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Il processo metamorfico in Apuleio e in Kafka

di Isabella Fantin

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Per Apuleio: analisi della Favola di Amore e Psiche e disamina dettagliata del significato complessivo del romanzo.
Per Kafka: analisi delle dinamiche familiari e delle figure di contorno insieme alla foresta pluviale delle proposte interpretative.

Questo articolo, infatti, è volto a cristallizzare le principali differenze del processo metamorfico in Apuleio e in Kafka con il riscontro di alcuni passi scelti.
L’esame comparativo è calibrato su cinque indicatori: causa della metamorfosi, caratteristiche morfologiche, spazio, rapporto con l’esterno, esito dell’esperienza.

Non mi addentro nel conflitto delle interpretazioni, una felice definizione che prendo in prestito da Romano Luperini.  Per completezza riporto il significato complessivo più accreditato dei due romanzi e soprattutto fruibile anche dai non addetti ai lavori.


Apuleio

Il romanzo Le Metamorfosi di Apuleio in 11 libri, composto sotto il principato di Marco Aurelio (161- 180 d.C.), già in sant’ Agostino viene citato con il titolo di Asino d’oro. Perché proprio “d’oro”? Il complemento di materia rimanda all’alta qualità artistica che gli è stata da sempre riconosciuta. Equivale a dire che la storia di Lucio è meravigliosa.
Lucio, ragazzo di buona famiglia appassionato di magia, spinto dalla curiosità fatale ossia apportatrice di disgrazie si trasforma in asino, continuando a mantenere intelletto umano. Esuberante e viziatello ama trasgredire e questa volta la paga cara. Dopo una girandola rutilante di peripezie, colpi di scena, spiriti dell’aldilà, sesso e rapimenti, Lucio è sul punto di piombare nella Fossa delle Marianne della degradazione morale. Quando è spiritualmente pronto riceve dagli Dei la possibilità di riappropriarsi della sua identità.


Kafka

Il lungo racconto La metamorfosi di Kafka, pubblicato in tedesco nel 1915, è articolato in tre micro capitoli (nascita, copula e morte) che condensano l’esistenza animale. Presenta un intreccio lineare ma, ça va sans dire, affatto facile sul piano ermeneutico.

Gregor Samsa, giovane commesso viaggiatore indefesso ed unica fonte di sostentamento per padre, madre, sorella Grete con cui vive, al risveglio scopre di essersi trasformato in scarafaggio. Mentre cerca di adattarsi al nuovo corpo con pazienza certosina, il poveretto deve pure confrontarsi con le reazioni del nucleo familiare e di altri estranei a fronte della sua agghiacciante trasformazione. Una vera faticaccia dal momento che non riceve l’aiuto sperato e riceve un aiuto insperato a corrente alternata dalla sorella. Alla metamorfosi di Gregor si accompagna quella di segno opposto dei familiari. Più il primo si avvia alla ‘morte’, più padre, madre e sorella si aprono alla ‘vita’. Una vera beffa.


 

Il processo metamorfico in Apuleio

Causa e caratteristiche morfologiche

Dopo avermi ripetutamente assicurato di queste cose, penetra nella camera con grande trepidazione, e toglie dall’armadio un vasetto. Io, dopo averlo prima baciato e stretto al cuore, e pregatolo che mi concedesse un volo fortunato, gettai in fretta tutte le mie vesti, vi immersi avidamente le mani, estrassi una buona quantità di unguento, e incominciai a sfregarmene le membra per tutto il corpo. E già levavo le braccia con ripetuti sforzi, bramando di trasformarmi in quell’uccello, quando né piume né penne, ma i peli mi si ingrossano come setole, la tenera pelle mi s’indurisce come cuoio, all’estremità delle mani le dita perduto il loro numero si uniscono in una sola unghia, e in fondo alla schiena mi spunta un’enorme coda. Ecco una faccia enorme, la bocca allungata, le narici fesse, le labbra pendenti, e poi mi crescono le orecchie in proporzioni enormi e si riempiono di peli.

Un passo indietro è d’obbligo: in Tessaglia, terra di magia, Lucio è ospite di una coppia la cui matrona è una maga doc. L’ancella Fotide confida a Lucio, da cui è stata sedotta, gli straordinari poteri della sua domina. Entrati di soppiatto nel laboratorio della padrona di casa, la prima a trasformarsi in gufo è Fotide.

Lucio, con la fretta propria dell’impulsività e dell’irrazionalità, dà inizio alla pratica per imitare l’ancella. Ha altrettanta fretta di diventare un gufo.  Fotide purtroppo, temendo ansiosa di essere colta in flagrante, prende la boccetta sbagliata che determina la trasformazione in asino.  La metamorfosi presentata in fieri è accurata e realistica per consentire al lettore di cogliere l’evento straordinario nel suo svolgersi come già in Ovidio. Non tralascia nemmeno l’organo che distingue l’uomo dalla donna. Non è la prostata.

