritualità e religiosità, si ottiene una figura molto terrena, ma che, proprio per questo, potrebbe essere realmente esistita. Pensiero gravissimo, che precipita l'autore tra le maglie della censura.

L'autore è Il Maestro, intellettuale caduto in disgrazia, allontanato dalla diletta Margherita. Con un titolo così esplicito si è portati a pensare all'eterno dramma del dr. Faust, che vende la sua anima al Diavolo per avere l'amore della sua bella, invece no, qui la vicenda viene completamente stravolta.
Margherita è ricca, bella, annoiata, sulla trentina. Il Maestro è povero, solo, trasandato. Il “Romanzo” gli ha rovinato la vita, così tenta di bruciarlo, e Margherita, innamoratissima, tenta di recuperarlo. Sarà lei a fare un patto col Diavolo, che la trasforma in strega ed organizza un Sabba in cui sarà la regina, dopo aver volato a cavallo di una scopa**. In una dimensione onirica si accalcano personaggi tipici dell'aldilà infernale, criminali della vecchia Russia, figure sconosciute ma degne di accompagnare il Diavolo. Una baraonda degna di un incubo medievale, del tutto fuori posto nella Russia comunista. Dunque che senso ha? E cosa vuole Woland, il Diavolo, in questo luogo ostile?

Il Diavolo, perfettamente riconoscibile, fa la sua comparsa già nel primo capitolo, insieme ai suoi assistenti. Si presenta immediatamente, con un nome che in tedesco significa proprio Satana. Eppure, in una Mosca surreale, forse mai esistita, che non è più quella scintillante del periodo zarista, ma non è ancora completamente stremata dal gelido regime stalinista, il Diavolo NON viene riconosciuto, perchè si è deciso che NON esiste. Imperterrito, si aggira tra gli intellettuali e i cittadini del nuovo regime, divertendosi a minare le loro certezze, e riportando alla luce i desideri che lo zar non permetteva, e che il comunismo pretende di cancellare sotto l'uniformità. Pur iniziando con un incidente tragico, il Diavolo prosegue con una serie di buffi scherzi volti a smascherare l'ipocrisia dei nuovi arrivati, che gradirebbero essere persone facoltose e intellettualmente distinte,  e invece si ritrovano ad essere niente più che pedine nella scala sociale.

C'è un altro filo conduttore che pervade il libro, un po' più difficile da trovare: si tratta della casa, intesa proprio come abitazione. Il gruppo degli intellettuali presi di mira da Woland abita in un appartamento situato in una via importante, ma lì ciascuno affitta una sola camera, senza bagno e senza cucina, giusto con un fornellino portatile e lampade a petrolio. Niente elettricità, e niente telefono. Per capire questa stravaganza viene di nuovo in aiuto “Zivago” quando ci racconta della palazzina nobiliare di sua moglie Tonia, che viene occupata e divisa in appartamenti, relegando i vecchi proprietari all'ultimo piano.
Il Maestro abita in un seminterrato***, ma ha un ingresso tutto suo, col portone! Margherita, con un marito molto ricco, ha un appartamento di cinque stanze su un intero piano. Il nemico del Maestro, il critico che ha causato la sua rovina, abita in un condominio nuovo, con tanti appartamenti numerati.
I signori intellettuali hanno però a loro disposizione un ristorante dove vengono preparati, solo per i membri dell'associazione letteraria, gustosi e delicati manicaretti.
Tutti questi particolari potrebbero essere considerati una cornice all'interno della quale racchiudere la storia, già abbastanza complicata, però diventano importanti quando Woland e i suoi ridicoli assistenti li trascinano in una catarsi decisamente infernale e preoccupante, che coinvolge anche le forze di polizia, mentre gli ex-inquilini danno di matto.

Come ho detto, la mia conoscenza di storia e letteratura sovietica è men che superficiale, ma mi sembra di riscontrare, in questo insistere sulle abitazioni, un pensiero coerente, che riguarda l'Unione Sovietica. Il nuovo stato cerca di darsi una parvenza di rispettabilità (il ristorante) ma è ancora impostato su vecchi ruderi (l'appartamento condiviso) mentre povertà (il seminterrato) e ricchezza (le cinque stanze) continuano ad esistere esattamente come prima.

