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Prima di prendere in esame i temi della commedia, è necessario delinearne la vicenda, almeno a grandi linee; questo compito non è molto semplice. L'Illusion comique racconta la storia di un padre (Pridamant) alla ricerca del proprio figlio (Clindor), dei suoi rimorsi per essere stato duro con lui e dei suoi tentativi per sapere se è ancora vivo; ma racconta anche le peripezie amorose del giovane Clindor, che lo portano in prigione, e della sua fuga con la ragazza che ama (Isabelle); infine, racconta la storia di un adulterio che rovina un amore coniugale (tra Hyppolite e Théagène). Questo è l'intreccio globale; come si vede, esso basterebbe a dare materia per fare tre pièces indipendenti. Ma l'Illusion comique si costruisce in maniera tale da legare i tre "momenti" dell'intreccio garantendone la pertinenza (questa struttura, lo vedremo in seguito, è tipicamente barocca).
Il primo tema strettamente barocco che si incontra fin dall'inizio è quello della magia (il primo verso in assoluto è: "Ce mage, qui d'un mot renverse la nature." - I, 2 ). Tema barocco per eccellenza, la magia rappresenta al contempo il gusto per l'impossibile, per l'eccesso, e quello per l'illusione, per il trompe-l'oil. Tutto l'atto I si focalizza su questo tema: nella scena 1 Pridamant e il suo amico Dorante vanno a cercare il mago Alcandre per avere notizie del figlio di Pridamant, Clindor; nella scena 2 compare Alcandre e, fino alla scena 3, prepara Pridamant alla sua illusione magica:
"Entrons dans ma grotte, afin que j'y prépare / Quelques charmes nouveaux pour un effet si rare" [I, 3].
Anche se questo tema percorre tutta la pièce, è qui che la magia gioca il ruolo principale, perché serve da introduzione al resto della vicenda, anzi: alla successione dei diversi momenti della vicenda. Da questo punto di vista, il mago Alcandre si rivela essere un personaggio fondamentale, dato che permette di legare tutti gli atti della pièce per formare un'unità altrimenti impossibile da realizzare, vista la diversità di storie che entrano a far parte della vicenda. Egli rappresenta in qualche modo lo stesso drammaturgo, il quale decide come far proseguire la storia, cosa mostrare o, al contrario, nascondere. Il tema della magia introduce così il problema della struttura della commedia, al quale torneremo poi.
Un altro tema importante dell'Illusion comique è quello del teatro. Questo tema, che in sé non è barocco, lo diventa innegabilmente quando è legato al tema della magia, come nella commedia di Corneille. Qui, magia e teatro sono della stessa natura, perché entrambi hanno come fine quello di dare l'illusione del reale: Pridamant, che è insieme spettatore della rappresentazione magica di Alcandre (durante quasi tutta la durata della commedia) e della rappresentazione teatrale all'interno della commedia (atto V, scene 2, 3 e 4), si commuove esattamente allo stesso modo per entrambe le cose che vede, e non riesce a distinguere la realtà dalla finzione. Così, ad esempio, davanti alla magia reagisce in maniera tale che Alcandre gli dice:
"Le cour vous bat un peu" [II, 10];
ugualmente, quando assiste, senza saperlo, alla rappresentazione teatrale data dal figlio, e che vede morire il personaggio interpretato da quest'ultimo, Théagène, esclama, in preda alla disperazione:
"On l'assassine, ô dieux! Daignez le secourir" [V, 4];
ancora, più avanti, sempre convinto della morte del figlio:
"N'attendez pas de moi des plaintes davantage: / La douleur qui se plaint cherche qu'on la soulage; / La mienne court après son déplorable sort. / Adieu; je vais mourir, puisque mon fils est mort" [V, 5].
Questo parallelismo tra gli effetti della magia e quelli dell'arte teatrale ha importanti conseguenze al livello della poetica che è implicita nella commedia di Corneille: si tratta del rapporto tra l'arte e la realtà. Infatti, supporre che la magia da un lato, e il teatro dall'altro, diano un effetto realistico tanto perfetto, significa anche supporre che la realtà non possa essere facilmente distinta da ciò che è finzione; in altri termini, è supporre che la realtà è, anch'essa, una grande illusione, un'illusione cosmica: e questa è un'idea assolutamente barocca.
Si giunge così al tema dell'illusione, altra grande particolarità barocca. La sua importanza risulta già evidente a partire dallo stesso titolo. L'illusione è intimamente legata ai temi precedenti da un rapporto causale: come si è visto, essa deriva direttamente dalla magia e dall'arte. Generalizzando, si può dire che l'illusione è globale, che è l'essenza stessa della realtà, perlomeno così come la commedia la intende.
