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Il mio popolo, i Sioux, di Luther Standing Bear

di Rosella Rapa

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'La tribù Sioux, alla quale appartengo, è sempre stata una nazione molto potente ...
Io ero nato nel dicembre del 1868 ... mio padre ... mi ha dato il nome "Ota Kte" o "Plenty Kill" (Ne uccide molti), perchè lui aveva ucciso molti nemici.'

Leggere una biografia, anzi, una auto-biografia, riflettendo seriamente sul suo contenuto, non è mai semplice. Quanto più siamo lontani dall'autore, nel tempo e nello spazio, tanto più bisogna sforzarsi di entrare nella mentalità di chi scrive, nella sua epoca, nella sua cultura. Luther Standing Bear, nato Ota Kte, vive in un momento molto difficile per il suo popolo: appartiene infatti all'ultima generazione di Nativi che nacque libera di correre tra le praterie, e subì poi un brusco cambiamento imposto dall'uomo bianco, che uccise l'ultimo bisonte e li costrinse a costruire case permanenti e ad allevare ovini e bovini. Tuttavia, pur accettando alcuni comportamenti nuovi, i Nativi non rinunciarono mai alle loro tradizioni, trasmettendole alle nuove generazioni, e l'Autore parlerà sempre con orgoglio dei suoi antenati e dei grandi Capi Indiani.

L'Autore comincia la sua storia proprio dall'infanzia, e da lui apprendiamo com'erano i giochi con i suoi amici, i giochi delle bambine, i lavori degli uomini e quelli delle donne. Erano separati fin da piccoli, ma le donne godevano del massimo rispetto e di ogni libertà. E' molto divertente quando parla della sua famiglia "allargata": la madre decide di andersene a vivere con un altro uomo, in un'altra "banda", e il padre prende altre due mogli, due sorelle; tutto questo senza alcun litigio, in calma ed amicizia. Grazie ad una memoria straordinaria, Ota Kte racconta tutto con i suoi occhi di bambino, senza inserire spiegazioni su ciò che allora non capiva. Ne risulta un quadro vivido ed immediato di ciò che fu, di una vita immersa nella Natura, destinata a finire perché è impossibile opporsi agli uomini bianchi, troppo numerosi e troppo armati.

Le battaglie di Oka Tke non saranno contro altri valorosi guerrieri, ma non saranno meno facili. La sua vita cambierà per sempre nel momento in cui decide di "andare ad est", come sfida di coraggio, per acquisire una "istruzione" da uomo bianco. Ribattezzato “Luther Standing Bear”, accetterà poi molte altre sfide, cambiando più volte lavoro, attraversando "il grande mare" al seguito del grande spettacolo di Buffalo Bill (con il quale nascerà un sentimento condiviso di rispetto e stima), lavorando ad Hollywood come interprete ed attore, scrivendo libri e articoli per far conoscere la situazione degli Indiani d'America e reclamare i giusti diritti.

Certo, viste col senno di poi, alcune sue opinioni ed azioni appaiono fin troppo concilianti verso la cultura dei bianchi, ma occorre tener conto di ciò che gli invasori pensavano allora dei Nativi, giudicandoli selvaggi e di "razza" inferiore. Luther vede la propria esistenza come una costante sfida verso "i Bianchi", e si adopera in ogni modo per dimostrare che gli "Indiani" non sono da meno di loro, anzi, possono essere migliori: più onesti, più fidati, anche più istruiti, se vogliono.

Per capire i suoi sforzi, l'ambiente in cui si mosse, occorre rapportarsi a quei tempi. La scuola in cui Luther riceve la sua "istruzione" è la Carlisle Indian Industrial School, fondata dal Capitano Richard Henry Pratt, una figura controversa: coniò la parola "razzismo" per criticare la segregazione razziale, ma coniò anche la frase "uccidere l'Indiano per salvare l'Uomo", con cui intendeva sostenere la sua idea di assimilare i Nativi alla cultura dei Bianchi Americani del suo tempo.
Una idea del genere oggi appare aberrante, ma alla fine del XIX secolo era comunque in contrasto contro chi affermava la supremazia della “Razza” bianca in quanto tale. Anche se può apparire strano, dalle parole di Pratt, passo dopo passo, nacque il Movimento Progressista Americano, che si battè per i diritti delle minoranze,il voto femminile, la tutela dei minori, e al quale parteciparono politici come Roosvelt, e vari scrittori Nativi Americani, tra cui, attivamente, lo stesso Luther.

