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Les Hiboux di Baudelaire

di Elisa Pavoni

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Les Hiboux

Sous les ifs noirs qui les abritent
Les hiboux se tiennent rangés
Ainsi que des dieux étrangers
Dardant leur oeil rouge. Ils méditent.

Sans remuer ils se tiendront
Jusqu'à l'heure mélancolique
Où, poussant le soleil oblique,
Les ténèbres s'établiront.

Leur attitude au sage enseigne
Qu'il faut en ce monde qu'il craigne
Le tumulte et le mouvement;

L'homme ivre d'une ombre qui passe
Porte toujours le châtiment
D'avoir voulu changer de place.

I Gufi

Al riparo dei neri tassi
se ne stanno i gufi allineati,
divinità straniere saettando
l'occhio rosso. Meditando.

Immobili lì staranno
fino all'ora malinconica
che scaccia il sole obliquo
e fa regnare le tenebre.

Insegna quella posa al saggio
che da tumulto e movimento
in questo mondo dovrà guardarsi;

chi s'inebria di un'ombra fuggitiva
ne subisce poi la pena
d'aver voluto cambiar posto.

Primo approccio

Il 9 aprile 1851 Baudelaire pubblica in "Le Messager de l'Assemblée" undici poesie, compresa Les Hiboux, poi confluite nella prima edizione dei Fleurs Du Mal.
Si tratta di un sonetto irregolare, minore, con rime secondo lo schema: ABBA, CDDC, EEF, GFG.
Ad una prima lettura sembra che il poeta stia consigliando ai saggi di comportarsi come i gufi prima del calar del giorno, quindi di meditare, restando immobili e impassibili. Dunque, almeno in apparenza, questo componimento suggerisce al lettore una vita sedentaria e contemplativa. Nelle prime due quartine Baudelaire ci fornisce il ritratto di questi gufi, animali che appartengono al mondo della notte e vivono la loro vita dopo il tramonto, guardandosi bene dal muoversi durante il giorno. In questa parte il poeta insiste molto sulla loro staticità, sottolineata da alcuni verbi indicanti la loro postura, quali "tiennent", "rangés", "remuer" e "tiendront", traducibili, rispettivamente, con "reggersi" o "stare", "ordinati", "muoversi" o "agitarsi", "staranno". Al v.1 "abritent", cioè "ospitano", è riferito invece ai neri tassi che tengono al riparo i gufi. Il verbo "méditent", indicante l'attività del pensiero e in rima con "abritent", si trova isolato alla fine della prima quartina e si ricollega da una parte, tramite " ils", ai gufi del v.2, dall'altra al "sage" della prima terzina. "Ils méditent" è una personificazione, perché il poeta attribuisce ai gufi una facoltà tipica dell'uomo. Al v.3 "ainsi que" stabilisce una similitudine tra questi animali notturni e delle divinità straniere, degli dèi esotici, sicché è stato ipotizzato che Baudelaire abbia visto qualche stampa orientale (1). Quale che sia l'origine di questa immagine, il sostantivo "dieux" rappresenta comunque un esplicito riconoscimento di spessore e di valore, mentre "étrangers" ne sottolinea la distanza e l'estraneità probabilmente verso "le tumulte et le mouvement" del v.11. Al v.4 abbiamo il verbo "dardant" che rimanda chiaramente al dardo, mentre il "leur oeil rouge" per Labarthe "attesta un'energia interiore" (2). In queste due quartine si delinea un quadro piuttosto cupo e angoscioso, rimarcato dall' " heure mélancolique", il " soleil oblique" e le "ténèbres" ai vv.5-8. Le due terzine pongono una serie di problemi interpretativi, sebbene sia proprio qui che viene esposta la morale del sonetto, come del resto sottolinea il verbo "enseigne". Nei vv.9-11 Baudelaire ci dice che il saggio, al pari del gufo, deve stare lontano dai tumulti; il significato della seconda terzina, invece, rimane piuttosto oscuro. Che cosa rappresenta l' "ombre qui passe"? E a cosa allude il poeta quando afferma: "Porte toujours le châtiment / D'avoir voulu changer de place"?
Labarthe nel suo saggio su Baudelaire si occupa del rapporto tra Les Hiboux e il genere della favola, ma non fornisce molte indicazioni o altre precisazioni sulle due terzine. Si limita a dire che questi gufi rimandano ad un certo stoicismo di marca senechiana (3) e che il loro dovere è quello di vigilare (come confermerebbe il progetto del giornale intitolato "Le Hibou philosophe") (4). Delmay (5) scrive che la morale espressa nella parte conclusiva del sonetto si avvicina al buddismo indiano (cosa che sottolinea anche la Frezza - 6) ma è egualmente richiamabile la nozione dell'atarassia stoica ed epicurea. Da parte sua, Colesanti vi rintraccia il disinteresse e il disgusto per la politica, ma non si spinge oltre (7).
Sulla scia dello spunto lasciato da Colesanti, ritengo sia opportuno approfondire la questione e fornire alcune informazioni non solo sull'attività critico-letteraria che andava svolgendo Baudelaire in quel periodo, ma anche sulle vicende storico-politiche che interessarono la Francia.

