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• Le
origini linguistiche: Saussure e Barthes
• Narratologia strutturalista: Propp,
Lévi-Strauss, Greimas, Todorov e Genette
• Metafora e metonimia: Jakobson
• Conclusione
• Per approfondire...
Le origini linguistiche: Saussure e Barthes
Ferdinand de SaussureFerdinand de Saussure distingue tra langue e parole (in italiano: tra lingua e parola), cioè tra il linguaggio come sistema, che preesiste qualsiasi singola lingua, e l'espressione linguistica, quella che effettivamente i parlanti utilizzano. In altri termini, la langue rappresenta l'aspetto sociale del linguaggio, il sistema linguistico che ognuno di noi inconsciamente condivide con tutti i parlanti della propria lingua; la parole rappresenta la realizzazione individuale della langue.
Questa distinzione sta alla base di tutte le successive teorie strutturaliste. Infatti, gli studi linguistici strutturalisti si caratterizzano per avere, come oggetto, il sistema che implica qualsiasi tipo di campo umano di significato, e non le realizzazioni individuali.
Secondo Saussure, le parole non sono simboli che corrispondono agli oggetti del mondo che ci circonda (i referenti), ma segni costituiti da due parti: il significante e il significato. Il significante è la parte concreta, tangibile del segno (suoni, disegni, inchiostro, gesti, ecc.); il significato è il concetto racchiuso nel segno (quello che si "pensa" vedendo o sentendo la parte concreta del segno). Ad esempio: al semaforo, il significante "colore rosso" è legato al significato "fermarsi", e il significante "colore verde" al significato "avanzare". Altro esempio: con un campanello, il significante "suono driiin" è legato al significato "aprite la porta". Ancora: su un libro, le macchie d'inchiostro "Ciao" sono legate al significato di "saluto".
Il filosofo americano C. S, Peirce ha distinto tra tre tipi di segno: quello "iconico" (che assomiglia al suo referente; per esempio il disegno di una nave), quello "indessicale" (che mantiene una relazione, possibilmente causale, col referente; per esempio le nuvole come segno della pioggia), e quello "simbolico" (che non ha nulla a che fare col referente).
Nonostante queste distinzioni, rimane il fatto che
il segno è arbitrario: anche il più
iconico tra i segni è stato convenzionalmente (e dunque arbitrariamente)
scelto per rappresentare un certo referente.
I primi studi strutturalisti
si sono concentrati sull'analisi dei fonemi,
cioè delle parti più piccole del sistema linguistico
dotate di significato.
La teoria linguistica strutturalista è estesa da Roland Barthes a tutte le pratiche sociali. Ogni campo dell'umano si caratterizza dunque per avere singole ed individuali realizzazioni (o espressioni) di un sistema generale originario. Se è vero che ogni sistema col tempo può cambiare, lo strutturalismo si basa sull'idea in ogni dato momento esso possa essere studiato così come si presenta. Per questa ragione lo strutturalismo è uno studio sincronico (e non diacronico) dei fenomeni umani.
Narratologia strutturalista: Propp, Lévi-Strauss, Greimas, Todorov e Genette
Gli strutturalisti considerano la letteratura come un sistema che ha molte affinità col sistema linguistico. In effetti, la letteratura veicola i suoi significati attraverso l'uso del linguaggio. Perciò la teoria narratologica strutturalista si basa su presupposti molto simili alla teoria strutturalista del linguaggio. Così, come in linguistica si divide il linguaggio nelle sue diverse parti costitutive (fonemi, morfemi, ecc., ecc.: in breve, in elementi sintattici), anche la narratologia divide il testo nelle sue parti costitutive: agente, azione, ecc.: nasce la sintassi narrativa.
Vladimir ProppVladimir Propp sviluppa la sua
teoria delle fiabe russe a partire da questa concezione sintattica
del testo. Oltre ad individuarne i soggetti principali (l'eroe,
il cattivo, l'aiutante, ecc.), egli ne enuncia anche le parti
fondamentali: "un difficile compito assegnato all'eroe";
"risoluzione del compito"; "ricognizione dell'eroe";
"denuncia del cattivo"; "punizione del cattivo";
"premiazione dell'eroe tramite matrimonio e ascesa sociale".
Queste funzioni narrative sono applicabili
a quasi tutti i tipi di testo, e non solo alle fiabe, anche
se soltanto dopo un'adeguata rielaborazione.
L'antropologo strutturalista Claude Lévi-Strauss analizza il mito di Edipo secondo criteri strutturalisti. Egli individua le unità minime del mito e le chiama mitemi, organizzandole secondo opposizioni binarie (proprio come le unità del linguaggio come i morfemi, i fonemi, ecc.)
A. J. Greimas offre un'interessante rielaborazione della teoria di Propp: invece di soffermarsi unicamente su un solo genere narrativo, come la favola, egli allarga le funzioni narrative in modo da costituire una "grammatica" narratologica universale.
Le sue categorie binarie sono:
1.
Soggetto/Oggetto;
2. Destinatario/Destinatore;
3. Aiutante/Oppositore;
ecc.