Il primo illusionista è Alcandre, ovviamente, nella sua qualità di mago; ma Alcandre è illusionista anche perché si diverte, in un certo senso, a nascondere la verità a Pridamant. La sua arte non svela soltanto, dissimula anche molto: se fa vedere qual è la condizione di Clindor, lo fa in maniera tale da non farne vedere che le apparenze più immediate, le quali non necessariamente sono le più vere. Questa è giustamente la ragione per cui Pridamant si sbaglia sulla sorte del figlio. Fin dall'inizio della commedia, egli è messo sulla strada sbagliata dal mago, che gli fa vedere i costumi da attore del figlio, senza dirgli che è effettivamente un attore:
"Jugez de votre fils par un tel équipage: / Eh bien, celui d'un prince a-t-il plus de splendeur? / Et pouvez-vous encor douter de sa grandeur?" [I, 2].
Pridamant dunque si sbaglia sulla condizione di Clindor, ma è Alcandre che agisce in maniera tale da provocare l'errore (e questo al fine di dimostrare che il teatro deve essere considerato al rango delle più nobili attività umane).
Gli altri personaggi che creano illusioni sono gli attori del teatro nel teatro: Clindor, Isabelle e Lyse, cioè alcuni tra i personaggi principali dell'Illusion comique, sono come personaggi degli attori che interpretano altri ruoli nella tragedia rappresentata all'interno della commedia. Ma ad accentuare l'illusione e a confondere realtà e finzione vi è il fatto che il ruolo che gli attori interpretano nella tragedia sembra una continuazione della loro propria situazione come personaggi della commedia: Clindor e Isabelle continuano ad essere legati da un rapporto amoroso, e Lyse continua ad essere la serva di Isabelle. Inoltre, una miriade di piccoli dettagli sono scelti in maniera da creare una continuità tra la realtà e la finzione; per esempio, quando Hyppolite (Isabelle) dice a Théagène (Clindor):
"Lorsque je te reçus, ingrat, qu'il te souvienne / De combien différaient ta fortune et la mienne, / De combien de rivaux je dédaignais les voux, / Ce qu'un simple soldat pouvait être auprès d'eux; / Quelle tendre amitié je recevais d'un père ! / Je le quittais pourtant pour suivre ta misère; / Et je tendis les bras à mon enlèvement, / Pour soustraire ma main à son commandement" [V, 3],
sembra proprio che si riferisca a quello che Isabelle ha fatto per il suo amante Clindor.
È chiaro che magia, teatro e illusione sono elementi tematici intimamente legati tra loro, e che agiscono in maniera da permettere che una poetica barocca del cambiamento e delle apparenze permei l'atmosfera generale della commedia.
È al livello della struttura che i temi sono organizzati e messi in relazione gli uni con gli altri. Il loro rapporto nella commedia è particolare, perché contribuisce a renderla una pièce à tiroirs (opera a "cassetti"): il primo "cassetto" è quello in cui si muovono Pridamant e Alcandre; il secondo quello che si apre grazie alla magia di Alcandre, cioè quello che contiene la storia di Clindor e Isabelle; il terzo quello del teatro nel teatro, che contiene la storia di Théagène e Hyppolite.
Questa particolare struttura ricorda quella delle celebri bambole russe dove ogni elemento ne contiene uno perfettamente identico, ma più piccolo. Esattamente come queste bambole, i diversi momenti della vicenda si sviluppano in un diminuendo progressivo (in cui il "cassetto" che segue è sempre più piccolo di quello che lo contiene), e rinviano gli uni agli altri per i loro tratti o la situazione che presentano. I personaggi, ad esempio, rinviano gli uni agli altri per i loro caratteri e le loro condizioni, differenti ma anche simili quanto basta affinché l'illusione smorzi il confine tra le differenze: nel "cassetto" più piccolo, quello della rappresentazione tragica degli attori, Théagène, Hyppolite e Clarine rinviano a Clindor, Isabelle e Lyse, dato che potrebbero essere le stesse persone ma in un momento più avanzato nel tempo; nel "cassetto" immediatamente più grande, quello della storia tra Clindor e Isabelle, Géronte rinvia a Pridamant, perché potrebbe essere il Pridamant autoritario del passato (e, inversamente, Pridamant potrebbe essere il Géronte pentito); infine, nell'ultimo e più grande "cassetto", Alcandre e Pridamant rinviano alle figure del drammaturgo e degli spettatori, dato che l'uno dirige completamente la successione delle scene e l'altro assiste alle rappresentazioni che gli sono date.
Così, in un complesso gioco tipicamente barocco in cui persino la dimensione temporale è implicata, la commedia dispiega le sue simmetrie e i suoi parallelismi, i suoi cambiamenti e le sue identità, fino a uscire da se stessa pure lui attore. L'impressione che rimane di questa struttura è che la commedia è in qualche modo incompiuta, perché si costruisce nello stesso tempo in cui è rappresentata e che, confondendosi con la realtà, nega a se stessa l'essenza di opera d'arte e alla realtà il suo statuto di verità.