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Il contesto storico

Nel settembre del 1848, forte del consenso popolare di cui godeva anche in virtù del suo nome, Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, figlio del re d'Olanda Luigi Bonaparte (fratello del noto imperatore), fece ritorno a Parigi e il 10 dicembre dello stesso anno vinse le elezioni presidenziali, grazie anche all'appoggio di conservatori, clericali e moderati ex orleanisti. Si chiudeva così la fase democratica della Seconda Repubblica. Nel 1850, a seguito dell'approvazione di una nuova legge elettorale, l'alleanza tra il presidente e la maggioranza cominciò a incrinarsi, poiché si cominciò a guardare con sospetto ad un eccessivo rafforzamento del suo potere personale. Nel luglio del 1851 la Camera respinse la proposta di Luigi Napoleone per il rinnovo del mandato e la situazione precipitò. Il 2 dicembre la Camera fu occupata dall'esercito e sciolta d'autorità, così Bonaparte poté sbarazzarsi sia della maggioranza moderata che dell'opposizione democratica. I tentativi di insurrezione furono repressi, gli oppositori arrestati e deportati oltremare. La Repubblica era ormai tale solo di nome. Luigi Napoleone cercò e ottenne il sostegno non solo delle campagne, ma anche della borghesia urbana, del mondo degli affari, della finanza e dell'industria. Nel dicembre del 1852 venne restaurato ufficialmente l'Impero ed egli assunse il nome di Napoleone III.
Gli avvenimenti politici del 1848 coinvolsero anche Baudelaire, ma la sua ebbrezza rivoluzionaria fu di breve durata. Nel febbraio partecipò attivamente alla contestazione che portò all'abdicazione di Luigi Filippo d'Orléans e alla proclamazione della Seconda Repubblica; aderì alla Société Republicaine Centrale e, repubblicano fervente, si dedicò al giornalismo politico. Con due amici (Champfleury e Toubin) pubblicò il giornale polemico ed estremista "Le salut public", di cui uscirono solo un paio di numeri; da aprile a giugno fu segretario di redazione del giornale repubblicano moderato "La Tribune Nationale", ma lasciò il posto per partecipare all'insurrezione di giugno. Intanto lavorava alla traduzione di Edgar Allan Poe e nel 1851 iniziò a collaborare al periodico politico "La république du peuple", che tuttavia ebbe breve vita. Successivamente pubblicò alcuni saggi e si dedicò soprattutto alla critica letteraria. Il colpo di stato del 2 dicembre, cui pure si oppose, lo lasciò definitivamente spoliticizzato.
Proprio nel fatidico 1851, un anno di transizione e di attesa durante il quale la Seconda Repubblica si stava avviando verso un rapido declino, Baudelaire decise di pubblicare Les Hiboux, in cui proclama il disimpegno e l'isolamento. Delmay e Bonfantini ritengono che il sonetto sia stato scritto nello stesso 1851 (8), ipotesi che a mio avviso sarebbe confermata dal graduale allontanamento del poeta dal giornalismo 'impegnato' e dall'incremento dell'attività critico-saggistica verificatisi in quell'anno. E quando nel 1852 Baudelaire pensa di fondare insieme ad alcuni amici (tra i quali Champfleury) un giornale intitolato "Le Hibou philosophe", la sfiducia e il disgusto per la politica sono ormai totali e la stagione rivoluzionaria lasciata alle spalle.
Propongo, dunque, di leggere questa poesia alla luce degli sconvolgimenti e degli eventi, con i loro protagonisti, che hanno segnato gli anni dal 1848 al 1851, almeno per cercare di penetrarne maggiormente il senso.

