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Solo poche testimonianze rimangono delle civiltà che precedettero l'invasione spagnola in Messico, Yucatan, Mesoamerica, Perù, Bolivia e Ecuador, e quasi tutte sono pervenute nella versione castigliana (il Popol Vuh , libro delle antiche storie del popolo quiché e i drammi quechua Ollantay e Atahualpa ). Ma anche questi pochi resti non consistono in una letteratura vera e propria, piuttosto in testi che riflettono una cultura prevalentemente religiosa.
Il primo testo non religioso relativo
all'America Centrale è il
diario di bordo dello stesso Colombo, al quale si aggiungono i testi
di H. Cortés, G. Fernandez de Oviedo, A. Nunes Cabeza de Vaca
e B. de Sahagun. A queste testimonianze ufficiali si aggiungono testimonianze
contrarie alla versione ufficiale (B. de Las Casas e B. Diaz del Castillo),
ma soprattutto il primo autore ispano-americano,
l'inca G. de la Vega,
figlio di un conquistatore spagnolo e di una principessa india.
Sono
numerose le influenze spagnole per quanto riguarda la poesia più semplice
(romances, villancicos, coblas), mentre la poesia scritta rimane più di
carattere colto. Tipiche di quest'epoca sono i poemi
epico-religiosi ed encomiastici (D. de Hojeda, H. Dominguez Camargo).
Il Settecento si
caratterizza per una sorta di stasi culturale e di assimilazione
della letteratura spagnola.
Le prime spinte indipendentistiche
nascono in Venezuela nei primi anni dell'Ottocento con le figure dei "liberadores" (Bolivar
e San Martin). In questi anni si affermano autori ancora legati agli
schemi europei, come nei neoclassici J. J. De Olmedo, A. Bello, J. J.
Fernandez de Lizardi.
Il romanticismo arriva, seppur con ritardo, attraverso
l'opera di J. M. de Heredia, e si afferma tra il 1840 e il 1890 con E.
Echeverria, J. Marmol, J. Bautista Alberti e D. F. Sarmiento.
Nella letteratura
ottocentesca sono già presenti molti degli
elementi che caratterizzano il periodo successivo e il grande sperimentalismo
modernista, nato da ascendenze francesi (i parnassiani e i simbolisti)
e mediato da scrittori come M. Gonzalez Prada, S. Diaz Miron, J. Marti
(fortemente impegnato nella lotta per l'indipendenza cubana, e di cui sono rimasti famosi, nell'immaginario moderno, i versi di "Guantanamera", la più famosa canzone cubana di tutti i tempi, tratti proprio da una delle sue poesie
"Yo soy un ombre sincero/ de donde cresce la palma..."), M. Gutierrez Najera (fondatore della
rivista modernista ufficiale "Revista Azul"), J. Del Casal, J. Asuncion
Silva e soprattutto il nicaraguense R. Dario.
I grandi poeti modernisti del primo
Novecento sono tre:
V. Huildobro e P. Neruda in Cile, C. Vallejo in Perù. In questi
poeti si congiunge la volontà di sperimentare nuove forme
espressive assieme all'espressione di ritrovate origine americane: Neruda partendo
da liriche di sensuale e angosciosa fattura, poi con opere di vasta ripercussione
sociale e paesaggistica; Vallejo con motivi di lacerata presenza meticcia
e di impegno a favore dei "poveri della terra".
Seguono il movimento
di rinnovamento: A. Cortes, J. Coronel Urtecho, P. A. Cuadra, J. Pasos,
E. Cardenal (Nicaragua); O. Girondo, R. Molinari, F. L. Bernardez, E.
Gonzales Lanuza, A Girri e in parte J. L. Borges (Argentina); R. Lopez
Velarde, J. Gorostiza, X. Villaurrtia e O. Paz (premio Nobel 1990) (Messico);
N. Narra, G. Rojas (Cile); C. Moro (Perù);
E. Ballagas, R. Pedroso, N. Guillen, M. Navarro Luna e E. Florit (Cuba);
M. del Cabral (Santo Domingo); L. Pales Matos (Portorico); L. Cardoza
y Aragon e M. A. Asturias (Guatemala); J. Carrera Andrade (Ecuador).
La poesia femminile merita un cenno a parte per
il profondo turbamento esistenziale che esprime (G. Mistral - premio Nobel 1945 -, D. Agustini,
J. De Ibarbourou, A Storni).
Negli ultimi anni la poesia ha subito i
colpi della repressione politica, e i poeti ne sono
le vittime: R. Dalton, J. Heraud, F. Urondo e O. R. Castillo.
Nella lirica
più recente
si trovano tracce di una complessa e profonda inquietudine
formale e ideologica.
All'inizio del secolo due sono i filoni principali: il
romanzo realista (B. Lynch, R. Guiraldes, M. Azuela, M. L. Guzman, M.
Latorre, E. Rivera, R. Gallegos, J. Icaza, J. de la Cuadra, D. Aguilera
Malta e C. Alegria) e il romanzo di investigazione
psicologica a sfondo urbano e regionale (E. Larreta, L. Marechal, E. Mallea, P. Prado, E.
Barrios, M. Rojas e C. Reyles).
Dalle due correnti emergono quali precursori
del filone "magico" maestri
come l'argentino J. L. Borges e il guatemalteco M. A Asturias (premio
Nobel 1967), oltre a R. Arlt, J. Rulfo, A Carpentier e, più tardi,
J. Lezama Lima.
Gli anni '60-'70 registrano un vero e proprio boom
letterario con G. G. Marquez, autore di Cent'anni di solitudine e premio
Nobel 1982, al quale seguono numerosi altri scrittori di sicuro talento.
Vanno segnalati anche, per il successo internazionale più recente,
I. Allende, A. Mutis, A. Skarmeta e L. Sepulveda.
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