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Honoré de Balzac, Papà Goriot

Tra descrizione e personaggi: l'esempio di "Papà Goriot"

di Eloise Lonobile

Nella categoria: HOME | Articoli critici

 

Balzac, uno dei più grandi scrittori francesi della prima metà del XIX secolo, deve la sua celebrità principalmente al realismo dei suoi romanzi. L'insieme della sua opera offre un ritratto vivido della nuova società borghese e aristocratica della sua epoca, e ciò grazie alle minuziose descrizioni di ambienti e personaggi. Una particolarità del realismo di Balzac è data dal fatto che, spesso, ambienti e personaggi sono due elementi uniti, la cui complementarità rende i secondi dei "tipi umani". Ma, nonostante questa loro stereotipizzazione, per la loro complessità i personaggi conservano una personalità molto forte. Analizzeremo questa particolarità sulla base di un testo assai rappresentativo, tratto dal romanzo Papà Goriot: si tratta della descrizione della pensione Vauquer e della sua proprietaria, presente nelle prime pagine del libro (le citazioni sono tratte da: H. de Balzac, Papà Goriot, Garzanti, 1990 - traduzione di Elina Klersy Imberciadori).

Nei romanzi di Balzac la descrizione dei personaggi si situa quasi sempre dopo la descrizione dell'ambiente al quale appartengono. Questa osservazione è significativa, perché in tal modo al lettore è dato di capire quanto il legame tra le due cose sia fondamentale, anzi necessario. Nel Papà Goriot, abbiamo quindi innanzitutto la descrizione della rue Neuve-Sainte-Geneviève, dove si trova la pensione Vauquer:

«Il selciato in quella parte è asciutto, nei rigagnoli non c'è né fango né acqua, l'erba cresce lungo i muri. L'uomo più noncurante si rattrista come tutti i passanti, il rumore di una carozza diventa un avvenimento, le case sono tetre, i muri sanno di prigione. [...] Nessun quartiere di Parigi è più orribile né, diciamolo pure, più sconosciuto [p. 6]».

Questa descrizione, che annuncia già chiaramente quali saranno le particolarità più importanti delle descrizioni successive (l'idea di sporcizia, di tristezza ma soprattutto di povertà), è seguita dalla descrizione dall'esterno della pensione:

«La facciata, alta tre piani e sormontata da mansarde, è costruita in pietra e intonacata di quel colore giallo che dà un'aria volgare a quasi tutte le case di Parigi. [...] Il cortile si apre sulla rue Neuve-Sainte-Geneviève con una porticina da cui la cuoca butta le immondizie fuori di casa, ripulendo quella sentina a forza d'acqua per non rischiare una pestilenza [p. 8]».

Successivamente abbiamo la descrizione dell'interno della pensione che, tutta concentrata in un solo paragrafo, riassume e annuncia al contempo tutta la vicenda che viene narrata in seguito, una storia di miseria e d'ipocrisia. Da questo punto di vista, troviamo nella descrizione una serie di espressioni particolarmente forti: "oro semisbiadito", "impiantito malconcio", "vasi pieni di fiori artificiali, ormai vecchi e accartocciati, che inquadrano una pendola di marmo bluastro di pessimo gusto", "odore di pensione... Sa di chiuso, di ammuffito, di rancido; dà una sensazione di freddo, di umido al naso, penetra negli abiti; sa di stanza dove si è cenato, puzza di servizio, di dispensa, di ospizio" e ancora: "strati di sporcizia", "credenze appiccicose", " caraffe sbreccate, opache, dischi di metallo marazzato, pile di piatti di spessa porcellana a bordi blu", " tovaglioli macchiati ", "sedie zoppicanti, logori tappetini ", ecc. [pp.8-10]. Balzac termina così il paragrafo:

«Vi regna insomma la miseria senza poesia ; una miseria parsimoniosa, concentrata, logora. Se ancora non è insozzata, ha però delle macchie ; se non ha buchi, né stacci, non ci vorrà molto perché imputridisca».

Tutto ciò, com'è ovvio, lascia una forte impressione nel lettore, ed è a questo punto che lo scrittore pensa di introdurre il personaggio (non senza una punta d'ironia), cominciando un paragrafo nuovo, che gli è del tutto dedicato:

«Questa stanza è al massimo dello splendore quando, verso le sette del mattino, il gatto della signora Vauquer, precedendo la padrona, salta sulle credenze dove annusa il latte... Poco dopo compare la vedova...»[p. 10]

Per descrivere la signora Vauquer, Balzac utilizza esattamente la stessa tecnica che usa per descrivere la casa. Sceglie espressioni che ne descrivono minuziosamente l'aspetto, e che al contempo hanno una netta connotazione morale. Espressioni come le seguenti illustrano bene questa tecnica: "un'ampia cuffia di tulle sotto cui pende una crocchia spettinata di capelli finti"; "cammina strascicando le pantofole sformate".