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Analisi

La prima quartina è già stata vista; la seconda merita alcune considerazioni in più.
L' "heure mélancolique" al v.6 è certamente il momento in cui la luce lascia il posto alla notte, ma può essere inteso anche come il giorno in cui Luigi Napoleone prenderà definitivamente il potere. Del resto già a partire dal 1849 la situazione era andata deteriorandosi, prima con la repressione della rivolta promossa dai democratici, poi nel '50 con l'aumento delle tasse sulle imprese giornalistiche, la riapertura delle porte della scuola al clero e, soprattutto, la nuova legge elettorale che privava del diritto di voto circa tre milioni di persone. L'Assemblea stava voltando le spalle a Bonaparte ma solo in pochi, riferisce Hugo (9), lo ritenevano capace di attuare un colpo di Stato. E intanto egli raccoglieva consensi con il suo tour attraverso il paese per il rinnovo del mandato.
In questa prospettiva si capisce che il "soleil oblique" al v.7 è la Repubblica, un sole che sta per tramontare e che di lì a poco sarà sostituita con un nuovo tipo di regime. L'aggettivo "oblique", che potrebbe essere tradotto con "obliquo" o "inclinato", allude alle restrizioni e alla soppressione della libertà attuate dal presidente in quel periodo che minavano la democrazia francese. Ancora Hugo scrive che nel novembre del 1851 (quindi qualche mese dopo l'uscita de Les Hiboux) un giornale satirico venne condannato a pagare un'ammenda e alla prigione per aver pubblicato una caricatura di Luigi Napoleone che praticava il tiro al bersaglio con la Costituzione (10).
"Les ténèbres s'établiront", posto in chiusura di quartina, assume valore profetico: "le tenebre dilagheranno" o, per usare in questo caso la suggestiva traduzione di Bufalino (11), "le tenebre l'impero assumeranno" allude alla dittatura che Bonaparte instaurerà dopo il 2 dicembre. Questo verso chiude il movimento delle quartine e apre la strada alla morale delle terzine.
" Le tumulte et le mouvement" al v.11 si riferiscono alle agitazioni e alle contestazioni avvenute negli anni dal '48 al '51, con relative repressioni. Qui il poeta sta consigliando al saggio di tenersi fuori dalle questioni politiche e dalla violenza che può derivarne. Siamo agli antipodi dello stoicismo di cui parlava Labarthe: la visione stoica non era esasperatamente individualistica come quella epicurea, ma esortava l'uomo a un fermo impegno morale e politico, ricordandogli i suoi doveri verso la società per il bene di tutti. Baudelaire manda sì questo suo messaggio alla comunità, ma suggerisce distacco, fermezza e imparzialità, requisiti fondamentali se si vuole essere preparati quando "les ténèbres s'établiront". Quindi, al limite, la sua lezione potrebbe essere accostata alla massima epicurea "làthe biòsas", ovvero "vivi nascosto" o "vivi appartato", che indica la necessità di condurre un'esistenza ritirata, lontana dagli affari politici ed economici.
La seconda quartina lascia presagire una vita notturna molto attiva per i gufi, come sembrerebbe indicare "se tiendront/ Jusqu'à [...]" , ovvero: "staranno/ fino a [...]"; ma per l'uomo non è così: il saggio, come i gufi durante il giorno, deve rimanere al suo posto. L'ultima terzina, posta alla fine della poesia, è certamente la più interessante:

