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• Introduzione
• Tempo = contesto
• Tempo = tema
• Tempo = sistema verbale
• Tempo = velocità
• Letteratour segnala...
Quella del tempo è una dimensione importantissima per gli esseri viventi e per l'uomo in particolare: essa regola l'andamento delle giornate, definisce e circoscrive il flusso continuo degli eventi, scandisce la Vita stessa. Il tempo è per natura problematico e duplice: esiste un tempo esterno alla coscienza e un tempo interno alla coscienza.
Il tempo esterno viene percepito attraverso i sensi: la luminosità o il buio dell'ambiente (è giorno, è notte), il vedere l'ora su un orologio, il sentire una campana o un pendolo suonare. Il tempo interno non viene percepito dai sensi, è un'intuizione, un presentimento della coscienza. Tra l'uno e l'altro non vi è corrispondenza.
In letteratura, il problema del tempo apre numerose questioni. Vediamole una ad una.
Il tempo in un testo letterario può essere semplicemente il tempo in cui è collocata la vicenda narrata. In questo caso il problema sollevato risponde alla domanda: in che periodo si svolge la vicenda? O: qual è il contesto temporale?
Ad esempio, la storia di Mme Bovary si svolge nell'Ottocento; quella di Pereira (Tabucchi) nel primo Novecento; e via di seguito. Si tratta dunque di risalire al contesto storico.
Il tempo in letteratura può anche essere un tema dominante, avere un'importanza tale da rappresentare quasi un vero e proprio personaggio. Tutta la vicenda si muove in questo caso attorno al sistema temporale come portatore di messaggi particolari, simbolici. Il problema sollevato qui potrebbe essere: cosa rappresenta il tempo in questo testo? Oppure: che rapporto si istaura tra il tempo e i personaggi?
È il caso della serie di romanzi della Recherche
proustiana, che non a caso è ricerca di un "tempo perduto".
Il tempo è anche il risultato grammaticale del sistema verbale. I tempi verbali sono molto importanti, perché danno alla vicenda raccontata un sapore diverso a seconda del loro utilizzo. Una stessa storia raccontata al passato, al presente, all'imperfetto, ecc. dà un'impressione diversa: di lontananza temporale, di simultaneità o contemporaneità, ecc.
La domanda è: qual è il tempo verbale dominante il questo testo? Oppure: quando viene preferito un determinato tempo verbale rispetto a un altro? Il sistema verbale si innesca sul sistema narratologico dispiegando numerose varianti. Un monologo interiore non avrebbe senso se raccontato al passato, così come un discorso narrativizzato raccontato al presente.
Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino è raccontato al presente (il cosiddetto "presente storico"), e suscita così nel lettore, oltre a un senso di simultaneità, anche la capacità di cogliere la freschezza di una narrazione fatta quasi esclusivamente dal punto di vista di un bambino, Pin. I Promessi sposi di Manzoni è scritto al passato, perché è il narratore onnisciente che, in maniera esplicita, si fa carico di una narrazione di cui controlla tutto l'andamento.
Altro problema fondamentale sollevato dal tempo è il seguente: qual è il rapporto tra il tempo della storia e il tempo della narrazione? O, detto diversamente: la narrazione è più o meno veloce della storia?
In un racconto esistono infatti due tempi: il tempo della storia (cioè la successione storica, cronologica dei fatti da raccontare, esterna al sistema narrativo) e il tempo della narrazione (il racconto effettivo dei fatti, con le sue pause, le sue descrizioni, i suoi flash-back e le sue anticipazioni). Tra i due tempi, potremmo dire, quasi non esiste testo in cui vi sia corrispondenza.
L'analisi della velocità di una narrazione in un testo è molto interessante. Essa permette di cogliere numerosi elementi anche testuali, di rivelare alcune particolarità e giochi narrativi della manipolazione, da parte del narratore, della storia. Se chiamiamo Ts il tempo della Storia e Tn il tempo della Narrazione possiamo classificare i testi secondo il rapporto tra i due termini. Vediamo alcuni esempi:
Il piccione di P. Suskind narra, in 100/200 pagine, una sola giornata del suo protagonista. Cosa vuol dire? Che la narrazione è quasi esclusivamente descrittiva, e che quindi il tempo della storia è più breve del tempo della narrazione:
Ts < Tn
La velocità, data dal rapporto tra i due tempi, è minore di zero.
La saga familiare di Garcia Marquez, Cent'anni di solitudine, narra in circa 400 pagine la vita di numerose generazioni. In questo caso, la velocità ha un valore opposto rispetto al caso precedente, dato dal fatto che:
Ts > Tn
In questo caso, il rapporto tra i due tempi è maggiore di zero.
Solitamente, comunque, la velocità narrativa segue numerose oscillazioni in un testo, adeguandosi ai vari momenti narrativi: qua un flash-back, là una descrizione, qui un dialogo riportato, ecc.
Tempo reale e tempo virtuale: una riflessione di U. Santucci sulla percezione che si ha del tempo nel mondo del digitale.
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