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• Il
narratario
• Fenomenologia
• L'aspettativa
• Il "lettore implicito"
• Conclusione
• Per approfondire...
Il narratologo Gerald Prince ha sottolineato come, di solito, la tendenza della critica sia quella di chiedersi di che tipo è il narratore in un testo (onnisciente, interno, esterno, affidabile, ecc.). Tuttavia bisognerebbe chiedersi anche di che tipo è il narratario, intendendo con ciò non il lettore reale (io che leggo) ma il lettore al quale si indirizza specificatamente il narratore.
Un romanzo, ad esempio, può cominciare dicendo: «Questa storia, cara signora...». In questo caso il lettore reale sono io, mettiamo un ragazzo di 26 anni, italiano, di nome Claudio; il narratario invece è la signora Tal dei Tali a cui ci si riferisce esplicitamente nel testo. La maggior parte delle volte, però, questo narratario è implicito; ma nonostante tutto il testo fornisce sempre molti indizi sulla sua identità: ogni minimo giudizio, ogni esitazione, ogni particolare scelta da parte del narratore sottintende un riferimento a questo invisibile narratario.
La corrente filosofica moderna che mette maggiormente l'accento sul ruolo del ricevente del messaggio si chiama fenomenologia. I maggiori rappresentanti di questa corrente sono Husserl, Heidegger e Gadamer.
Secondo Edmond Husserl, oggetto della filosofia non devono essere gli oggetti del mondo esterno, ma tutto ciò che riguarda la nostra coscienza. In un certo senso ciò equivale a dire che la mente umana è il centro e l'origine di ogni significato. Infatti, la coscienza è sempre coscienza di qualcosa, ed è questo "qualcosa" che si presenta alla nostra coscienza ad apparirci veramente reale.
Nella critica letteraria questa filosofia ha portato al tentativo di entrare nel mondo dell'opera dello scrittore per capire la natura dei testi così come appaiono alla coscienza del critico.
Hans Robert Jauss, un importante esponente della teoria della ricezione (Rezeptionästhetik), ha dato una dimensione storica alla critica RO, provando a trovare un compromesso tra il Formalismo Russo, che ignora la storia, e le teorie sociali che ignorano il testo.
La considerazione di partenza dello studioso è che, nel corso della storia, si sono succeduti diversi tipi di paradigmi (cioè di insiemi di concetti e assunzioni che caratterizzano, appunto, un dato periodo). Ogni testo, quindi, è interpretato secondo criteri valutativi diversi a seconda del paradigma con cui si ha a che fare, perché ogni paradigma crea nel lettore tutta una serie di aspettative ben precise. Così, ad esempio, mentre durante il fascismo D'Annunzio poteva essere apprezzato maggiormente per i suoi scritti patriottici, ora del poeta vengono apprezzati aspetti più moderni.
Questa concezione implica ovviamente che non esista un'unica lettura possibile di un testo, ma tante quanti sono i periodi storici che si succedono, cioè potenzialmente infiniti. E implica, anche, che qualsiasi interpretazione diventa un dialogo tra passato e presente, tra valutazioni superate e nuove valutazioni.
A differenza di Jauss, Wolfgang Iser decontestualizza e astoricizza sia il testo che la figura del lettore. Il significato sarebbe dato da un'oscillazione continua tra il potere che il testo di controllare il modo in cui è letto e la "concretizzazione", da parte del lettore, dell'atto della lettura secondo la propria esperienza.
Secondo Iser il compito della critica non è quello di spiegare il testo come "oggetto", ma piuttosto gli effetti che esso provoca nel lettore. È nella natura del testo, infatti, di sottintendere tutta una serie di "letture possibili".
Il termine lettore può essere suddiviso in due: il lettore implicito, cioè quello sottinteso dal testo e sulla base del quale si costruisce la narrazione; il lettore effettivo, che nell'atto della lettura riceve determinate immagini dal testo, ma che rielabora queste immagini secondo la proprie esperienze. Così, la lettura diventa un dialogo continuo tra testo e lettore, in cui il testo suggerisce immagini al lettore, che il lettore interpreta secondo criteri e ricordi propri, ma che vengono poi nuovamente modificate dal testo, e via di seguito.
La critica RO non è unitaria ma raggruppa numerose teorie e studiosi che appartengono a scuole di pensiero spesso molto diverse. Tuttavia, ciò che accomuna tutte queste teorie è il tentativo, dopo approcci critici orientati unicamente verso il testo, di dare spazio all'altro grande protagonista della lettura, il lettore. Infatti, nonostante si possa essere concordi o meno con queste teorie, esse hanno sottolineato l'importanza della contribuzione di colui che legge non solo all'atto della lettura, ma anche al significato stesso dell'opera.
BIBLIOGRAFIA SULLA CRITICA READER-ORIENTED
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