L'homme ivre d'une ombre qui passe
Porte toujours le châtiment
D'avoir voulu changer de place

L' "ombre qui passe" al v.12, traducibile come "ombra che passa" o "ombra fuggitiva", potrebbe essere identificata con Bonaparte. Infatti, Luigi Napoleone ebbe una vita piuttosto movimentata e, come anche altri membri della sua famiglia, fu cacciato diverse volte dalla Francia: la prima, a seguito della sconfitta di Waterloo nel 1815; poi, nel 1831 fece ritorno a Parigi con la madre, ma i due vennero riconosciuti e furono costretti a ripiegare in Svizzera. Fu comunque in questa occasione che ebbe modo di constatare che il ricordo dello zio era ancora vivo nel popolo. Il colpo di Stato da lui organizzato nel 1836 fallì, ma Luigi Filippo si mostrò clemente e lo mandò negli Stati Uniti. L'anno successivo tornò in Svizzera clandestinamente e il re di Francia si mobilitò; allora Luigi Napoleone decise di lasciare il paese e si trasferì a Londra. Nel 1840, a seguito di un nuovo tentativo di colpo di Stato, venne fatto prigioniero. Sei anni dopo riuscì a fuggire dal carcere e scappò in Inghilterra. Dopo la rivoluzione del '48, Bonaparte tornò e fu allontanato da Parigi in diverse occasioni, finché nel dicembre non venne eletto presidente.
Insomma Luigi Napoleone è un'ombra di passaggio, che ritorna e scappa dal suo paese continuamente. Lo stesso termine "ombra" rimanda a qualcosa che è insieme oscuro e intangibile, sfuggente e indecifrabile, com'era ritenuto il futuro imperatore da alcuni dei suoi contemporanei; ma l'ombra è anche la proiezione della sagoma di un corpo di qualcuno, il suo doppio immateriale, una riproduzione fallace. E Bonaparte non era forse una copia imperfetta e mendace del suo famosissimo zio? "Una moneta falsa" (12), un "falso Napoleone" (13) per il quale Baudelaire non si prende nemmeno la briga di segnalare la personificazione con una "o" maiuscola. Certo, la maiuscola avrebbe anche dato adito a qualche sospetto, per cui vi si può leggere la volontà di evitare problemi con la censura. Difatti quando nel 1857 uscirà la prima edizione dei Fleurs du Mal, I Gufi passeranno inosservati e il tribunale di Parigi ordinerà la soppressione di altre sei poesie, nonché il pagamento di trecento franchi per oltraggio al pudore.
L' " homme ivre", ovvero l' "uomo ebbro", rappresenta tutti coloro che avevano appoggiato la candidatura di Luigi Napoleone alla presidenza, non ritenendolo un pericolo per la libertà repubblicana. Tuttavia, al momento della pubblicazione de Les Hiboux, la fiducia nei riguardi di Bonaparte si era già incrinata ma "un attentato contro la Repubblica e contro il popolo, chi mai avrebbe potuto premeditarlo? Dov'era l'uomo capace di sognare una cosa simile?" (14). Eppure Baudelaire avvertiva questo clima di tensione, questa situazione di stallo che presagiva un grande cambiamento e che nel giro di pochi mesi si sarebbe risolta con la fine della democrazia.
Ora rimane da spiegare perché l'uomo che s'inebria di un'ombra fuggitiva "Porte toujours le châtiment/ D'avoir voulu changer de place". A mio avviso qui Baudelaire sta parlando dei conservatori e dei moderati che, dapprima avversi ad una eventuale ascesa politica di Luigi Napoleone, nel fatidico 1848 si erano convinti delle sue buone intenzioni, per poi ricredersi poco dopo. Difatti, il 2 dicembre 1851 l'Assemblea verrà sciolta, gli oppositori uccisi, arrestati o deportati. Forse nel comporre questi versi il poeta aveva in mente un altro scrittore da lui conosciuto qualche anno prima -e da me già citato in questa sede: Victor Hugo. Hugo era deputato di parte conservatrice all'Assemblea legislativa e, almeno in principio, sostenne l'elezione di Luigi Napoleone alla presidenza. Quando Bonaparte decise di appoggiare lo Stato Pontificio contro le forze guidate da Garibaldi, iniziò a prendere una serie di provvedimenti anti-liberali e procedette con il rafforzamento dell'esecutivo, egli ne prese le distanze. Dopo il colpo di Stato, continuerà in esilio la sua lotta in difesa della repubblica.