Povero Diavolo! Ancora non sa (e Bulgakov non lo saprà mai) che il bersaglio dei suoi scherzi diventerà il Diavolo per antonomasia del secondo dopoguerra.

 

*per iniziare
  https://it.wikipedia.org/wiki/Michail_Afanas%27evi%C4%8D_Bulgakov 
  https://it.wikipedia.org/wiki/Il_maestro_e_Margherita    

**nel mio testo: “una spazzola” (come fa?)

*** nel mio testo: “scantinato”

 

Citazioni

“Se non ho sentito male, lei stava dicendo che Gesù non è mai esistito?” chiese cortesemente lo straniero. “No, non ha sentito male” disse Berlioz. “Ah, com’è interessante!, e, scusate se sono importuno, voi oltretutto non credete neppure in Dio? – fece gli occhi impauriti e aggiunse – giuro che non lo dirò a nessuno”. “Sì, noi non crediamo in Dio, siamo atei – rispose Berlioz sorridendo della paura del turista straniero – ma se ne può parlare con assoluta libertà”.

"È intelligente", pensò Ivan, "bisogna riconoscere che anche fra gli intellettuali ci sono delle persone di rara intelligenza. Non lo si può negare!".

“Mi guardò sorpresa, e, di colpo, in modo del tutto inatteso, sentii che per tutta la vita avevo amato proprio quella donna … Quello che successe poi, lo può indovinare lei stesso ... L'amore ci si parò dinanzi come un assassino sbuca fuori in un vicolo, quasi uscisse dalla terra, e ci colpi subito entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce un coltello a serramanico."

"Non lo nego", rispose Margherita, "sono una strega e me ne rallegro assai!"

“Non chieda mai nulla a nessuno! Mai nulla a nessuno e tanto meno a quelli che sono più forti di lei. Ci penseranno loro a offrire e daranno tutto. Si metta a sedere, donna orgogliosa.”

“Che cosa avrebbe fatto il tuo bene se non fosse esistito il male, e che aspetto avrebbe la terra se ne scomparissero le ombre? È dalle cose e dalle persone che si genera l'ombra. Ecco qui l'ombra della mia spada. Ma ci sono anche le ombre degli alberi e degli esseri viventi.”

“Qualcuno liberava il Maestro come il Maestro aveva appena liberato l'eroe da lui creato. Quell'eroe era sparito nell'abisso, se n'era andato senza ritorno, perdonato nella notte tra il sabato e la domenica, il figlio del re astrologo, il crudele quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato.”

 

Rosella Rapa (classe 1959) è nata a Torino. Si è laureata in Cosmo-Geo-Fisica, scrive e disegna fin da bambina. Collabora con Letteratour dal 2001, quando uscì il suo libro Draghi & Computer (sette racconti fantasy). Si interessa di Matematica, Letteratura e Storia Europea, vecchi Film e Serial impegnati. Le piace viaggiare, soprattutto nell'Europa del Nord, per vedere con i propri occhi paesaggi, arte e persone. Un po' estrosa, non ama pregiudizi e preconcetti.

     

Seguici sui nostri canali:  Telegram  |  Facebook  |  Instagram






Collabora!

Vuoi pubblicare un articolo o una recensione?
  Scopri come collaborare con noi


Condividi questa pagina




Seguici sui nostri canali:  Telegram  |  Facebook  |  Instagram


I NOSTRI SPECIALI

Storia del Fantasy

di Rosella Rapa

 

Pillole di Fantascienza

di Rosella Rapa

 

Arthur Rimbaud

di Elio Ria

 

Dante Alighieri

di Elio Ria

 

Balcanica

di Anna Lattanzi

 

Letture stravaganti

di Tiziano Gorini

 

I nostri blogger


Rosario Frasca
VAI AL BLOG

Rosella Rapa
VAI AL BLOG

Davide Morelli
VAI AL BLOG

Elio Ria
VAI AL BLOG

Anna Stella Scerbo
VAI AL BLOG

Anna Lattanzi
VAI AL BLOG



www.letteratour.it