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storiche e materialistiche
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• Teorie marxiste e Realismo
• Il metodo critico
Basi storiche e materialistiche
Il presupposto di base del pensiero marxista è
che l'arte, in generale, ha una genesi storica.
Questo sostanzialmente significa intendere l'arte non come una espressione
dell'uomo inerente alla sua natura (come un elemento onnipresente
ed eterno nell'uomo) ma come un qualcosa che nasce storicamente
per motivi di necessità concreta. Questa concezione
implica l'impossibilità di dare dell'arte una definizione
universale, e quindi anche l'impossibilità dell'esistenza
di una estetica intesa come teoria generale del fenomeno artistico
(per quanto riguarda la letteratura, ciò corrisponde all'impossibilità
di definire una teoria della letteratura valida universalmente).
Il fatto che l'arte viene spiegata come un fenomeno storico nato
da necessità concrete in un contesto ben definito spiega
anche perché, secondo le teorie marxiste, essa assuma di
volta in volta finalità e funzioni particolari. L'arte, quindi,
si presenta come un fenomeno non autonomo,
che ha un valore di comunicazione, di propiziazione rituale, di
narrazione storica, ecc.
L'arte appartiene a ciò che Marx ed Engels definiscono la
"sovrastruttura" («le forme giuridiche,
politiche, religiose, artistiche o filosofiche»), che esclude
ogni autonomia degli elementi che la costituiscono, che nega loro
ogni possibilità di storia o di sviluppo autonomo che non
sia collegato allo sviluppo delle condizioni di vita reale
degli uomini reali - dove per "uomini reali"
s'intende non il concetto vago e generale di Umanità ma proprio
l'insieme concreto degli uomini con un processo di sviluppo determinato
e verificabile.
L'accento posto contro le "idee universali" e le "categorie
universali" è molto evidente in questa concezione del
reale. Secondo la prospettiva marxista, idee e categorie date per
"universali" sono in realtà dovute alla necessità,
da parte della classe dominante, a «rappresentare il suo interesse
come interesse comune di tutti i membri della società, ossia,
per esprimerci in forma idealistica, a dare alle proprie idee la
forma dell'universalità e rappresentarle come le sole razionali
e universalmente valide».
Coerentemente con questa posizione, le teorie letterarie
che pretendono di attribuire alla letteratura un carattere di universalità
appartengono all'ideologia (alla falsa coscienza del reale che la
classe dominante elabora a suo uso e consumo).
Il problema del valore estetico
Una volta elaborata una concezione dell'arte su basi
storiche e materialistiche, si pone tuttavia un problema importante,
che potrebbe essere riassunto ed esposto col seguente esempio: per
quale ragione l'arte greca, pur essendo sparite tutte le strutture
sulle quali potè fiorire, ci procura ancora oggi
un godimento estetico di non trascurabile entità?
Nel suo saggio sull'arte greca, Marx affronta questo problema risolvendolo
con l'affermazione che questo tipo di arte non esercita su di noi
tanto fascino per motivi interni ad esso (quindi per motivi eterni),
ma perché rappresenta, ai nostri occhi, un periodo storico
ormai sorpassato e irripetibile. Secondo lui, sarebbe proprio
questa irripetibilità storica a richiamare la nostra
attenzione e il nostro stupore.
Dal punto di vista marxista, il Realismo non è
una caratteristica dell'arte ma una vera e propria tendenza,
che esprime la poetica più adeguata a rappresentare
le contraddizioni della società capitalistica (almeno
nell'epoca a loro contemporanea, cioè nell'800). Questo perché
l'arte realistica è l'unica in grado di mettere a confronto
con la realtà il sistema elaborato dalla classe
dominante, reso universale, e dunque di denunciarne la falsità.
Marx ed Engels respingono indifferentemente tutti quegli autori
in cui la contemplazione prevale sull'azione, il culto della forma
sull'urgere del contenuto, la rappresentazione degli stati d'animo
sulla narrazione di fatti, l'analisi dell'uomo interiore sulla rappresentazione
di uomini vivi; viceversa, prediligono tutti gli scrittori impegnati
di tutte le letterature, e questo si spiega proprio col fatto che
dal loro punto di vista la letteratura deve utilizzare le
sue potenzialità di denuncia per risvegliare la coscienza
degli uomini e portarli alla mobilitazione.
Il metodo di critica letteraria che si può
estrarre dalle riflessioni e dagli esempi dei due grandi teorici
del marxismo si possono riassumere schematicamente nel modo seguente:
1. necessità di individuare con esattezza la genesi
storica dell'opera d'arte, collocandola all'interno della
tradizione e della situazione reale - operazione
indispensabile per cercare di arrivare a un massimo di oggettività
riguardo al gusto estetico.
2. scomposizione dell'opera nelle sue varie parti
e analisi dei rapporti tra di loro e tra il loro insieme e la situazione
reale in cui nasce l'opera - rapporti che possono essere di somiglianza
o di dissimiglianza, e quindi che ci permettono di apprezzare le
costanti o le devianze dell'opera stessa.
3. analisi finale dell'opera tenendo presenti tutte
le informazioni ricavate dallo studio della sua genesi storica e
dalla sua scomposizione in parti.
4. formazione di un giudizio sull'opera (giudizio di valore),
secondo parametri prettamente pragmatici, in particolare sulla maggiore
o minore validità della rappresentazione dell'opera della
situazione reale, e quindi della maggiore o minore validità
dell'opera in quanto portatrice di un messaggio reale, vero, non-ideologico
(in senso marxista), cosciente.
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