La descrizione del personaggio, così concepita, accentua l'impressione del legame necessario che lo lega al suo ambiente. Del resto Balzac non nasconde la sua tecnica né le sue sclete stilistiche; egli esprime chiaramente questo concetto nel romanzo, qualche linea dopo il passo sopra riportato:

«La faccia vecchiotta, paffutella, al cui centro spunta un naso a becco di pappagallo, le manine grassocce, la figura rotonda da topo di chiesa, il corpetto troppo pieno e svolazzante sono in armonia con la stanza dove trasuda la sventura, si è annidata la speculazione, e di cui la signora Vauquer respira l'aria calda e fetida senza esserne nauseata... Tutta la persona infine spiega la pensione, come la persona implica la persona. La galera e l'aguzzino vanno insieme, non potreste immaginare l'una senza l'altro» [p. 10].

Questa tecnica descrittiva, che potremmo chiamare di "inquadramento del personaggio nel suo ambiente", ha una importante conseguenza al livello del sistema dei personaggi: ritrovandosi tanto fortemente legati a un ambiente che li spiega, essi sono loro malgrado legati a un concetto preciso, che Balzac impone, più che suggerire, al lettore. Nel caso di Vauquer, è evidente che lo scrittore vuole che essa sia ricondotta dal lettore all'idea di ipocrisia e meschineria, ed è proprio a questo che tendono le due descrizioni.

Se un tale processo descrittivo caratterizza fortemente il personaggio, è altrettanto vero, però, che lo simplifica in un "tipo". La signora Vauquer è il tipo della donna appartenente alla bassa borghesia ("bassa" sia al livello economico che morale), che lascia credere agli altri che è una buona donna ma che in realtà è solo un'ipocrita fortemente attaccata ai propri soldi. Del resto, lo scrittore non lascia nessun dubbio al lettore riguardo a questo:

«A circa cinquant'anni, la signora Vauquer assomiglia a tutte le donne che hanno avuto delle disgrazie. Ha l'occhio vitreo, l'aria innocente di una mezzana che deve inalberarsi per farsi pagare di più, ma pronta peraltro a tutto per addolcire la propria sorte, a denunciare Georges o Pichegru, se Georges o Pichegru fossero ancora da denunciare. Ciò nonostante in fondo è una buona donna, come dicono i pensionanti, che la credono povera sentendola gemere e tossire come loro» [pp. 10-11].

Questo non riesce comunque a togliere ai personaggi balzachiani una loro personalità. La caratterizzazione che ne dà lo scrittore è più forte del processo di semplificazione operato dalle sue scelte descrittive. L'esempio di Vauquer illustra bene questa verità. Essa serve innanzitutto all'autore per introdurre un certo "milieu" nel romanzo, per calare il lettore nello scenario adatto a capire la vicenda che sarà narrata. Non è un personaggio principale. Tuttavia, anche quando la narrazione ha già preso corso ed essa non assolve più alla sua funzione, il narratore non l'abbandona, ma ne fa un personaggio vivo, togliendola dal ruolo di mero elemento descrittivo. Vi sono più passi nella narrazione in cui il narratore entra nella coscienza di questo personaggio traducendone i pensieri, cercando in tal modo di rilevare, agli occhi del lettore, elementi che ne individuino una storia, un passato. Un esempio potrebbe essere quello nelle pagine 20-21, dove si parla dell'accoglienza che la vedova riserva al vecchio Goriot:

«Fin da quel giorno, la signora Vauquer, nata de Conflans, che aveva allora quarantotto anni effettivi e ne dichiarava solo trentanove, si fece venire certe idee. Benché l'orlo delle palpebre degli occhi di Goriot fosse rivoltato, gonfio, cascante, cosa che l'obbligava ad asciugarli con una certa frequenza, lei gli trovò un'aria piacente e ammodo [...]. Sposarsi, vendere la pensione, dare il braccio a quel bell'esemplare della borghesia, diventare una signora in vista del quartiere, dedicarsi alla questua per i poveri...».

Balzac rende la signora Vauquer un personaggio completo, round invece che flat. La piccola storia del suo flirt tentato e fallito non ha nessuna rilevanza economica nel testo, è soltanto un episodio ausiliario. Lo scrittore però non rinuncia agli elementi che, dando un sapore più realistico a ogni dettaglio, danno anche un valore più autentico e completo all'insieme della storia. Perciò i suoi personaggi non diventano mai delle caricature umane.

 

Eloise Lonobile (classe 1976) vive e lavora. La passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.

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