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La letteratura novecentesca influenza ancora oggi gran parte degli scrittori, e rappresenta senz’altro un punto di svolta rispetto alle precedenti epoche letterarie.
Proponiamo un breve saggio sull’emblematica figura di Gabriele D’Annunzio, poeta, scrittore, politico, giornalista e militare.
Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia borghese benestante. Il giovane non tardò a manifestare un carattere forte, valoroso e ricco di creatività, tanto da portarlo a scrivere la sua prima raccolta poetica “Primo vere” a soli 16 anni. Dopo aver completato gli studi liceali, si trasferì a Roma per iscriversi alla Facoltà di Lettere non completando tuttavia gli studi.
Sia in ambito letterario che politico, D’Annunzio lasciò un segno indelebile nella storia ed ebbe un influsso (più o meno diretto) sugli eventi che gli sarebbero succeduti. La figura del poeta vate viene attribuita agli autori che cercano di interpretare e guidare i sentimenti delle masse, ed in questo D’Annunzio riuscì alla perfezione. E’ difficile separare la vita privata di D’Annunzio da quella poetica, come lui stesso ammetteva, il suo fine ultimo era quello di «fare della propria vita un’opera d’arte». Pur essendosi espresso in molti generi letterari tra loro diversissimi ed essendo stato attratto da svariate manifestazioni artistiche, D’Annunzio rappresenta insieme a Giovanni Pascoli il massimo esponente del Decadentismo italiano. La sua poetica infatti, si contrappone a quella di stampo positivista in quanto ripudia la ragione come strumento di conoscenza e nega all’intelligenza la possibilità di guidare l’animo umano. Lo stile dannunziano è caratterizzato dall’uso di lessemi rari ed artefatti, da una ricca quantità di immagini e dalla continua ricerca del ritmo grazie all’utilizzo di figure retoriche quali l’allitterazione e della musicalità che puntano a colpire i sensi più che l’intelletto del lettore. D’Annunzio venne largamente influenzato dalla figura del “superuomo” di Nietzsche, tanto da rielaborarne la teoria stravolgendone tuttavia le basi. In D'Annunzio il superuomo è il poeta Vate, guida e un profeta per il paese, che vive una vita travolgente, piena di passioni in una dimensione estetica, in cui la virtù è consacrata all'arte. Per il superuomo dannunziano si tratta di una ricerca di nuovi valori fuori dalla morale comune e non, come avviene in Nietzsche, per la formazione di una nuova conoscenza. Altra caratteristica fondamentale della sua poetica è la ricerca del panismo, ovvero l’identificarsi con la forze naturali al fine di fondersi con esse istintivamente. Egli cerca una fusione dei sensi e dell’animo con le forze della vita, rivivendo l’esistenza molteplice della natura con piena adesione fisica prima ancora che spirituale. Esempio classico di panismo è la poesia “La pioggia nel pineto” in cui si compie la completa fusione della donna (Ermione) con la natura.
Il grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Il Piacere“, pubblicato a Milano nel 1889 presso l’editore Treves. Questo romanzo, incentrato sulla figura dell’esteta decadente, inaugura una nuova prosa introspettiva che si allontana dai canoni estetici del naturalismo e del positivismo allora imperanti. Nonostante il successo, l’opera sollevò diverse polemiche a causa della scarsa morale del protagonista. L’opera è suddivisa in quattro sezioni, ognuna strutturata in capitoli. Il racconto non segue l’ordine cronologico degli avvenimenti ma avanza per blocchi discontinui, con la presenza di diversi flash-back legati ai ricordi di Andrea, mescolando così passato e presente. Nonostante la forte componente autobiografica il romanzo è scritto in terza persona. La trama narra la storia di Andrea Sperelli (alter ego di D’Annunzio) un ricco aristocratico incline ai piaceri della vita quotidiana. Intraprende a Roma una storia con Elena Muti, la relazione però è destinata a finire portando il protagonista a condurre una vita volta alla dissoluzione. Successivamente intraprende una relazione con Maria Ferres. Ma tanto forte è il sentimento nutrito nei confronti di Elena che Andrea, pur continuando la sua storia con Maria, confonde le due donne costringendo quest’ultima ad andarsene rimanendo nuovamente solo.
Il componimento poetico più famoso di Gabriele D’Annunzio è sicuramente “La pioggia nel pineto”. La lirica, pubblicata nel 1903, appartiene alla sezione centrale di Alcyone (contenuta nelle Laudi), dedicata all’estate. Il poeta passeggia insieme ad una donna chiamata Ermione (alter ego di Elenora Duse) quando viene sorpreso dalla pioggia nella pineta di Marina di Pisa. Metricamente la poesia è formata da quattro strofe di 32 versi liberi (ternari, quinari, senari, settenari, ottonari e novenari) ciascuna. L’ultimo verso di ogni strofa è costituito dal nome Ermione. Il tema centrale della poesia è quello dell’amore per Eleonora Duse. In questo componimento, la vita sembra palesarsi in un contesto panico, in una percezione profonda della natura circostante che finisce per diventare parte dell’uomo, tanto da far diventare i due protagonisti un tutt’uno con il bosco. al tema del panismo se ne collega subito un altro, quindi, cioè quello della metamorfosi ovvero la trasformazione del corpo da una forma a un’altra, che il poeta tratta ricordando le Metamorfosi di Ovidio.
Nel 1897 D’Annunzio entrò a far parte del mondo politico italiano, vivendo anch'esso, come tutto il resto della sua esistenza, in un modo stravagante e clamoroso: eletto deputato dell'estrema destra, nel 1900 passò nelle file dell'estrema sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita». Dal 1900 al 1906 fu molto vicino al Partito Socialista Italiano. Condusse inoltre una propaganda interventista, inneggiando al mito di Roma e del Risorgimento e richiamandosi alla figura di Giuseppe Garibaldi. Con lo scoppio del conflitto con l’Austria-Ungheria, D’Annunzio ottenne di arruolarsi come volontario di guerra nei Lancieri di Novara. Nel settembre 1919 , insieme con un gruppo paramilitare, guidò una spedizione di “legionari“, partiti da Ronchi di Monfalcone, per l’occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all’Italia. Con questo gesto D’Annunzio raggiunse l’apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico. Il 12 novembre 1920 il governo italiano stipulò con la Jugoslavia il trattato di Rapallo, che trasformava di fatto Fiume in una città libera. D’Annunzio non accettò il trattato e rifiutò ogni mediazione, spingendo il governo a intervenire con la forza. Deluso dall’epilogo dell’esperienza di Fiume, nel 1921 si ritirò in un’esistenza solitaria nella villa di Cargnacco, che pochi mesi più tardi acquistò. Qui lavorò e visse fino alla morte, avvenuta il 1° marzo 1938 per emorragia cerebrale.
Fonti: Wikipedia, Weschool, Studenti.it
Federica De Sanctis è nata a Brindisi nel 1999. Studia alla facoltà di Lettere dell'Università degli Studi Guglielmo Marconi. Da sempre appassionata di letteratura, arte, musica e lingue straniere. Collezionista e lettrice di libri, cantante e tastierista. Sostiene da sempre l'arte in tutte le sue forme di espressione.
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