La Carlisle Indian Industrial School è oggi sotto accusa per l'assimilazione forzata, i metodi “educativi” violenti, lo sfruttamento minorile, le fosse comuni dei bambini deceduti. Luther non lancia accuse dirette, ma con una frase arguta, un pensiero, un sentimento ci fa capire chiaramente cosa non andava in bene nella scuola, mentre rimane sempre fedele al Capitano Pratt e alla sua prima insegnante di Inglese. Sosterrà comunque la necessità di una “istruzione” da parte degli indiani, perchè possano comprendere le parole e gli scritti dei bianchi senza necessità di interpreti, in modo da non farsi raggirare.

Con un linguaggio semplice e diretto Luther Standing Bear ci accompagna lungo il corso della sua vita, mostrandoci attraverso i suoi occhi e i suoi sentimenti un periodo di grande fermento sociale e politico, durante il quale anche il suo pensiero evolverà. Passando attraverso esperienze diverse manifesta un cambiamento nella difesa del suo popolo: dopo una certa ammirazione per la cultura dell'uomo bianco passa via via alla difesa dei diritti e delle tradizioni del suo popolo e di tutti i Nativi, protestando anche per la visione distorta che ne davano i film “western”, che vide nascere. Ma il suo traguardo finale è la Cittadinanza Americana, per essere veramente alla pari con i Bianchi.

La sua autobiografia è quindi un libro molto denso di avvenimenti e sentimenti personali, che va letto con molta attenzione, e che richiede una certa conoscenza della storia Americana e delle persecuzioni contro i Nativi dell'Ovest. Oppure può essere l'occasione per interessarsene a fondo, e conoscere meglio un popolo fiero e coraggioso.

“Ci sono voluti molti mesi di fatica per preparare questo libro, ma confido che leggendo queste pagine darete voce al mio appello di aiutare il mio popolo, i Sioux, dando loro piena cittadinanza. Sono disposti a combattere per voi e a morire per voi, se necessario.”

 

Citazioni

... ci fermavamo quando volevamo e restavamo quanto volevamo... alla fine arrivavamo a destinazione e il nostro accampamento era presto sistemato. Poi veniva scelto un esploratore per andare alla ricerca di bisonti.

Il nonno aveva un grande tipi e gli faceva molto piacere avere tutti i bambini con sé

La nostra gente credeva che lavorare tanto e non giocare non fosse un bene per nessuno. Così anche gli anziani avevano un gioco

Passiamo ora al baseball americano. Ricordate, dico baseball americano, non inglese. Eravamo gli unici veri Americani.

Poi arrivarono i missionari. Ci dissero di non lottare più. Ma insieme a loro arrivarono anche i contrabbandieri. Questi uomini ci spacciavano veleni per toglierci il senno (whisky)

Quando un Sioux commetteva un crimine ed era detestato dalla sua gente, di solito passava ai bianchi, pensando di proteggersi. Ma gli uomini bianchi che giungevano nel West in quei giorni non erano amici degli Indiani, così come non erano amici della loro stessa razza

Ma le cose sono cambiate, anche tra i bianchi. Abbattono le loro chiese e lasciano che sul posto siano costruite delle case da gioco. Quale può essere il vostro sentimento di riverenza quando pensate che la casa di Dio, in cui lo avete venerato, viene usata per divertirsi?

mi venne in mente che questa possibilità di andare a Est avrebbe dimostrato che ero coraggioso, se l'avessi accettata.

Ora, dopo essermi tagliato i capelli, mi venne un nuovo pensiero. Sentivo di non essere più Indiano, ma di essere un'imitazione di un uomo bianco. E noi siamo tuttora imitazioni di uomini bianchi, e gli uomini bianchi sono imitazioni degli Americani.

... Io dovevo fare il lattoniere... La mattina andavo all’officina a lavorare la latta e il pomerig-gio andavo a scuola. Cercai più volte di abbandonare questo mestiere e di andare a scuola tutto il giorno, ma il capitano Pratt mi disse: «No, devi andare alla officina, non c'è altro da fare»

... mio padre... aveva visto così tanti bianchi, tutti al lavoro, che sapeva che i giorni della vecchia vita indiana erano finiti.

Voi uomini bianchi siete venuti di nuovo da noi per offrirci qualcosa che non capiamo bene. Ci parlate con molta gentilezza, ma non lo pensate davvero. Non avete rispettato nessuno dei vecchi trattati. Perché ora ce ne portate un altro? Perché non ci pagate prima il denaro che ci dovete e poi ci portate un altro trattato?

 

 

Rosella Rapa (classe 1959) è nata a Torino. Si è laureata in Cosmo-Geo-Fisica, scrive e disegna fin da bambina. Collabora con Letteratour dal 2001, quando uscì il suo libro Draghi & Computer (sette racconti fantasy). Si interessa di Matematica, Letteratura e Storia Europea, vecchi Film e Serial impegnati. Le piace viaggiare, soprattutto nell'Europa del Nord, per vedere con i propri occhi paesaggi, arte e persone. Un po' estrosa, non ama pregiudizi e preconcetti.

     

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