Quest'ultimo livello di analisi della commedia contribuisce a confermare il carattere barocco dell'Illusion comique. È a questo livello che si trova la mescolanza dei generi. Come Corneille ha lui stesso osservato nella dedica alla signorina M. F. D. R. (ma anche, più tardi, nel suo examen), la commedia è "uno strano mostro", dove "il primo atto non è che un prologo; i tre seguenti fanno una commedia imperfetta, l'ultimo è una tragedia: e tutto ciò, cucito insieme, fa una commedia". In effetti, questa "invenzione bizzarra e stravagante" si compone dei generi più svariati, e questo fa sì che gli stili più diversi vi si trovino mescolati.
La presenza del tema della magia e del personaggio di Alcandre si ricollega a un genere poetico e teatrale proprio del barocco: la pastorale, in cui la féérie occupa il primo posto e in cui i personaggi si muovono in mezzo a satiri e maghi.
La presenza di Matamore, il capitano guascone innamorato di Isabelle, permette il richiamo a un altro genre: la farsa. Questo personaggio, la cui presenza non è assolutamente indispensabile all'evoluzione della vicenda (altro aspetto barocco: l'eccesso, la dismisura, anche nel numero di personaggi), è un tipo ben definito: il personaggio burlesco per eccellenza. A partire dalla sua apparizione nella commedia [II, 2], il suo modo di prendersi sul serio suscita l'ironia degli altri personaggi e le risa degli spettatori/lettori:
Matamore: "Il est vrai que je rêve, et
ne saurais rèsoudre / Lequel des deux le premier mettre en poudre,
/ Du grand sophi de Perse, ou bien du grand mogor".
Clindor: "Eh! de grâce, monsieur, laissez-les vivre encor" [II, 2].
L'ironia accompagna questo personaggio durante tutta la commedia, fino alla sua degenerazione quasi totale quando viene esplicitamente preso in giro da Lyse (una donna, una serva!) [IV, 4].
Accanto alla farsa si trova la commedia, rappresentata nell'Illusion comique dalle peripezie amorose tra Clindor e Isabelle. Infatti, secondo questo genere tipicamente borghese, i due giovani innamorati trovano degli ostacoli alla loro unione, cioè dei rivali che il giovane eroe deve affrontare (in questo caso Adraste e, in parte, Matamore) e l'autorità di un padre (Géronte) che si oppone per motivi sociali ed economici (di status sociale): si tratta di peripezie comiche molto classiche.
Ma, dal momento in cui l'eroe è in pericolo (imprigionamento di Clindor dopo aver ucciso in duello il rivale Adraste), la commedia diventa una tragicommedia: i toni si fanno più profondi, e il personaggio si eleva a un livello superiore, anche se l'amore rimane la sua preoccupazione principale:
"Quel bonheur accompagne la fin de ma vie! / Isabelle, je meurt pour vous avoir servie: / Et de quelque tranchant que je souffre les coups, / Je meurt trop glorieux, puisque je meurt pour vous" [IV, 7].
Infine, ultimo genere toccato da questa pièce multiforme, la tragedia trova posto nell'atto V, laddove i personaggi interpretano le scene del teatro nel teatro. La tragedia rappresentata è perfettamente regolare dal punto di vista delle regole classiche del teatro francese: unità di luogo (il giardino); unità di tempo (meno di un'ora); unità d'azione (crisi della coppia a causa dell'adulterio); evoluzione dell'azione secondo i tre momenti dell'introduzione (scena 2), dello sviluppo della crisi (scena 3) e del finale tragico (scena 4).
Questa pluralità di generi, e quindi di stili, in cui la stessa tragedia (genere intoccabile e rigido nella propria "purezza") si piega ai giochi del cambiamento e dell'instabilità, spiega perché è difficile definire con esattezza l'Illusion comique. Secondo Corneille, "tutto ciò cucito insieme forma una commedia", ed effettivamente da un lato i personaggi sono più comici che tragici, dall'altro la mescolanza dei generi è più propriamente comica che tragica.
Tuttavia di fronte ad un'opera del genere non conta molto la definizione del genere a cui si collega, ma il fatto di individuarne la poetica soggiacente al suo carattere stravagante e multiplo: il barocco, appunto. In quest'opera, a livello sia tematico, che strutturale, che stilistico, le opposizioni si confondono le une con le altre: illusione e verità, arte e realtà, poetica dell'opacità e poetica della chiarezza. È chiaro dunque che essa non può essere in alcun modo fissata e irrigidita in una sola etichetta, perché l'apparenza e la fluidità ne costituiscono la natura stessa; perciò non la si può spiegare che in termini di "barocchismo". Ed è anche solo in questi termini che è possibile apprezzarla come un'opera assolutamente perfetta nel suo genere, costruita proprio come una melodia barocca in cui ogni singola nota non ha un valore individuale, bensì organico, nei rapporti di simmetria e negli echi interni che la richiamano a tutte le altre note.
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