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Conclusioni

Interpretati in quest' ottica Les Hiboux costituiscono un componimento atipico all'interno dei Fleurs du Mal: una complessa allegoria politica del tutto inusuale per Baudelaire, la cui struttura risulta formata da una serie di elementi divergenti: il movimento delle quartine e quello delle terzine, l'opposizione tra l'uomo ebbro e il saggio, la dialettica notte e giorno, moto e staticità.
Mentre nelle due quartine, accumunate tra l'altro dalla rima incrociata, il poeta ci fornisce il ritratto di questi gufi, nelle terzine viene illustrata la morale, la lezione. Non credo, tuttavia, che in questo caso si possa parlare di una vera e propria opposizione, poiché la prima parte è funzionale alla seconda e partecipano insieme alla creazione del senso complessivo del sonetto.
Più netta è la distinzione tra l'uomo ebbro e il saggio, associati, rispettivamente, al movimento e alla staticità. La meditazione, la fermezza e la severità sono qualità che caratterizzano positivamente il sapiente; viceversa, il movimento è visto come qualcosa di negativo: così l' "heure mélancolique" che spinge via e scaccia ("poussant") il sole della democrazia, " le tumulte et le mouvement" che portano la violenza e, infine, l' "ombre qui passe" con cui verrà instaurato un nuovo regime, il cosiddetto bonapartismo, che fondeva insieme l'autoritarismo e la ricerca del consenso. Fa eccezione "dardant", ovvero "dardeggiando", "saettando", perché riferito all'occhio (sineddoche) dei gufi e rimanda ad un'azione di vigilanza.
La dialettica tra il giorno e la notte, la libertà e il dispotismo, la Repubblica e l'Impero, è destinata a risolversi a favore del secondo termine; ma questo esito avrà importanti conseguenze anche sulla staticità di cui si parlava prima.
"Les ténèbres s'établiront" al v.8 suggerisce un passaggio da uno stato di moto o di sospensione ad una presa di possesso, la stabile conquista di un territorio, l'istituzione di un nuovo ordine che sembra non lasciare alcuna possibilità di fuga; per cui la fissità, associata in questo caso all'oscurità, assume dei connotati negativi. Dunque, alla fine, il male e le tenebre " l'impero assumeranno" e lo Spleen, la disperazione senza via d'uscita avvertita dal poeta avrà la meglio sull'Ideal; al saggio non rimarrà altro che meditare, tenersi fuori dalla questioni politiche e vivere appartato alla maniera epicurea. Questo è il messaggio che Baudelaire lascia al lettore.

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Bibliografia

C. Baudelaire, I Fiori del Male, a cura di M. Bonfantini, Milano, Mursia, 1974
C. Baudelaire, I Fiori del Male, a cura di G. Bufalino, Milano, Mondadori, 2011
C. Baudelaire, I Fiori del Male, introduzione di G. Cacciavillani, traduzione di C. Ortesta, Firenze, Giunti, 2007
C. Baudelaire, I Fiori del Male, a cura di M. Colesanti, traduzione di C. Rendina, Roma, Newton & Compton editori, 2004
C. Baudelaire, I Fiori del Male e altri versi, a cura di B. Delmay, Firenze, Sansoni, 1972
C. Baudelaire, I Fiori del Male, introduzione di G. Macchia, traduzione e note di L. Frezza, Milano, Fabbri, 1997
G. Gentile e L. Ronga, Storia e Geostoria. L'Ottocento, vol. 4B, Brescia, La Scuola, 2005
V. Hugo, Storia di un delitto, vol.1, Roma, Editori Riuniti, 2013
P. Labarthe, Baudelaire et la tradition de l'allégorie, Ginevra, Droz, 1999
G. Sabbatucci e V. Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2008

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