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Beppe Fenoglio: una questione privata
Quando l'amore diventa storia

di Marzia Samini

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Questa guerra non la si può fare che così. E poi non siamo noi che comandiamo lei, ma è lei che comanda noi.

Mai è esistito esempio più lampante, come in questo racconto (romanzo?), di come la guerra assomigli tanto all’amore e di come questi due termini vicini e lontani si compenetrino, scambiandosi, facendo nascere in ogni essere la più svariata gamma di sentimenti che rischia, in ogni istante, di farci impazzire.
Così in guerra, come in amore, siamo spaventati, coraggiosi, vittoriosi e in un attimo sconfitti, e poi speranzosi e sempre aneliamo alla vittoria suprema, al raggiungimento dell’obiettivo che non prevede alcun prigioniero ma una vittoria assoluta, schiacciante senza possibilità di ribaltamento alcuno. E dunque non si può che confermare la massima di uno dei più grandi pensatori della nostra storia, Nietzsche, quando dice che “l’amore va al di là del bene e del male” perché tutto si riduce a questo: a una grande e piccola questione privata, così come lo è l’amore, così come lo è la guerra.

Ma andiamo con ordine. Che cosa racconta questo racconto? Ancora una volta Fenoglio si scontra con il grande tema della letteratura del secondo Novecento: la Resistenza; una Resistenza al quale il grande scrittore ha partecipato personalmente e che si riversa su ogni personaggio che esce dalla sua penna e dalla sua memoria per trasformarsi, inevitabilmente, in un alter ego possibile o, a volte, impossibile. E questo è il caso di Milton, il protagonista della nostra storia.

Milton era brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infuocarsi al minimo cambiamento di luce o di umore

Sicuramente non il miglior alter ego che uno possa immaginare, eppure in esso il fiume incessante della memoria e della personalità dello scrittore scorre senza sosta, silenzioso e impalpabile. Infatti già il nome è una dichiarata passione letteraria di Fenoglio per la letteratura inglese (Milton, l’autore del Paradiso Perduto), e non solo; Milton è un giovane studente universitario che milita nelle formazioni autonome della Resistenza, ma ciò che ci interessa e ci colpisce di questo personaggio è la sua immensa e desolata solitudine. La figura che si viene delineando man mano che scorrono le pagine è quella di un eroe solitario che durante un’azione militare rivede la villa dove abitava Fulvia, la ragazza dell’amore eterno. La memoria giochi brutti scherzi e come un cappello magico non sai cosa nasconde e soprattutto cosa mai tirerà fuori, ed è così che per Milton inizia la vera guerra; una guerra di coscienza, la guerra del tempo, il passato che ti strappa al presente e ti spinge lontano e poi avanti e indietro, e ti fa perdere nelle Langhe del cuore, dove tutto è finto quanto vero. Ma in questa storia c’è un’aggravante, la goccia che fa traboccare il vaso del cuore: Milton viene a sapere che Fulvia è innamorata del suo amico Giorgio e da questo punto in poi diventa tutto una questione privata.

Milton, comunque, pensa solo ad una cosa, quindi si dirige là dov’è il suo cuore, cioè dove è anche iniziato questo racconto, alla villa di Fulvia”.
E certo Milton è un eroe, ma più che il saggio Ulisse e l’iroso Achille, e con tutta l’ira di cui è capace va alla ricerca di Giorgio, il rivale, scordandosi il vero nemico, il fascista, verso una crociata mossa dalla gelosia più profonda, pura e inutile. Ma i fascisti ci sono, esistono come la guerra, il sangue e i morti, e proprio i fascisti catturano Giorgio, e qui si apre una delle parentesi più importanti del libro, dove l’influenza della filosofia esistenzialista sprigiona tutta la sua forza etica. Infatti, Milton prende in ostaggio un capitano fascista per poter fare a scambio con il loro ostaggio, Giorgio, e finalmente risolvere la sua questione privata ma, per una serie di spiacevoli eventi, Milton si trova costretto ad uccidere il fascista e vede così sfumata la possibilità di poter effettuare lo scambio. Si chiudesse qua poco importa ma nel capitolo 9, apparentemente il più estraneo a tutto il romanzo, vediamo i fascisti che per vendetta del loro capitano ucciso a loro volta uccidono due ragazzi partigiani (di circa 14 anni); Milton non verrà a sapere di questa esecuzione, non saprà che due ragazzi sono morti a causa sua ma Fenoglio sì, e la questione si riduce ad un solo concetto, perno di tutto il libro: non esiste questione privata. Ogni nostra azione ha delle conseguenze, ogni nostra parola ha un prezzo, noi in quanto esseri liberi (ed ecco qui la filosofia esistenzialista) facciamo continuamente delle scelte e ogni scelta ha un costo e quel costo è la responsabilità; una responsabilità non individuale che non riguarda solo il nostro piccolo mondo, quella piccola questione privata che ci tormenta il cuore ma che riguarda l’umanità, chiunque ci stia intorno è sempre costantemente influenzato dalle nostre scelte e quindi bisogna pensar bene a quello che si fa e dice e accantonare, per sempre, la nostra questione privata.

Un racconto che gira intorno a un triangolo amoroso, dove la Guerra parla solo per rispondere ad Amore, e dove tutto ha un prezzo, i ricordi, le parole, le azioni perché prima o poi ci toccherà fare i conti con ciò che siamo e il conto va sempre pagato.

 

Marzia Samini (21/05/1992) ha studiato presso il liceo umanistico Vittoria Colonna per poi prendere la facoltà di Lettere all'università Roma Tre. Si è laureata con una tesi su Musil e la sua opera I turbamenti del giovane Torless e qui continua il suo percorso universitario e letterario.

 

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