Quanto all’asino basti ricordare che presso gli Egizi rappresenta il male; in Platone la mancanza di dominio sulle passioni e bassa ignoranza.

Lucio si rassegna trattandosi di una trasformazione reversibile: basta mangiare un po’di rose all’alba seguente come antidoto al maleficio. Un imprevisto cambia tutto mettendo in moto la macchina narrativa: durante la notte viene rubato nella stalla da una banda di briganti per passare di mano in mano fino allo scioglimento finale. Lucio - asino conserva intatto il suo intelletto durante un lungo calvario.

Lo spazio

Nave mercantile Romana

Il dinamismo della narrazione comporta molteplici scenari in prevalenza esterni con lunghi spostamenti via mare. La vicenda inizia in Tessaglia e si conclude a Roma.

Rapporto con l’esterno

Lucio - asino passa di padrone in padrone. Briganti, contadini, finti sacerdoti; un soldato romano, un mugnaio, un pasticcere e un cuoco subendo maltrattamenti e percosse. Non è forse un animale da soma? L’ENPA non c’è. L’HARDCORE sì.

Sotto il giogo del cuoco, può finalmente schifare la biada avendo sotto il naso, anzi le froge, piatti prelibati diventando un fenomeno da baraccone: chi ha mai visto un asino mangiare dolcetti? Ma il mercato dell’intrattenimento è spietato anche nell’antichità. Lucio viene ingaggiato per uno spettacolo di zooerastia nel teatro di Corinto. Prima dell’esibizione scappa pieno di orrore, disgusto e vergogna soprattutto per se stesso. Ha sfiorato l’abisso.

Altre volte ha tentato invano di fuggire. Ora è diverso: la vergogna da lui provata è indispensabile per la ‘redenzione’ da intendersi in senso lato come crescita individuale.

Esito dell’esperienza

E che cosa dovevo dire per prima? Come cominciare a usare di nuovo la mia voce ritornata umana? Con quali parole ringraziare una dea così grande? Ma il sacerdote che per volere divino conosceva fin dal principio tutte le mie disgrazie (…) chiese che prima di tutto mi fosse data una veste di lino che mi coprisse: cadutami quella maledetta pelle d'asino, infatti, io me ne ero rimasto con le cosce strette e le mani incrociate sulle mie vergogne facendo del mio meglio per coprirmi con quello schermo naturale, ovviamente come può farlo un uomo nudo. Allora dalla folla dei devoti uno si tolse la sopravveste e, alla svelta, me la gettò addosso Dopo di che il sacerdote, fissandomi con lieto volto, anzi con un'espressione addirittura estasiata, così mi parlò.  'O Lucio, dopo tante e così varie tribolazioni, dopo tutte le prove terribili della Fortuna, sospinto dalle più tremende calamità, sei finalmente giunto al porto della quiete e all'altare della misericordia.

'La nobiltà dei natali, i tuoi meriti personali, la cultura che hai non ti hanno giovato a nulla; ma giovane com'eri e intemperante, ti sei lasciato andare su una strada sdrucciolevole dietro passioni non degne e con la tua maledetta curiosità hai ottenuto proprio un bel risultato. 'La Fortuna che è cieca, mentre ti tormentava con i mali peggiori, non si accorgeva nella sua malignità, che ti stava conducendo alla beatitudine di questa religione.’

A Roma, raggiunta dopo un sogno profetico, ha luogo la retrometamorfosi tanto attesa da Lucio e dal lettore. Precede il passo riportato, gareggia con la prima per cura del dettaglio ed efficacia visiva. Un sacerdote gli ha offerto l’antidoto di una ghirlanda di rose. Il giovane ora è pronto a diventare devoto seguace della Dea Iside.

Lo stesso sacerdote spiega al giovane Lucio il significato della sua esperienza: si è abbandonato colpevole alla curiosità che lo ha travolto nel caos della Fortuna cieca, cui si contrappone la benevolenza di Iside. Il ritorno alla forma umana, pertanto, significa liberazione e rinascita.
Un iter di formazione in piena regola che rispecchia anche l’itinerario spirituale di Apuleio seguace del culto Isiaco.

 

Il processo metamorfico in Kafka

Causa

Quando Gregor Samsa una mattina nel suo letto si svegliò da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in un immane insetto” (…) “Cosa mi è successo? Pensò. Non era un sogno.

L’incipit ex abrupto dimostra che la trasformazione dipende dal Caso, non da un errore umano come in Apuleio. Gregor supino si accorge di faticare a scendere dal letto: non si spaventa, scartata l’ipotesi sogno rivolge ansioso il suo pensiero al lavoro.

L’incipit attrae come un magnete il lettore che per l’intero racconto si affanna invano a cercare un perché, una spiegazione logica. Qualche pignolo potrebbe obiettare che proprio questa è la cifra del genere fantastico: in un’ambientazione realistica si verifica un fatto che né scienza né intelletto sanno spiegare. E’vero. La metamorfosi, però, a differenza di altri celeberrimi racconti fantastici tedeschi, inglesi o russi soffoca subito il lettore in una cappa di gelo, orrore e pìetas.