Ad ognuna corrisponde un momento (o una parte) della narrazione:
1. Desiderio, ricerca, o compito;
2. Comunicazione;
3. Supporto
o impedimento ausiliare.
In questo senso Greimas è più "strutturalista"
di Propp, perché riorganizza le funzioni narratologiche
inserendole tutte in opposizioni binarie, mentre Propp le considera
tutte in relazione le une con le altre.
Egli, inoltre, riduce le 31 funzioni individuate da Propp a
sole 20, e le raggruppa in 3 categorie:
- sintagmi contrattuali
(in cui si stabiliscono regole o si stipulano contratti)
- sintagmi
performativi (in cui si svolgono azioni)
- sintagmi disgiuntivi.
Tzvetan Todorov svolge un lavoro
di rielaborazione dei lavori di Greimas e Propp. Egli distingue
tra sequenza e testo.
Un gruppo di proposizioni forma una sequenza.
La sequenza-base è costituita da cinque proposizioni
che descrivono un certo stato che viene disturbato e poi nuovamente
ristabilito in una forma alterata.
Una successione di sequenze forma un testo.
Gérard
Genette parte dall'analisi dell'opera di Proust intitolata
A' la recherche du temps perdu per approfondire la distinzione
tra storia e plot - o fabula e intreccio
(vedi il formalismo russo).
Egli divide la narrazione in tre livelli: storia, discorso
e narrazione. Ad esempio, nel romanzo La coscienza
di Zeno: Zeno è colui che racconta la storia (livello
della narrazione), il personaggio la racconta tramite un discorso
verbale (livello del discorso), e il suo discorso rappresenta
una serie di eventi in cui lui appare come personaggio (livello
della storia).
Questi tre livelli sono legati a tre aspetti narrativi, che
Genette individua a partire da tre qualità verbali: tempo,
modo e voce. In particolare, la distinzione tra modo
e voce chiarifica la nozione di "punto di vista",
che spesso erroneamente viene intesa mescolando le due cose.
Secondo Genette, mentre, di fronte a un testo, la domanda «qual
è il personaggio su cui è focalizzata la narrazione?»
o «chi vede?» appartiene al problema del modo, la
domanda «chi è il narratore?» o «chi
parla?» appartiene invece al problema della voce.
Metafora e metonimia: Jakobson
Roman Jakobson parte dalla distinzione tra dimensione verticale e dimensione orizzontale del linguaggio, che si collega alla distinzione strutturalista tra langue e parole [vedi sopra]. Questa distinzione, in pratica, si sviluppa da una sistematizzazione del linguaggio sull'asse sintagmatico o su quello paradigmatico. L'asse sintagmatico è quello sul quale gli elementi linguistici si dispongono linearmente; quello paradigmatico è il "magazzino" dal quale si attingono gli elementi da sistemare sull'asse sintagmatico. Ad esempio, nella frase:
Il cane insegue il gatto.
ogni parola è disposta sintagmaticamente lungo l'asse orizzontale, ma posso attingere paradigmaticamente dalla classe dei nomi per sostituire a "gatto" o a "cane" altre parole e ottenere, ad esempio, la nuova frase:
Il bambino insegue la farfalla.
Secondo Jakobson, questa distinzione su due assi corrisponde ad una distinzione tra metafora e metonimia. La metafora, infatti, rappresenta una sostituzione di qualcosa sull'asse paradigmatico; la metonimia, al contrario, su quello sintagmatico. Da questo punto di vista, la letteratura è un linguaggio che si costruisce sulle sostituzioni continue tra i due assi, giocando con metafore e metonimie.
Come si vede, lo strutturalismo rappresenta un tentativo estrememente rigido fi formalizzazione della teoria letteraria secondo criteri scientifici. È proprio a questa tendenza che reagirà, in seguito, il post-strutturalismo. D'altra parte esso ha esercitato molta influenza tra studiosi di vario genere proprio perché ha introdotto un certo rigore e una certa obiettività nel campo "impressionistico" della letteratura. Ma questo è stato possibile perché lo strutturalismo si dà per compito principale quello di definire i principi generali della struttura letteraria, e non di fornire chiavi interpretative di singoli testi.
Inoltre, attraverso il concetto di sistema, lo strutturalismo rimane uno studio sincronico della letteratura, cioè uno studio che non tiene assolutamente conto della dimensione storica e dell'evoluzione, dei cambiamenti e delle innovazioni dei generi e delle forme. Quest'approccio critico è dunque statico e astorico.
BIBLIOGRAFIA
SULLO STRUTTURALISMO
R. Barthes, Elementi di semiologia (ediz. orig. francese del 1964)
R. Barthes, Il grado zero della scrittura (ediz. orig. francese
del 1953)
S. Chatman, Storia e discorso (ediz. orig. inglese del 1978)
J. Culler, Structuralist Poetics: Structuralism, Linguistic and
the Study of Literature
F. de Saussure, Corso di linguistica generale (ediz. orig. francese
del 1916)
G. Genette, Il discorso narrativo
G. Genette, Figure I, II, III
R. Jakobson, Linguistica e poetica
R. Jakobson, I fondamenti del linguaggio
V. Propp, La morfologia del racconto folkloristico
R. Scholes, Structuralism in Literature: An Introduction
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