Caratteristiche morfologiche

Era steso sul dorso, duro come una corazza, e levando un poco la testa scorgeva, diviso da nervature arcuate, il suo ventre bruno e prominente in cima al quale la coperta, ormai in procinto di scivolare a terra si reggeva appena. Le numerose zampette, desolatamente esili se paragonate alla sua mole, gli oscillavano impotenti davanti agli occhi.

La descrizione combacia perfettamente con quella della Blatta orientalis.
Assente la dinamica perché Gregor compare subito scarafaggio.
La metamorfosi psicologica e sensoriale invece è progressiva, a differenza di Lucio che conserva integre le facoltà raziocinanti. Piano piano attacca voce, gusto, vista, orientamento nello spazio e nel tempo, andatura e pensiero. Ecco tre esempi in merito a voce, gusto e movimento:

Ma era la voce di un animale!

Questa l’esclamazione lapidaria del datore di lavoro recatosi a casa dell’impiegato modello che, evento impensabile, non ha iniziato la sua giornata lavorativa. Anzi rimane tappato in camera. Gregor emette una sorta di pigolìo e impiega un po’ a rendersi conto che “gli altri non capivano più le sue parole sebbene a lui, forse grazie all’assuefazione dell’orecchio, fossero parse abbastanza chiare.”

Vi trovò una ciotola piena di latte zuccherato sul quale galleggiavano piccole fette di pane bianco (…). “Immerse subito la testa nel latte, quasi fino agli occhi. L’amato cibo non gli piacque per nulla: anzi si scostò quasi con disgusto dalla ciotola.

Gregor schifa il cibo che Grete ha depositato di fronte alla porta della sua stanza. Vediamo cosa succede poco dopo quando la stessa intuisce la necessità di cambiare menù “verdura vecchia, mezza marcia; delle ossa avanzate dalla cena (…) e un pezzo di formaggio che Gregor due giorni prima avrebbe dichiarato immangiabile”. Questa volta Gregor fa una bella mangiata con piena soddisfazione.

Prese l’abitudine di strisciare su e giù lungo le pareti e il soffitto. Gli piaceva in particolare stare in alto, appeso al soffitto.

All’inizio si nasconde sotto il cassettone, sbircia fuori dalla prigione della sua camera, si avventura nell’appartamento; alla fine si muove solo come un insetto. Ciò detto, fino alla fine trova consolazione, ammesso che si possa chiamare così, nell’udire il violino cui la sorella si dedica con assidua perizia.

Lo spazio

Lo spazio claustrofobico della camera di Gregor e dell’abitazione dei Samsa è dominante.

Rapporto con l’esterno

La metamorfosi suscita nel prossimo un profondo disorientamento che cede il passo a ribrezzo, rifiuto, imbarazzo, emarginazione sociale, eliminazione finale.

Esito dell’esperienza

Poi, senza che lui ne fosse cosciente, la testa reclinò del tutto e dalle narici fluì tenue il suo ultimo respiro.

Le Metamorfosi fotografiche di Roberto Kusterle

Dopo circa due mesi da scarafaggio (a differenza di Lucio la metamorfosi è irreversibile), Gregor si lascia morire di inedia abbattuto dalla desolazione e indifferenza del perimetro dei suoi affetti ma, a mio avviso, non vinto nella sua integrità morale.

I suoi ultimi pensieri infatti, malgrado tutto, sono rivolti ai familiari in particolare alla sorella. Per questo ti scortica la pelle: “Alla famiglia pensava con grande amore e commozione. Che bisognasse scomparire era per lui una convinzione anche più ferma (se la cosa era possibile) di quella della sorella.”

La morte di Gregor non chiude il racconto che termina con l’immagine della Grete: emblema di progettualità, giovinezza e salute.

Abbraccio la proposta del Luperini che individua come chiave di lettura quello che lui chiama “allegorismo vuoto”. Trattasi di un allegorismo che non veicola un significato come in Dante perché esprime la necessità di un significato che, in quanto indecifrabile, nulla comunica. A corredo resta valida la proposta ermeneutica della trasformazione come gigantesca metafora della malattia.

 

Ascoltiamo un frame della violinista sperimentale Vanessa Mae come piccolo omaggio a Gregor e per fare festa insieme a Lucio.

 

Isabella Fantin è nata nel '61, abita a Milano in piena movida da tormento notturno. Una laurea in Cattolica in Lettere moderne. Docente di lungo corso, vaglia nuove rotte. Il tempo per lei è il vero lusso. Legge da sempre. Conduce una vita anonima. Le piace ricordare una frase che ripete sempre ai suoi studenti: leggere insegna a vivere. Ci crede anche lei.

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